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07/02/2024 alle 14:01

I santi di oggi 7 febbraio:

I santi di oggi 7 febbraio:

nome San Riccardo- titolo Re degli Inglesi- nascita VII secolo, Wessex- morte 722, Lucca- ricorrenza 7 febbraio- Santuario principale chiesa di San Frediano a Lucca- Il santo di oggi non fu realmente re ed è sconosciuto anche il suo vero nome. Nome e titolo derivano dal racconto che si narra a Eichstätt in Baviera nel X secolo e a Lucca nel XII secolo a causa della fama dei suoi santi figli Villibaldo (7 giu.), Vunibaldo (18 dic.) e Valburga (25 feb.). La famiglia proveniva dal Wessex e si sa che il padre e i due figli maschi partirono nel 720 per un pellegrinaggio a Roma. Navigando sul fiume Hamble (vicino al Southampton), attraversarono la Manica e quindi risalirono la Senna, sbarcando infine a Rouen. Dopo aver visitato numerosi santuari in Francia si diressero in Italia, ma il padre morì a Lucca prima di poter giungere a Roma. Villibaldo si unì poi a S. Bonifacio (5 giu.) nell'opera di evangelizzazione della Germania, fondò il monastero doppio di Heidenheim e divenne il primo vescovo di Eichstätt. Anche Vunibaldo fu missionario sotto la direzione di Bonifacio e resse il monastero di Heidenheim insieme a Valburga, anch'ella probabilmente inviata in aiuto di Bonifacio (che, al pari dei tre fratelli, proveniva dall'Inghilterra). Quando Villibaldo fu sepolto a Eichstätt, si pensò di trasferire i resti di Riccardo deposti a Lucca e di tumularli insieme a quelli del figlio. La popolazione di Lucca però non volle privarsene e gli abitanti di Eichstätt dovettero «accontentarsi di un po' di polvere della sua tomba». E da Heidenheim che deriva il documento noto come Hodoeporicon, scritto da una monaca di nome Hugeburc: esso tratta della vita di Villibaldo, e da qui deriva tutto quello che sappiamo su S. Riccardo. In considerazione però dell'eccelsa santità della sua progenie e del fatto che si erano registrati miracoli sulla sua tomba a S. Frediano (Lucca), fu inventata su misura una storia di "S. Riccardo, re dell'Inghilterra". MARTIROLOGIO ROMANO. A Lucca, deposizione di san Riccardo, padre dei santi Villibaldo e Valburgo, che in pellegrinaggio con i figli dall’Inghilterra verso Roma morì lungo il cammino.

nome Beato Pio IX- titolo 255º papa della Chiesa cattolica- nome di battesimo Giovanni Maria Battista Pietro Pellegrino Isidoro- nascita 13 maggio 1792, Senigallia- Ordinazione diaconale 6 marzo 1819 dall'arcivescovo Pietro Caprano (poi cardinale)- Ordinazione sacerdotale 10 aprile 1819 dall'arcivescovo Pietro Caprano (poi cardinale)- Nomina ad arcivescovo 21 maggio 1827 da papa Leone XII- Consacrazione ad arcivescovo 3 giugno 1827 dal cardinale Francesco Saverio Castiglioni (poi papa)- Creazione a cardinale 23 dicembre 1839 da papa Gregorio XVI- Elezione 16 giugno 1846- Incoronazione 21 giugno 1846- Fine pontificato 7 febbraio 1878 (31 anni e 236 giorni)- morte 7 febbraio 1878, Roma- ricorrenza 7 febbraio- Beatificazione 3 settembre 2000 da papa Giovanni Paolo II- Santuario principale Basilica di San Lorenzo fuori le mura- Attributi triregno, camauro, stola- Nono figlio del conte Girolamo e di Caterina Sollazzi, nacque il 13 maggio 1792 a Senigallia. Ordinato sacerdote nel 1819, il 24 aprile 1827 fu nominato arcivescovo di Spoleto a soli 35 anni e il 14 dicembre 1840 ricevette la berretta cardinalizia. Il 16 giugno 1846, al quarto scrutinio, con voti 36 su 50 cardinali presenti al Conclave, venne eletto sommo pontefice a soli 54 anni. Come vicario di Cristo, si trovò a guidare la Chiesa in un momento storico particolarmente controverso, mentre andavano compiendosi le vicende risorgimentali dalle quali nascerà lo stato italiano. Personaggio di spicco nel panorama internazionale, con l'Allocuzione del 29 aprile 1848 contro la guerra all'Austria Pio IX vide iniziare il declino del proprio astro politico e incominciare la sua lunga Via Crucis. Il suo pontificato fu segnato da alcune grandi tappe: l'8 dicembre 1854 è il giorno della definizione dcl dogma della Immacolata Concezione, pietra miliare nel cammino della dottrina e devozione mariana; l'1 luglio 1861 venne pubblicato il primo numero dell'«Osservatore Romano», e l'8 dicembre 1864 fu la volta dell'enciclica Quanta cura e del Sillabo, documento tra i più dibattuti e controversi dell'intero suo pontificato. L'8 dicembre 1869 aprì il Concilio Vaticano I, dal quale usciro due costituzioni, la Dei Filius e la Pasto?' Aeternu.s., del 18 luglio 1870; sempre nell'ambito del Concilio venne definita l'infallibilità del magistero del pontefice romano nel caso di pronunciamenti ex cathedra. Il 20 settembre 1870 con la presa di Roma si chiuse un periodo della storia di Pio IX: lo stato pontificio era ormai giunto al tramonto e, assistendo all'inesorabile fine di un'epoca fortemente segnata dal proprio agire in ambito civile ed ecclesiale, Giovanni Maria Mastai Ferretti scelse la chiusura volontaria in Vaticano. Morì il 7 febbraio 1878 dopo 32 anni di pontificato. È stato beatificato da papa Giovanni Paolo II il 3 settembre 2000. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma, beato Pio IX, papa, che, proclamando apertamente la verità di Cristo, a cui aderì profondamente, istituì molte sedi episcopali, promosse il culto della beata Vergine Maria e indisse il Concilio Ecumenico Vaticano I.

nome Beata Anna Maria Adorni- titolo Fondatrice- nome di battesimo Anna Maria Carolina Adorni- nascita 19 giugno 1805, Fivizzano, Massa Carrara- morte 7 febbraio 1893, Parma-ricorrenza 7 febbraio- Beatificazione 3 ottobre 2010 da papa Benedetto XVI- Nacque a Fivizzano, in provincia di Massa, il 19 giugno 1805. A 15 anni, rimasta orfana del padre, si trasferì con la mamma a Parma, trovando lavoro come istitutrice presso una famiglia benestante. Già da bambina desiderava dedicarsi alla vita religiosa, ma la madre era contraria alla sua scelta e il confessore le consigliò di obbedire. Nel 1826 si sposò con Antonio Botti, addetto presso la casa ducale di Parma. Ebbe sei figli, cinque dei quali morirono in tenera età. Solo Leopoldo raggiunse l'età adulta e si fece monaco benedettino. Alla morte del marito, che amò con affetto sincero, si ripresentò il desiderio della vita religiosa, ma ancora una volta il confessore le consigliò la via della carità in aiuto delle carcerate. Le andava a trovare in carcere, le ascoltava, le consolava con parole ed aiuti, parlava loro della fede, le invitava alla speranza e alla preghiera. Altre signore imitarono il suo esempio e con il loro aiuto organizzò una Pia unione di Dame visitatrici delle carcerate. La carità si rivelava così profetica. Frequentando la povera gente la signora Adorni si rende conto che bisogna intervenire a favore delle detenute che lasciano il carcere, delle bambine orfane o abbandonate che corrono il rischio di finire sulla strada, delle malate che hanno bisogno di aiuto. Cori l'aiuto di otto compagne fonda allora la Congregazione delle Ancelle dell'Immacolata che viene riconosciuta dal vescovo di Parma. Morta nel 1893, è stata beatificata nel 2010.

nome Sant'Egidio Maria di San Giuseppe- titolo Professo Frate Minore- nome di battesimo Francesco Antonio Domenico Pasquale Pontillo- nascita 16 novembre 1729, Taranto- morte 7 febbraio 1812, Napoli- ricorrenza 7 febbraio- Beatificazione 5 febbraio 1888 da papa Leone XIII-Canonizzazione 2 giugno 1996 da papa Giovanni Paolo II- Santuario principale Chiesa di San Pasquale Baylón a Taranto- Attributi bastone per camminare, saio francescano, quadro della Madonna del Pozzo- Patrono di Taranto, dei bambini, dei giovani in cerca di lavoro e delle famiglie provate dalla sofferenza e dalla malattia- Nato in provincia di Taranto, Egidio aveva appreso il mestiere di fabbricatore di funi. A venticinque anni entrò nell'ordine dei francescani scalzi di S. Pietro di Alantara (19 ott.) a Napoli. Questa città era da lungo tempo rinomata come covo di depravazione e di crimine e toccava allora uno dei punti più bassi della sua storia, quando il regime borbonico aveva ceduto di fronte all'impero napoleonico e questo a sua volta cominciava a barcollare. Qui, al pari del più celebre S. Alfonso Rodriguez (30 ott.), Egidio trascorse il resto della sua vita come portinaio. Tra i suoi incarichi vi era quello della distribuzione delle elemosine ai poveri ed egli riuscì a svolgere il compito con una destrezza miracolosa tanto che più donava più pareva avere da donare. Lavorare coerentemente con giustizia, per un periodo così lungo e in condizioni sociali di quel tipo, deve aver richiesto grande coraggio e una considerevole purezza di spirito. La sua carità gli procurò anche fama di taumaturgo. Morì il 7 febbraio 1812 e fu beatificato il 5 febbraio 1888. MARTIROLOGIO ROMANO. A Napoli, sant’Egidio Maria di San Giuseppe (Francesco) Pontillo, religioso dell’Ordine dei Frati Minori, che ogni giorno per le vie della città mendicava con grande umiltà dal popolo l’elemosina, dando in cambio parole di consolazione.

nome San Massimo di Nola- titolo Vescovo- nascita III secolo, Nola, Campania-morte III secolo, Nola, Campania-ricorrenza 7 febbraio- Le poche notizie che si hanno di san Massimo provengono dai carmina natalizia scritti da San Paolino per celebrare la festa (dies natalis) di san Felice di Nola, fedele collaboratore di Massimo dalla quale fu ordinato anche sacerdote. Paolino racconta che durante la persecuzione di Decio, Massimo che era il vescovo di Nola, già vecchio e malato, in un primo momento fece di tutto per difendere i cristiani, poi, di fronte all'inasprirsi della persecuzione, affidò la diocesi a san Felice suo successore e preferì rifugiarsi in un luogo deserto. Felice fu messo in carcere e torturato perché sacrificasse agli dei pagani, ma un giorno gli apparve un angelo che lo liberò e lo condusse da Massimo, che stava morendo di fame e di sete. Felice raccolse da una vite un grappolo di uva maturato miracolosamente fuori stagione, e con il succo di essa rianimò Massimo se lo caricò sulle spalle e lo riportò in città affidandolo alle cure di una devota cristiana. Morì serenamente qualche tempo dopo. MARTIROLOGIO ROMANO. A Nola in Campania, san Massimo, vescovo, che in tempo di persecuzione resse la Chiesa di questa città e dopo una lunga vita morì in pace.

nome Beata Eugenia Smet (Maria della Provvidenza)- titolo Religiosa francese- nome di battesimo Eugénie Smet-nascita 25 marzo 1825, Lilla, Francia-morte 7 febbraio 1871, Parigi, Francia-ricorrenza 7 febbraio- Beatificazione 26 maggio 1957 da papa Pio XII- Eugenia Smet nacque il 25 marzo 1825, terza dei sei figli di Enrico e Paolina Taverne de Mondhiver, famiglia relativamente benestante che viveva a Lilla, nella Francia nordorientale. Bambina vivace e brillante, nutriva tuttavia una profonda religiosità e un forte senso del "dovere" instillatole dalla madre. Ricevette formazione religiosa presso la parrocchia di S. Stefano, venendo cresimata a nove anni (a quel tempo la cresima veniva giustamente conferita prima della comunione). Testimoni della sua infanzia parlano di una precoce sensibilità per le sofferenze delle anime del purgatorio. L'insegnamento sociale della Chiesa non si era ancora sviluppato, e il rango della santa — come la sua stessa educazione — la mantenevano a una certa distanza dalle sofferenze dei poveri di Lilla, soggetti a ogni tipo di sfruttamento in questo primo e brutale stadio della rivoluzione industriale in Francia: questa distanza, se così si può chiamare, fu colmata in modo eroico dalle sue successive attività. I suoi genitori avevano costruito una piccola casa di campagna a Loos, a qualche chilometro di distanza da Lilla, e qui si trasferirono dopo i disordini del 1830, mentre Eugenia era già un'educanda della scuola del Sacro Cuore di Lilla. Lanciatasi con entusiasmo nello studio e nello svago della vita di convitto, si mostrò leader e organizzatrice nata. Eugenia continuava a essere ossessionata dal pensiero delle anime sofferenti del purgatorio, sognando di vivere una vita di sacrifici offerta in loro favore, e tali sogni furono rafforzati durante un ritiro predicato da un gesuita nel 1842 (anno della "conversione", a suo stesso dire). Ciò che questa conversione avrebbe implicato non era però ancora chiaro e le studentesse del Sacro Cuore continuavano a rimanere lontane dalle sofferenze "storiche" che le circondavano: povertà su larga scala, lavoro infantile, alto tasso di mortalità (per un intero quindicennio le morti a Lilla superarono le nascite), condizioni che avrebbero portato a rivolte, a scioperi e alla rivoluzione del 1848. Fu durante le vacanze scolastiche che Eugenia scoprì le sofferenze umane, seppure in scala ridotta, a Loos, e iniziò a porvi rimedio con quell'azione diretta che avrebbe caratterizzato la sua successiva vita religiosa: convinse infatti il padre, che si stava trasformando in un signorotto di campagna, a permetterle di portare ai poveri i frutti caduti «a causa del vento» (ma egli si accorse ben presto che non era solo il vento a scuotere i suoi alberi da frutto!). La Chiesa di Francia si stava allora sforzando di rimediare ai danni inflitti dalla Rivoluzione francese al suo prestigio, unendo al conforto spirituale l'assistenza materiale verso una popolazione sempre più divisa. Ispirata dal nuovo vescovo di Lilla, Eugenia si lanciò in numerose opere caritative, raccogliendo tanto denaro per le missioni in Cina da ricevere una lettera personale di ringraziamento da Roma. Si diede inoltre ad appendere cartelli nei caffè di Loos: «Qui non si bestemmia». Anche la sua vita spirituale interiore stava progredendo: andava a Messa ogni giorno e nel 1850 si consacrò a Cristo con un voto di perpetua verginità. Il centro della sua fede era la provvidenza di Dio, nella quale aveva una fiducia cieca, rafforzata nel corso della sua vita dai "segni" che ella fiduciosamente aspettava e generalmente riceveva. Nel 1853 si convinse della necessità di fondare un ordine religioso che si dedicasse ad alleviare le sofferenze delle anime del purgatorio. Eugenia vide infatti che nella Chiesa esisteva un ordine per ogni scopo eccetto che per questo e si sentì chiamata a colmare tale lacuna. Ma secondo la sua solita abitudine di "mercanteggiare" con Dio, si disse che solo se si fossero verificati cinque segni avrebbe capito che doveva effettivamente fondare un tale ordine. I segni richiesti erano: successo degli attuali sforzi (un'associazione di preghiera); approvazione scritta dal papa; approvazione scritta dall'arcivescovo di Cambrai e di molti altri vescovi; cinque persone che si unissero a lei per formare una nuova comunità; l'incontro con un prete a lei sconosciuto che condividesse i suoi scopi. I cinque segni si sarebbero verificati nel giro di cinque anni. La santa ricevette anche l'incoraggiamento del curato d'Ars (S. Giovanni Maria Vianney, 4 ago.), che aveva consultato per procura, e seppe che egli «approvava la sua chiamata alla vita religiosa e la nuova fondazione che, secondo lui, si sarebbe rapidamente diffusa in tutta la Chiesa». Eugenia venne quindi a conoscenza dell'esistenza a Parigi di una piccola comunità dedicata alle anime del purgatorio, organizzata da un prete — a lei sconosciuto — della parrocchia di Saint-Merry. Interpretando questo come la conferma definitiva, prese il treno per Parigi. All'inizio tutto andò male. Eugenia riuscì a trovare solo alloggi orribili e il suo primo incontro con il prete, don Largentier, fu un disastro tanto che fu possibile salvare la situazione solo per l'opera di un membro della comunità, Eugenia Lardin (che sarebbe in seguito succeduta alla sua omonima come superiora generale della nuova congregazione). Largenticr appoggiò la domanda della santa per essere riconosciute ufficialmente dall'arcivescovo di Parigi e questi, ravvisando qualcosa di eccezionale in Eugenia Smet, di fronte alla sua candida ammissione di non possedere alcuna risorsa economica le disse che se la fede poteva spostare le montagne, poteva anche costruire case. Eugenia uscì dall'udienza con la benedizione dell'arcivescovo, sentendosi «più felice di quanto avrebbe mai potuto dire». Ella non era però una grande programmatrice e la strada da percorrere era ancora lunga. Largentier la presentò a una ricca signora d'indole caritatevole, Madame Jurien, che promise il suo aiuto. Largentier riteneva anche che l'educazione dei bambini e l'assistenza degli ammalati fossero le sole strade che potevano portare il nuovo ordine al successo, mentre Eugenia sosteneva che in questo modo si confondevano i mezzi con il fine, attribuendo troppa importanza a considerazioni materiali e trascurando gli obiettivi spirituali. Tornata a Loos per rifletterci sopra, Eugenia fece ritorno a Parigi il 25 marzo 1856 (giorno del suo trentunesimo compleanno), accompagnata dalla sorella più giovane, Giulietta, e determinata a trovare alloggi migliori. La santa trovò una casa «in vendita o in affitto» al numero 16 di rue de la Barouillère e capì che era destinata a lei. L'affitto era di quattromila franchi all'anno: pur essendo priva di mezzi, riuscì a convincere il legale del proprietario ad affittarle l'edificio, ispirata da un messaggio del curato d'Ars: «Questa comunità non potrà non avere successo». Don Gabriele, il parroco di Saint-Merry, si mise alla guida della nuova comunità e nel giugno 1856 dichiarò che stava per dare loro i nuovi nomi da religiose. Eugenia divenne Maria della Provvidenza (nome pregnante, dovuto alla sua incondizionata fede nella divina pProvvidenza) e la nuova comunità prese il nome di Suore Ausiliatrici delle Anime del Purgatorio. Eugenia definì così lo scopo della congregazione: «Alleviare e liberare le anime che stanno completando la loro espiazione prima di venire ammesse alla beatitudine del cielo, attraverso la preghiera continua e la pratica delle opere di bontà». Un benefattore inviò cinquecento franchi in una busta, chiedendo semplicemente preghiere per i parenti deceduti, e lo stabile fu concesso in affitto. Parigi a quel tempo era un enorme cantiere: Napoleone III aveva ingaggiato il barone Haussmann come capo progettista con l'incarico di trasformare Parigi nella «più bella città del mondo». Ci sarebbe in effetti riuscito, ma pagando un prezzo sociale elevatissimo: le antiche vie medievali popolate da comunità fortemente collegate e solidali dovettero far posto ai lunghi e diritti boulevard. In questo contesto Maria della Provvidenza cercava di capire come mettere in pratica i propri scopi. Come organizzare una vera vita religiosa? Quale percorso scegliere per rispondere realmente alla volontà di Dio? La risposta giunse come al solito per caso, quando qualcuno bussò alla porta chiedendo se «una delle signore poteva prendersi cura di una povera donna del vicinato, che non voleva né un prete né una suora». Maria della Provvidenza sentì una voce interiore che diceva: «È questo il modo in cui mi amerai». Da allora in avanti le ausiliatrici si recarono da tutti coloro che erano soli e che soffrivano in qualche modo, scoprendo un mondo che non avrebbero mai immaginato, fatto di alcolismo, miseria, emarginazione e promiscuità. Esse vi penetrarono curando i malati e i sofferenti, e parlando del Vangelo ovunque si recassero. L'intuizione spirituale di Eugenia assunse un aspetto più definito: chiedendo al papa di benedire il nuovo istituto, la santa ne definì lo scopo come «consacrare noi stesse con un quarto voto ad alleviare le sofferenze della Chiesa purgante attraverso la pratica delle opere di zelo e carità raccomandate alla Chiesa militante». L'amore per le anime del purgatorio, cioè, si doveva esprimere attraverso le opere di amore compiute sulla terra. Ma Eugenia si sentiva ancora incapace di esprimere il proprio pensiero in una forma precisa: vi riuscì grazie all'incontro con un giovane prete gesuita, p. .Basuiau, che divenne il suo consigliere spirituale e che convinse l'istituto a basare il proprio ordinamento su quello della Compagnia di Gesù. La costituzione dell'istituto fu ufficialmente accettata il 25 marzo 1859. Postulanti cominciarono ad arrivare in gran numero e la casa (acquistata nel novembre del 1857 grazie alla generosità di Madame jurien) era ormai stracolma. Una giovane vedova benestante, Madame Simart, entrò nella congregazione portando con sé oggetti di arredamento di prima necessità (quando nutrì dei dubbi riguardo alla propria vocazione, capì che doveva rimanere perché altrimenti le suore non avrebbero avuto niente su cui sedersi!) e nel 1861 tra le novizie ci fu Emma, sorella di Maria della Provvidenza (dono del Signore a parziale consolazione della scomparsa, l'anno precedente, dell'unico fratello). Nel 1863 aprirono una nuova casa a Nantes. La salute fisica di Eugenia cominciò a declinare, aggiungendo un'altra croce a quelle sopportate come fondatrice e superiora, tenendola lontana dal diretto coinvolgimento con i poveri che il suo istituto doveva servire. Nel 1865 oscillò tra la morte e la vita per un mese a causa di una malattia che i medici non riuscirono a diagnosticare, e che si rivelò poi essere un tumore; nel 1867 ella vide se stessa «volare nell'eternità». Ma aveva ancora quattro anni da vivere e furono contrassegnati da dolori sempre crescenti. Nell'agosto del 1867 mons. Languillat, vicario generale dei gesuiti della provincia di Kiang Nang in Cina, venne a celebrare una Messa nell'istituto, annunciando che stava «cercando aiutanti tra le ausiliatrici». Contro l'opposizione iniziale di Maria della Provvidenza, circa trenta suore si offrirono volontarie per la Cina; si ridussero infine a sci e la prima di esse partì alla fine del 1867. Nel grande paese orientale, dopo la persecuzione accesasi durante la guerra dell'oppio, cominciava appena allora a essere possibile l'attività di evangelizzazione e tra le suore fin dall'inizio entrarono donne del posto: quando i comunisti costrinsero i missionari stranieri a lasciare il paese, tra il 1945 e il 1953, c'erano un centinaio di ausiliatrici cinesi ed esse rimasero salde, perseverando nella loro missione durante tutti i trent'anni in cui non fu possibile alcun contatto con la casamadre. L'8 dicembre 1869, giorno dell'apertura del Concilio Vaticano I, Maria ricevette una nota da Roma che la confermava come superiora generale a vita. Di lì a poco si aprì una casa a Bruxelles, e nel gennaio 1870, allo scoppio della guerra francoprussiana, Maria decise di trasferire le novizie in questa nuova fondazione e a Nantes, per risparmiare le risorse future in vista di un peggioramento della situazione a Parigi. Trascorse gli ultimi mesi nella capitale assediata, a corto di cibo e gasolio e tra piogge di proiettili caduti intorno al convento. Costretta a rifugiarsi negli scantinati, con il tumore ormai trasformatosi in una ferita sul fianco, con l'amore per Cristo e la fede nella provvidenza di Dio rimasti intatti malgrado il dolore insopportabile, Maria morì il 7 febbraio 1871 e fu. beatificata da papa Pio XII nel 1957. Le costituzioni delle ausiliatrici affermano:«Noi crediamo che non ci siano confini per l'amore e di essere quindi in comunione con tutti quelli che seguono Cristo nel suo mistero pasquale, siano essi sulla terra o siano già oltre la morte. Li sosteniamo con la preghiera, l'azione e la comunione alle loro prove, sapendo che l'amore trasformante di Dio è un dono di grazia». L'intuizione di Maria della Provvidenza, espressa inevitabilmente nel linguaggio del suo tempo, si è da allora diffusa in quattro continenti, con comunità presenti in venticinque paesi. Le ausiliatrici aiutano i più bisognosi ovunque essi si trovino. A differenza di molte fondatrici del XIX secolo, la cui spiritualità rimase bloccata nel linguaggio e nello spirito della loro epoca, Maria della Provvidenza diede il via a un movimento che ha dimostrato una durevole validità nel tempo e nello spazio. Un'originale intuizione tutta spirituale fu portata a "terra" dall'esperienza: il purgatorio andava e va trovato in terra, dove molti di quelli che vi abitano stanno in realtà vivendo nella morte. È amando queste persone che Maria trovò il modo giusto di amare Gesù. Un'ausiliatrice cinese le scrisse: «Tu ami il fuoco di Dio e lo accendi negli altri». MARTIROLOGIO ROMANO. Sempre a Parigi, beata Maria della Provvidenza (Eugenia) Smet, vergine, fondatrice dell’Istituto delle Suore Ausiliatrici delle Anime del Purgatorio.

nome Beato Antonio Vici da Stroncone-titolo Religioso- nascita 1381 circa, Stroncone, Terni-morte 7 febbraio 1461, Assisi, Perugia-ricorrenza 7 febbraio-Beatificazione 1687 da papa Innocenzo XI- Nato da genitori nobili e membri del Terz'ordine francescano, Antonio entrò nei Frati Minori alla precoce età di dodici anni. Uno zio, allora responsabile dei francescani osservanti in Italia, presiedette alla sua formazione religiosa. Gli osservanti volevano un ritorno fedele all'ispirazione originaria dell'ordine, attenta agli impulsi dello Spirito Santo, senza però cadere nel radicalismo idealista e ribelle a ogni autorità caratteristico degli spirituali del XIII e del xiv secolo (degenerati in una setta eretica condannata dal papa Giovanni XXII con la bolla Sancta Romana del 30 dicembre 1317). Dopo aver trascorso tredici anni come vicemaestro dei novizi a Fiesole, Antonio fu chiamato dal B. Tommaso di Firenze (31 ott.) a guidare una missione che aveva come scopo quello di eliminare la setta dei "fraticelli", discendenti degli spirituali, che stavano allora operando fuori dal controllo dell'ordine e della gerarchia ecclesiastica, ma che si sarebbero infine riconciliati con la Chiesa (1473). Impiegò dieci anni in questa missione, condotta soprattutto nella zona intorno a Siena e, negli ultimi tre anni, in Corsica. Nel 1431 Antonio si ritirò nell'eremo delle Carceri fuori Assisi, dove visse per altri trent'anni praticando penitenza e austerità in grado estremo. Nel 1460 fu trasferito a San Damiano in Assisi, dove morì il 7 o 1'8 febbraio. Fu beatificato da papa Innocente XI il 28 giugno 1687. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Assisi in Umbria, beato Antonio da Stroncone, religioso dell’Ordine dei Frati Minori.

nome San Luca il Giovane- titolo Eremita- nascita Grecia- morte 955 circa, Grecia- ricorrenza 7 febbraio- Luca proveniva da una famiglia di piccoli proprietari dell'isola greca di Egina costretti a trasferirsi in Tessaglia dalle incursioni dei saraceni. Terzo dei sette figli di Stefano e Eufrosine, lavorò da bambino nei campi e, alla morte del padre, iniziò a dedicarsi totalmente alla preghiera. La sua abitudine di dare tutto ciò che possedeva ai poveri lo aveva messo in conflitto con i parenti finché, lasciata la casa, andò ramingo in cerca di un monastero. Stabilitosi come eremita nella pericolosa regione di confine tra l'Ungheria e la Bulgaria, fu catturato da feroci predoni che lo presero per uno schiavo fuggiasco; fu infine rilasciato e poté ritornare a casa, dove però venne maltrattato e ingiuriato per il modo in cui era partito. Trascorso un certo periodo, Luca entrò in un monastero ad Atene, ma il suo superiore lo inviò nuovamente a casa perché Eufrosine, apparendogli in visione, gli aveva detto che aveva bisogno del figlio. La madre lo accolse con grande gioia e sorpresa, ma si persuase ben presto che Luca aveva una reale vocazione alla vita religiosa. Egli si costruì una cella sul monte Joannitza, vicino a Corinto, e lì condusse una vita eremitica di grande austerità, unita a opere di carità. La sua fama si diffuse e furono anche registrati miracoli che gli meritarono il titolo di Thaumaturgus. Dopo la morte la sua cella fu trasformata in oratorio e chiamata Soterion, cioè "luogo di salvezza". La nuova stesura del Martirologio Romano colloca la sua morte nel 955, correggendo la data indicativa precedentemente accettata, del 946. MARTIROLOGIO ROMANO. A Stiri nella Focide, in Grecia, san Luca il Giovane, eremita.

nome Beato Filippo Ripoll Morata- titolo Sacerdote e martire- nascita 14 settembre 1878, Teruel, Spagna- morte 7 febbraio 1939, Pont de Molins, Spagna- ricorrenza 7 febbraio- Filippo Ripoll nacque a Teruel (Spagna) nel 1878. Devoto e molto dotato per lo studio, fu ordinato sacerdote nella stessa città nel 1901. Destinato al seminario diocesano come formatore e professore, ne fu rettore dal 1913 al 1924. Provò a diventare gesuita, ma per motivi di salute non potè riuscire nel suo intento. Dedito all'apostolato tra i laici, fu confessore di religiose e penitenziere della cattedrale. Quando il vescovo Polanco arrivò a Teruel, lo nominò suo vicario generale. Occupata Teruel dall'esercito repubblicano fu fatto prigioniero insieme ad Anselmo Polanco. I patimenti di tredici mesi di cattività culminarono con il martirio a Pont de Molins (Girona) il 7 febbraio 1939. I loro resti mortali riposano nella cattedrale di Teruel. MARTIROLOGIO ROMANO. In località Pont de Molins vicino a Gerona in Spagna, beati martiri Anselmo Polanco, vescovo di Teruel, e Filippo Ripoll, sacerdote, che, disdegnando lusinghe e minacce, non vennero meno alla loro fedeltà alla Chiesa.

nome San Mosè I- titolo Eremita e vescovo dei Saraceni- morte 389 circa, Monte Sinai, Egitto- ricorrenza 7 febbraio- Arabo di nascita, Mosè trascorse molti anni come eremita nella regione di confine tra le province romane d'Egitto e di Siria, allora al limite dell'impero d'Oriente. Gli abitanti della regione, a cui successivamente fu dato il nome di saraceni, erano essenzialmente costituiti da tribù nomadi e di religione animista. Una regina guerriera di nome Mauvia proveniente da una di queste tribù guidò bande di predatori contro le truppe imperiali, che organizzarono a loro volta una spedizione contro di lei; la battaglia assunse una valenza religiosa e si concluse perché ella accettò l'evangelizzazione della propria gente purché fosse posto come vescovo il santo eremita Mosè. Altre fonti offrono una versione differente secondo la quale Mauvia era vedova di un comandante saraceno cristiano, di nome Obadia; le forze imperiali vennero a battaglia contro di lei ma furono sconfitte, e Mauvia (che sarebbe stata già cristiana) impose come condizione per la pace di avere Mosè come vescovo. I soldati imperiali avrebbero quindi portato via Mosè dal deserto riuscendo poi a imporgli di farsi ordinare e consacrare (questo dato potrebbe spiegare la confusione tra il santo di oggi e Mosè il Nero, 28 ago., uno dei più significativi Padri del deserto, la cui morte è generalmente collocata circa sessant'anni dopo). Siamo all'epoca del predominio dell'arianesimo in Oriente e Lucio, l'arcivescovo che occupava la sede patriarcale di Alessandria, era appunto ariano; Mosè rifiutò di accettare la consacrazione dalle sue mani, peregrinando finché non giunse da un vescovo ortodosso che viveva in esilio. Egli non ebbe una sede fissa, ma esercitò il suo ministero viaggiando in mezzo al suo gregge nomade, convertendo molti e riuscendo a conservare la pace tra i romani e queste tribù. MARTIROLOGIO ROMANO. Sulle montagne del Sinai, san Mosè, che dapprima condusse vita solitaria in un eremo, poi, ordinato vescovo su richiesta della regina dei Saraceni Máuvia, pacificò popoli assai brutali, custodendo illesa la vita dei cristiani.

nome Beata Rosalia Rendu- titolo Vergine- nome di battesimo Jeanne Marie Rendu- nascita 9 settembre 1786, Confort, Francia- morte 7 febbraio 1856, Parigi, Francia-ricorrenza 7 febbraio- Il suo nome di battesimo era Jeanne Marie ed era francese. Su consiglio medico e del suo padrino, si recò a casa delle Figlie della Carità nel quartiere Moffetard, a Parigi, per dedicarsi al servizio dei poveri. Lì rimase 54 anni. Entrò a far parte delle Figlie della Carità nel 1807 e cambiò il suo nome in Rosalía. Lavorò nel quartiere più miserabile di tutta Parigi. Nel 1815 fu nominata superiora della comunità. Si dedicò con tutte le sue forze ad alleviare i bisogni dei poveri e dei malati a causa dei mali del capitalismo liberale. Aprì un dispensario, una farmacia, una scuola, un orfanotrofio, un asilo nido, un mecenatismo per giovani lavoratori e una casa per anziani senza risorse. Ben presto creò un'intera rete di opere di beneficenza per combattere la povertà. Realizzò tutto con una grande dedizione nella preghiera, che era il centro della sua vita. La sua notorietà crebbe in tutti i quartieri della città e persone di ogni tipo vennero da lei, in cerca di assistenza o facendo generose donazioni. Anche i sovrani che si sono succeduti nel governo di Francia non l'hanno dimenticata nella loro generosità. Molte persone vennero a trovarla per chiedere consiglio: l'ambasciatore spagnolo, Donoso Cortés, il re Carlo X, l'imperatore Napoleone III, san Federico Ozanam e il venerabile Giovanni Leone Prévost, futuro fondatore delle Religiose di San Vincenzo de Paoli. Si adoperò nelle epidemie di colera del 1832 e 1846, così come alle rivolte del 1830 e del 1848, per aiutare i feriti. Il suo coraggio e il suo spirito di libertà suscitarono grande ammirazione. Nel 1852 l'imperatore Napoleone III gli impose la Croce della Legion d'Onore. Negli ultimi sette anni della sua vita, divenne gradualmente cieca e morì dopo una breve malattia. La sua morte sconvolse l'intera Parigi, come risulta dalla stampa dell'epoca. È stata beatificata da San Giovanni Paolo II il 9 novembre 2003. MARTIROLOGIO ROMANO. A Parigi in Francia, beata Rosalia (Giovanna Maria) Rendu, vergine delle Figlie della Carità, che, in una casa si tuata nel quartiere più povero della città e da lei trasformata in ricovero per i bisognosi, si impegnò con ogni mezzo a visitare i poveri nelle loro abitazioni, riportare la pace durante la guerra civile e spingere molti, soprattutto i giovani e i ricchi, all’esercizio della carità.

nome Beato Adalberto Nierychlewski-titolo Sacerdote e martire- nome di battesimo Wojciech Nierychlewski- nascita 20 aprile 1903, Dabrowice, Polonia- morte 7 febbraio 1942, Auschwitz, Polonia- ricorrenza 7 febbraio- Nacque a Dobrowice (Krosniewice), in un'umile famiglia, suo padre era un falegname. Nel 1923 si diplomò al liceo. Le vacanze di quell'estate furono speciali per Adalberto: aveva vent'anni e da tempo rifletteva sui passi futuri. Chiesto alla madre di preparare i suoi vestiti e gli effetti personali per lui per andare in pellegrinaggio a Czestochowa. Là decise di entrare come Sacerdote della Congregazione di San Michele Arcangelo. Nel 1924 Adalberto emise i primi voti religiosi. Poi fu inviato a Miejsce Piastowe per continuare gli studi secondari, per accompagnare i giovani dalla casa di educazione e dare loro corsi di catechismo. Studiò Filosofia e Teologia all'Università Jagellonian di Cracovia. Il 20 luglio 1932, giorno tanto atteso, fu ordinato sacerdote dal vescovo Estanislao Rospond. A Miejsce Piastowe, nel lontano 1933, c'erano un politecnico e una scuola elementare con 200 studenti, e qui fu mandato padre Adalberto. In entrambe le istituzioni c'era una marcata disorganizzazione, che rovinò il meritato prestigio delle botteghe e la serietà dei piani educativi. Tanta responsabilità fu posta al servizio di Miejsce Piastowe che solo dopo tre anni potette prendersi una breve vacanza. Poi, a metà del 1937, fu inviato a Cracovia per rilevare la tipografia "Temperance and Work", fondata nel 1927. Con l'inizio della guerra, il 1 settembre 1939, molti operai furono convocati; altri, spaventati, abbandonarono i loro compiti, così da novembre la tipografia riaprì i battenti. Fino alla sua prigionia, avvenuta alla fine di giugno 1941, Adalberto era responsabile della maggior parte delle pubblicazioni dell'Università Jagellonian, del vescovado di Cracovia, di alcune congregazioni religiose e di diversi noti editori. Iniziò un periodo di terrore e persecuzioni, prima di tutto per i sacerdoti e gli intellettuali polacchi. Il capo del Terzo Reich, cercando sostegno per i suoi fini criminali, invocò Dio scrivendo queste parole: "Gott mit uns" (Dio con noi). La Polonia sì unì alla resistenza. La reazione della Gestapo non si fece attendere: nel giugno 1941 fece irruzione nella tipografia "Temperance and Work" e indagò su tutto il suo staff. Negli ultimi giorni dello stesso mese, a seguito di una denuncia, fu arrestato Miguel Paslawski, direttore tecnico della tipografia. In quel momento Adalberto non era presente, e quando tornò gli operai lo pregarono di scappare e di nascondersi per evitare la prigione, ma lui disse: non scapperò, preferirei soffrire piuttosto che esporre la congregazione o altri alla persecuzione. Il segno successivo fu il suo arresto, che poteva ma non voleva evitare. Sappiamo da Casimir Tymieski, un altro prigioniero, che fu mandato nella cella 148 della "famosa" prigione di Montelupich di Cracovia. I pochi resoconti sulla sua permanenza in prigione e sul suo trasferimento ad Auschwitz furono lasciati da Casimiro Tymieski, in un libro intitolato "I numeri parlano", dicendo che il 10 gennaio 1942, Adalberto, un altro sacerdote e Casimiro fummo prelevati dalla cella. I tre, con altri ventiquattro in prigione, furono portati al campo di lavoro forzato. Tuttavia, questo non era un campo di lavoro, ma un campo di sterminio. La sua morte fu probabilmente causata dai "bagni mortali", anche se alcune versioni dicono che sia stato annegato in una vasca e altre che gli spararono. I detenuti, dopo aver terminato il loro lavoro, sono stati sottoposti ad una doccia fredda e poi fatti correre nudi nel cortile nonostante le basse temperature e la neve. Poi tornarono in bagno per ricevere una doccia calda e poi una gelata, tortura che veniva praticata dai nazisti, soprattutto nei mesi di gennaio e febbraio. Il corpo di padre Adalberto, già del tutto esausto per le condizioni di vita nel campo di concentramento, non resistette a questi terribili sbalzi di temperatura. Pertanto, contrasse una polmonite e con essa la morte, come conferono i telegrammi. Casimiro Tyminski, compagno di Montelupich e in seguito sopravvissuto ad Auchwitz, racconta che padre Adalberto rese diversi servizi pastorali e spirituali ai prigionieri e con il suo spirito di pace, preghiera e generosità si guadagnò il loro rispetto. Questo prigioniero, ogni volta che vedeva Adalberto, sentiva "come sarebbe risorto il suo spirito". Il suo corpo fu cremato. È stato beatificato dal SS Giovanni Paolo II il 13 giugno 1999. MARTIROLOGIO ROMANO. Vicino a Cracovia in Polonia, beato Adalberto Nierychlewski, sacerdote della Congregazione di San Michele e martire, che, per la sua fede in Cristo, dalla Polonia soggetta a un regime militare avverso alla dignità umana e alla religione fu deportato nel campo di sterminio di Auschwitz, dove morì sotto le torture.

nome Beato Pietro Verhun- titolo Sacerdote e martire- nome di battesimo Petro Verhum-nascita 18 novembre 1890, Horodok, Ucraina- morte 7 febbraio 1957, Angarsk, Siberia, Russia- ricorrenza 7 febbraio- Nacque a Horodok (regione di Lviv). Fu ordinato sacerdote nel 1927. All'inizio svolse il suo ministero come capo dei cattolici ucraini residenti in Germania. Nel 1937 Pio XII gli conferì il titolo di “monsignore” e nel 1940 lo nominò Visitatore Apostolico per gli ucraini residenti in Germania. Nel 1945 i servizi segreti russi lo arrestarono a Berlino. Fu condannato a 8 anni di lavori forzati. Fu rilasciato nel 1952. Gravemente malato, morì ad Angarsk (Krasnoyarsk, Siberia), all'età di 67 anni. È stato beatificato dalla SS Giovanni Paolo II il 27 giugno 2001, insieme ad altre vittime del regime sovietico di nazionalità ucraina.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. Nel campo di prigionia di Angarsk nella Siberia in Russia, beato Pietro Verhun, sacerdote e martire, che, durante la persecuzione contro la religione, restando fedele nella morte conseguì la vita eterna.

nome Beato Rizzierio della Muccia- titolo Sacerdote- nascita Muccia, Macerata- morte 1236, Muccia, Macerata-ricorrenza 7 febbraio- In data 15 agosto 1222 (secondo l'opinione comune) S. Francesco d'Assisi (4 ott.) pronunciò un celebre sermone a Bologna: stando a quanto viene riportato nel capitolo 27 dei Fioretti, esso colpì a tal punto due aristocratici studenti dell'università cittadina che essi, facendosi avanti, chiesero di entrare subito tra i Frati Minori. Uno di questi era Rizziero, proveniente da una famiglia benestante della zona di Camerino. Si dice che Francesco profetizzò che egli avrebbe «servito i suoi fratelli», indicando cioè che sarebbe diventato un ministro (servitore) dell'ordine, e così avvenne: Rizziero ricevette gli ordini sacri e fu poi nominato ministro provinciale delle Marche. Si racconta inoltre che egli abbia subito tentazioni particolarmente acute che lo portavano quasi alla disperazione e che furono alla fine superate solo perché Francesco gli assicurò di nutrire per lui particolare amore: il beato infatti capì che se l'amava Francesco, anche Dio certamente lo avrebbe amato. Rizziero morì nel 1236, evidentemente in giovane età, per quanto la sua nomina a ministro provinciale delle Marche farebbe supporre almeno a un'età matura e una certa esperienza nell'ordine. Trascorsero più di seicento anni prima che il suo culto ricevesse, il 14 dicembre 1838, conferma ufficiale. L'ordine francescano lo venera il 28 marzo. MARTIROLOGIO ROMANO. A Muccia nelle Marche, beato Rizziero, tra i primi e più cari discepoli di san Francesco.

nome Beato Tommaso Sherwood- titolo Martire in Inghilterra- nome di battesimo Thomas Sherwood-morte 7 febbraio 1578, Londra, Inghilterra- ricorrenza 7 febbraio- Tommaso era figlio di pii genitori cattolici; anche la madre patì a causa della fede e, imprigionata per quattordici anni dopo l'esecuzione del figlio, morì in carcere.<br /> Tommaso aveva progettato di studiare per il sacerdozio a Douai, ma fu arrestato prima di arrivarvi: lo tradì il figlio di una donna cattolica, Lady Tregonwell, di cui egli aveva frequentato la casa. Imprigionato nella Torre di Londra, fu torturato perché svelasse i nomi dei luoghi dove veniva celebrata la Messa, atto considerato un'offesa alla «supremazia della regina». Si ha una relativa abbondanza di informazioni contemporanee a suo riguardo, tenuto conto del fatto che non era sacerdote. Il fratello scrisse un resoconto delle sue sofferenze, sottolineando che egli rimase incrollabile nonostante le prolungate torture; si sa anche che il genero di Tommaso Moro (22 giu.), William Roper, cercò di aiutarlo tentando di inviargli del denaro per guadagnare delle agevolazioni, ma l'unica concessione accordata fu «un po' di paglia pulita per il suo giaciglio». È ancora esistente una lettera delle autorità per il luogotenente della Torre, nella quale si ordina espressamente agli ufficiali di torturarlo «con tutti i mezzi che essi ritengono idonei al fine di scoprire o persone o altre questioni», cioè per ottenere informazioni su altri cattolici. Tommaso rimase nella Torre sei mesi prima di essere impiccato a Tyburn. La notizia della sua esecuzione giunse anche a Douai, dove il diario del collegio registra: «Il primo di marzo [1578] Mr Lowe ritornò dall'Inghilterra portandoci la notizia che un giovane, di nome Tommaso Sherwood, ha patito, per la confessione della fede cattolica, non solo la prigionia ma la morte stessa». Il nuovo Martirologio Romano afferma che il suo culto fu confermato il 9 dicembre 1896. Questa "conferma" fu in realtà la constatazione fatta da Leone XIII che l'aver papa Gregorio XIII (1572-1585) permesso che si includessero alcuni ritratti dei martiri inglesi nei nuovi affreschi del Collegio inglese di Roma equivaleva a una beatificazione; per il martirio di Tommaso, dunque, il riconoscimento ecclesiastico fu quasi immediato. MARTIROLOGIO ROMANO. A Londra in Inghilterra, beato Tommaso Sherwood, martire, che, mercante di abiti, si era già avviato verso il sacerdozio a Douai, quando, recatosi a Londra per assistere il padre vecchio e malato, arrestato mentre passeggiava per strada, fu condotto al martirio sotto la regina Elisabetta I.

nome Beati Giacomo Sales e Guglielmo Saltemouche- titolo Gesuiti, martiri- ricorrenza 7 febbraio- La Francia del XVI secolo fu lacerata da una serie di guerre di natura religiosa e politica, tra cattolici e ugonotti, con manifestazioni di notevole brutalità da parte di entrambi. Agli ugonotti era stato riconosciuto il diritto alla libertà religiosa con la pace di Saint-Germain nel 1572: tale riconoscimento fu però seguito di poco dal massacro nella notte di S. Bartolomeo (24 agosto 1572), durante il quale, su istigazione della regina Caterina de' Medici, madre dell'allora re di Francia (Carlo IX), persero la vita tra i cinquemila e i diecimila ugonotti. A un'altra pace, che sembrava assicurare loro una libertà religiosa quasi totale, fecero poi seguito ulteriori restrizioni; quando poi parve che stesse per salire al trono l'ugonotto Enrico di Navarra, la lega cattolica costituitasi per impedirlo tentò ancora una volta di sopprimere il calvinismo. Furono assassinati i capi della lega e, successivamente, Enrico III, fratello di Carlo IX al quale era succeduto sul trono, costretto ad allearsi con gli ugonotti, venne ucciso per mano di un domenicano. 11 successore Enrico IV, re di Navarra e Francia nonché capo della fazione ugonotta, sarebbe tornato, almeno a parole, alla fede cattolica nello stesso anno in cui furono messi a morte i due martiri di oggi, i quali subirono il martirio in una regione in cui gli ugonotti erano forti e le tensioni religiose alte. Giacomo Salès, nato nell'Alvernia nel 1556 e istruito dai gesuiti, era entrato nel loro noviziato all'età di diciassette anni; fu il primo laureato della nuova università di Pont-à-Mousson, proseguendo quindi gli studi a Parigi.<br /> Evidentemente desideroso del martirio, chiese il permesso di recarsi in missione in India, ma il provinciale gesuita Aquaviva, ritenendo che il suo talento per la predicazione e l'insegnamento fosse troppo grande per poter fare a meno di lui, gli disse che avrebbe trovato in Francia «tutto ciò che le Indie gli avrebbero potuto offrire». Guglielmo Saltemouche, che era stato un domestico del collegio dei gesuiti presso cui Giacomo aveva studiato, si fece in seguito fratello coadiutore. Nell'autunno del 1592 il governatore di Aubenas (nel dipartimento di Ardèche, tra Le Puy e Montélimar) fece richiesta al provinciale dei gesuiti di un sacerdote che tenesse le omelie dell'Avvento e che discutesse con i ministri calvinisti. Fu quindi inviato Giacomo in compagnia di Guglielmo. La predicazione dell'Avvento suscitò una grande controversia, e il governatore chiese a Giacomo di fermarsi fino alla Pasqua successiva, essendo Aubenas priva di un prete residente. Una notte di febbraio gli ugonotti attaccarono la città e poiché il punto maggiormente controverso nelle dispute tra cattolici e ugonotti era la dottrina dell'eucarestia, quando gli ugonotti razziavano le chiese cattoliche le Sacre Specie venivano spesso esposte al sacrilegio. Giacomo e Guglielmo si ritirarono così nella chiesa e consumarono le ostie. Gli assalitori riuscirono però a entrare e, dopo aver cercato senza esito del denaro, li trascinarono via. Furono condotti davanti a un tribunale informale di ministri calvinisti il 6 febbraio 1593, dove scoppiò un'accesa discussione teologica: le tesi sostenute da Giacomo in difesa dell'insegnamento cattolico sulla Presenza Reale di Cristo nell'eucarestia irritò talmente i calvinisti che il giorno dopo Giacomo fu condotto nella piazza della città, trafitto con frecce, pugnalato e linciato. Egli aveva supplicato Guglielmo di fuggire, ma questi non volle lasciarlo e fu pugnalato a morte mentre si stringeva al corpo del prete. Furono beatificati insieme il 6 giugno 1926. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Aubenas nel territorio di Viviers in Francia, beati martiri Giacomo Salès, sacerdote, e Guglielmo Saultemouche, religioso, della Compagnia di Gesù, i quali, poiché con la loro predicazione rafforzavano tra la gente la fede cattolica, quando la città venne occupata dai protestanti, furono trucidati di domenica davanti al popolo per la loro fede.

nome Beato Anselmo Polanco Fontecha- titolo Vescovo e martire- nome di battesimo Anselmo Polanco Fontecha- nascita 1881 circa, Buenavista de Valdavia, Spagna-Ordinato presbitero 17 dicembre 1904 dal vescovo José María García Escudero y Ubago- Nominato vescovo 21 giugno 1935 da papa Pio XI-Consacrato vescovo 24 agosto 1935 dall'arcivescovo Manuel de Castro y Alonso- morte 7 febbraio 1939, Pont de Molins, Spagna- ricorrenza 7 febbraio-Incarichi ricoperti Vescovo di Teruel e amministratore apostolico di Albarracín (1935-1939)- Beatificazione Roma, 1º ottobre 1995 da papa Giovanni Paolo II- P. Anselmo Polanco nacque a Buenavista de Valdavia, Palencia (Spagna) nel 1881. Entrato nell'Ordine di S.Agostino, fece la sua professione nel 1897 e venne ordinato sacerdote nel 1904. All'interno dell'Ordine fu sempre un religioso modello, ricoprendo varie cariche, tra le quali anche quella di superiore provinciale. Nel 1935 fu nominato vescovo di Teruel. Nel governo della diocesi brillò per il suo zelo pastorale, santità di costumi, amore ai poveri, vita di preghiera e austerità. Durante la guerra civile spagnola, mentre il pericolo si andava facendo sempre più minaccioso per la sua diocesi e per la stessa sua vita, non volle separarsi dai fedeli, ripetendo sempre: "lo sono il pastore e devo rimanere a fianco delle mie pecore: o mi salvo con loro o muoio con loro". L'8 gennaio 1938, occupata la città di Teruel dall'esercito repubblicano, P. Polanco come affettuosamente era chiamato e conosciuto da tutti, in testa ai suoi sacerdoti, uscì dalle macerie del Seminario, raso al suolo durante l'assedio, e si consegnò agli occupanti. Vestiva l'abito agostiniano con i segni episcopali della croce pettorale e l'anello. I patimenti di tredici mesi di carcere nelle prigioni di Valencia e Barcellona furono coronati dal martirio a Pont de Molins (Gerona) il 7 febbraio 1939: così compiva il motto del suo stemma episcopale: "Mi prodigherò e consumerò per le vostre anime". I resti mortali di P. Polanco riposano nella cattedrale di Teruel, insieme a quelli di don Filippo Ripoll, suo fedele Vicario generale compagno di prigionia e di martirio. MARTIROLOGIO ROMANO. In località Pont de Molins vicino a Gerona in Spagna, beati martiri Anselmo Polanco, vescovo di Teruel, e Filippo Ripoll, sacerdote, che, disdegnando lusinghe e minacce, non vennero meno alla loro fedeltà alla Chiesa.

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