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2 settimane fa

I santi di oggi 2 maggio:

I santi di oggi 2 maggio:

nome Sant'Atanasio- titolo Vescovo e dottore della Chiesa- nascita 296 d.C., Alessandria d'Egitto- morte 2 maggio 373, Alessandria d'Egitto- ricorrenza 2 maggio- Si era alla fine del II secolo: ormai anche la decima ed ultima persecuzione volgeva al termine, quando un nuovo uragano stava per scatenarsi contro la Chiesa. Ma Dio, sempre vigile e provvido, già preparava il vincitore di questa battaglia nella persona del grande dottore S. Atanasio. Nacque egli nel 296 da nobili e cristiani genitori. Giovane ancora, ebbe sotto i suoi occhi l'austero e grande spettacolo delle penitenze dei monaci d'Egitto; strinse pure relazione coll'eremita S. Antonio, alla cui scuola apprese l'esercizio della virtù e una magnanima fortezza d'animo, che sarà il suo baluardo contro le molteplici persecuzioni dei suoi nemici ariani.

Intanto S. Alessandro, patriarca di Alessandria, ammirato della santità e della scienza del giovane Atanasio, lo volle con sè; e dopo non molto tempo, vedendo i di lui mirabili progressi nell'interpretazione delle Sacre Scritture, lo ordinò sacerdote. Fu allora che il grande Dottore, conscio della sua grave responsabilità, si diede con maggior slancio agli studi sacri, divenendo, in breve, celebre per i suoi scritti. Intanto l'uragano che minacciava la Chiesa era scoppiato. Ario, uomo turbolento, negava pubblicamente l'unione con sostanziale di Gesù Cristo col Padre; per lui il mistero adorabile di un Dio fatto uomo e morto per noi non era che un sogno vano!

Certo, nulla di più deleterio poteva esservi di queste empie dottrine, che ben presto si estesero tra fedeli. A scongiurare un sì grave pericolo si convocò il Concilio di Nicea. Atanasio vi andò col vescovo Alessandro. Egli aveva pregato e studiato a lungo, e quando, giunto a Nicea, per invito del suo vescovo salì la cattedra, cominciò con tale ardore la confutazione dell'empia eresia, e fu Così limpido e così efficace il suo discorso, che appena ebbe finito, tutti i vescovi che presiedevano al concilio, in numero di 300, si alzarono e unanimi firmarono la condanna di Ario, proclamando Gesù Cristo consostanziale al Padre cioè figlio di Dio, perciò Dio anche Lui.

La vittoria era completa, ma questa per il grande Atanasio fu l'inizio di lotte continue, che non avrebbero avuto fine che con la sua morte.

Le persecuzioni di ogni sorta non smossero il grande Dottore dall'opera intrapresa, che divenne anzi più attiva quando alla morte di S. Alessandro dovette, per volontà di tutto il popolo, occuparne la sede episcopale.

Da quel giorno tutte le forze del nuovo Vescovo furono dirette contro l'Arianesimo. Cinque volte fu esiliato dalla sua sede, ma nulla mai potè vincerlo; troppo forte era il suo amore a Gesù Cristo per il quale avrebbe dato volentieri tutto il suo sangue.

Oltre che con la parola, difese la fede cattolica anche con gli scritti che sono numerosi. Morì pieno di meriti nel 373 a 76 anni di età, 46 dei quali trascorsi nella sede episcopale.

PRATICA. Da S. Atanasio dobbiamo imparare la fermezza nella fede cattolica anche in mezzo alle avversità della vita.

PREGHIERA. Deh! Signore, esaudisci le nostre preghiere che ti indirizziamo nella solennità del, tuo beato confessore e vescovo Atanasio; e per intercessione dei meriti di lui che seppe degnamente servirti, assolvici da tutti i peccati.

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di sant’Atanasio, vescovo e dottore della Chiesa, di insigne santità e dottrina, che ad Alessandria d’Egitto dai tempi di Costantino fino a quelli dell’imperatore Valente combattè strenuamente per la retta fede e, subite molte congiure da parte degli ariani, fu più volte mandato in esilio; tornato infine alla Chiesa a lui affidata, dopo aver lottato e sofferto molto con eroica pazienza, nel quarantaseiesimo anno del suo sacerdozio riposò nella pace di Cristo.

nome Beata Sandra Sabattini- titolo La santa fidanzata- nascita 19 agosto 1961, Riccione- morte 2 maggio 1984, Bologna- ricorrenza 2 maggio- Nata a Riccione il 19 agosto 1961 da Giuseppe Sabattini e Agnese Bonini, la piccola Sandra fin da piccola crebbe in un clima di spiritualità, cioè da quando con tutta la famiglia compreso il fratellino Raffaele si trasferì nella canonica dello zio don Giuseppe Bonini nella parrocchia di San Girolamo a Rimini. La sua grande fede iniziò a mostrarsi molto presto, quando ad appena 10 anni cominciò ad appuntare i suoi pensieri e le sue meditazioni su bigliettini e fogli che vennero poi ritrovati dopo la sua prematura morte. Ma è l'incontro con don Oreste Benzi che dà una spinta e una direzione alla sua forte fede, quando a 14 anni Sandra, dopo una vacanza di condivisione assieme a gravi disabili, una volta tornata affermò che quella era la sua strada, tale l'amore che riempiva il cuore di questa giovane. Amore che iniziò a dispensare a poveri e bisognosi che cominciò a seguire anche a domicilio, fino ad arrivare, 20enne, a contatto con i tossicodipendenti che nei primi anni '80 videro una grande abbondanza. Al fianco di Don Benzi, che non l'abbandonò mai, e che aveva iniziato a creare le prime comunità di recupero, la dolce Sandra si diede da fare per strappare alla dipendenza tantissime persone. La sua breve vita fu quindi dedicata a fare del bene, fino a che un terribile incidente d'auto la strappò all'affetto dei suoi cari, mentre assieme al fidanzato Guido e ad un amico si recavano ad un incontro con la Comunità Papa Giovanni XXIII fondata dal suo amico don Benzi. Il 2 maggio 1984, non ancora 23enne, Sandra Sabattini lascia questo mondo per raggiungere il Padre, consapevole che la vita donatale fosse appunto solo un regalo. Scriveva infatti tra le meditazioni ritrovate e date alle stampe da don Oreste Benzi: “Non è mia questa vita che sta evolvendosi ritmata da un regolare respiro che non è mio, allietata da una serena giornata che non è mia. Non c' è nulla a questo mondo che sia tuo.” E pare davvero non appartenere a questa vita Sandra, quando con grande sorpresa dopo 25 anni dalla sua morte se ne vogliono traslare i resti nella Chiesa di San Girolamo, nella sua tomba non viene trovato nulla, nemmeno un osso. Tra le varie testimonianze prese in esame sarà il miracolo della guarigione da un tumore di Stefano Vitali, primo segretario di don Benzi, avvenuto nel 2007, a far decidere per la beatificazione di Sandra Sabattini che l'uomo aveva pregato, e che avverrà il 24 ottobre 2021.

nome Sant'Antonino da Firenze- titolo Vescovo- nome di battesimo Antonino Pierozzi- nascita 1389, Firenze- morte 2 maggio 1459, Firenze- ricorrenza 2 maggio- Antonino (così chiamato per la sua piccola statura), figlio del notaio fiorentino Niccolò Pierozzi, divenne domenicano nel 1405, nella chiesa di S. Maria Novella, al tempo del riformatore Giovanni Dominici. Quando morì era famosissimo arcivescovo della sua città. Papa Pio II così lo descrive nelle sue memorie: Soggiogò l'avarizia, calpestò il suo orgoglio, la lussuria gli fu completamente sconosciuta, e fu più che sobrio nel bere e nel mangiare; non cedette mai all'ira o a ogni altra passione. Fu teologo brillante e scrisse numerosi libri che furono apprezzati dagli studiosi; fu un predicatore popolare benché inveisse contro il peccato con vibrante energia; riformò i costumi morali del clero e del laicato; si sforzò con ardore di risolvere le dispute e fece del suo meglio per appianare le divisioni cittadine. Distribuì le rendite ai poveri ma non diede nulla ai suoi parenti e amici (a meno che non fossero in gravi necessità). Usò solo stoviglie di vetro o argilla e desiderò che quelli di casa sua (un gruppo molto ristretto) si accontentassero di poco e vivessero secondo i precetti della filosofia. Quando morì venne celebrato uno splendido funerale ma nella sua casa non fu trovato nulla più di un mulo, che era solito cavalcare, alcuni mobili di nessun valore, povertà e niente altro. Tutta la popolazione credette che era passato a una vita di beatitudine, né noi possiamo pensare diversamente da loro. Si può completare questo elogio singolare con altre fonti. Antonino fu uomo con doni svariati e innumerevoli attività. Nel noviziato domenicano di Concilia ebbe come compagni fra Angelico, il famoso e santo artista beatificato nel 1982 (18 feb.), e fra Bartolomeo, il futuro amico di Raffaello. Inizialmente fu assegnato alla casa di Fiesole, poi nominato priore delle case di Cortona, Fiesole, Minerva a Roma, Napoli, Gaeta, Siena e Firenze. Qui fondò, nel 1436, il famoso convento di S. Marco, già monastero dei silvestrini, poi ricostruito da Michelozzi e adornato dal Beato Angelico e dai suoi discepoli con affreschi per ogni cella e con quello, d'ineguagliabile bellezza, collocato sulla sommità dello scalone, raffigurante l'Annunciazione. La chiesa del tardo m secolo fu ricostruita per i frati da Cosimo de' Medici.bGli scritti più importanti di Antonino includono un compendio, molto apprezzato dagli studiosi di teologia morale, vari trattati sulla vita cristiana (uno di questi ebbe ben 102 antiche edizioni) e una storia del mondo. L'enumerazione di questi titoli vuol mostrare l'ampiezza dei suoi interessi, mentre le sue riflessioni sul problema etico del prestito a interesse (che non è da considerarsi usura) furono generalmente accettate. Nel 1446 papa Eugenio IV lo nominò arcivescovo di Firenze. Il suo tenore di vita era assai austero per quel tempo: non possedeva né vasellame né cavalli e il suo seguito era di soli sei membri; fu prodigo in elemosine con i poveri, distribuendo non solo cibarie prese dai magazzini della chiesa ma anche mobili e abiti personali. Il diffondersi delle epidemie o dei terremoti era un'occasione speciale per esercitare la sua abbondante carità. Visitò la sua diocesi ogni anno; predicò instancabilmente contro l'usura e la magia. Papa Niccolò V (1447-1455) dichiarò che Antonino era degno di venerazione allo stesso modo di Bernardino da Siena (20 mag.), morto poco prima. Verso la fine della sua vita Antonino fu ambasciatore di Firenze e fu cooptato da papa Pio in una commissione per la riforma della Curia romana. Fu manifesta anche la costante fiducia nei suoi riguardi mostrata da Cosimo de' Medici, che attribuì al suo esempio e alle sue preghiere la preservazione dello Stato fiorentino. Molti papi videro in lui un eminente vescovo riformatore. Antonino era ispirato dagli ideali religiosi domenicani e dall'esempio di altri santi pastori; fu anche un uomo di eccezionale cultura in un tempo in cui l'umanesimo rinascimentale, nelle scienze e nell'arte, era al suo apice. Come Francesco d'Assisi (4 ott.) e Giovanni della Croce (14 dic.), era piccolo di statura ma grande nell'azione. Diversi artisti contemporanei lo hanno raffigurato, tramandandoci le sue fattezze: un suo busto si trova in S. Maria Novella e una statua è conservata nella galleria degli Uffizi; il dipinto di Antonio Pollaiolo che lo raffigura ai piedi della croce si trova in S. Marco, insieme a una serie di affreschi che decoravano il chiostro con scene della sua vita. Eminenti artisti di Firenze hanno così onorato adeguatamente il loro arcivescovo più famoso e popolare. MARTIROLGIO ROMANO. A Firenze, sant’Antonino, vescovo, che, dopo essersi adoperato per la riforma dell’Ordine dei Predicatori, si impegnò in una vigile cura pastorale, rifulgendo per santità, rigore e bontà di dottrina.

nome San Giuseppe Maria Rubio Peralta- titolo Gesuita, fondatore- nome di battesimo José María Rubio Peralta- nascita 22 luglio 1864, Dalias, Andalusia- morte 2 maggio 1929, Aranjuez, Madrid- ricorrenza 2 maggio- Giuseppe Maria, gesuita spagnolo, è conosciuto principalmente come uno degli apostoli di Madrid. Nacque a Dalias (Almería) nel 1864, da una famiglia di mercanti assai devoti che ebbero dodici figli, di cui sei soli sopravvissero. Fu educato ad Almería, prima nel seminario minore e dal 1878 nel seminario maggiore di Granada. Nel 1886 completò gli studi a Madrid conseguendo la licenza in teologia e il dottorato in diritto canonico. Ordinato prete nel 1887 maturò il proposito di diventare gesuita: soltanto diciannove anni dopo avrebbe potuto realizzare il suo desiderio. Dopo due incarichi parrocchiali fu richiamato a Madrid nel 1890 per insegnare latino, metafisica e teologia pastorale nel seminario, venendo inoltre nominato postulatore diocesano e cappellano dei monaci di S. Bernardo. Dopo un pellegrinaggio in Terra Santa entrò nel noviziato dei gesuiti nel 1906 e fece la professione semplice, pronunciando due anni dopo i voti perpetui. Senza dubbio la diocesi di Madrid era dispiaciuta di perderlo ma egli fu in grado di adoperarsi nell'apostolato in alti i modi. Assegnato alla casa di Siviglia (1908-1910) rimase colpito dalla febbre terzana a Manresa; venne allora richiamato nella casa di Madrid, dove rimase fino alla morte, avvenuta a Aranjuez il 2 maggio 1929. Giuseppe fu un prete esemplare per la sua profonda vita spirituale, incentrata sulla devozione alla S. Eucarestia e al Sacro Cuore. Il suo apostolato si esercitava nelle lunghe ore trascorse in confessionale e nella predicazione intensa ma semplice e priva di qualsiasi affettazione retorica; egli era capace di colpire le anime in quel modo che ritroviamo nel Curato d'Ars. Fu anche direttore spirituale di comunità religiose c di confraternite laicali. Frequentava le zone più povere e malfamate di Madrid, dove diede un contributo importante alla loro rinascita spirituale. Verso la fine della sua esistenza numerosi eventi straordinari gli procurarono la fama di taumaturgo. Nel 1963 fu introdotta la causa della sua beatificazione ottenuta nel 1966. È stato proclamato santo il 4 maggio 2003. MARTIROLOGIO ROMANO. Nella città di Aranjuez nella Nuova Castiglia in Spagna, san Giuseppe Maria Rubio Peralta, sacerdote della Compagnia di Gesù, che si distinse nell’ascolto dei penitenti, nella predicazione di esercizi spirituali e nel visitare i poveri del territorio di Madrid.

nome Santa Viborada- titolo Vergine e martire di San Gallo- nascita IX secolo, Klingnau, Svizzera- morte 1 maggio 926, San Gallo, Svizzera- ricorrenza 2 maggio- Nata a Klingnau (Svizzera) da una nobile famiglia sveva, Viborada (anche Guiborat o Weibrath) lavorò per alcuni anni per il monastero di San Gallo, dove suo fratello Itto era studente, come rilegatrice per la biblioteca dell'abbazia. Quando morirono i suoi genitori, raggiunse il fratello Itto che era divenuto prevosto della chiesa di S. Magno. Costui le insegnò il latino in modo che potessero dire insieme l'Ufficio, ed ella curava gli ammalati nella loro casa. Dopo aver fatto insieme un pellegrinaggio a Roma, Itto decise di farsi monaco a San•Gallo, ma Viborada continuò a vivere da laica, entrando in relazione con S. Ulrico (di Augusta, 4 lug.). Non si sa se sia vero il racconto dell'ordalia a cui fu sottoposta per accertare la sua reputazione; pare certo che si fece reclusa prima presso San Gallo, e più tardi in una cella adiacente alla chiesa di S. Magno, dove rimase dal 915 alla morte. Altre donne si stabilirono accanto a lei: tra esse Rachilde, nipote del B. Notker il Balbuziente (6 apr.), sofferente di una malattia apparentemente inguaribile e risanata da Viborada. Si narra che durante l'invasione ungara abbia avvertito il clero di S. Gallo e di S. Magno affinché potesse mettersi in salvo; ella però rimase volontariamente nella sua cella, e là fu uccisa a colpi di ascia. Rachilde le sopravvisse ventun anni. Poiché Viborada aveva sofferto una morte violenta come testimone di Cristo per mano di nemici pagani fu venerata come martire e canonizzata nel 1047. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel territorio di San Gallo nell’odierna Svizzera, santa Viborada, vergine e martire, che, ritiratasi in una piccola cella presso la chiesa di San Magno, provvedeva alle necessità del popolo e per la sua fede e la sua condizione di religiosa trovò la morte per mano degli Ungheresi invasori.

nome San Valdeberto- titolo Abate di Luxeuil- nascita 600 circa, Luxeuil, Francia- morte 670 circa, Luxeuil, Francia- ricorrenza 2 maggio- Valdeberto era un giovane di stirpe nobile fattosi monaco nel monastero di S. Colombano (23 nov.) a Luxeuil (Alta Saòna). Tenne un comportamento così esemplare che gli fu permesso di stabilirsi in un eremitaggio a cinque chilometri dal monastero. Vi rimase alcuni anni finché morì l'abate S. Eustasio. Un altro eremita, Gallo, si rifiutò di accettare la nomina ad abate e così fu eletto Valdeberto. Governò il monastero per quarant'anni: fu quello il periodo migliore nella storia dell'abbazia. Sostituì la Regula di S. Benedetto (11 lug.) con quella di S. Colombano e ottenne il privilegio papale dell'esenzione dall'obbedienza al vescovo locale. Così Luxeuil ebbe lo stesso status di Lérins e Agaune. Si arricchì molto in terreni, compresi quelli che appartenevano all'eredità famigliare di Valdeberto. Luxeuil fece poi altre fondazioni in Francia e Valdeberto aiutò S. Salaberga a fondare un grande monastero a Laon (Aisne). Ebbe la reputazione di taumaturgo (si credeva che la sua tazza di legno fosse strumento per operare guarigioni). suo equipaggiamento militare rimase appeso per secoli, in sua memoria, al soffitto della chiesa. MARTIROLOGIO ROMANO. A Luxeuil in Burgundia, in Francia, san Valdeberto, abate.

nome Beato Nicola Hermansson- titolo Vescovo- nome di battesimo Nicholas Hermansson- nascita XIV secolo, Skanninge, Ostergòtland- morte 2 maggio 1391, Linköping, Svezia- ricorrenza 2 maggio- Nicola (Nils) Hermansson, vescovo eminente e poeta in svedese medievale, è associato strettamente a S. Brigida (23 lug.). Nacque a Skanninge (Ostergòtland i e già in giovane età decise di farsi prete. Studiò a Parigi e a Orleans; al suo ritorno in Svezia nel 1358 divenne canonico a Linkoping e a Uppsala. Nel 1361 fu nominato arcidiacono e vicario generale dell'antica e importante diocesi di Linkoping, che governò con fermezza durante l'assenza del vescovo. Nel 1374 fu a sua volta eletto vescovo di questa diocesi con la conferma di papa Gregorio XI, ma l'opposizione di re Alberto gli impedì di prendere possesso della sede episcopale fino al 1375. La reputazione personale (li Nicola fu sempre molto alta; severo con se stesso, si dedicò interamente alla Chiesa e ai poveri. Attivo nell'opera pastorale, visitò con zelo tutte le parrocchie della diocesi, promuovendo la dignità del culto e la moralità del clero. Era un predicatore instancabile, ma anche accessibile ai fedeli. Fu un vero amico dei monasteri, specialmente della fondazione di S. Brigida a Vadstena. Molti anni prima era stato precettore dei suoi figli; in seguito l'aiutò nella stesura delle Costituzioni delle sue brigidine. Nel 1374 ricevette il corpo di S. Brigida per seppellirlo a Vadstena e benedisse gli edifici monastici nel 1384; inoltre diede un notevole sostegno al suo processo canonico, che fu completato nel 1391. Doverosamente devoto ai santi svedesi ridiede vigore al culto di S. Ansgario (Oscar), l'apostolo degli svedesi (3 feb.), ed ebbe anche una specialissima stima per S. Sigfrido (15 feb.) e S. Botwid (28 lug.). Fu anche poeta liturgico, scrivendo inni per l'Ufficio di S. Brigida, della quale usò le Rivelazioni per un richiamo alla penitenza e al rinnovamento interiore. Sostenne alcuni sudditi in controversie che li opponevano a re oppressivi, giungendo persino a scomunicare sia Alberto che Haakon VI. Nicola morì il 2 maggio 1391. La fama della sua santità si diffuse in tutta la Scandinavia e subito si parlò di miracoli avvenuti sulla sua tomba, nella cattedrale di Linkoping, e registrati nel 1402. Nel 1414 l'intero episcopato svedese fece una petizione all'antipapa Giovanni XXIII per la canonizzazione di Brinolf di Skara, Ingrid di Skanning e Nicola. Furono composte due Vite, ricche di racconti rig _tardanti suoi miracoli. Il concilio di Costanza autorizzò l'apertur i del processo di canonizzazione; l'indagine formale della sua vita e dei miracoli fu svolta a Linkoping e a Vadstena. La ricognizione consentì di conoscere sia il carattere di Nicola che la vita religiosa in Svezia al tempo del Grande Scisma d'Occidente. A quest'ultimo si pose fine nel 1417 con l'elezione di Martino V, che depose i suoi predecessori scismatici, dopo che il precedente papa legittimo era morto. Il papa confermò il lavoro della commissione per la canonizzazione di Nicola, ma a questo punto la causa si insabbiò per mancanza di denaro. L'ambasciatore svedese presso la Santa Sede fece in seguito una petizione ad Alessandro VI perché fosse portata a termine la traslazione dei quattro beati svedesi. Forse a causa di una nuova interruzione la petizione fu ripresentata nel 1499, quando il papa annunciò infine la sua intenzione di canonizzare Nicola. La solenne traslazione si svolse a Linkoping nel 1515. A questa fece seguito (1523) l'imprimatur episcopale per una Messa e un Ufficio propri. Il suo culto e i pellegrinaggi sulla sua tomba ebbero grande fioritura in Svezia fino alla Riforma, che pose fine a queste usanze. La sua festa, posta inizialmente il 24 luglio, è stata riportata recentemente alla data della sua morte, il 2 maggio. Il fatto che Nicola non sia stato ancora formalmente canonizzato sembra rendere necessarie nuove petizioni, sia da parte svedese che da altri. La sua memoria e il suo culto devono essere fonte d'ispirazione per la Chiesa cattolica in Svezia, severamente compressa dalla Riforma e dalle sue conseguenze, ma che ora sta sperimentando un relativamente piccolo ma significativo risveglio. MARTIROLOGIO ROMANO. A Linköping in Svezia, beato Nicola Hermansson, vescovo, che, severo con se stesso, si dedicò interamente alla sua Chiesa e ai poveri e accolse con onore le reliquie di santa Brigida.

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