@Robin_
Quando vi capita di sedervi vicino a qualcuno di sconosciuto potete notare subito alcune cose
da come si muove nei primi 20 secondi. È vero che non è scontato trovarsi spesso in una situazione del genere, magari andate alle superiori e quindi vedete gente che conoscete sempre. Se però vi capita di sedervi ravvicinati davanti o in fianco a qualcuno in un ambiente chiuso (non autobus/treno/sala d’attesa ecc), come ad esempio in una biblioteca o in un’aula studio, potete notare alcune cose. Immaginate di entrare in questa biblioteca affollata di studenti, vedere un posto libero accanto ad un’altra persona e dirigervi verso di esso. In un contesto del genere l’altra persona può agire in due modi, non appena si accorge che voi avete intenzione di sedervi accanto: rimane impassibile o reagisce. Se rimane impassibile può essere perché è altamente concentrata su quello che sta facendo (es. studio), oppure perché decide volontariamente di ignorarvi. Il primo caso è difficile che avvenga, ma ovviamente non si può escludere a prescindere. Però ho notato che nel 90% e più delle volte ci si accorge sempre se qualcuno ti si siede accanto, anche se si è super concentrati. Se invece l’altra persona decide di ignorare significa innanzitutto che è ben consapevole della vostra presenza. Credo che per qualche regola sociale non scritta non sia mai ben visto non reagire quando un’altra persona ti si posiziona vicino. È difficile da spiegare e risulta astratto, ma se qualcuno si comporta così probabilmente è perché disprezza qualcosa di voi (non voi nome e cognome, voi come individuo estraneo che occupa dello spazio prossimo prima libero) o vuole mandare un chiaro segnale di ostilità. Considerate che è una situazione dove si è tra estranei quella che sto descrivendo, quindi banalmente potrebbe non volere nessuno vicino in quel momento per questioni di spazio.
Se l’altra persona reagisce mentre vi mettete vicino significa che è disposta ad accettarvi e a prendervi in considerazione. Quasi certamente, anche questo l’ho notato come le cose scritte sopra, sposterà lo zaino, pasticcio, il computer o qualcosa del genere. Magari cambierà anche postura sulla sedia o si passerà una mano tra i capelli per sistemarli. Ogni cosa deve avere un significato inconscio tra quelle che ho elencato, ma non voglio provare a farlo perché sarebbe un po’ forzato. Di certo è che, sempre questo l’ho notato davvero molte volte, se questa persona per esempio stava prendendosi magari 5 minuti con il cellulare, e rientra nel secondo caso (cioè di chi accoglie la presenza dell’altro) è molto facile che lo metta di nuovo sul tavolo e riprenda a studiare. Questo lo faccio anch’io quasi automaticamente ed è difficile da controllare. Probabilmente è perché quando si avvicina qualcun altro o si vuole dare una buona impressione e quindi ci si rende conto che non si sta facendo nulla di produttivo in quel momento, o banalmente perché nel fare un controllo sommario delle proprie cose nello spazio e di sé ci si rende conto che si stava perdendo troppo tempo rispetto allo scopo di stare lì, ovvero studiare.
Non sono osservazioni importanti né particolarmente utili, ma è interessante viverle in prima persona perché si percepisce la forza nascosta che c’è dietro. Tra centomila azioni che facciamo in una giornata almeno la metà sono automatiche e senza un controllo cosciente. Sono tante se ci pensate e dicono molto di ogni persona.
Un’ultima cosa interessante da notare sono i comportamenti a specchio. Non so se ci sia un termine per descriverli, ma mi sembra che anche definirli a specchio sia azzeccato. In pratica accadono quando facendo qualche azione chi ci sta accanto o davanti la ripete in automatico dopo 5/10/20 secondi. Butto qualche numero a caso che mi immagino io per rendere l’idea di quanto siano “nascosti”: penso che più del 90% delle volte nessuno dei due se ne accorga (né chi fa l’azione per primo né chi la copia), nel 20% dei casi uno se ne accorge (in genere chi copia l’azione) e in un 5/10% se ne accorgono entrambi. Nel 99% dei casi nessuno dei due ci dà importanza. E molto spesso non è sbagliato non darci importanza perché sono azioni banali e che non cambiano nulla. Però è possibile sempre che dicano qualcosa sull’attenzione indiretta che gli altri vi concedono. Immaginatevi sempre la scena di prima, dove in una biblioteca avete una persona sconosciuta davanti. Voi prendete il telefono per fare una pausa ed è facile che anche l’altra persona dopo poco faccia lo stesso, cioè si distrae. Dipende molto dall’altra persona credo, da quanto della sua attenzione secondaria (intendo quella non concentrata sul compito, cioè studiare) è focalizzata sull’ambiente e in particolare su di voi. Ovviamente attenzione primaria e secondaria variano nella stessa persona a seconda del contesto e di mille altre variabili (potrebbe essere pure l’umore, è noto che quando si è arrabbiati per qualcosa si è suscettibili pure al minimo rumore, o, noto ancor di più, quando abbiamo ansia per un esame che magari abbiamo il giorno dopo pure un bisbigliare in sottofondo fa venire i nervi).
Detto questo mi sono stancato e devo rimettermi a studiare. Non sono lucido quindi molte frasi avranno sicuramente tempi verbali molto sbagliato o risultano complete per metà. Va bene lo stesso perché il senso generale credo si capisca. È possibile che chi non abbia ancora mai, o ha raramente, occasione di trovarsi un un simile contesto trovi difficile immaginarsi ciò che ho scritto. Ma lo dico per esperienza personale e da osservazioni che faccio tutti i giorni, è così. Magari sbaglio ad interpretare i motivi, ma queste cose accadono. Non è possibile che se metto giù il telefono, quasi certamente anche l’altra persona davanti lo metterà giù entro 20 secondi dopo di me. E ripeto, non è successo due o tre volte. Ma decine e decine, è da mesi che lo noto, ma è solo oggi che mi è venuto in mente di provarlo a scrivere. Se qualcuno ha dubbi, la foto ritrae il mio braccio, non il mio pene.