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I santi di oggi 13 ottobre:
nome San Teofilo di Antiochia- titolo Vescovo- nascita II secolo- Consacrato vescovo 169- morte II secolo, Antiochia di Siria- ricorrenza 13 ottobre- Incarichi ricoperti vescovo di Antiochia- Teofilo governò la chiesa di Antiochia nel II secolo come sesto vescovo dopo l'apostolo S. Pietro che di quella comunità cristiana fu il primo pastore. Teofilo era uomo di grande cultura anche profana e fu uno dei padri della chiesa autore di numerose opere di carattere apologetico in difesa della fede cristiana. Era nato in Mesopotamia nel paganesimo e ricevette una raffinata educazione nell'ambito della corrente ellenistica. Attento osservatore dei costumi e delle credenze dei cristiani, maturò la conversione alla fede con la lettura delle Sacre Scritture e usò le sue esperienze di convertito per controbattere le argomentazioni dei pagani e dei filosofi. Nel 169 fu eletto vescovo di Antiochia dove è documentato almeno fino al 180 e oltre alla operosità culturale, di lui si ricorda la cura pastorale per il suo gregge formato da cristiani provenienti sia dall'ebraismo che dal paganesimo. L'unico suo scritto che ci sia pervenuto è l'Apologia ad Autolico ma, secondo quanto ricorda Eusebio di Cesarea, Teofilo scrisse anche un'opera contro i Manichei e il loro capo Marcione.
MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione di san Teófilo, vescovo di Antiochia, uomo di grandissima cultura, che tenne, sesto dopo il beato Apostolo Pietro, il pontificato di questa Chiesa e scrisse un’opera contro Marcione per difendere la retta fede.
nome San Benedetto- titolo Martire- nascita III secolo, Cupra Marittima- morte 304 circa, Cupra Marittima- ricorrenza 13 ottobre- Patrono di San Benedetto del Tronto, ammalati alla testa- Paese servito Impero romano- Forza armata Esercito romano- Arma Fanteria- Unità Legione romana- Reparto guarnigione romana di stanza a Cupra- Grado Legionario romano- Benedetto fu un soldato della guarnigione romana di stanza a Cupra (attuale Cupra Marittima), oggetto di una delle ultime terribili ondate di persecuzione verso i cristiani, quella che fece seguito al quarto editto dell'imperatore Diocleziano nel 304. Il soldato Benedetto, del quale si ignorano le origini, non abiurò la fede cristiana e, secondo la storia tramandata nei secoli, venne decapitato il giorno 13 ottobre (304?) sul ponte del torrente Menocchia, e poi gettato nello stesso corso d'acqua per poi finire in mare. Qui, dopo aver percorso appena 4 miglia, finì su una spiaggia dove venne raccolto da un contadino che volle dargli degna sepoltura sul primo promontorio antistante. La tomba del martire divenne presto un luogo di culto e, attorno ad essa, nel tempo, si formò il nucleo originario dell'attuale San Benedetto del Tronto. Pare infatti che il luogo dell'iniziale tomba (catacomba) coincida con quello sul quale venne edificata la prima Pieve di San Benedetto sul sito della quale nel XVIII secolo è stata poi eretta l'attuale chiesa abbaziale di San Benedetto Martire, al centro del Paese Alto, il nucleo più antico della moderna cittadina picena che dallo stesso Santo ha tratto il suo nome. Le spoglie del santo sono conservate nella stessa chiesa e nel 2003 (diciassettesimo centenario dalla morte) sono state oggetto di una radiodatazione ad opera dell'Università del Salento che ha confermato, pur entro un intervallo di più o meno 50 anni, dettato dai limiti di precisione di questo tipo di indagine, che le ossa che ancora si conservano sono da attribuirsi ad un uomo morto verso il 300 d.C. Le poche informazioni sul santo ci derivano dai resti di una lapide ancora presente nell'attuale chiesa e che si fa risalire all'epoca della costruzione della prima tomba, e a ciò che rimane della memoria di un ciclo di affreschi dell'antica pieve nella quale era rappresentata la storia del martirio e del ritrovamento delle spoglie così come tramandata nei secoli.
nome Sant'Edoardo III il Confessore- titolo Re d'Inghilterra- nascita 1002, Islip, Regno Unito- morte 5 gennaio 1066, Westminster, Regno Unito- ricorrenza 5 gennaio e 13 ottobre messa tridentina- Canonizzazione 1161 da papa Alessandro III nella cattedrale di Anagni- Santuario principale Abbazia di Westminster, Londra- Patrono di Re, matrimoni difficili, sposi separati e famiglia reale inglese- Edoardo nacque dal re Etelredo II, e da Emma, figlia di Riccardo I duca di Normandia, nell'anno 1002. Fu educato alla scuola della virtù e ne fece tesoro. Sapeva dare il giusto valore ai beni di questo mondo e non cercava altra consolazione che nella virtù e nella religione. Allevato nel palazzo del duca di Normandia, aveva saputo preservarsi dalla corruzione e dai vizi, che regnavano in quel luogo. Tutte le sue azioni portavano l'impronta della sua modestia. Parlava poco, ma con saggezza e gravità superiore alla sua età. Il suo amore al silenzio derivava da grande umiltà e dal timore di perdere il raccoglimento, o di cadere nei difetti che ordinariamente si commettono da coloro che parlano molto. Aborriva l'ambizione e dichiarò apertamente che avrebbe rinunziato alla più potente monarchia, se per conservarla si fosse dovuto spargere il sangue di un sol uomo. Fu consacrato re d'Inghilterra il giorno di Pasqua del 1042. Malgrado le miserevoli circostanze nelle quali salì al trono, il suo regno fu uno dei più fortunati che si fossero mai veduti. Fu sempre pronto a portar pace dappertutto, perché voleva che nessun suddito soffrisse. Diminuì le imposte, promosse la religione, l'industria e il commercio e soccorse i poveri. Fu il fondatore della celebre abbazia di Westminster. Aveva sempre stimato la purità, e conservò questa virtù sul trono, mediante la preghiera, la fuga delle occasioni e la pratica dell'umiltà. Tuttavia, desiderando tutti di vederlo ammogliato, egli non poté resistere alle istanze che la nobiltà ed il popolo gli facevano, onde elesse per sua sposa Echetta, figlia di Godwina, adorna di esimie virtù. Ambedue convennero di conservarsi vergini, vivendo nel matrimonio come fratello e sorella. Pubblicò con gran senno e saggezza un codice di leggi, che fu poi comune a tutta l'Inghilterra sotto il nome di « Legge di Edoardo, il Confessore ». Iddio si compiacque della di lui fedeltà e lo volle illustrare con mirabili doni. Ebbe speciale devozione al principe degli Apostoli e a S. Giovanni Evangelista. Confortato dai Sacramenti, spirava il 5 gennaio 1066. Alla regina che piangeva disse: « Non piangere. io non muoio, ma vivo; spero, lasciando questa terra di morte, di entrare nella terra dei vivi per godere la beatitudine dei Santi ». Fu canonizzato nel 1161 da Alessandro III, e San Tommaso, l'arcivescovo di Canterbury fissò la sua festa il 13 ottobre, giorno della sua prima traslazione nel 1102. Il Martirologio Romano del 2001 fissò la sua memoria il 5 gennaio ma rimase alla data tradizionale nella messa tridentina. PRATICA. - Eseguiamo oggi fedelmente i nostri doveri. PREGHIERA. - Dio, che hai incoronato dell'eterna gloria il tuo beato confessore Edoardo, deh! fa' che lo veneriamo in terra, così che possiamo poi regnare con lui nei cieli. MARTIROLOGIO ROMANO. A Londra in Inghilterra, sant’Edoardo, detto il Confessore: re degli Angli, amatissimo dal suo popolo per la sua grande carità, assicurò la pace al suo regno e promosse con tenacia la comunione con la sede di Roma.
nome San Romolo di Genova- titolo Vescovo- nascita IV secolo, Genova- morte V secolo, Villa Matutiæ (Sanremo)- ricorrenza 13 ottobre- Patrono di Sanremo- San Romolo di Genova è stato un teologo e vescovo di Genova. Fu vescovo intorno al V secolo, e fu il successore di San Siro e San Felice. Non si hanno notizie certe sulla sua vita, in quanto esiste una sua sola biografia anonima risalente al X secolo; tuttavia ciò che è certo è che sia stato un uomo di notevole bontà e particolarmente portato a dirimere discordie. Morì nella città di Villa Matutiæ (Sanremo), pare durante un viaggio pastorale nella Liguria di ponente. La sua morte è attribuita per tradizione al 13 ottobre. Tale fu la venerazione per il vescovo che non si è certi di quanto si siano mescolati leggenda e realtà. La tradizione sanremese dice che il santo venne educato a Villa Matutiæ; eletto vescovo, si recò a Genova per la sua missione pastorale. Tuttavia per sfuggire alle invasioni longobarde ritornò nella terra natale, e si rifugiò in penitenza in una grotta nell'entroterra sanremese. Ogni volta che vi erano attacchi da nemici, carestie, calamità varie, i matuziani si recavano in pellegrinaggio presso la grotta dove viveva il santo, pregando e chiedendo la protezione del Signore. Alla sua morte, il suo corpo fu sepolto nella città, ai piedi di un piccolo altare usato per le prime celebrazioni cristiane, e qui venerato per molti anni. Intorno al 930 il suo corpo fu traslato a Genova, per il timore delle numerose scorribande saracene, e venne sepolto nella Cattedrale di San Lorenzo. A Villa Matutiæ, nel frattempo, si cominciarono ad attribuire al santo numerosi prodigi, soprattutto relativi alla difesa della città dagli attacchi dei Saraceni, tanto che il santo viene rappresentato vestito da vescovo e con una spada in mano. L'occasione della traslazione spinse i Matuziani ad edificare, nel luogo di sepoltura originario, una chiesetta (ricostruita nel XII secolo e oggi[quando?] Insigne Basilica Collegiata Cattedrale). Essa fu consacrata nel 1143 dall'Arcivescovo di Genova il Cardinal Siro de Porcello e dedicata a quel San Siro che in quello stesso luogo aveva fatto costruire, alcuni secoli prima, il primo altare della città e sotto al quale collocò le spoglie del Beato Ormisda (Sacerdote dell'antica pieve di Villa Matutia) evangelizzatore del ponente ligure e suo maestro. Tanta fu la venerazione per il santo, che alla fine del X secolo (980) la cittadinanza decise di cambiare il nome del paese in Civitas Sancti Romuli. Tuttavia in dialetto locale il nome veniva declinato nel più breve "San Romolo", pronunciato San Romu, che mutuò poi intorno al Quattrocento nella forma "San Remo". La località dove il santo si era ritirato, ai piedi del Monte Bignone, è chiamata San Romolo ed è una frazione della città: la grotta (detta bauma) è stata trasformata in chiesetta, con l'ingresso protetto da una inferriata, e contiene all'interno una statua di San Romolo morente sopra un altare barocco.<br /> Un tempo commemorato nella data tradizionale della sua morte, viene ricordato dalla Chiesa Cattolica il 6 novembre. Tuttavia la cittadina di Sanremo festeggia il santo patrono il 13 ottobre.
nome Beata Alessandrina Maria da Costa- titolo Vergine- nascita 1904, Balasar, Portogallo- morte 1955, Balasar, Portogallo- ricorrenza 13 ottobre- Beatificazione 25 aprile 2004 da papa Giovanni Paolo II- Santuario principale Santuario di Balazar, Portogallo- Alessandrina Maria da Costa Beata nacque a Balasar in Portogallo nel 1904. Dopo la scuola elementare cominciò a lavorare nei campi, ma a dodici anni però si ammalò di una grave infezione intestinale, che le compromise irrimediabilmente il fisico. A quattordici anni, nel tentativo di sfuggire alla violenza di malintenzionati penetrati in casa sua, si gettò dalla finestra, e gli effetti di questa caduta progressivamente aggravatisi, la portarono alla completa paralisi. Accettò questa condizione come la sua vera vocazione. Coltivò l'amore alla sofferenza, si offrì al Signore come vittima per "amare, soffrire, riparare". Sperimentò eccezionali fenomeni mistici: ogni venerdì, dal 1938 al 1942, visse le sofferenze della Passione di Gesù: cessando il suo stato di paralisi, scendeva dal letto e con movimenti e gesti, accompagnati da atroci dolori, riviveva i diversi momenti della Via Crucis. Dal 1934 scrisse in un diario tutto quello che le diceva Gesù durante le sue estasi. Nel 1936 chiese al Santo Padre la consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria, cosa che Pio XII fece solennemente il 31 ottobre 1942. Dal marzo 1942 cessò di alimentarsi e visse solo di eucaristia, come poterono constatare i medici. Nel 1944 Alessandrina si iscrisse tra i Cooperatori Salesiani. Pure in mezzo alle sofferenze, si interessava dei poveri e ricevette molte persone al suo capezzale, attratte dalla fama di santità; parecchi attribuivano la loro conversione ai colloqui avuti con lei. Il 7 gennaio 1955 le sarebbe stato preannunciato che quello sarebbe stato l'anno della sua morte. Il 12 ottobre volle ricevere l'Estrema unzione. Morì alle 19:30 del 13 ottobre 1955. Nel 1978 le sue spoglie vennero traslate alla chiesa parrocchiale di Balasar, dove ancor oggi sono venerate. t stata beatificata da Giovanni Paolo II il 25 aprile 2004. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel villaggio di Balasar vicino a Braga in Portogallo, beata Alessandrina Maria da Costa: rimasta paralizzata in tutto il corpo per sfuggire alle cattive intenzioni di un tale contro di lei, offrì tutti i suoi dolori al Signore per amore di Dio e dei fratelli bisognosi nella contemplazione dell’Eucaristia.
nome Santa Chelidonia di Subiaco- titolo Vergine Eremita- nascita 11 ottobre 1077, Cicoli- morte 13 ottobre 1152, Subiaco- ricorrenza 13 ottobre- Santuario principale Cattedrale di Santa Scolastica- Patrona di Subiaco- Con la svolta costantiniana che sancì il riconoscimento del cristianesimo, tante persone aderirono alla Chiesa più per interesse che per convinzione. A contestare questa tendenza numerosi fedeli si inoltrarono nel deserto per vivere in purezza i consigli evangelici. Altrettanto fecero all'inizio del secondo millennio alcune grandi figure di riformatori come san Bruno, fondatore della Certosa, e san Romualdo, fondatore de. camaldolesi. Al loro fianco non mancarono figure femminili, tra le quali ricordiamo oggi santa Chelidonia. Nata a Cicoli, in Abruzzo (attualmente Cicolano provincia di Rieti), verso l'anno 1077, a quindici anni la giovane abbandonò la casa paterna e si trasferì nei pressi di Subiaco. Alla ricerca della vera sapienza, Chelidonia visse a lungo in preghiera e solitudine sopportando coraggiosamente le asperità del clima. I fedeli, tuttavia, attratti dalla fama delle sue virtù e dei suoi miracoli, non le fecero mancare sostegno. Fedele alla scuola del servizio divino, ella abbandonò solo una volta la sua grotta per recarsi in pellegrinaggio a Roma alla tomba degli apostoli. A conferma poi della vicinanza allo spirito benedettino, ricevette l'abito monastico nel giorno della fesa di santa Scolastica, la sorella di san Benedetto. Riprese quindi la vita eremitica che non abbandonò più fino alla morte. San Gregorio racconta, alla fine dei suoi Dialoghi, che san Benedetto e santa Scolastica trascorsero la vita in preghiera e comunione di vita. Altrettanto fecero san Bruno, san Romualdo e santa Chelidonia con la loro vita di solitudine e contemplazione. Anche ai nostri giorni, come scrisse Giovanni Paolo Il, la Chiesa ha bisogno del «genio femminile», che la aiuti a riscoprire il volto bello di Cristo e a riproporlo ai contemporanei. MARTIROLOGIO ROMANO. Presso Subiaco nel Lazio, santa Chelidona, vergine: si tramanda che per cinquantadue anni abbia condotto vita solitaria e di estrema austerità servendo Dio solo.
nome Santi Fausto, Gennaro e Marziale- titolo Martiri- ricorrenza 13 ottobre- Aurelio Prudenzio, poeta del Tv secolo, si riferisce a questi tre martiri, menzionati anche dal Martirologio Romano, come alle «Tre Corone di Cordova», aggiungendo che nel giorno del giudizio la città sarebbe stata felice di presentarli a Cristo come propria offerta. Stando alla loro passio, purtroppo di nessun valore storico, i tre, rifiutandosi di sacrificare agli idoli, furono crudelmente torturati. Fausto professò: «C'è un unico Dio, che ha creato tutti noi», e Marziale: «Gesù Cristo è il mio conforto. C'è un solo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, a cui solo si devono lode e onore». Condannati infine al rogo, patirono il martirio a Cordova in Spagna, probabilmente durante la persecuzione dell'imperatore Diocleziano (284-305). MARTIROLOGIO ROMANO. A Córdova nell’Andalusia in Spagna, santi Fausto, Gennaro e Marziale, martiri, che adornano la città come tre corone.
nome Beata Maddalena Panattieri- titolo Domenicana- nascita 1443, Trino, Vercelli- morte 13 ottobre 1503, Trino, Vercelli- ricorrenza 13 ottobre- Beatificazione 26 settembre 1827 da papa Leone XII- Santuario principale Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria (Trino)- Maddalena Panatieri nacque e trascorse tutta la sua vita nella cittadina di Trino Vercellese al confine tra Lombardia e Piemonte. Divenuta membro del Terz'ordine domenicano, fece voto di celibato e si unì a ún gruppo di donne terziarie che consacrarono la loro vita alle opere di carità e alla preghiera. La sua fama si sparse presto nella città, dove accudiva con grande amore i poveri e i bambini, offrendo preghiere e penitenze per la conversione dei peccatori. Particolarmente preoccupata per gli usurai, li ammoniva e riprendeva pubblicamente. Contemporaneamente la sua vita spirituale si andava dilatando, fino a raggiungere le vette della preghiera contemplativa, sperimentando di frequente visioni estatiche. A causa della notorietà raggiunta, le fu affidato l'incarico di tenere alcune meditazioni per donne e bambini in una cappella adiacente alla chiesa domenicana, ma riscosse un tale successo che cominciarono a partecipare a questi incontri anche sacerdoti e religiosi; perfino i novizi domenicani venivano mandati ad ascoltarla. Spronati dal suo esempio, i frati domenicani della città si convinsero ad adottare una più stretta osservanza della regola, e fu lei a invitare il riformatore B. Sebastiano Maggi (16 dic.) a fare visita alla città per dare inizio a tale riforma. La popolazione di Trino attribuì all'intercessione di Maddalena l'essere stati risparmiati dall'attacco e dalla distruzione dei francesi nelle loro invasioni in Italia e si dice che ella avesse previsto alcuni dei disastri causati da tali conflitti. Morì il 13 ottobre 1503, già venerata nella città come santa; ed essendole inoltre stati attribuiti poteri prodigiosi, la sua tomba divenne presto meta di un largo numero di pellegrini. Il culto popolare fu confermato nel 1827 da papa Leone XII. Le sue reliquie furono distrutte, forse da un cannoneggiamento del 1639, ma qualcuno ritiene che uno scheletro, rinvenuto nel 1964, sia quello della beata (non esiste però prova decisiva che lo colleghi a lei e perciò le autorità ecclesiastiche non si sono ancora pronunciate). È stato scritto che la sua vita «fu decisamente poco avventurosa e risparmiata da ogni tipo di contraddizione esterna e di persecuzione» Ma questa beata offre un ottimo esempio della semplice esigenza cristiana di portare avanti nel modo più generoso possibile i compiti ordinari presenti nella propria vita. Ella è inoltre testimone dello spirito riformatore che influenzò la Chiesa alla fine del xv secolo e che a volte fu più evidente tra i laici che tra i chierici. MARTIROLOGIO ROMANO. A Trino nel Monferrato in Piemonte, beata Maddalena Panatieri, vergine, suora della Penitenza di San Domenico.
nome San Comgano- titolo Abate- nascita Leinster, Irlanda- morte VII secolo, Iona, Scozia- ricorrenza 13 ottobre- Si dice che Comgan fosse figlio di un principe irlandese, che governava la provincia di Lcinster, di nome Kelly. Succeduto al padre, rimase al potere finché non fu attaccato da un gruppo di principi limitrofi; sconfitto e ferito in battaglia, fuggì in Scozia, portando in esilio con sé la sorella e il figlio di lei, il futuro abate S. Fillan (19 gen.). Comgan si insediò a Lochalsh, di fronte all'iso-la di Skye, dove costruì un monastero; i sette uomini che erano fuggiti con lui ne divennero i primi monaci e Comgan diresse il convento per molti anni, conducendo una vita esemplare per austerità e spirito di penitenza. Alla morte, il nipote Fillan seppellì il suo corpo nell'isola di Iona, dove fece edificare una chiesa in suo onore. Fu quella la prima di numerose chiese dedicate a Comgan in tutta la Scozia, alcune delle quali utilizzarono forme diverse del nome, come Cowan, Coan e Congan; anche i nomi delle località Kilchoan e Kilcongen potrebbero riflettere il culto dell'abate venerato oggi. MARTIROLOGIO ROMANO. Nell’isola di Iona in Scozia, desposizione di san Comgano, abate, che, venne dall’Irlanda in questa regione insieme alla sorella santa Chentigerna, ai figli di lei e ad alcuni missionari.
nome San Geraldo D'Aurillac- titolo Monaco- nascita 855 circa, Aurillac, Francia- morte 13 ottobre 909, St. Cirgues-Quercy, Francia- ricorrenza 13 ottobre- Nato intorno all'anno 855 da nobile famiglia nella Francia centro-meridionale, Geraldo, non potendo intraprendere la normale carriera militare a causa della salute malferma, ricevette l'istruzione riservata ai chierici e ai giovani nobili. Divenuto conte di Aurillac, - continuò a manifestare maggior interesse per lo studio e le questioni religiose che per gli affari militari, giungendo persino a dare molte delle proprie ricchezze ai poveri. Si vestiva e si nutriva in modo sobrio, alzandosi presto ogni mattina per recitare il mattutino e partecipare alla Messa. In un'epoca violenta come quella in cui visse, amministrò le sue terre con giustizia, salvaguardando la sua gente da spargimenti di sangue e dagli attacchi di bande di predoni. In seguito a un pellegrinaggio a Roma, costruì ad Aurillac una nuova chiesa dedicata a S. Pietro, fondandovi anche un monastero benedettino. Il suo desiderio era quello di diventare monaco lui stesso, tanto che ricevette la tonsura, ma fu persuaso dal pio Gausperto, vescovo di Cahors, a rimanere nel mondo, dove avrebbe potuto aiutare la gente con maggior profitto. Cieco per gli ultimi sette anni della sua vita, morì nel 909 a St. Cirgues in Quercy e fu sepolto nel monastero da lui fondato ad Aurillac. Erano talmente numerosi i pellegrini che visitavano il sacrario del santo che la chiesa nel 962 dovette essere ricostruita. A parte due documenti ufficiali, la nostra conoscenza di Geraldo si basa su una Vita scritta intorno al 940 da S. Oddone abate di Cluny (18 nov.): largamente attendibile (anche perché è tra le prime a presentare la santità di un uomo privo di titoli ecclesiastici e neppure martire), essa offre anche un interessante ritratto del santo. B.T.A., infatti, la definiva «uno dei ritratti più freschi e affascinanti» dell'epoca e in essa sono riportati molti dei miracoli che hanno reso famoso Geraldo. Oddone avvertì evidentemente la necessità di giustificare alcuni aspetti della sua opera e scriveva nella prefazione: «Molti nutrono dubbi a proposito delle cose che si dicono sul beato Geraldo, mentre alcuni ritengono addirittura che queste siano senz'altro false e fantasiose». Egli però spiega subito perché Dio si servì. di Geraldo per compiere dei prodigi: «Sembra che la provvidenza divina compia questi miracoli nella nostra epoca e attraverso un uomo del nostro tempo, perché abbiamo dimenticato tutto quello che i santi dissero o fecero nel passato»; lo scopo dei miracoli è quindi di «restituire entusiasmo alla religione calpestata». Ma la Vita non riporta solo eventi prodigiosi: Oddone delinea l'immagine di un nobile che nel mondo rozzo in cui visse seppe esercitare un'influenza civilizzatrice: «I poveri e i maltrattati avevano libero accesso alla sua presenza, senza dover portare il benché minimo dono per raccomandare la propria causa». Come dice il moderno traduttore della Vita, l'immagine di Geraldo, che, accampatosi per la notte col suo seguito in uno dei viaggi verso Roma, dopo aver recitato le proprie preghiere, sta in piedi fuori dalla tenda a disposizione di chiunque volesse parlare con lui, «è davvero piacevole da contemplare». MARTIROLOGIO ROMANO. A Saint-Ciergues nella regione dell’Auvergne in Francia, san Gerardo, che, conte di Aurillac, con grande profitto per i suoi possedimenti condusse segretamente vita monastica sotto l’abito secolare, divenendo modello di riferimento per i potenti.