@Vitupero
I santi di oggi 10 luglio:
nome Sante Rufina e Seconda- titolo Vergini e Martiri di Roma- ricorrenza 10 luglio- Santuario principale Chiesa delle Sante Rufina e Seconda-Seconda Martire, santa (sec. III). Secondo un'antica passio, redatto intorno alla metà del secolo V, Seconda subì il martirio insieme alla sorella Rufina durante la violenta persecuzione al tempo di Valeriano e Gallieno sulla via Cornelia. La tradizione vuole che, fidanzate con due giovani cristiani divenuti apostati, Seconda e Rufina si votarono alla verginità, provocando la reazione dei due giovani che prima tentarono di indurle all'apostasia, poi le denunciarono: arrestate dal prefetto Giunio, furono torturate e martirizzate a Roma, al decimo miglio della via Cornelia, nella cosiddetta "silva nigra", che da allora fu chiamata "silva candida", Rufina venne decapitata, mentre Seconda fu bastonata a morte. I loro corpi abbandonati furono piamente recuperati e sepolti da una matrona romana di nome Plautilla, a cui le giovani martiri erano apparse in sogno, invitandola a convertirsi. Sul luogo della sepoltura papa Giulio I (341-353) fece erigere una basilica, di cui non è però rimasta traccia. MARTIRIOLOGIO ROMANO. a Roma le sante Vergini e Martiri Rufina e Secónda sorelle, le quali, nella persecuzione di Valeriàno e Gallièno, furono sottoposte ai tormenti, e da ultimo, l'una percossa nel capo colla spada, l'altra decapitata, volarono al cielo. I loro corpi si conservano col dovuto onore nella Basilica Lateranense, vicino al Battistero.
nome Sante Anatolia e Vittoria- titolo Martiri- Anatolia: ricorrenza 10 luglio- Santuario principale Santuario di Sant'Anatolia a Sant'Anatolia- Attributi palma del martirio, giglio, serpente- Patrona di Sant'Anatolia di Borgorose, Sant'Anatolia di Narco, Castel di Tora, Esanatoglia, Gerano- Vittoria: ricorrenza 15 maggio, 10 luglio, 23 dicembre-Santuario principale Monteleone Sabino, chiesa di Santa Vittoria- Patrona di Carsoli, Pisoniano, Santa Vittoria in Matenano, Sarroch- Queste due sorelle vissero vicino alla campagna sabina, a nord-est di Roma; il primo riferimento ad Anatolia è contenuto in un documento del tardo IV secolo che la descrive come fautrice di miracoli. Entrambe sono citate assieme nel Martirologio Geronimiano (metà del V secolo circa) alla data del 10 luglio. Una passio antica contiene resoconti stravaganti della loro resistenza alle domande dei persecutori e del martirio finale in quanto cristiane, che tuttavia non hanno fondamento e nessun valore storico; esistono prove che autorizzano a ritenere che le due sorelle subirono il martirio, ma non conosciamo i dettagli delle circostanze. La passio era conosciuta a Sant'Aldelmo (25 mag.; morto nel 709) che seguì l'esempio di Santa Vittoria nella sua opera De laude virginum. San Beda (25 mag.) lodava tutti i tre santi nel suo Martirologio, ma collocava Vittoria al 23 dicembre. La passio include un terzo martire, Sant'Audace, che si pensa Anatolia abbia liberato da un dragone. Le presunte reliquie di S. Vittoria furono trasferite nel 827 per proteggerle dalle incursioni saracene, e sono ancora venerate nella chiesa parrocchiale di Santa Vittoria a Monte Matenano. Si dice che quelle dei SS. Anatolia e Audace siano state portate a Subiaco verso la metà del X secolo, e una targa sotto l'altare nella basilica di Santa Scolastica segna il punto dove furono seppellite per la seconda volta. MARTIROLOGIO ROMANO. In Sabina nel Lazio, sante Anatolia e Vittoria, martiri.
nome Beati Emanuele Ruiz e compagni- titolo Martiri Francescani di Damasco- ricorrenza 10 luglio- Dopo la guerra di Crimea, al governo turco fu chiesto di trattare la questione cristiana più lealmente, perciò nel 1856 il sultano emise un decreto in cui dichiarava che tutti gli abitanti dell'impero turco dovevano essere trattati allo stesso modo in merito alla tassazione e all'impiego negli uffici pubblici, decisione che causò risentimento tra molti musulmani e che fu una delle cause del terribile massacro di cristiani che avvenne in Siria quattro anni dopo. In particolare, i drusi, un'antica setta musulmana siriana, si opposero all'espandersi del cristianesimo in zone tradizionalmente islamiche, e nella primavera del 1860 un certo numero di piccoli incidenti e attacchi da entrambe le parti condusse al conflitto aperto. I cristiani erano stati disarmati e furono incapaci di difendersi in modo appropriato, così i loro villaggi furono saccheggiati e migliaia di fedeli uccisi; inoltre le autorità turche sembrarono disposte a lasciar che la questione seguisse il suo corso. A Zahleh furono uccisi cinque sacerdoti gesuiti, e a Der alKamar l'abate del monastero cristiano maronita e i suoi venti monaci. Il 9 luglio i disordini raggiunsero Damasco, dove iniziò il massacro della numerosa popolazione cristiana. Il governatore della città non intervenne a fermare l'eccidio, il saccheggio e gli incendi, ma un emiro algerino, Abd el Khader, offrì rifugio a diverse centinaia di cristiani, siriani ed europei, che aveva salvato nei dintorni della città, e rischiò la vita rifiutando la richiesta della folla di consegnarli nelle sue mani. Una stima moderna afferma che ne morirono quasi quattordicimila in tutta la Siria, di cui duemila a Damasco; ci fu una protesta internazionale in merito a questo massacro, e centinaia di quelli che vi avevano preso parte furono giustiziati. Undici dei cristiani uccisi furono beatificati nel 1926: otto frati minori francescani e tre laici maroniti. Sette frati erano spagnoli: Emmanuel Ruiz, il guardiano, nato nel 1804, quando la folla irruppe nella sua casa la notte del 9 luglio, corse in chiesa per prendere il SS. Sacramento e quando gli fu ordinato di aderire all'islam sotto minaccia di morte, replicò: «Sono cristiano e morirò da cristiano» e così fu immediatamente assassinato all'altare. Gli altri spagnoli erano: Carmelo Volta, Nicanorc Ascanio, Pietro Soler; Nicola Alberga, Francesco Pinazo e Giovanni Giacomo Fcrna'ndez, questi ultimi entrambi fratelli laici. L'ottavo frate era austriaco, Engelberto Kolland, che riuscì quasi a scappare travestendosi da donna siriana, ma i suoi sandali francescani lo tradirono; rifiutò di apostatare e fu assassinato. Anche se la maggior parte del popolo laico che si rifugiava nel convento fu risparmiata o riuscì o fuggire, tre fratelli vennero assassinati: Francesco, Abdel-el-Mooti e Raffaele Massabki, chc non furono inclusi nella causa di beatificazione iniziata nel 1885 fino al 1926, ma un incartamento completo del loro caso è stato conservato dal vescovo maronita di Damasco, e ciò ha permesso che la loro causa fosse completata in meno di sei mesi. MARTIROLOGIO ROMANO. A Damasco in Siria, passione dei beati martiri Emanuele Ruíz, sacerdote, e compagni, sette dell’Ordine dei Frati Minori e tre fratelli fedeli della Chiesa Maronita, che, con l’inganno consegnati ai nemici da un traditore, furono sottoposti per la fede a varie torture e conclusero il loro martirio con una morte gloriosa.
nome Sant'Amalberga di Maubeuge- titolo Vedova e monaca- nascita VII secolo, Ardenne, Belgio- morte 770 circa, Maubeuge, Belgio- ricorrenza 10 luglio- Amalberga nacque nella regione delle Ardenne e in giovane età diventò monaca a Munsterbilzcn nell'attuale Belgio. Ricevette l'abito religioso da S. Villibrordo (7 nov.), l'apostolo dei frisoni, che morì nel 739. La leggenda racconta che era bellissima e che Pipino, re dei franchi, l'aveva chiesta in moglie per il figlio Carlo, il futuro Carlo Magno; la fanciulla tuttavia rifiutò sin da principio la questione, e si fratturò anche un braccio nel tentativo di resistere a Carlo che voleva trascinarla fuori dalla chiesa dove si era rifugiata. Morì nel 770 circa; un documento dell'870 afferma che le reliquie erano custodite dai monaci di S. Pietro a Gand, che nel 1073 le seppellirono solennemente nella chiesa dell'abbazia. Il suo culto è molto antico e abbastanza diffuso. È nata confusione tra Amalberga e altre due sante, una delle quali è venerata anche ai giorni nostri; la leggenda sostiene che diventò monaca dopo che suo marito il conte Witger entrò in monastero, e i loro tre figli furono anch'essi venerati come santi, ma di certo vi è solo il fatto che morì come monaca nel convento di Maubeuge verso la fine del vit secolo. Altra fonte di confusione fu l'esistenza di una certa S. Amalberga di Susteren, che diede origine alla tradizione di implorare S. Amalberga per la guarigione delle contusioni. MARTIROLOGIO ROMANO. A Tamise nelle Fiandre, nel territorio dell’odierno Belgio, sant’Amalberga, alla quale san Villibrordo impose il velo delle vergini consacrate.
nome San Canuto IV- titolo Re di Danimarca- nascita 1040 circa, Danimarca- morte 1086, Odense, Danimarca- ricorrenza 10 luglio, 19 gennaio messa tridentina- Canonizzazione 1101- Patrono di Danimarca- Questo Canuto (Cnud), figlio illegittimo di Sven Estridssen, nipote di re Canuto d'Inghilterra (1016-1035), divenne re di Danimarca nel 1080 e approvò un certo numero di leggi in supporto della neonata Chiesa danese, imponendo tributi per il sostentamento del clero, limitando il potere dei conti danesi c trasformando alcuni vescovi in potenti governanti temporali; inoltre costruì un certo numero di chiese e fece donazioni ai monasteri istituiti dai missionari inglesi. Considerava l'invasione normanna dell'Inghilterra come un'usurpazione e in diverse occasioni tentò di allentare la morsa di Guglielmo il Conquistatore sul paese, affinché Danimarca e Inghilterra potessero essere di nuovo unite. Nel 1069 o 1070 viaggiò con la flotta vichinga per aiutare i ribelli inglesi, e nel 1075 partecipò a un'incursione su York che faceva parte dell'invasione di re Sven, ma dovette ritirarsi quando il fronte inglese della rivolta fu sconfitto. Nel 1085 cominciò a preparare un'altra spedizione, ma dovette rinunciare quando il suo popolo, guidato dai conti che non erano d'accordo, si ribellò, a causa delle tasse e dei tributi pesanti che aveva imposto, e lo cinse d'assedio a Odense. Canuto si rifugiò nella chiesa di S. Albano e, dopo aver ricevuto la santa comunione, fu ucciso mentre era inginocchiato davanti all'altare, assieme a otto dei suoi seguaci. Uno storico moderno ritiene che l'anarchia in Scandinavia abbia salvato l'Inghilterra ancora una volta, e che «il calendario nordico si è arricchito di un altro santo incerto» (cfr. Barlow). Canuto è stato considerato tradizionalmente come un martire, ma non sembra che le circostanze della sua morte lo confermino, anche se i ribelli si stavano opponendo, almeno indirettamente, alle sue mosse politiche a favore della Chiesa. Il culto (approvato da papa Pasquale II nel 1101) nacque quasi immediatamente, inoltre si racconta che siano avvenuti alcuni miracoli sulla sua tomba. Il corpo fu custodito nella chiesa, dove si trova tuttora; Evesham, la casa madre di Odense, di solito celebrava la sua festa il 19 gennaio, anche se egli morì il 10 luglio 1086. MARTIROLOGIO ROMANO. A Odense in Danimarca, san Canuto, martire, che, re ardente di zelo, incrementò nel suo regno il culto divino, sovvenne alle condizioni del clero e, dopo aver fondato le Chiese di Lund e di Odense, fu infine ucciso da alcuni rivoltosi.