@Namskot

06/12/2022 alle 16:54

Laphroaig 10 anni

Laphroaig 10 anni

Lo Scotch single malt whisky Laphroaig 10 anni è un prodotto Islay doc, un distillato salato, affumicato e molto secco e sfacciato che non guarda in faccia a nessuno e ti prende a pugni in faccia con delle zaffate di torba assurde. Questo non significa che sia un whisky grossolano o sgarbato, anzi, al contrario, è disegnato con grande precisione e il passaggio da sale a fumo e toni medicinali ed erbacei sono aiutati da sapori e profumi legnosi di una certa eleganza che esaltano la rotondità biscottata del malto. Ma state attenti: non è un single malt per novizi o per chi adora le bombe di sherry ossidate in stile Macallan o Glenfarclas e neanche i whisky mielosi e docili, questo è tutto il contrario. È una creatura del mare che galoppa indomita, dotata di discreta profondità, considerato il prezzo molto economico, ma anche grandi contrasti, quindi se non avete il palato educato al distillato di Islay, meglio partire da qualcosa di più approcciabile. Se invece amate i whisky torbati, eterei e marini, allora questo Laphroaig 10 anni si candida come un buon whisky entry level, sotto i 40 euro, per pulizia e gusto. Non è pirotecnico, ma ha quel fascino semplice e pulito, spartano che ti fa apprezzare lo stile aggressivo Laphroaig.

Al naso si sente la furia e la tempesta di cristalli di sale a cui una densa nebbia di torba fa la corte. Il malto assumi profumi verdi di mela e pera, non aspettatevi scorci di decadenza mielosa, ma vaniglia, spezie, pepe, toni di cera e lampada a petrolio e tanti profumi di mare. Un filo di ossidazione c’è, ma è molto nascosta dalla marea di iodio.

Al palato ti aggredisce con grinta sapida, il sapore parte molto legnoso, tannico nel piglio, ma poi si distende ed emergono ancora il mare, le erbe, toni medicinali quasi muffati e quel sapore pungente di gomma e lacca che solo il Laphroaig riesce così abilmente ad imbottigliare. La struttura è buona, il calore accarezza con una ruvidità mai troppo abrasiva il palato, ma si muove ben articolato, mai sopraffatto dall’alcol. Non ha una grande profondità, anzi punta su quelle che sono le note imposte dallo spartito della distilleria, ma lo fa bene, senza fronzoli e sapete bene questa è la ricetta e non si cambia, sebbene abbia perso un po’ di carisma nel corso degli ultimi anni, concedendosi un filo di morbidezza in più. Finale legnoso e vanigliato di buona persistenza.

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3 commenti

@lapiemontesina

2 anni fa

io ce l’ho in salone, nessuno se lo beve mai però

+1 punto