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06/05/2024 alle 14:38

I santi di oggi 6 maggio:

I santi di oggi 6 maggio:

nome San Pietro Nolasco- titolo Fondatore dei Mercedari- nascita anno 1189, Carcassone (Francia)- morte 25 dicembre 1256, Barcellona- ricorrenza 6 maggio- S. Pietro Nolasco nacque da nobile famiglia a Recaud presso Carcassone in Francia l'anno 1189 e, fin da fanciullo si distinse per la singolare carità che aveva verso il prossimo. Si ebbe un presagio di queste virtù allorchè, piangendo ancor bambino nella culla, uno sciame d'api volò sopra di lui e costruì un favo di miele nella sua destra. Fu allevato nella casa paterna con molte cure, avendo perduto il padre in età di quindici anni, continuò a vivere sotto la direzione di sua madre, che non potè mai risolversi a rimaritarsi, decisa come era di consacrarsi alla cura del figliuolo ed al servizio di Dio. Pietro rimase per qualche tempo al servizio di Simone Conte di Montefort della Crociata contro gli Albigesi. Dopo la celebre battaglia di Muret, nella quale Pietro Re d'Aragona perdette la vita, il Conte, impietosito della sventura e della debolezza del giovane Jacopo rimasto suo prigioniero in età di sette anni, credette di non potergli prestare servizio migliore che dargli Pietro Nolasco per suo precettore. Santo soddisfece all'impegno nella maniera più perfetta. Il giovane re gli diede tutta la sua stima e confidenza, e Pietro se ne servì per riformare la Corte con la santità dei suoi costumi. La devozione alla Vergine e la carità verso i Cristiani fatti prigionieri sotto i Mori furono le due virtù caratteristiche del nostro Santo. Fondò l'Ordine di Santa Maria della Mercede per la redenzione degli schiavi (confermato poi ed approvato dalla Sede Apostolica), al quale, oltre i tre soliti voti di povertà, castità ed obbedienza, aggiunse il quarto d'impegnare cioè i beni ed anche le proprie persone, qualora fosse necessario, alla redenzione degli schiavi. Pietro stesso venne eletto Primo Generale di questo Ordine nuovo, che governò finchè visse con molta prudenza e rettitudine. Benedisse il Signore talmente questo novello istituto, che venivano ad abbracciarlo folle non solo di popolani, ma anche di nobili, che offrivano se stessi c i loro beni per la redenzione degli schiavi. Così fino dai primi anni ne fu riscattato un gran numero non solo nella Spagna, ma anche nell'Africa, dove San Pietro si recò più volte in persona con grandi stenti, fatiche e perfino pericoli della vita. La fama della sua santità giunse sino in Francia alle orecchie del Re S. Luigi, il quale desiderò di vedere e di abboccarsi con Pietro Nolasco. Questi pure bramava da parte sua di conoscere un principe di tanta virtù e singolare pietà: onde, presa l'occasione di un viaggio, che il Re S. Luigi fece nella Linguadoca, il Santo vi si recò per visitarlo, e dimorò qualche tempo presso di lui con estremo giubilo e contentezza del Santo Re, il quale gli comunicò il suo disegno di andare con un'armata in Levante a liberare quei cristiani dal barbaro giogo degli infedeli e lo invitò a tenergli compagnia. Accettò Pietro con immensa gioia quell'invito: ma ne fu impedito da una fastidiosa infermità che lo colpì e lo fece soffrire fino alla morte. S. Pietro rifulse meravigliosamente nella castità illibata, nell'umiltà, nell'astinenza e in ogni altra virtù. Celebre per il suo dono di profezia, predisse cose future, tra cui la più famosa fu, che il Re Giacomo avrebbe ripreso Valenza, occupata dai Mori. Era consolato da frequenti apparizioni dell'Angelo Custode e della Vergine Madre di Dio. Infine indebolito dalla vecchiaia, cadde malato e si ridusse in fin di vita. Dopo aver esortato i suoi confratelli alla carità verso gli schiavi, munito dei santi sacramenti, rese lo spirito a Dio a mezzanotte della vigilia della Natività del Signore l'anno 1250. Fu canonizzato da papa Urbano VIII nel 1628. Alessandro VII ordinò di celebrare la festa il 31 di gennaio e papa Pio XI la trasferì al 28 di gennaio e attualmente è commemorato nel martirologio romano il 6 maggio. PRATICA. Mandiamo un'offerta per la redenzione dei peccati. PREGHIERA. Santa Maria della Mercede pregate per noi. MARTIROLOGIO ROMANO. San Piétro Nolàsco Confessore, Fondatore dell'Ordine della beata Vergine Maria della Mercéde per la redenzione degli schiavi: si addormentò nel Signore il venticinque Dicembre.

nome San Domenico Savio- titolo Adolescente, allievo di San Giovanni Bosco- nascita 2 aprile 1842, Riva di Chieri, Torino- morte 9 marzo 1857, Mondonio, Asti- ricorrenza 9 marzo e 6 maggio- Figlio di modestissima gente, ma ricca di virtù cristiane, Domenico Savio nacque a Riva di Chieri in Piemonte, il 2 aprile 1842. Il fanciullo, dotato di indole mite e di vivace ingegno, fu ammesso, raro esempio per quei tempi, alla S. Comunione non ancora settenne. Confortato dal pane celeste, il fanciullo crebbe amato da tutti per la sia dolcezza ed il suo candore. La Divina Provvidenza dispose che un così eletto fiore fosse più sicuramente custodito, facendolo andare nell'oratorio che S. Giovanni Bosco aveva aperto a Torino. Quell'insigne educatore accolse con gioia il nostro Domenico così desideroso di farsi santo. In questa palestra di educazione cristiana adunque, dove Domenico Savio entrò nell'ottobre 1854, rifulsero in lui tutte le virtù del perfetto alunno. Osservante della disciplina ed attento nello studio, risplendeva in modo particolare per l'innocenza dei costumi. S'interessava del bene del prossimo con un ardore quasi incomprensibile in un tenero adolescente. Aiutava i compagni in tutto: consolava gli afflitti, correggeva fraternamente gli erranti, induceva con dolcezza i più negligenti ad accostarsi ai Ss. Sacramenti, sopportava con pazienza quelli che lo molestavano, rappacificava coloro che avevano bisticciato. Un giorno, alcuni volevano andare a fare un bagno con grave pericolo per l'anima e per il corpo. Domenico lo seppe e cercò di dissuaderli. Ma quando li vide decisi ad andare, disse loro risolutamente:<br /> - No, non voglio che andiate.<br /> - Noi non facciamo alcun male.<br /> - Voi disubbidite ai vostri superiori, vi esponete al pericolo di dare o di ricevere scandalo e di rimanere vittime dell'acqua: e questo non è un male?<br /> - Ma noi abbiamo un caldo che non ne possiamo più.<br /> - Se non potete più tollerare il caldo di questo mondo, potrete tollerare il caldo dell'inferno?<br /> - Ed i giovani cambiarono parere. La sua devozione era rivolta soprattutto alla SS. Eucaristia e alla Beata Vergine Maria. Il suo motto era: «La morte, ma non peccati». Contro l'aspettazione di tuffi, dopo pochi giorni di malattia, con una morte placidissima, rese l'innocente anima a Dio il 9 marzo 1857. «Oh che bella cosa che vedo mai!» (Domenico Savio in punto di morte). La sua festa ricorre il 9 marzo, il 6 maggio invece per la Famiglia Salesiana e le diocesi del Piemonte. PRATICA. La devozione a Gesù Eucaristico e alla Vergine Immacolata sia ben radicata nel vostro cuore PREGHIERA. Signore Iddio, che sei circondato in cielo dai gigli dei campi, concedi a noi tutti di conoscere la necessità dell'eterna salvezza. MARTIROLOGIO ROMANO. A Mondonio in Piemonte, san Domenico Savio, che, fin dalla fanciullezza di animo dolce e lieto, ancora adolescente percorse speditamente la via della cristiana perfezione.

nome Beata Anna Rosa Gattorno- titolo Religiosa- nome di battesimo Rosa Maria Benedetta- nascita 14 ottobre 1831, Genova- morte 6 maggio 1900, Roma- ricorrenza 6 maggio- Anna Rosa nacque in Genova il 14 Ottobre del 1831. Sin dai più teneri anni avvalorò la nobiltà dei natali, dedicando le doti singolarissime dell' ingegno e del cuore al culto delle più rare virtù. Esempio luminoso di figlia, di sposa, di madre cristiana, rimasta a 27 anni vedova, trasse dalla provvida sventura nuova luce di ispirazione religiosa e rivolgendo tutte le sue facoltà a un'opera di maternità più vasta, fondò l'Associazione delle Figlie di Sant'Anna, destinata a diffondere, nelle forme più eroiche di carità cristiana, l'amore di Dio e del prossimo. Dopo aver visto la sua opera spargersi, progredire e trionfare gloriosamente in ogni parte della terra, morì in odore di santità, il 6 Maggio del 1900. Il 27 Luglio del 1912 furono iniziati i Processi informativi per la causa di Beatificazione della Serva di Dio. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma, beata Anna Rosa Gattorno, religiosa, che, madre di famiglia, rimasta vedova, si consacrò interamente al Signore e al prossimo e istituì le Figlie di Sant’Anna Madre di Maria Immacolata, adoperandosi in tutti i modi per i malati, gli infermi e l’infanzia abbandonata, nel volto dei quali contemplava Cristo povero.

nome Santi Mariano e Giacomo- titolo Martiri di Lambesa- ricorrenza 6 maggio- Mariano e Giacomo, martiri della Numidia in Africa del Nord, sono di particolare interesse perché i documenti che descrivono la loro morte sono autentici, e perché non erano né preti né vescovi ma, rispettivamente, lettore e diacono. Soffrirono la persecuzione sotto Valeriano, poco dopo il più famoso S. Cipriano di Cartagine (16 set.); i loro Atti erano conosciuti da S. Agostino che ne fece uso nel Sermone 284. Il luogo della loro condanna fu Cirta Giulia (più tardi ribattezzata Costantina), mentre quello del loro martirio è l'attuale città di Tazoult in Algeria. In seguito le loro reliquie furono traslate a Gubbio, dove nel 1350 circa Guido Palmerucci dipinse un pregevole ciclo di scene delle loro vite (queste opere sono adesso nel museo di Nancy). Alla pari di altre persecuzioni avvenute nell'impero romano, quella di Valeriano fu sporadica e locale, ma assai dura nei luoghi e per il tempo in cui si svolse. L'autore degli Acta era un compagno dei martiri che però sfuggì alla morte. Lo scrittore ci parla di una visita dei vescovi Agapio e Secondino, entrambi della Numidia, a una fattoria chiamata Mugnae, dove incontrarono e incoraggiarono Mariano e Giacomo. Partiti i due presuli (che sarebbero stati uccisi poco dopo), un gran numero di soldati circondò la fattoria e operò molti arresti. Mariano e Giacomo confessarono apertamente la loro fede durante l'interrogatorio e furono imprigionati dopo aver subìto la tortura dell'ambio. Durante la prigionia ebbero diverse visioni, raccontate negli Acta, senza dubbio lette nelle riunioni dei credenti come parti della narrazione del loro martirio e strettamente paragonabili a quello delle sante Perpetua e Felicita, martirizzate a Cartagine nel 203 (7 mar.). Il vescovo Agapio, che aveva appena patito il martirio con due ragazze che aveva sotto tutela, apparve in visione a Giacomo dicendogli che il giorno dopo avrebbero gioito insieme nel banchetto celeste. La mattina seguente i cristiani furono portati lungo il corso di un fiume che aveva su entrambe le sponde argini così alti da sembrare un anfiteatro; furono tutti allineati, bendati e decapitati con la spada. La madre di Mariano, Maria, era presente al martirio del figlio e gioì per il suo trionfo. Con la loro morte, dice l'autore degli Acta, furono «alla fine restituiti ai patriarchi nella gloria e liberati dai dolori di questo mondo». I loro corpi vennero gettati nel fiume Rummel: in quel luogo un'antica iscrizione ricorda il loro martirio. MARTIROLOGIO ROMANO. A Lambèse in Numidia, nell’odierna Algeria, santi martiri Mariano, lettore, e Giacomo, diacono: il primo aveva già da tempo superato indenne le vessazioni della persecuzione di Decio per aver confessato la fede in Cristo; nuovamente arrestato insieme al dilettissimo compagno, entrambi, dopo crudeli supplizi, confortati dalla grazia divina, morirono insieme a molti altri trafitti con la spada.

nome Beata Jutta (Giuditta) di Sangerhausen- titolo Vedova- nascita Sangerhausen, Germania- morte 6 maggio 1255, Kulmsee, Prussia- ricorrenza 6 maggio- Jutta, sorella del conte Maginardo di Spanheim, visse reclusa in una casetta vicino al monastero fondato da S. Disibodo (8 lug.) a Disibodenberg; era una "nobildonna" cui fu affidata S. Ildegarda di Bingen (17 set.) ancora bambina. Fu Jutta a insegnarle per prima a studiare il latino e a leggere, e a incoraggiarla a coltivare il suo amore per la musica. Altri discepoli la raggiunsero, formando una congregazione che osservava la regola benedettina, e Jutta fu eletta priora per circa vent'anni. Ildegarda, che le successe, disse di lei: «Questa donna traboccava della grazia di Dio, come un fiume cui affluiscono diversi ruscelli. La veglia, il digiuno e altre penitenze non diedero requie al suo corpo, fino al giorno in cui una morte felice la liberò da questa vita mortale». Le reliquie attrassero folle di pellegrini a Disibodenberg e la paura di perderli fu una delle ragioni dell'opposizione dei monaci al trasferimento della congregazione a Bingen, da parte di Ildegarda.

nome Beato Bartolomeo Pucci-Franceschi- titolo Sacerdote francescano- nome di battesimo Bartolomeo Pucci-Franceschi- nascita seconda metà del XIII secolo, Montepulciano- morte 6 maggio 1330, Montepulciano- ricorrenza 6 maggio- Nacque a Montepulciano nella seconda metà del XIII secolo. Di famiglia nobile, sposò la figlia del Capitano Tommaso del Pecora, Millia, da cui ebbe quattro figli. Nel 1290, quando i figli raggiunsero la maggiore età, Bartolomeo poté abbracciare la vocazione religiosa entrando nell'Ordine dei Minori del convento cittadino di San Francesco. Da ricco si fece povero, per amore di Cristo, e se molti lo ammiravano dovette però sopportare il disprezzo di quanti lo consideravano un pazzo. L'umile francescano condusse il resto della sua esistenza tra preghiere, visioni della Madonna e degli angeli. Considerato dai suoi concittadini un'anima eletta, operò, ancora in vita, alcuni miracoli. Fra Bartolomeo morì, molto anziano, il 6 maggio 1330 a Montepulciano e fu sepolto nella chiesa del convento. Le reliquie furono poi trasferite, nel 1930, nella chiesa di Sant'Agostino. Il 24 giugno 1880 Leone XIII ne confermò il culto ab immemorabili. L'esempio del beato Bartolomeo è singolare, conciliò infatti durante la ma vita le diverse vocazioni dell'uomo: di sposo, di genitore e di religioso consacrato a Dio. MARTIROLOGIO ROMANO. A Montepulciano in Toscana, beato Bartolomeo Pucci-Franceschi, sacerdote dell’Ordine dei Minori, che, lasciati per amore di Dio la moglie, i figli e tutti i suoi beni, si fece poverello di Cristo.

nome Beata Caterina Troiani- titolo Fondatrice- nome di battesimo Costanza Troiani- nascita 19 gennaio 1813, Giuliano di Roma, Frosinone- morte 6 maggio 1887, Al Cairo, Egitto- ricorrenza 6 maggio- Costanza Troiani, nata a Giuliano di Roma, studiò presso le suore francescane di Ferentino, entrando poi nel loro noviziato nel 1829 e facendo la professione solenne l'anno dopo. Sentiva dentro di sé un forte desiderio di essere missionaria e diffondere il regno di Dio nel mondo islamico, soprattutto in Egitto. Desiderava aprire là una scuola con l'aiuto delle suore francescane. Partì per il Cairo nel 1859 tra la simpatia generale, ma dovette ben presto affrontare molte difficoltà, compreso il rifiuto della comunità ad aiutarla ulteriormente; ciò condusse a fare del convento del Cairo la casa madre della nuova congregazione delle Suore Francescane Missionarie d'Egitto, di cui Maria Caterina fu la superiora. Con il passare degli anni il suo entusiasmo non si affievolì: le sue iniziative in Egitto portarono frutto in Palestina e in altri paesi, con la diffusione degli ideali della congregazione (che raggiunse il numero di 1250 suore nel 1975). Maria Caterina era molto devota a S. Giuseppe, patrono della buona morte. Morì il 6 maggio 1887; la sua causa fu introdotta nel 1944, e fu beatificata da Giovanni Paolo II nel 1985. MARTIROLOGIO ROMANO. Al Cairo in Egitto, beata Maria Caterina Troiani, vergine del Terz’Ordine di San Francesco, che, mandata dall’Italia in Egitto, vi fondò la nuova famiglia delle Suore Francescane Missionarie.

nome Beato Francesco de Montmorency-Laval- titolo Vescovo di Québec- nome di battesimo François-Xavier de Montmorency-Laval- nascita 30 aprile 1623, Montigny-sur-Aube, Chartres- morte 6 maggio 1708, Québec, Canada- ricorrenza 6 maggio- Nato a Montigny-sur-Aube (nel dipartimento dell'Eure) Francesco Montmorency-Laval era membro di una delle più importanti famiglie di Francia. Studiò al collegio gesuita di La Flèche, ricevette la tonsura all'età di dodici anni, e fu chiamato a far parte dei canonici di Evreux dal vescovo di quella diocesi, che era suo zio. Desiderando diventare prete entrò nel collegio di Clermont a Parigi, ma nel 1645 dovette interrompere gli studi per prendersi cura degli affari della famiglia dopo la morte dei due fratelli più anziani. Francesco non fece eccezione a quanto spesso accadeva in Francia nel xvii secolo: i chierici di nobile famiglia erano destinati ad alti incarichi. Ordinato prete nel 1647 fu subito nominato arcidiacono di Evreux. Non era ancora trentenne quando intraprese diversi viaggi per adempiere il compito di visitatore della diocesi, con un programma di visite che interruppe solo quando, all'età di trent'anni, fu nominato vicario apostolico del Tonchino (Indocina, l'attuale Vietnam); non poté fissarvi la residenza per le difficoltà causate sia dalla distanza che dalle guerre; una volta ancora la cura per i nipoti gli fece interrompere la carriera ecclesiastica. Nel 1654 diede le dimissioni perché il Tonchino gli rimaneva inaccessibile e si ritirò per quattro anni nell'Eremitaggio di Caen, una scuola di spiritualità diretta da Jean de Bernières. Nel 1658 papa Alessandro VII lo nominò vicario apostolico della Nuova Francia; egli raggiunse il Canada nel maggio 1659 e il Quebec il mese dopo. Là dimostrò il suo attaccamento alla Chiesa, venendo seriamente messo alla prova dalle condizioni "pionieristiche" del Canada, ben lontane dalla sicura prosperità della Francia. Per i rimanenti trent'anni della sua vita fu attivo in modo prodigioso, fondando molte parrocchie, lottando contro la spogliazione degli indigeni operata dai mercanti e opponendosi al gallicanesimo dei governatori. Durante una visita in Francia, nel 1662, ottenne da Luigi XIV molti privilegi per la Chiesa canadese. Di ritorno nel Quebec nello stesso anno fondò un seminario; circa dieci anni dopo venne eretta la sede del Quebec e Francesco fu nominato suo primo vescovo (1674). Gli rimanevano dieci anni di attivo episcopato, ma l'età e una salute malferma (e molto probabilmente anche l'eccessivo carico di lavoro) gli presentarono il conto spingendolo a rassegnare le dimissioni dalla sede episcopale. Trascorse i suoi ultimi anni nel seminario da lui fondato. Mori all'età di ottantacinque anni. Il processo diocesano o ordinario fu iniziato nel 1878, mentre quello apostolico nel 1890. Nel 1960 fu emesso il decreto sulle virtù eroiche e fu beatificato nel 1980. MARTIROLOGIO ROMANO. A Québec in Canada, beato Francesco de Montmorency-Laval, vescovo, che istituì in questa città la sede episcopale e per circa cinquant’anni si dedicò con tutto se stesso a consolidare e accrescere la Chiesa in un’ampia area dell’America settentrionale fino al golfo del Messico.

nome Sant'Edberto di Lindisfarne- titolo Vescovo- nascita VII secolo, Lindisfarne, Inghilterra- morte 6 maggio 698, Lindisfarne, Inghilterra- ricorrenza 6 maggio- Tutte le notizie in nostro possesso riguardanti Edberto ci vengono dalla Storia Ecclesiastica del Venerabile Beda. Edbertc) era uno studioso di Sacra Scrittura che però non ha lasciato opere scritte. Era molto generoso con i poveri e dava loro un decimo del bestiame, del grano e della frutta. Queste elemosine non gli impedirono di rifare il tetto della grande chiesa in legno di Lindisfarne, eretta da S. Finan circa quarant'anni prima (v. 17 feb.). Edberto fu l'immediato successore di S. Cutberto (20 mar.) e fu consacrato vescovo nel 688. Beda sottolinea questa connessione e riferisce che Edberto autorizzò l'esame del corpo di Cutberto nel 698, trovandolo all'apertura della bara inaspettatamente incorrotto; egli dunque ne autorizzò la traslazione in un sarcofago della chiesa, un atto equivalente all'odierna canonizzazione. Come Cutberto anche Edberto amava ritirarsi in un'isola due volte all'anno per quaranta giorni di solitudine e preghiera; quella scelta era probabilmente la piccola isola chiamata S. Cutberto, poco distante da Lindisfarne. Subito dopo la traslazione di Cutberto, Edberto cadde malato e chiese di essere sepolto nella primitiva tomba di Cutberto, posta fuori della chiesa. Il suo desiderio fu esaudito. Le reliquie di Edberto condivisero i molti trasferimenti di quelle di Cutberto nel 875 e anche dopo, finché entrambe trovarono riposo a Durham. MARTIROLOGIO ROMANO. A Lindisfarne in Northumbria, nell’odierna Inghilterra, sant’Edberto, vescovo, che succedette a san Cutberto e rifulse per la conoscenza delle Scritture, l’osservanza dei precetti divini e soprattutto la generosità nelle elemosine.

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