@Carlous_Rex
La Seconda Guerra Punica Episodio 2: " In Iberia scoppia la guerra"
Annibale decise di muovere guerra a Sagunto, città alleata di Roma a sud del fiume Ebro. Secondo un vecchio trattato stipulato da Asdrubale Maior, a Cartagine era concesso di espandersi non oltre il fiume Ebro, ma Sagunto era la principale alleata romana della regione. Roma venne colta impreparata: in quel momento giungeva al termine la seconda guerra illirica e i romani non erano proprio pronti a una grande guerra in Spagna. Perciò, dopo qualche mese di temporeggiamento, venne mandata una delegazione di senatori al senato cartaginese per chiedere di consegnare Annibale e i suoi uomini, altrimenti sarebbe stata guerra. Tra i senatori romani vi erano due che sarebbero stati tra i principali protagonisti della guerra contro Cartagine: Quintus Fabius Maximus Verrucosus e Lucius Aemilius Paulus (che da ora in avanti chiameremo Fabius e Aemilius). Il sento cartaginese rifiutò e così scoppio la seconda guerra punica.
(L'assedio di Sagunto)<br /> <br /> Sagunto cadde verso la fine del 219. L'anno successivo Roma dichiarò ufficialmente guerra e conquistò Malta. In quell'anno i due consoli erano Publius Cornelius Scipio (padre dell'Africano) e Sempronius. A Publius spettava l'incarico di attaccare Annibale in Spagna mentre Sempronius progettava la sbarco in Africa. Annibale lasciò ad Asdrubale e Giscone il contro della Spagna e con un maestoso esercito di 80 mila fanti, 10 mila cavalieri e 37 elefanti da guerra iniziò una lunga, ma veloce, marcia per sorprendere i romani: oltrepassò l'Ebro e i Pirenei vincendo numerose battaglie contro i popoli iberici e gallici, seppur perdendo molti uomini, arrivando presso il fiume Rodano, nel Sud dell'attuale Francia. Quando a Publius gli giunse questa notizia era a Massalia, l'attuale Marsiglia, città di origine greca ed alleata dei romani. Il console decise di aspettare che Annibale attraversasse il fiume per poi affrontarlo in battaglia, ma ciò non accadde. Ma prima di spiegarne il motivo, permettetemi di introdurvi una giovane coppia di amici che segnerà il destino di Roma per sempre: Scipione, non ancora "l'Africano", e Laelius.
(In rosso il territorio romano, in verde paludoso quello cartaginese)<br /> <br /> All'epoca Scipione aveva solo 17 anni, come Laelius , ed era figlio del console. Membro della gens Cornelia, Scipione era un membro di una delle famiglie patrizie più importanti della Repubblica, ma non si poteva dire lo stesso per Laelius, un umile plebeo. Nonostante quest'enorme differenza, i due erano amici fin dall'infanzia e la guerra non farà altro che rinforzare il loro legame. In quel momento entrambi erano soldati del corpo di spedizione del padre di Scipione. Ritornando a Publius, egli si accorse dopo qualche giorno che qualcosa non andava per il verso giusto: Annibale non aveva ancora attraversato il fiume ma alcune truppe di ricognizione romana avevano trovato dei cadaveri di galli ad est del Rodano. Publius decise di dirigersi verso la riva Est del fiume, ma più di una domanda invadeva la mente del console: per attaccare l'Italia da Nord vi era solo una via percorribile, ovvero passare da Massalia e attraversare il litorale del Mar Ligure, dunque perché Annibale non si era ancora diretto verso la città alleata dei romani? Inoltre, dopo aver affrontato tante battaglie contro i galli, un eventuale scontro con Publius sarebbe stato mortale per l'esercito di Annibale, dato che se pur avesse vinto le perdite sarebbero state troppo alte per penetrare in Italia; c'era qualcosa che non quadrava. Dopo aver risalito in parte il Rodano i romani trovarono l'accampamento dei Cartaginesi abbandonato ed altri cadaveri di galli stesi per terra. A questo punto la situazione diventava sempre più confusionaria per Publius, che aveva compreso che i cartaginesi avevano già da tempo attraversato il Rodano ma non puntavano a Massalia. Il console pensò che Annibale voleva attirarli in una trappola, perciò chiese aiuto a un villaggio di Volci, popolo della Gallia, affinché potesse apprendere quanto fosse accaduto in quei giorni. Ciò che le sue orecchie sentirono lo fecero tremare.
(Il Rodano e i suoi affluenti)<br /> <br /> Annibale, guidato da alcuni galli della tribù dei Boii, stava risalendo il Rodano per andare verso Nord. Qualche giorno prima c'era stata una rivolta dei Boii a Placentia, la moderna Piacenza, contro i coloni romani da poco insediati: Publius capì che dietro a quell'evento vi era Annibale che si era alleato con loro per sconfiggere Roma. Ma questa non era la notizia più scioccante: Annibale voleva attaccare l'Italia dal Nord, passando per le Alpi! Il console romano non sapeva che fare, non poteva credere che il condottiero cartaginese era capace di questa grande impresa, ma quando si accorse che questa era l'unica via percorribile rimasta per il suo nemico, decise che sarebbe ritornato in Italia per aspettarlo. Dunque affidò parte delle sue truppe a suo fratello, gli diede l'ordine di marciare verso la Spagna mentre lui sarebbe tornato in Italia via mare insieme a un esiguo numero di soldati, tra cui Scipione e Laelius. Sempronius dovette abbandonare qualsiasi tentativo di sbarco in Africa per proteggere la penisola da Annibale: all'inizio i romani credevano che la guerra si sarebbe svolta in Spagna e in Africa, ma nel giro di pochi mesi il figlio di Amilcare aveva già spostato gli equilibri. Verso la fine di ottobre Publius, che era a Placentia, ricevette la notizia da alcuni galli alleati che Annibale stava incontrando difficoltà nelle Alpi: egli aveva iniziato la sua lunga marcia in Iberia con all'incirca 100 mila truppe, ma adesso gliene rimanevano solo 30 mila, oltre ai 10 mila boii alleatisi con lui. Il console romano pensò che, nonostante il condottiero cartaginese fosse molto abile, questa impresa si era dimostrata troppa anche per uno come lui: si sbagliava di grosso. Un giorno di metà novembre, mentre guidava un gruppo di ricognizione di 4000 mila truppe presso il fiume Ticino, vide da lontano della povere alzarsi: lui era arrivato.<br /> <br />
(Annibale attraversa le Alpi) <br /> <br /> Annibale si trovava al centro di un piccolo battaglione di 6 mila truppe, di fatto aveva la superiorità numerica. Mentre Publius era rimasto sorpreso dalla sua presenza, lui fece segno alla sua fanteria di attaccare il nemico romano. Annibale stesso attaccò la fanteria romana, ma tramite il suo cavallo. Il console romano fece cenno alla sua cavalleria di rimanere ferma, dato che dopo un vantaggio iniziale i cartaginesi stavano trovando difficoltà. Ma Publius notò che i galli all'interno dell'esercito romano non riuscivano a scalfire Annibale; mentre si chiedeva come ciò fosse possibile, ordinò ai suoi uomini di avanzare verso il centro per catturare il condottiero punico, ma in quel momento, sia da destra che da sinistra, apparve la cavalleria numidica. La trappola di Annibale venne rivelata: egli si era messo al centro della fanteria per catturare l'attenzione dei romani e spingergli ad abbassare la guardia, mentre la cavalleria numidica si preparava a circondarli. Una volta accerchiati, Annibale lasciò il campo per godersi lo spettacolo, di cui lui era l'artefice. Publius ordinò ai cavalieri di scendere in campo direttamente e affrontare il nemico. Nonostante la cavalleria numidica era superiore, riuscirono a creare una via per scappare e mettersi in salvo, ma nel mentre Publius cadde dal suo cavallo poiché il suo braccio sinistro era rimasto ferito da una lancia. Nel momento più buio ecco dal nulla arrivare Scipione che prese suo padre e lo mise a cavallo con lui, ordinando la ritirata generale. Scipione era riuscito a mettere in salvo la vita del console ma tutti i galli facenti parte del corpo di ricognizione romano gettarono le armi e si schierarono con Annibale.
(Dipinto raffigurante Scipione mentre salva la vita a suo padre)<br /> <br /> Annibale aveva vinto: non solo aveva umiliato i romani, ma con questa vittoria tutte le popolazioni galliche che fino ad adesso erano rimaste neutrali si schierarono con lui. Roma doveva affrontare un nemico potente, dotato di enorme intelletto e di un esercito furioso.