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06/02/2024 alle 09:59

I santi di oggi 6 febbraio:

I santi di oggi 6 febbraio:

nome San Paolo Miki e compagni- titolo Martiri- nome di battesimo Paolo Miki- nascita 1556 circa, Kyoto, Giappone-morte 5 febbraio 1597, Nagasaki, Giappone- ricorrenza 6 febbraio-Beatificazione 14 settembre 1627 da papa Urbano VIII- Canonizzazione 8 giugno 1862 da papa Pio IX- Attributi palma del martirio- Paolo Miki è il primo martire giapponese, o meglio il primo giapponese caduto martire per la propria fede cristiana. Va chiarito infatti che non si tratta di un missionario caduto in Giappone, ma di un cristiano del Giappone, esemplare nella vita ed esemplare soprattutto nella morte. La sua vita del resto fu molto semplice, lineare. Egli appartenne allo stuolo, veramente imponente, dei primi convertiti giapponesi dopo il più antico tentativo di evangelizzazione di quel lontanissimo paese, legato, come si sa, alla storia e alla gloria del grande San Francesco Saverio. Francesco Saverio era stato in Giappone verso il 1550, e vi aveva gettato i primi fertili semi dell'apostolato cristiano. Dopo di lui, l'opera venne proseguita dai suoi confratelli della Compagnia di Gesù, con successo davvero sorprendente, se si pensa alle difficoltà di quell'ambiente e di quella mentalità così diversa dall'occidentale, e anche alla complicatissima lingua giapponese.

Meno di trent'anni dopo, nel 1587, si contavano in Giappone più di duecentomila cristiani. Uno di questi era il giovane Paolo Miki, nato a Kioto - la capitale dell'arte e della cultura nel paese del Sol Levante- nel 1556. Battezzato a cinque anni, Paolo Miki era entrato ventenne nel seminario dei Gesuiti, ad Anzuciana. Presto era diventato novizio nella Compagnia, aggregandosi poi, con i voti solenni, al manipolo dei seguaci di Sant'Ignazio. Per lui, giapponese di lingua e di cultura, lo studio del latino fu, comprensibilmente, irto di difficoltà. In compenso divenne un ottimo conoscitore delle dottrine e delle usanze buddiste, e ciò gli permise di sostenere utilmente le discussioni con i dotti del luogo, ottenendo numerose conversioni. Il Padre Miki, gesuita giapponese, fu infatti ottimo e suadente predicatore. Venne considerato il migliore del proprio tempo, e fu scritto di lui che «mostrava il suo zelo più con i sentimenti affettuosi che con le parole».

Fino al 1590, i missionari cristiani furono circondati, in Giappone, da un clima di tolleranza e spesso di benevolenza. Ma improvvisamente, per diversi e complessi motivi, lo shagun Taicosama decretò l'espulsione dai suoi stati dei missionari gesuiti. Gran parte dei religiosi restò, nascondendosi e proseguendo la loro opera di apostolato in modo semiclandestino. Ma l'arrivo di nuovi missionari e il loro troppo clamoroso preselitismo urtò Taicosama il quale, nel 1596, decretò l'arresto di tutti i missionari. Paolo Miki venne catturato ad Osaka, con due compagni. Trasferito in carcere a Meaco, vi trovò altri cristiani e missionari, ventisei in tutto: 6 francescani, 3 gesuiti giapponesi e 17 laici giapponesi, tra i quali due ragazzi di 11 e 13 anni. Subirono tutti raffinate e umilianti torture, tra le quali il taglio dell'orecchio sinistro, e l'esposizione allo scherno della popolazione. I persecutori tentarono anche di farli rinnegare, ma nessuno dei ventisei disertò. Finalmente, il 5 febbraio 1597, vennero messi a morte su una collina presso Nagasaki, chiamata poi «la santa collina». Legati con funi sulle croci, vennero trafitti da due lance incrociate, trapassanti il cuore. Il ragazzo di 13 anni intonò, sulla croce, l'inno Laudate pueri Dominum; Paolo Miki, prima di morire, parlò un'ultima volta con eloquenza divinamente ispirata, perdonando i propri carnefici. Sulla croce eretta sopra la collina di Nagasaki, il primo martire giapponese apparve veramente come un vessillo, non di sconfitta, ma di perenne vittoria. MARTIROLOGIO ROMANO. A Nagasaki, in Giappone, la passione di ventisei Martiri, dei quali tre Sacerdoti, uno Chierico e due laici dell'Ordine dei Minori, altri tre, fra i quali uno Chierico, della Compagnia di Gesù, e diciassette appartenenti al Terz'Ordine di san Francésco, i quali tutti per la fede cattolica messi in croce, e trapassati a colpi di lancia, lodando il Signore e predicando la medesima fede, morirono gloriosamente, e dal Sommo Pontefice Pio nono furono ascritti nel catalogo dei Santi.

nome Santa Dorotea- titolo Vergine e martire- nascita III Secolo, Cesarea di Cappadocia- morte 311, Cesarea Mazaca- ricorrenza 6 febbraio-Santuario principale Chiesa di Santa Dorotea- Attributi cesto di fiori e frutta, palma- Patrona di Pescia, giardinieri, fiorai, birrai e giovani sposi- Dorotea ebbe in Cesarea di Cappadocia i suoi natali ed era si santa e si leggiadra che l'ammiravano persino i pagani. I fedeli la chiamavano la sposa di Cristo, vedendola rimandare tanti richiedenti.<br /> Sgraziatamente la sua fama arrivò all'orecchio di Fabrizio governatore del paese, che avutola a sé, presse a smuoverla dalla sua fede con carezze e minacce. Ma l'ingenua quasi confondeva il giudice a cui convenne perciò costringerla a trattarsi se voleva salva la vita. No, diceva la santa, voglio dar la vita per quello sposo divino che mi ha redenta col sangue. Sulle prime Fabrizio ebbe compassione di tanto coraggio e bellezza, e la diede nelle mani di due rinnegate Crista e Callista perchè la pervertissero. Ma Dorotea finì invece a confondere e poscia a convertire quelle infelici, onde adirato il Preside condannava le due ravvedute al supplizio. Eravi presente Dorotea, ma né perciò impaurita le incoraggiava al martirio. E allora Fabrizio la metteva alla tortura, la flagellava e le abbruciava i fianchi con fiaccole. E Dorotea era sempre serena. Infine fu condannata alla decapitazione, ma Dorotea morendo guadagnava a Cristo un'altr'anima. Certo giovane dottore di nome Teofilo sentendola dire che andava a nozze, le chiese per scherzo dei fiori e dei frutti del giardino del suo sposto. Glieli promise la santa, e appena morta fu presentata da un angelo un canestrino al beffardo, che tocco dal miracolo diede egli pure la vita per la fede. MARTIROLOGIO ROMANO. A Cesarea in Cappadocia, nell’odierna Turchia, santi martiri Dorotea, vergine, e Teofilo, maestro di scuola.<br />

nome Sant'Amando di Maastricht- titolo Vescovo- nascita 584 circa, Nantes- <br /> Consacrato vescovo 617- morte 679 circa, Elnon- ricorrenza 6 febbraio- Attributi Serpente- Patrono di Birrai e mercanti di vino- Incarichi ricoperti<br /> Vescovo della diocesi di Liegi e della diocesi di Maastricht- Amando è una grande figura missionaria della Gallia merovingia e dei Paesi Bassi ed è noto come "l'apostolo delle Fiandre". Le testimonianze contemporanee sulla sua vita sono scarse; essa è invece presentata da Vite illustrate dell'xi e del xii secolo, che determinarono nel Medio Evo lo sviluppo di un importante culto del santo. Il suo testamento si conserva in una forma sostanzialmente originale, mentre la Vita Amandi, attribuita al suo discepolo Baudemondo di Elnon, è stata ampliata e rielaborata a metà del IX secolo dal monaco-poeta Milone, responsabile dello scrittorio di Elnon e membro del gruppo di scrittori carolingi incaricati di diffondere le Vite e di autenticare il culto dei personaggi celebri della storia franca. Fu tuttavia la versione di Baudemondo a fornire la base per le Vite dell'xi e del XII secolo, di recente oggetto di un pregnante studio da parte di Barbara Abou ElHaj. Nato nel distretto Poitou dell'Aquitania intorno al 584, a vent'anni Amando si ritirò in un piccolo monastero sull'isola di Yeu, a nord ovest di La Rochelle. Trasferitosi quindi a Tours, dopo aver resistito alle pressioni del padre che voleva riportarlo a casa, fu li ordinato. Spostatosi quindi a oriente verso Bourges, trascorse circa quindici anni in una cella annessa alla cattedrale sotto la direzione del vescovo S. Austregisilo (20 mag.). Si recò poi in pellegrinaggio a Roma e al suo ritorno in Francia fu consacrato vescovo senza sede fissa, con l'incarico generico di predicare la fede cristiana alle popolazioni pagane. Queste si estendevano fino alle regioni corrispondenti alle attuali Fiandre e alla Francia settentrionale e fu in quell'area che Amando diresse i propri sforzi apostolici. Il re Dagoberto I (t 639) aveva inizialmente sostenuto la missione di Amando, ma quando costui senza esitazione lo rimproverò per la vita dissoluta da lui condotta, lo bandì dal regno. Alla nascita del figlio Sigeberto, però, il re cambiò opinione e desiderando che Sigeberto fosse battezzato dall'uomo più santo del paese — che era chiaramente Amando — lo fece richiamare, cosicché fu il santo a battezzare il ragazzo con gran pompa e cerimonia a Orléans. Succeduto poi sul trono al padre, Sigeberto viene venerato come santo (1 feb.). Amando poté continuare la sua missione, fondando monasteri a Elnon, presso Tournai (ora Saint-Amand-les-Eaux), in un'area concessa da Dagoberto, che divenne il suo quartier generale, e a Gand, dove si deve a lui la fondazione di S. Pietro (probabilmente non quella di S. Bavone). A Elnon fece edificare due chiese all'intemo della proprietà monastica, una dedicata a S. Pietro e l'altra a S. Andrea. Inoltre, insieme alla B. Itta, moglie di Pipino di Landen, e alla loro figlia S. Gertrude di Nivelles (17 mar at. t) fondò il monastero femminile di Nivelles. Gli possono essere tre tre o quattro fondazioni per monache e per questo è ricono sciuto come padre del monachesimo belga e principale evangelizzatore del paese. Alcuni studiosi sostengono che fu nominato vescovo di Maastricht nel 646, incarico da cui si sarebbe dimesso molti anni dopo, ma questo pare dubbio e potrebbe piuttosto essere frutto di quella tendenza dell'agiografia medievale ad associare i trasferimenti abbaziali con quelli episcopali. Amando trascorreva la maggior parte del tempo dedicandosi alle sue missioni e operando a partire da centri monastici: egli appartiene a «un significativo gruppo di persone che appoggiate da re come Dagoberto, avevano il compito di fondare monasteri, che avrebbero poi retto come abati, al fine di estendere e stabilizzare le zone di frontiera e di aumentare la terra coltivabile, strumenti utili ai franchi per estendere il territorio del loro regno» (Abou ElHai). Trascorse gli ultimi quattro anni della sua vita come abate di Elnon. Nella Vita più antica vi sono pochi dettagli riguardanti la morte di Amando; al tempo in cui Milone scriveva, era noto che la cappella di San Pietro all'interno del monastero era presto diventata troppo piccola per il culto e che sedici anni dopo la morte il corpo dcl santo era stato traslato in una nuova chiesa a lui consacrata. Milone sosteneva inoltre che questa cerimonia era stata presieduta da S. Eligio, il celebre fabbro, che in realtà morì parecchi anni prima di Amando. Nel XII secolo si diceva che egli fosse morto davanti all'altare della Vergine nella chiesa di Sant'Andrea e che fosse stato seppellito in quella di San Pietro. Nell'882 e nell'883 razziatori norvegesi saccheggiarono l'abbazia; il corpo di Amando fu messo al sicuro in una cripta carolingia a Elnon, e questa fu l'unica parte dell'edificio che sfuggì, nel 1066, a un violento incendio. In quell'occasione il corpo dcl santo fu condotto in processione attraverso il paese al fine di raccogliere fondi per la ricostruzione dell'abbazia e lungo il percorso pare si siano verificati dei miracoli. Nel 1088 l'abbazia era già stata ricostruita e iniziavano a essere diffusi i primi racconti illustrati della vita di Amando, risalenti appunto al periodo 1066-1088. Il suo culto si diffuse rapidamente nelle Fiandre e in Piccardia, raggiungendo l'Inghilterra per mezzo di persone, come S. Dunstan (19 mag.), che si recarono in visita ai monasteri di Elnon e di Gand. La rilevanza per Elnon del possesso delle reliquie del santo spiega forse l'aggiunta nel suo testamento di un passaggio in cui si lancia una maledizione contro chiunque le rimuova da lì. Amando è generalmente riconosciuto come una delle figure di maggior spicco dell'età merovingia. La Legenda aurea afferma che egli «fornì un forte esempio di gentilezza e santità»; nel xix secolo Baring-Gould lo definì «l'insigne apostolo delle Fiandre», che amò il suo popolo, si oppose alla crudeltà pagana e rimproverò senza timore il re Dagoberto. Ma noi conosciamo (li lui molto meno di quanto l'estensione del suo culto potrebbe far pensare. MARTIROLOGIO ROMANO. A Elnon sempre in Francia, deposizione di sant’Amando, vescovo di Maastricht, che annunciò la parola di Dio a molte province e popoli fino agli Slavi, chiudendo poi la sua vita mortale in un monastero da lui stesso costruito.

nome Sant'Alfonso Maria Fusco- titolo Sacerdote- nome di battesimo Alfonso Maria Fusco- nascita 23 marzo 1839, Angri- morte 6 febbraio 1910, Angri- ricorrenza 6 febbraio- Beatificazione<br /> Piazza San Pietro, 7 ottobre 2001 da papa Giovanni Paolo II- Canonizzazione Piazza San Pietro, 16 ottobre 2016 da papa Francesco- Nacque il 23 marzo 1839 ad Angri, in provincia di Salerno da Aniello Fusco e Giuseppina Schiavone, primogenito di cinque figli. Gli fu dato il nome di Alfonso Maria de' Liguori dai genitori per grazia ricevuta per la nascita del loro primo figlio. Di carattere mite era molto sensibile ai poveri e alla preghiera. Ricevette la Prima Comunione all'età di sette anni e, poco dopo, anche la Cresima. Manifestò ai genitori la sua vocazione all'età di undici anni. Il 29 maggio 1863 ricevette l'ordinazione sacerdotale. Negli ultimi anni di seminario aveva sognato Gesù che gli chiedeva di fondare un istituto di suore e un orfanotrofio maschile e femminile. L'incontro con Maddalena Caputo di Angri spinse don Alfonso ad accelerare i tempi per la fondazione della congregazione delle Suore Battistine del Nazareno. Morì il 6 febbraio 1910 ed è stato beatificato il 7 ottobre 2001. È stato canonizzato il 16 ottobre 2016 da Papa Francesco. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Angri vicino a Salerno, beato Alfonso Maria Fusco, sacerdote: dedito al ministero tra i contadini, provvide sempre alla formazione dei giovani, specialmente poveri e orfani, e fondò la Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista.

nome San Francesco Spinelli- titolo Sacerdote- nome di battesimo Francesco Spinelli-nascita 14 aprile 1853, Milano- morte 6 febbraio 1913, Rivolta d'Adda, Cremona- ricorrenza 6 febbraio- Beatificazione 21 giugno 1992 da papa Giovanni Paolo II-Canonizzazione 14 ottobre 2018 da papa Francesco- Francesco nacque a Milano in una famiglia cristiana. Studiò al seminario di Bergamo e ricevette il sacerdozio nel 1875. Fu nominato vicario del prozio nella parrocchia di Sant'Alessandro in Colonna a Bergamo, unì a questo incarico quello di professore al liceo Sant'Alessandro, e del seminario della città dove fu accreditato come un predicatore zelante. Insieme a santa Gertrude Comensoli, iniziò la Congregazione dell'Istituto delle Suore del Santissimo Sacramento (1882). Il lavoro fiorì, ma sorsero tali difficoltà che il vescovo chiese a Francesco di staccarsene e di lasciare la diocesi. Tutti i beni immobili di sua proprietà furono sequestrati a causa dell'abuso che altri fecero della sua onestà e buona fede. Dopo aver obbedito, si recò in una casa delle sue suore a Cremona, che non erano d'accordo con quanto accaduto a Bergamo, così andarono dal vescovo di Cremona, che dopo aver appreso la verità su quanto accaduto e aver apprezzato molto Francesco, ordinò al religioso di Rivolta d'Adda, Cremona, dove si trovava, di lasciare la Congregazione e formare sotto la direzione di Francesco una nuova congregazione sotto la sua autorità episcopale, che prese il nome di Religiose Adoratrici del Santissimo Sacramento. Francesco dedicò il meglio di sé alla promozione dello spirito religioso nelle sue figlie spirituali e al consolidamento di lei nel suo duplice ruolo di adorazione dell'Eucaristia e di cura dei poveri. Morì a Rivolta d´Adda. È stato beatificato da Giovanni Paolo II il 21 giugno 1992 e canonizzato il 14 ottobre 2018 da papa Francesco. MARTIROLOGIO ROMANO. A Rivolta d’Adda nel territorio di Cremona, beato Francesco Spinelli, sacerdote, che, pur tra sofferenze e continue difficoltà pazientemente sopportate, fondò e guidò la Congregazione delle Suore Adoratrici del Santissimo Sacramento.

nome San Guarino di Palestrina- titolo Cardinale - nascita 1080/1084, Bologna-Creato cardinale nel concistoro del 1144 da papa Lucio II- morte 1158 o 1159, Palestrina- ricorrenza 6 febbraio- Canonizzazione 1159- Incarichi ricoperti<br /> Cardinale vescovo di Palestrina- Nato a Bologna, Guarino si fece prete contro la volontà della sua famiglia. Trovando la normale vita clericale insufficientemente austera, entrò nella congregazione della Santa Croce di canonici agostiniani a Mortara (tra Torino e Milano). Eletto per ricoprire un posto vacante tra le sedi vescovili locali, Guarirlo sfuggì alla consacrazione. Papa Lucio II (1144-1145), mandò in seguito a chiamare Guarino che di nuovo cercò di evitare ogni incarico affermando che dopo aver trascorso quarant'anni in un monastero si sentiva inadatto a qualsiasi carica ecclesiastica. Lucio tuttavia insistette consacrandolo vescovo di Palestrina, e colmandolo di doni adeguati a tale nuova dignità, che Guarino tuttavia donò ai poveri della città. Morì a un'età avanzata circondato dal suo clero, a cui dedicò i suoi ultimi consigli spirituali. MARTIROLOGIO ROMANO. A Palestrina nel Lazio, san Guarino, vescovo, insigne per austerità di vita e amore per i poveri.

nome Beato Angelo da Furci- titolo Sacerdote- nascita 1246 circa, Furci, Chieti- morte 6 febbraio 1327, Napoli- ricorrenza 6 febbraio- Beatificazione da papa Leone XIII il 20 dicembre 1888-Santuario principale santuario del beato Angelo, Furci- Patrono di Furci- I genitori di Angelo, rimasti a lungo senza figli, avevano fatto voto di consacrare a Dio ogni figlio che fosse stato loro concesso. Quando Angelo era ancora giovane, la madre lo portò così al monastero agostiniano di Cornaclano, dove era abate suo fratello, perché ricevesse la dovuta formazione. Qui Angelo condusse una vita di studio e di preghiera fin quando, all'età di diciotto anni, fu ammesso agli ordini minori. Tornato a casa in occasione della morte di uno zio, si fecero tentativi per combinargli un matrimonio. In questo contesto il padre non volle soffocare le possibili aspirazioni di Angelo rivelandogli il voto che avevano fatto, ma quando si trovò sul letto di morte, spaventato all'idea che il ragazzo potesse involontariamente abbandonare la strada che era stata tracciata per lui, gliene parlò; e Angelo fece ritorno al monastero agostiniano di Vasto. Studente vivace, fu mandato a proseguire gli studi a Parigi, dove conseguì la licenza dopo cinque anni di filosofia e teologia. Tornato in Italia, offrì il proprio servizio al priore generale dell'ordine a Napoli. Fu quindi nominato professore di teologia al collegio agostiniano di Napoli, posto che occupò con successo per il resto della vita, rifiutando anche l'offerta di una nomina a vescovo. Il suo culto fu confermato nel 1888. MARTIROLOGIO ROMANO. A Napoli, beato Angelo da Furci, sacerdote dell’Ordine di Sant’Agostino, insigne nello zelo per il regno di Dio.

nome San Matteo Correa Magallanes- titolo Sacerdote e martire- nome di battesimo Matteo Correa Magallanes- nascita 23 luglio 1866, Tepechitlán, Messico- morte 6 febbraio 1927, Durango, Messico- ricorrenza 6 febbraio- Beatificazione 22 novembre 1992 da papa Giovanni Paolo II- Canonizzazione 21 maggio 2000 da papa Giovanni Paolo II- Nacque a Tepechitlán a Zacatecas (Messico). Entrò nel seminario di Zacatecas e gli fu concesso un'iscrizione gratuita a causa della povertà della sua famiglia. Fu ordinato sacerdote nel 1893. Dalla sua ordinazione fino al 1898 fu cappellano in varie tenute, poi parroco di Concepción del Oro, dove il beato Miguel Agustín Pro diede la prima comunione al futuro gesuita. Nel 1905 fu parroco di Colotlán, da dove, nel 1910 dovette fuggire a León (Messico) a causa della rivoluzione Madero, tornando, nel 1914, a destinazione. Quindi fu trasferito a Noria de los Ángeles, dove nonostante le difficoltà esercitò il suo ministero, e nel 1917 andò alla parrocchia di Huejúcar, e nel 1920, a Colotlán come parroco e vicerettore del seminario. Nel 1926 fu nominato parroco di Valparaíso (Zacatecas), il giorno successivo fu arrestato dal generale Eulogio Ortiz. Ma una ribellione del popolo contro il suo arresto lo indusse a essere rilasciato. Adempì fedelmente gli obblighi del suo sacerdozio: evangelizzare, servire e obbedire. Fu continuamente perseguitato e fatto prigioniero più volte, l'ultima quando stava per aiutare un malato. Fu detenuto per alcuni giorni a Fresnillo e successivamente portato a Durango. Scrive alle sorelle: "È tempo di soffrire per Cristo Gesù che è morto per noi". Lì il generale Eulogio Ortiz gli chiese di confessarsi ad alcuni prigionieri e poi gli chiese di rivelare quanto aveva appreso in confessione, altrimenti lo avrebbe ucciso. Padre Mateo rifiutò e per questo fu fucilato sul campo, alla periferia di Durango, ma non prima di aver ottenuto il rilascio del proprietario della hacienda che lo aveva accolto. Le sue spoglie riposano nella Cattedrale di Durango. È stato canonizzato da San Giovanni Paolo II il 21 maggio 2000. MARTIROLOGIO ROMANO. Nella città di Durango in Messico, san Matteo Correa, sacerdote e martire, che, mentre infuriava la persecuzione contro la Chiesa, si rifiutò di ottemperare all’ordine di violare il segreto della confessione, ricevendo per questo la corona del martirio.<br />

nome San Vedasto di Arras- titolo Vescovo- nascita 453 circa- morte 540 circa, Arras, Francia-ricorrenza 6 febbraio- Attributi un lupo o un orso, una colonna ardente, e la compagnia di Clodoveo- Patrono di Arras, Boulogne-sur-Mer e Saint-Omer, bambini che imparano a camminare in ritardo- Originario della Francia occidentale o del Périgord (sud ovest), Vedasto si trasferì, ancor giovane, nella diocesi di Toul nella regione della Mosa (Francia orientale), dove desiderava vivere come eremita. A quel tempo (496) il re Clodoveo I aveva appena vinto i germani; attribuendo la vittoria all'invocazione del Dio cristiano adorato dalla moglie Clotilde, si diresse a Reims per farsi battezzare dal suo amico Remigio (13 gen.). A Toul egli fece richiesta perché un sacerdote andasse con lui per istruirlo, lungo la via, riguardo al battesimo. 11 vescovo gli presentò a tale scopo Vedasto e pare che il santo dovette esercitare allo scopo tutti i propri poteri di persuasione ed essere aiutato anche da un intervento soprannaturale: lungo la via, ci viene narrato, Vedasto pregò per un mendicante cieco seduto su un ponte sopra al fiume Aisne, restituendogli la vista, e questo miracolo servì a confermare il re nella sua nuova fede. Vedasto collaborò con Remigio nell'opera di evangelizzazione dei franchi, finché quest'ultimo lo consacrò vescovo di Arras a nord est. Quando nel 499 Vedasto entrò nella città la trovò devastata e saccheggiata dai vandali. La sua cattedrale si era trasformata in una tana di orsi e di un altro luogo, dedicato da tempo immemorabile al culto cristiano, non rimanevano che rovine. Sforzi enormi e una perseveranza durata oltre quarant'anni, oltre a un'altra miracolosa restituzione della vista, trasformarono la situazione, e Vedasto lasciò la chiesa di Arras in una fiorente condizione. Secondo Guérin, egli fu «rispettoso verso gli anziani, affabile con i giovani, paterno con i bambini. [...] Cosa non fece per conquistare anime a Gesù Cristo?». Il suo nome divenne in inglese "Foster", e in francese "Gaston". Nel X secolo si ebbero ampi contatti tra il distretto di Arras e l'Inghilterra e la cosa favorì la diffusione e lo sviluppo del culto di Vedasto in questo paese: vi sono chiese a lui dedicate a Norwich e nel Lincolnshire, oltre a quella in Foster Lane a Londra; la sua festa ritorna in numerosi calendari locali e messali. E spesso rappresentato con un lupo, a volte con un'oca in bocca perché si dice che ne abbia salvata una rapita da un lupo, restituendola viva ai suoi poveri proprietari. E anche raffigurato con un bimbo ai suoi piedi o in compagnia di un orso. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Arras nella Gallia belgica, oggi in Francia, san Vedasto, vescovo, che, mandato da san Remigio vescovo di Reims nella città devastata, catechizzò il re Clodoveo, ristabilì la Chiesa e la resse per circa quarant’anni e portò a termine l’opera di evangelizzazione presso i popoli ancora pagani della regione.

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