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15/03/2024 alle 13:55

I santi di oggi 15 marzo:

I santi di oggi 15 marzo:

nome Santa Luisa de Marillac- titolo Vedova e religiosa- nome di battesimo Luisa di Marillac- nascita 12 agosto 1591, Le Meux, Francia- morte 15 marzo 1660, Parigi, Francia- ricorrenza 15 marzo- Beatificazione 9 maggio 1920 da papa Benedetto XV- Canonizzazione 11 marzo 1934 da papa Pio XI- Patrona di Opere sociali- Sebbene nata il 12 agosto 1591, si può dire che Luisa di Marillac è una Santa d'oggi e per oggi. Proveniente da famiglia agiata, fin dalla fanciullezza frequenta gli studi propri della sua età e diviene abile nello svolgere i lavori domestici. Nella giovinezza prova una prima esperienza religiosa: vuole entrare nelle Suore Cappuccine, ma l'idea non ebbe seguito soprattutto per motivi di salute. A ventidue anni, morto il padre ed essendo già orfana di madre, sposa Antonio Le Gras, uomo onesto e credente. Alla fine di questo stesso anno diviene madre. Sempre fedele alla sua vita di pietà e all'amore verso i bisognosi, ha la fortuna di trovare nel suo cammino uomini che furono luminari nella sua epoca, come S. Francesco di Sales, i cui consigli dovevano esserle di così grande conforto in alcune difficoltà. Vedova nel 1625 si vede libera di darsi interamente alla sua ardente vocazione: la carità verso i poveri. L'incontro con S. Vincenzo de' Paoli darà il definitivo orientamento nella via del bene al quale vuole consacrarsi. Parigi conosce lo zelo, l'ardente carità di questa donna. Per opera di lei e per iniziativa di S. Vincenzo de' Paoli sorge la Congregazione delle Figlie della Carità. Alle prime giovani contadine, giacché furono bonnes filles de champ le sue prime Suore, così diceva: «Onorate anche i malati e considerateli come i vostri padroni». Il loro campo d'azione è vasto e si estende dalla strada, da cui raccolgono gli infelici abbandonati, alle visite a domicilio, all'assistenza ai poveri. Nelle umili e faticose opere della carità le Figlie della Marillac erano animate dai santi ideali che S. Vincenzo de' Paoli fissava nella prima conferenza alla novella comunità: « Perfezionarsi senza sosta, per fare sempre più e meglio, per divenire migliori e più sante, per sempre far più bene attorno a sè »; e più tardi, parlando della regola che allora s'iniziava: «Le Figlie della Carità avranno per monastero una casa di malati, per cella una camera in affitto, per chiostro le strade della città o le sale degli ospedali, per clausura l'obbedienza, per cancello il timor di Dio, per velo la santa modestia». Idee queste del tutto rivoluzionarie in quell'epoca. Passando gli anni le opere si moltiplicano: l'assistenza agli anziani, piccole scuole, ricoveri ai ragazzi senza tetto e il difficile apostolato fra i galeotti. La caratteristica dell'opera della Santa è stata l'unione di due generi di vita: una solida e profonda pietà fondata sulla preghiera costante e viva, e una carità ardente, che spinge all'azione, all'apostolato, a darsi a tutti per l'amore di Dio. E questo nel lontano '600, quando tale genere di vita religiosa era sconosciuto alle donne che si consacravano a Dio. Le prime fatiche della Santa e delle sue compagne ebbero la fortuna, cosa insolita nelle opere del Signore, di essere ricompensate abbondantemente. Durante il primo anno di lavoro ben 760 persone traviate furono ricondotte a Dio. Nel febbraio del 1660 Luisa s'ammalò per non rialzarsi più. Sono giorni di atroce sofferenza fisica: « Figlie mie, bisogna soffrire prima di morire». «Vivete da buone cristiane». Queste le ultime due raccomandazioni. Il giorno 15 marzo 1660 Luisa di Marillac s'addormenta nel Signore. Venne beatificata il 9 maggio 1920 e canonizzata l'11 marzo 1934 dal Papa Pio XI. PRATICA. La carità ardente e lo zelo apostolico sono segni sicuri della divina predilezione. PREGHIERA. O Dio, Nostro Signore, degnati d accendere nelle anime nostre il fuoco della carità, per chè col suo bagliore possiamo illuminare le vie di que sto mondo, come un giorno fece S. Luisa di Marillac.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Parigi santa Luisa de Marillac, vedova Le Gras, Fondatrice, insieme con san Vincénzo de' Paoli, delle Figlie della Carità, zelantissima nel soccorrere i poveri, dal Papa Pio undecimo ascritta nei fasti delle Sante.

nome San Zaccaria papa- titolo 91º papa della Chiesa cattolica- nascita 679 circa, Calabria- Elezione 29 novembre 741- Insediamento 10 dicembre 741- Fine pontificato 15 marzo 752 (10 anni e 107 giorni)- morte 15 marzo 752, Roma- ricorrenza 15 marzo- Beatificazione<br /> 1720 da papa Innocenzo XIII- Canonizzazione 1810 da papa Pio VII- Santuario principale Basilica di San Pietro in Vaticano- Tra le firme degli atti del concilio di Roma del 732 vi è quella del diacono Zaccaria, che succedette a Gregorio III (10 dic.), nove anni più tardi. Zaccaria era figlio di un greco di nome Policronio che viveva in Calabria, fu l'ultimo papa greco e anche l'ultimo a mantenere un sentimento di riguardo verso Bisanzio. Durante il suo breve pontificato vi fu uno spostamento del potere da Oriente a Occidente, a cui anch'egli contribuì con le sue azioni. A Oriente la politica iconoclastica degli imperatori bizantini non solo scatenò le persecuzioni contro i loro sudditi, ma provocò l'opposizione dei territori sotto l'egemonia greca in Italia, dove molti greci perseguitati si erano rifugiati e dove le alte tasse imposte dal governo bizantino stavano compromettendo i rapporti con l'impero stesso. In Italia i longobardi erano impegnati ad annullare la legge bizantina e stavano eleggendo in maniera indipendente nuovi duchi. Al nord Bonifacio (5 giu.), delegato del papa presso le popolazioni germaniche, stava formando un nuovo popolo cristiano fedele a Roma e anche i franchi, colpiti dall'infaticabile missionario inglese, erano sul punto di seguire le sue orme. Quattro giorni dopo la sepoltura di Gregorio III, avvenuta il 3 dicembre 741, Zaccaria venne eletto e consacrato papa, senza chiedere la ratifica dell'imperatore bizantino né dell'esarca di Ravenna. Zaccaria, tuttavia, si sentì in dovere di informare l'imperatore della sua nomina e mandò una delegazione con le lettere sinodiche. Costantino V era succeduto a Leone III, ma i messi di Zaccaria arrivarono a Costantinopoli durante un colpo di stato. Costantino alla fine venne ristabilito sul trono e li ricevette cortesemente. Il papa richiedeva l'abrogazione dei decreti contrari al culto delle immagini sacre e la restituzione al patriarcato romano delle province prese da Leone III. Costantino acconsentì a cedere i territori di Norma e Ninfa, ma non si pronunciò sul problema dell'iconoclastia. Zaccaria decise poi di ristabilire la pace con il re longobardo Liutprando: discostandosi dalla politica di Gregorio III, abbandonò i duchi di Spoleto e di Benevento e offrì a Liutprando i servizi dell'esercito romano nella sua battaglia contro il duca di Spoleto, in cambio delle regioni che egli aveva precedentemente conquistato. 11 vecchio re, un cattolico fedele, restò colpito dalla visita del papa in persona e restituì i territori, stipulando con il ducato di Roma una pace che sarebbe durata vent'anni. Nel 743 Liutprando fece un tentativo di sottomettere l'esarcato di Ravenna: conquistò subito Cesena e Imola e si preparò a marciare su Ravenna. Dietro pressante richiesta dell'esarca e dei vescovi confinanti, Zaccaria mandò un ambasciatore al re per chiedergli di desistere dai suoi intenti e, non ottenendo nulla, si recò personalmente a parlargli riuscendo a fermare la marcia e a fare restituire le due città conquistate. Zaccaria dovette intervenire nuovamente nel 749, riuscendo a distogliere Rachis, il successore di Liutprando, dal suo proposito di attaccare Perugia e la Pentapoli. Quando Rachis in seguito divenne monaco, fu sostituito dal fratello Astolfo e questi rimase fermo nel proposito di conquistare l'esarcato.<br /> Zaccaria aveva sicuramente considerato la possibilità che Astolfo mirasse al ducato di Roma stesso e infatti durante il suo regno si preparò a difendere i territori papali. Per quanto riguarda Bonifacio, Zaccaria aveva sempre mantenuto stretti legami, appoggiandolo nella sua opera missionaria e nominandolo perfino legato per la Chiesa franca. A quell'epoca la dinastia merovingia aveva perso potere: chi governava effettivamente il regno erano i maestri di palazzo Carlo Martello e suo figlio Pipino il Breve. Bonifacio e Burcardo di Wiirzburg decisero insieme di sottoporre al papa la grave questione relativa alla sovranità di Pipino sui franchi: l'effettivo detentore del potere poteva fregiarsi del titolo di re? Zaccaria appoggiò Pipino aprendogli la strada perché si dichiarasse re e Bonifacio lo consacrò nel 751; tre anni più tardi papa Stefano II ne rinnovò l'unzione e nel 756 Pipino riconsegnò al papa le terre prese dai franchi. Zaccaria fu un papa molto attivo: le sue lettere a Bonifacio e Pipino, con le istruzioni precise e le decisioni chiare, sono utili per la storia della giurisprudenza ecclesiastica. Tenne anche due concili a Roma, nel 743 e nel 745. Nel corso di quest'ultimo approvò la condanna pronunciata da Bonifacio contro i vescovi eretici Adalberto e Clemente. Nella sua preoccupazione per l'unità dell'impero romano e per il mantenimento dei contatti tra Oriente e Occidente, tradusse i Dialoghi di S. Gregorio Magno in greco, organizzò lo sfruttamento agricolo delle terre ecclesiastiche e, anche se non fece costruire nuovi edifici, si impegnò in numerose opere di restauro, tra cui la ricostruzione del palazzo del Laterano e il completamento della decorazione di Santa Maria Antiqua, dove è conservato un suo ritratto con un'aureola quadrata. Contribuì anche a terminare i lavori al monastero di Montecassino, con il quale teneva stretti legami e che consacrò personalmente. Morì il 15 marzo 752; fu un papa amante della pace e cordiale, che aveva cercato di mutare il corso degli eventi più con opere di persuasione che con la forza. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma, san Zaccaria, papa, che arginò la veemenza dell’invasione longobarda, indicò ai Franchi quale fosse il giusto governo, dotò di chiese i popoli germanici e tenne salda l’unione con la Chiesa d’Oriente, governando la Chiesa di Dio con somma accortezza e prudenza.

nome Sant'Artemide Zatti- titolo Religioso salesiano coadiutore- nascita 12 ottobre 1880, Boretto, Reggio Emilia- morte 15 marzo 1951, Viedma, Argentina- ricorrenza 15 marzo- Beatificazione 14 aprile 2002 da papa Giovanni Paolo II- Canonizzazione Piazza San Pietro, 9 ottobre 2022 da papa Francesco- Nacque a Boretto (Reggio Emilia) il 12 ottobre 1880. Costretta dalla povertà, la famiglia Zatti emigrò in Argentina e si stabilì a Bahìa Bianca. Artemide aveva 20 anni quando si recò nell'aspirantato di Bernal. Assistendo un giovane sacerdote affetto da TBC, ne contrasse la malattia. Pregò Maria Ausiliatrice e miracolosamente guarì. Non potendo accedere al sacerdozio, accettò di rinunciarvi con umiltà e pronunciò come confratello laico la professione perpetua l'8 febbraio 1911. Nel 1913 tutta la responsabilità dell'ospedale in cui lavorava come infermiere cadde sulle sue spalle. La sua fama d'infermiere santo si diffuse per tutto il sud dell'Argentina e da tutta la Patagonia gli arrivavano ammalati. Si spense il 15 marzo 1951 in piena coscienza. Giovanni Paolo II lo ha beatificato il 14 aprile 2002. MARTIROLOGIO ROMANO. A Viedma in Argentina, beato Artemide Zatti, religioso della Società di San Francesco di Sales, che rifulse per lo zelo missionario e, partito per le impervie regioni della Patagonia, per tutta la vita si dedicò nell’ospedale di quella città con somma generosità, in tutta pazienza e umiltà, alle necessità dei bisognosi.

nome San Clemente Maria Hofbauer- titolo Sacerdote- nascita 26 dicembre 1751, Tasswitz, Moravia- morte 15 marzo 1819, Vienna- ricorrenza 15 marzo- Beatificazione 29 gennaio 1888 da papa Leone XIII- Canonizzazione 20 maggio 1909 da papa Pio X- Patrono di Vienna- Clemente Maria Hofbauer fu il primo a stabilire la congregazione di S. Alfonso de' Liguori oltre Alpi ed è considerato il secondo fondatore dei redentoristi. A lui, più che ogni altro, è attribuito il crollo del "giuseppinismo", la politica di giurisdizionalismo laico promossa da Giuseppe 11, volta a eliminare ogni prerogativa papale sull'ordinamento ecclesiastico cattolico.<br /> Giovanni Hofbauer nacque a Tasswitz, in Moravia, nel 1751, nono di dodici figli di un allevatore di bestiame e macellaio che aveva cambiato il suo cognome slavo Dvorak in Ilofbauer, e che morì quando Giovanni aveva solo sei anni. Fin da bambino Giovanni desiderava diventare prete, ma le ristrettezze economiche lo costrinsero a lavorare come apprendista fornaio dall'età di 15 anni. Più tardi andò a lavorare nel forno del monastero premonstratense di Bruck. La disponibilità al sacrificio che mostrò durante una carestia gli guadagnò la simpatia dell'abate, e gli fu permesso di frequentare la scuola dell'abbazia. Dopo la morte dell'abate visse come eremita fino a che l'editto dell'imperatore Giuseppe contro i romitaggi lo obbligò a riprendere la sua antica occupazione di fornaio, questa volta a Vienna. Si recò due volte in pellegrinaggio a Roma insieme con un amico di nome Pietro Kunzmann. La seconda volta ottennero il permesso del vescovo Chiaramonti di Tivoli (il futuro papa Pio VII) di stabilirsi come eremiti nella sua diocesi ma dopo pochi mesi Giovanni comprese che la sua vera vocazione era quella del missionario e fece ritorno a Vienna. Un giorno, dopo aver servito Messa nella cattedrale di S. Stefano, si offrì di chiamare una carrozza per due signore bloccate sotto al portico da un rovescio di pioggia. Questo incontro occasionale portò le due donne a finanziare non solo i suoi, ma anche gli studi del suo amico Taddeo Hiibl per diventare preti. I due andarono in pellegrinaggio a Roma (per Giovanni era la terza volta), decidendo di entrare nel convento dei redentoristi. Fecero la professione e furono ordinati sacerdoti nel 1785; Giovanni prese il nome di Clemente Maria. Poco dopo venne mandato dai suoi superiori a Courland, in Lituania, per iniziare una missione. Partì quindi con Taddeo, diretto a nord; lungo il cammino incontrò il suo vecchio amico Pietro Kunzmann, ancora eremita a Tivoli, ed egli decise di unirsi a loro come fratello laico, diventando il primo novizio redentorista d'oltralpe. A Varsavia il nunzio apostolico offrì loro la chiesa di S. Benone e Clemente, spinto dal desiderio di assicurare il servizio religioso alle diverse migliaia di cattolici tedeschi che risiedevano in quella città che era senza sacerdoti dall'epoca della soppressione dei gesuiti, scrisse a Roma e ottenne il permesso di posticipare la missione a Courland. I redentoristi iniziarono la loro opera a Varsavia nella povertà più completa: dormivano su un tavolo e dovevano farsi prestare le pentole e le padelle per cucinare. Inizialmente predicarono nelle strade, ma quando il governo lo proibì rimasero in S. Benone, che divenne un centro di missione continua. Sebbene la loro opera fosse diretta soprattutto ai tedeschi, Clemente Maria desiderava aiutare tutti e l'arrivo del primo novizio polacco, Giovanni Podgoroski, facilitò enormemente i rapporti con gli abitanti locali. Ogni giorno si tenevano cinque catechesi, tre in polacco e due in tedesco. Molti protestanti ed ebrei si convertirono, e fu data loro un'altra chiesa, Santa Croce nel Campo. Clemente Maria era preoccupato anche peri bambini, che soffrivano grandi privazioni a causa della guerra. Aprì un orfanotrofio vicino a S. Benone mendicando elemosine per il loro sostentamento. In una delle sue spedizioni alla ricerca di fondi un uomo che stava giocando a carte in una taverna gli rispose sputandogli in faccia. Clemente Maria non si mosse e rispose: «Questo era per me. Ora per favore fammi avere qualcosa per i miei bambini». Quell'uomo sarebbe diventato uno dei suoi penitenti più fedeli. Fu fondata anche una scuola per ragazzi, mentre confraternite e altre associazioni aiutavano ad assicurare la loro prosecuzione. Dal momento che la comunità stava crescendo, Clemente Maria non dimenticò la sua meta originaria e inviò missionari a Courland e in altre parti della Polonia, della Germania e della Svizzera, anche se nessuna di queste iniziative sarebbe sopravvissuta alla soppressione degli ordini religiosi sancita da Napoleone. Progettò di partire per l'America nel 1806 e incoraggiò altri a fare lo stesso. Dopo vent'anni Clemente Maria dovette lasciare il suo lavoro a Varsavia. Un agente di polizia rischiò la vita avvisando i redentoristi della loro imminente espulsione, così che si fecero trovare preparati per la visita ufficiale che avvenne il 20 giugno 1808. Dopo essere stati portati alla fortezza di Ciisturin sulla riva dell'Oder, vennero mandati ognuno al proprio paese d'origine con la motivazione che influenzavano i loro compagni e la popolazione che era solita radunarsi intorno alla prigione per ascoltarli cantare inni. Clemente Maria, però, decise di stabilirsi a Vienna nella speranza di fondare una casa di redentoristi là, in caso di revoca delle leggi di Giuseppe II. Dopo grandi difficoltà, tra cui un altro arresto alla frontiera austriaca, riuscì a raggiungere Vienna, dove sarebbe rimasto per gli ultimi dodici anni della sua vita. Dopo aver esercitato il suo ministero nel quartiere italiano, venne nominato cappellano delle suore orsoline e rettore della chiesa pubblica adiacente al loro convento. Là era libero di predicare, confessare ed esercitare il suo ministero di prete. Presto da questo centro si produsse un nuovo entusiasmo che si trasmise alla vita religiosa di Vienna. Il suo confessionale era frequentato non solo dai poveri e dalla gente semplice, ma da ministri dello stato e da professori universitari. Clemente Maria, insieme ai suoi amici e penitenti, uno dei quali era il principe Ludovico di Baviera, furono i principali oppositori al tentativo del Congresso di Vienna di costituire una Chiesa tedesca, indipendente dal papa. Forse la sua opera più importante fu l'apertura di un collegio cattolico i cui studenti arrivarono a occupare posizioni importanti in ogni campo e molti divennero preti o monaci. Durante tutta la sua vita Clemente Maria ebbe una grande attenzione verso i malati: si dice che abbia assistito duemila morenti, venendo chiamato dai ricchi e dai poveri. Il suo atteggiamento verso i protestanti era di comprensione e di apprezzamento: nel 1816 scriveva a un amico: «Se la Riforma in Germania prese piede, non fu per i filosofi e gli eretici, ma per gli uomini che aspiravano realmente alla religione interiore». Nonostante le sue opere e l'aiuto dato a tutti, Clemente Maria rimase l'oggetto di ostilità da parte dei sostenitori del giuseppinismo. Una volta gli fu impedito di predicare e venne anche accusato di essere una spia del Vaticano. Il cancelliere chiese la sua espulsione, ma Francesco I, udendo i commenti positivi dell'arcivescovo e di papa Pio VII su di lui, decise di prendere i redentoristi sotto la sua protezione e promise un riconoscimento legale della congregazione. I due obiettivi principali di Clemente Maria erano in questo modo raggiunti: la fede cattolica aveva ancora una volta avuto il sopravvento e la sua amata congregazione sarebbe stata saldamente stabilita sul suolo tedesco. Fece una predizione: «I problemi della congregazione non saranno risolti se non dopo la mia morte. Abbiate pazienza e fiducia in Dio. Avrò da poco esalato l'ultimo respiro che sorgeranno numerose case». Nel 1819, nonostante i numerosi problemi di salute, era ancora attivo. Il 9 marzo dovette affrontare una tormenta di neve per celebrare una Messa di requiem per la principessa Jablonovska, che lo aveva aiutato quando era a Varsavia. Sei giorni dopo morì. Tutta la popolazione di Vienna si radunò in strada per rendergli omaggio e per accompagnare la salma fino alla cattedrale. Venne canonizzato nel 1909 da papa S. Pio X, che lo dichiarò santo patrono di Vienna. MARTIROLOGIO ROMANO. A Vienna in Austria, san Clemente Maria Hofbauer, sacerdote della Congregazione del Santissimo Redentore, che mirabilmente si adoperò nel diffondere la fede in terre lontane e nel rinnovare la vita ecclesiastica e, insigne per ingegno e virtù, indusse molti illustri scienziati ed artisti ad avvicinarsi alla Chiesa.

nome Santa Lucrezia di Cordova- titolo Vergine e martire- nascita Córdoba, Spagna- morte 859 circa, Cordova, Spagna- ricorrenza 15 marzo- Nacque a Córdoba, da genitori musulmani appartenenti alla nobiltà, ricevette il battesimo segreto e fu istruita nella fede da una donna cristiana e da sant'Eulogio. All'inizio mantenne segreta la sua religione, ma col passare del tempo la praticò più apertamente e confessò la sua fede ai suoi genitori. Arrabbiati e allarmati, cercarono di farla apostatare supplicando, minacciando e infine schiaffeggiando e isolandosi. Lucrezia si tenne ferma e riuscì ad avvertire Sant'Eulogio, chiedendo un rifugio per sé e per la sorella Anulona. Il messaggero tornò con una risposta favorevole e la santa attese un'occasione per scappare. Il suo atteggiamento apparentemente passivo portò i suoi genitori a credere che fosse disposta a soddisfare i loro desideri, e di conseguenza le diedero il permesso di partecipare a un matrimonio. Sant'Eulogio le offrì alloggio, nascondendolo prima nella casa di alcuni devoti cristiani e infine nella sua. Ma i genitori della ragazza la scoprirono e sia lei che Sant'Eulogio furono portati davanti al giudice. Quando fu chiesto a sant'Eulogio perché l'avesse nascosta, rispose: “Mi è stato affidato l'ufficio di predicatore e ho il santo dovere di illuminare tutti coloro che cercano la luce della fede. Non posso rifiutarmi di mostrare il percorso della vita a coloro che la cercano. Quello che ho fatto per lei lo avrei fatto per te, se me lo avessi chiesto. Entrambi furono frustati e condannati a morte. Eulogio morì per il reato di conversione di un maomettano e Lucrezia lo seguì quattro giorni dopo. Santa Lucrezia fu decapitata e il suo corpo gettato nel fiume Guadalquivir. Successivamente fu salvato e depositato a Oviedo. MARTIROLOGIO ROMANO. A Córdova nell’Andalusia in Spagna, santa Lucrezia, vergine e martire, che, nata da famiglia mora, progredì di nascosto nella fede di Cristo e, arrestata in casa insieme a sant’Eulogio, fu decapitata quattro giorni dopo il martirio di lui, passando così alla gloria eterna.

nome Beato Giovanni Balicki- titolo Martire- nome di battesimo Jan Balicki- nascita 25 gennaio 1869, Staromiegcie, Polonia- morte 15 marzo 1948, Przemys´l, Polonia- ricorrenza 15 marzo- Nacque il 25 gennaio 1869 a Staromiegcie, oggi quartiere di Rzeszów. Ordinato sacerdote fu mandato a Roma per continuare gli studi. Al suo ritorno fu nominato professore di Teologia dogmatica nel seminario diocesano. La sua missione di professore fu pervasa da fede profonda e dall'amore per la Verità. Nella preghiera, soprattutto, trovò la sapienza e la luce dello Spirito Santo. Negli anni 1928-1934 svolse la funzione di rettore del seminario. Morì a Przemygl, il 15 marzo 1948, in fama di santità. Fu beatificato il 18 agosto 2002. MARTIROLOGIO ROMANO. A Przemy l in Polonia, beato Giovanni Adalberto Balicki, sacerdote, che esercitò in vario modo il suo ministero per tutto il popolo di Dio, con una cura particolare per la predicazione del Vangelo e l’assistenza delle giovani in difficoltà.

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