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I santi di oggi 1 dicembre:
nome Sant'Eligio- titolo Vescovo- nascita 588, Chàtelat, Francia- Consacrato vescovo 641- morte 1 dicembre 660, Noyon, Francia- ricorrenza 1 dicembre- Incarichi ricoperti Vescovo di Noyon-Tournai- Patrono di fabbri, gioiellieri, garagisti, maniscalchi e veterinari- Fu uno dei principali santi che illustrarono la Francia nel secolo sesto. Nacque a Chàtelat l'anno 588. Dimostrando da piccolo grande attitudine ai lavori di cesellatura, fu messo a lavorare da un certo Albone, orefice. Impegnandosi con ingegno e con cura si acquistò in breve grande stima. Avuti per le mani una volta alcuni libri della Sacra Scrittura se ne innamorò talmente, che quando aveva un po' di tempo libero lo dedicava alla lettura dei libri santi. Più tardi fece conoscenza col tesoriere del re Clotario II che lo incaricò di fare un seggio reale, dandogli egli stesso il metallo dorato. Eligio, colla materia avuta, costruì due troni bellissimi e il re ne fu contentissimo, ma quello che più lo fece meravigliare fu la lealtà del cesellatore. In breve si divulgò la fama delle sue virtù anche a corte, ed il re stesso lo ebbe in grande considerazione, facendogli cospicue donazioni. Delle ricchezze ricevute egli nulla conservò per sè ma tutto diede in elemosina, in modo particolare per il riscatto degli schiavi e per aiutare le comunità religiose. Morto re Clotario, il figlio e successore Dagoberto, ebbe eguale stima di Eligio. Sovente chiedeva a lui consigli e norme per la sua condotta privata. Nel frattempo era rimasta vacante la sede episcopale di Noyon e di Tournaz; ad occuparle furono eletti Eligio ed Audoeno. Eligio sorpreso della sua elezione, tremò alla vista dell'episcopato, ma quasi costrettovi, accettò domandando qualche tempo per prepararsi a ricevere gli ordini sacri. Passati diversi giorni in continua preghiera e mortificazione, finalmente, conosciuta con certezza la volontà di Dio, ricevette la santa ordinazione a Rouen. Preso poi commiato dal re, si portò alla sede di Noyon, ove si dedicò con zelo e fervore al suo nuovo ufficio di pastore. Il primo anno lo spese per la riforma del clero, quindi si diede con tutte le forze alla conversione dei numerosissimi pagani che risiedevano nella sua diocesi. Però essi erano talmente ostinati che non volevano neppure sentire parlare del Vangelo; ma la carità del Vescovo, la sua fortezza e la sua soavità commossero quei cuori, e molti si convertirono. Eligio, come già Pietro Crisologo, si propose di abolire le feste o meglio i bagordi che si facevano nelle calende di gennaio, e non si diede pace finché non ebbe ottenuto l'intento.
Governava egli la sua diocesi da diciannove anni e mezzo, quando il Signore gli fece sentire prossima la sua fine. Si dispose allora con generosità e fervore a dare al bel quadro dell'anima sua gli ultimi ritocchi, finché assalito da mortale malattia, serenamente volò al Creatore cantando con gioia il « Nunc dimittis ». Era il 1 dicembre del 660. Con la fama di grande taumaturgo si narra che Eligio ricevette la visita di Gesù nella sua bottega, che gli mostrò come ferrare miracolosamente un cavallo tagliandogli via la zampa e poi riattaccandola con tre colpi di martello e per questo motivo fu nominato patrono di maniscalchi. PRATICA. Facciamo un sacrificio per la propagazione della fede. PREGHIERA. Signore, che a reggere la tua Chiesa hai voluto eleggere il santo vescovo Eligio, fa' che noi onorandolo qui in terra ed imitandone le virtù, giungiamo a vederlo in cielo. MARTIROLOGIO ROMANO. A Noyon, nel Bélgio, sant'Eligio Vescovo, la cui vita meravigliosa è glorificata da un gran numero di miracoli.
nome San Charles de Foucauld- titolo Religioso- nascita 15 settembre 1858, Strasburgo, Francia- morte 1 dicembre 1916, Tamanrasset, Algeria- ricorrenza 1 dicembre- Beatificazione 13 novembre 2005 da papa Benedetto XVI- Canonizzazione 15 maggio 2022 da papa Francesco- Attributi Sacro Cuore rosso cucito al centro su un saio bianco- San Charles de Foucauld nacque a Strasburgo il 15 settembre 1858, in una famiglia nobile e agiata. La sua infanzia fu segnata da una tragedia: perse entrambi i genitori in giovane età e fu affidato alle cure del nonno materno.<br /> Seguendo la tradizione familiare, si iscrisse all'accademia militare, ma la sua gioventù fu caratterizzata da dissolutezza e ribellione. Questo stile di vita lo portò infine all'espulsione dall'esercito. Tuttavia, in quegli anni intraprese importanti viaggi di esplorazione in Marocco, che gli valsero prestigiosi riconoscimenti in campo geografico, rivelando il suo spirito intraprendente. Nonostante i successi, Charles sentiva un vuoto interiore. A 28 anni, durante un periodo di profonda crisi esistenziale, riscoprì la fede cristiana. Da quel momento, la sua vita cambiò radicalmente, trasformandosi in un'incessante ricerca della vicinanza al cuore di Gesù. Entrò nella Trappa di Notre-Dame-des-Neiges, dove emise i voti monastici, ma il suo cammino non si fermò lì. Desideroso di imitare la vita nascosta e povera di Gesù, si trasferì a Nazaret. Qui visse in estrema umiltà, dedicandosi alla preghiera e al lavoro, nutrendo una "fame insaziabile di spoliazione e di vicinanza a Cristo".<br /> Missione nel Sahara: Charles sentì il desiderio di diventare sacerdote per servire Dio in modo ancora più radicale. Ordinato sacerdote, si trasferì nell'oasi di Béni-Abbés, ai margini del deserto del Sahara. In questo luogo remoto, visse in solitudine, dedicandosi all'adorazione eucaristica e all'amore universale, con uno stile di vita segnato dal silenzio e dalla preghiera. Nonostante il suo desiderio di condividere questa esperienza con altri, trascorse gli ultimi anni da solo, incarnando l'essenza del "seme evangelico" che dà frutto solo dopo la morte. Il 1° dicembre 1916 fu ucciso da un gruppo di tuareg in rivolta, lasciando però un'eredità spirituale che sarebbe fiorita nel tempo. In vita, Charles de Foucauld non vide realizzarsi la comunità religiosa che desiderava fondare. Tuttavia, dopo la sua morte, il suo esempio ispirò la nascita di diverse congregazioni religiose e numerosi fedeli in tutto il mondo. La sua spiritualità, centrata sull'amore per Cristo e sull'umiltà, continua a essere una fonte di ispirazione per quanti cercano una relazione profonda con Dio. Beatificato nel 2005, Charles de Foucauld è ricordato come un testimone di fede radicale, che attraverso il silenzio e la solitudine del deserto ha trovato una comunione perfetta con Cristo; è stato canonizzato da papa Francesco il 15 maggio 2022 in piazza San Pietro.
nome Beata Maria Rosa di Gesù (Bruna Pellesi)- titolo Suora francescana- nome di battesimo Bruna Pellesi- nascita 11 novembre 1917, Morano, Modena- morte 1 dicembre 1972, Sassuolo, Modena- ricorrenza 1 dicembre- Beatificazione 29 aprile 2007 da papa Benedetto XVI- Nacque a Prignano a Morano in Emilia Romagna, da una famiglia benestante. Terminato il postulato e il noviziato a Rimini, nel 1941 vestì l'abito delle Suore Terziarie Francescane di San Onofrio. Insegnava e curava i malati in vari centri. Cercò sempre la volontà di Dio e di essere santa in tutte le circostanze. Alla scuola di Cristo crocifisso imparò a soffrire e soprattutto a donarsi in offerta per amore. In ospedale si comportò come un buon samaritano, aiutando i malati con la sua parola, con il suo sorriso e con la sua sola presenza.<br />
nome Beata Clementina Anuarite Nengapeta- titolo Vergine e Martire- nome di battesimo Alphonsine Anuarite Nengapeta- nascita 1939, Zaire, Repubblica Democratica del Congo- morte 1 dicembre 1964, Isiro,Repubblica Democratica del Congo- ricorrenza 1 dicembre- Beatificazione 15 agosto 1985- Il paese natio di Clementina, una volta chiamato Congo Belga, attualmente Repubblica Democratica del Congo (conosciuta come Zaire dal 1971 all'inizio degli anni '90), è divenuta indipendente nel 1960. La preparazione all'indipendenza è stata disastrosamente inadeguata. Lumumba, il primo ministro democraticamente eletto, fu spodestato solo tre mesi più tardi, in seguito alle pressioni dell'Occidente e con la collusione di una forza di pace dell'ONU, e subito dopo assassinato. Nel contesto della guerra fredda, è stato ampiamente riconosciuto dal cosiddetto "blocco orientale" come un martire della vera indipendenza dal controllo post coloniale, che aveva tentato di favorire un atteggiamento genuinamente socialista nei confronti dei problemi socioeconomici del Congo; per l'Occidente, a quanto pareva, mantenere le ricche risorse minerarie del paese nella sfera capitalista aveva la precedenza sul governo democratico del popolo, come ha dimostrato l'appoggio dato dall'Occidente al generale Mobutu, quando è salito al potere nel 1965. I Simba, una forza ribelle fedele alla memoria di Lumumba, hanno tentato di rovesciare il governo nel 1964, con un certo appoggio da parte di Russia e Cina. L'attacco ribelle era di tipo anti occidentale, ma vi sono stati molti episodi di violenza in cui i cristiani sono stati un bersaglio "simbolico", e i sacerdoti, i monaci e le monache cattolici hanno rischiato in modo particolare, a causa del loro rapporto con le missioni belghe, sebbene in realtà la Chiesa cattolica avesse già iniziato ad affrancarsi dalle strutture coloniali prima dell'indipendenza. Suor Maria Clementina Anuarite era un'insegnante, una giovane suora del Congo, appartenente alla comunità di Jamaa Takatifu, la congregazione delle Suore della Sacra Famiglia, presso Bafwabaka (a nord est di Kisangani, precedentemente chiamata Stanleyville, e assai vicino al confine con l'Uganda). Era stata battezzata con la madre e le sorelle come risultato della spedizione del padre in Palestina. Restò molto impressionata nell'udire la storia dei Martiri d'Uganda (3 giu.) all'inizio del 1880, protomartiri dell'Africa nera, canonizzati nel 1964, dopo una probabile lunga discussione in seno alla comunità. Subito dopo, il loro vescovo Wittebols di Wamba (luogo di nascita di Anuarite) fu assassinato, e la congregazione si trovò davvero in pericolo. Un altro aspetto che faceva da sfondo agli eventi che seguirono fu che nel novembre 1964 il quartier generale dei ribelli a Stanleyville, la zona natale di Lumumba, fu conquistato dal primo ministro Moise Tshombe, con l'aiuto di un folto gruppo di mercenari bianchi appoggiati dalle truppe belghe, paracadutati in quella zona dagli Stati Uniti. Il 29 novembre 1964, le suore sedevano a pranzo quando un camion di soldati Simba irruppe nel monastero sfondando porte e finestre. Ilfficiale in carica disse alle suore di non aver paura: i Simba erano venuti per proteggerle dagli americani, e ordinò loro di fare i bagagli; alle quattro del pomeriggio salirono sul camion, costrette a sedere per terra. Il camion fece diverse soste nei villaggi, dove i Simba terrorizzarono la popolazione e razziarono tutto ciò che erano in grado di trovare; sempre più ubriachi e minacciosi, cantavano canzoni sconce e minacciavano di insidiare le monache. Dopo una notte trascorsa in una missione abbandonata, le suore furono costrette a salire su un altro camion con destinazione Isiro. Sulla strada incontrarono la macchina del colonnello che era stato ufficiale in capo dei Simba, perciò le truppe si eccitarono e cominciarono a sparare in aria. Il colonnello, adirato nel vedere che una monaca teneva in mano il rosario, ordinò di requisire tutti gli oggetti religiosi: rosari, croci, e medaglie furono gettati nei cespugli, e alle monache fu ordinato di tornare a Bafwabaka e di vestirsi come «le donne africane». Il camion le riportò al quartier generale dci Simba a Isiro, dove le suore furono portate in una casa, ma alla giovane Anuarite fu ordinato di restare indietro, perché il colonnello voleva passare la notte con lei. Madre Kasima, la superiora, disse immediatamente: «Questa ragazza ha pronunciato un voto di verginità di fronte a Dio. Non è possibile». Il colonnello si adirò e picchiò Madre Kasima per diverse volte, ma la superiora trattenne Anuarite e rifiutò di lasciarla andare. Quest'ultima protestò: «Ciò che chiedete è impossibile. Non posso commettere un peccato, piuttosto uccidetemi». Fu picchiata anche lei e le fu strappato il velo. Madre Kasima e Anuarite si abbracciarono e rifiutarono di separarsi, anche se costrette con la forza, e alla fine fu loro permesso di riunirsi alle altre monache. Successivamente un altro colonnello, che aveva bevuto molto, tentò di fare entrare con la forza Anuarite e un'altra monaca, suor Bokuma, nella sua macchina, ma entrambe resistettero, così l'ufficiale cominciò a colpirle con il calcio del fucile. Anuarite disse di nuovo: «Non voglio commettere questo peccato. Se volete farlo, uccidetemi» e poi: «Vi perdono, perché non sapete quello che fate». A suor Bokuma fu spezzato un braccio, e Anuarite fu colpita e stramazzò al suolo. Le sue ultime parole furono Naivyo nilivyotaka, che significa: «Ecco ciò che volevo», accettando il suo martirio. L'ufficiale fu colto dal panico e chiamò altri Simba perché l'uccidessero, dicendo che era stato attaccato: due dei suoi seguaci arrivarono con dei coltelli e la pugnalarono ripetutamente, poi l'ufficiale estrasse la pistola e la colpì al cuore. Le monache portarono il corpo di Anuarite nella casa, e una di loro, che era infermiera, medicò il braccio di suor Bokuma, ma la loro sofferenza non terminò qui, dato che l'assassino di Anuarite ritornò diverse volte infuriandosi alla vista del cadavere. Un altro Simba tentò di rapire diverse monache, che però si abbracciarono strettamente e resistettero, nonostante le ulteriori percosse e minacce. Per paura o per superstizione, o per entrambi i motivi, gli assalitori alla fine le lasciarono sole, e il resto della congregazione si salvò. Alcuni giorni dopo furono liberate dalle forze governative. Nel 1980 il corpo di Anuarite è stato riesumato e ufficialmente collocato in una tomba nella cattedrale di Isiro, dove riposa attualmente. Papa Giovanni Paolo II si è recato per la prima volta in visita nello Zaire in quell'anno, e ha approvato l'apertura della sua causa di beatificazione. Il 15 agosto 1985 ha visitato una seconda volta lo Zaire, e durante un'alta Messa solenne a Kinshasa, la capitale, ha annunciato la sua beatificazione. In un'omelia ha raccontato la storia del suo martirio:<br /> Quando giunse l'ora della prova, questa giovane religiosa l'affrontò: la sua fede, il senso dell'impegno, il valore primario che ripose nella verginità, un'intensa vita di preghiera e l'appoggio della sua congregazione le permisero di rimanere salda [...l. È il primario valore della fedeltà che la condusse al martirio, ed è proprio questo che significa "martirio", essere fedele. Nel giorno della beatificazione di Anuarite sono commemorati molti altri religiosi, belgi e congolesi, leali alla loro fede in una fase terribile della storia del loro paese.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Isiro nella regione interna della Repubblica Popolare del Congo, beata Clementina Nengapeta Anuarite, vergine della Congregazione delle Suore della Sacra Famiglia e martire, che, arrestata durante la persecuzione nel corso della guerra civile insieme ad altre religiose, le esortò alle veglie e alla preghiera e, respingendo con grande forza i lascivi desideri del comandante dei soldati, fu da costui uccisa per Cristo Sposo in un eccesso di collera.
nome Beata Liduina (Angela Elisa) Meneguzzi- titolo Religiosa- nome di battesimo Elisa Angela Meneguzzi- nascita 12 settembre 1901, Abano Terme, Padova- morte 2 dicembre 1941, Dire-Dawa, Etiopia- ricorrenza 1 dicembre- Beatificazione 20 ottobre 2002 da papa Giovanni Paolo II- Liduina Meneguzzi nacque ad Abano Terme (Padova) il 12 settembre 1901. Fin da fanciulla si distinse per pietà, umiltà e spirito di sacrificio. Entrò nella Congregazione delle Suore di S. Francesco di Sales nel 1926. Nel 1937 vide finalmente realizzarsi il suo ideale missionario. In terra d'Africa, dove con santo zelo si prodigò per diffondere la fede dello Sposo Divino, chiuse il suo libro di vita, dopo le più atroci sofferenze. Era il 2 dicembre del 1941.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. Nella città di Dire Dawa in Etiopia, beata Liduina (Elisa Angela) Meneguzzi, vergine dell’Istituto di San Francesco di Sales, che, divenuta autentico specchio di umiltà e di carità cristiana, rese manifesta con la sua benignità la misericordia di Dio tra i poveri, i malati e i prigionieri.
nome San Naum- titolo Profeta- nascita VII secolo a.C., Elcos, Galilea- morte VII secolo a.C.- ricorrenza 1 dicembre- Attributi Rotolo della profezia- Si presume che sia nato a Elcas e che secondo San Girolamo è identificato con El Kauze o Capernaú, per altri nacque nelle terre di Giuda, nel Negueb. Una terza tradizione lo colloca a nord di Mosul, sul Tigri, dove si dice sia conservata la sua tomba. La sua breve profezia è diretta contro Ninive e sembra sia stata scritta tra il 668 aC. C e 612 a. C. Era un grande profeta, difensore del popolo, amante dell'equità e predicatore della santità e della giustizia di Dio, inteso come vendetta per i mali compiuti da Ninive ai popoli soggetti, specialmente al popolo ebraico. Visse, come aveva predetto, per assistere alla distruzione di Ninive nel 612 a.C. MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione di san Naum, profeta, il quale predicò che Dio regge il corso del tempo e giudica i popoli nella giustizia.
nome Sant'Alessandro Briant- titolo Sacerdote gesuita, martire- nascita 1556 circa, Somerset, Inghilterra- morte 1 dicembre 1581, Tyburn, Londra- ricorrenza 1 dicembre- Beatificazione 1929 da papa Pio XI- Canonizzazione 25 ottobre 1970 da papa Paolo VI- Dopo la comparsa delle pubblicazioni di p. Campion e p. Persons, le autorità tentarono freneticamente di catturare i due gesuiti, e diversi altri cattolici attivi furono arrestati. Tra loro vi era Alessandro Briant, o Bryant, un giovane sacerdote secolare nato nel Somerset. Nel periodo trascorso ad Hart Hall, a Oxford, aveva rinnovato la sua fedeltà alla Santa Sede; si recò all'estero, presso il seminario di Douai, fu ordinato sacerdote e ritornò in Inghilterra, dove svolse il suo ministero nella zona occidentale. Quando la casa di Persons fu perquisita, si trovava in una casa vicina e perciò fu arrestato, il 28 aprile 1581, portato alla prigione di Counter, dove fu usato ogni mezzo possibile per ottenere da lui informazioni sull'attività di p. Persons. Dopo sei giorni di digiuno quasi completo, fu portato nella Torre di Londra, dove gli conficcarono degli aghi sotto le unghie (è l'unico martire di cui si hanno informazioni documentate sulla tortura cui fu sottoposto). Dato che fu tutto inutile, fu lasciato per una settimana in una cella sottoterra e poi torturato all'estremo per i due giorni successivi. Il capo dei torturatori, Norton, ammise che Briant «fu torturato più degli altri», e vi fu una protesta pubblica che causò l'arresto e la detenzione di Norton per alcuni giorni, data la sua estrema crudeltà. Briant riuscì a scrivere una lunga lettera mentre si trovava rinchiuso nella Torre, indirizzata ai gesuiti d'Inghilterra, in cui descriveva le sue torture: «Ero senza conoscenza e quasi sollevato da tutti i dolori e le sofferenze; e non solo, ero confortato, alleviato e lenito da tutte le torture patite [...] Dio solo sa se sia stato un miracolo o no, ma è vero, e perciò la mia coscienza è testimone davanti a Dio». Secondo Norton, per quanto abbia valore la sua testimonianza, Briant provò un grande dolore in seguito alle torture. Nella stessa lettera chiese di essere accolto nella Compagnia di Gesù, anche in sua assenza, avendo pronunciato un voto di offrire se stesso, se fosse stato rilasciato dalla prigione, ed è per questo che è elencato tra i martiri della Compagnia. Alessandro Briant fu processato a Westminster Hall con Tommaso Ford e altri, il giorno dopo la morte di Campion e Sherwin e con la stessa accusa. Entrò in tribunale portando una piccola croce disegnata a carboncino su un pezzo di legno, e con la testa rasata. Nonostante le sofferenze il suo aspetto era ancora «sereno, innocente e amabile, quasi come quello di un angelo». Fu martirizzato a Tyburn dicembre 1581, dopo Edmondo Campion e Rodolfo Sherwin, e come loro fu beatificato nel 1886 e canonizzato da papa Paolo VI come uno dei Quaranta Martiri d'Inghilterra e Galles nel 1970.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Londra sempre in Inghilterra, santi Edmondo Campion, Rodolfo Sherwin e Alessandro Briant, sacerdoti e martiri sotto la regina Elisabetta I, insigni per ingegno e fortezza nella fede. Sant’Edmondo, che fin da giovane aveva fatto professione di fede cattolica, ammesso a Roma nella Compagnia di Gesù e ordinato sacerdote a Praga, tornò in patria, dove, per essersi adoperato nel confortare gli animi dei fedeli con la sua parola e i suoi scritti, fu ucciso, dopo molti tormenti, a Tyburn. Insieme a lui subirono gli stessi supplizi i santi Rodolfo e Alessandro, il secondo dei quali ottenne in carcere di essere ammesso nella Compagnia di Gesù.
nome Sant'Edmondo Campion- titolo Martire, gesuita- nome di battesimo Edmund Campion- nascita 24 gennaio 1540, Londra, Inghilterra- morte 1 dicembre 1581, Londra, Inghilterra- ricorrenza 1 dicembre- Beatificazione<br /> 1929 da papa Pio XI- Canonizzazione 25 ottobre 1970 da papa Paolo VI- <br /> Edmondo Campion, figlio di un libraio di Londra e molto promettente sin da giovane, fu accolto all'età di dicci anni nella Bluecoat School e fu scelto, nel 1553, quando aveva appena tredici anni, per pronunciare un discorso di benvenuto alla regina Maria I. A quindici anni ricevette una cattedra al St John's College di Oxford, fondato di recente, e due anni dopo fu nominato junior fellow, guadagnandosi la fama di buon oratore. Fu prescelto per parlare in occasione del funerale di Lady Dudley (Amy Robsart), al funerale del fondatore del collegio, sir Thomas White, e al cospetto della regina Elisabetta 1, durante la sua visita a Oxford nel 1566. Il talento e la personalità di Edmondo gli fecero guadagnare la benevolenza e la protezione della regina, di sir Robert Cecil, e del conte di Leicester: Cecil lo definì «uno dei diamanti dell'Inghilterra». La sua carriera sembrava assicurata, tuttavia cominciò a dubitare sulle decisioni prese da Elisabetta in campo religioso. Pronunciò il giuramento d'alleanza contenuto nell'Atto del 1559, ma era cresciuto nel regno della regina Maria, quando i cattolici pensavano che i rapporti con la Santa Sede fossero ripristinati; al momento dell'ascesa al trono dí Elisabetta, questa relazione fu di nuovo interrotta. L'alleanza di Campion con la Chiesa definita dalle nuove leggi fu molto indebolita dalla sua interpretazione dei Padri della Chiesa primitivi; sebbene fosse persuaso dal vescovo di Gloucester a diventare diacono, fu turbato dalla prospettiva di diventare sacerdote in base alle nuove regole. Attrasse attorno a sé un gruppo di discepoli che condividevano il suo pensiero. La Grocers' Company, che aveva finanziato i suoi studi, fu seriamente preoccupata delle sue credenze religiose. Campion decise di lasciare l'Inghilterra; nel 1569, terminato il suo incarico di junior proctor, lasciò Oxford «pieno di rimorsi di coscienza e detestando l'idea». Si recò a Dublino, dove il nuovo statuto religioso era totalmente ignorato, ma non si sentiva in patria. Nella sua opera intitolata Short History of Ireland (Breve storia dell'Irlanda), sembra infatti un giovane oxfordiano che osserva una razza forestiera: Il popolo ha questa inclinazione: è religioso, franco, cordiale, iroso, estremamente paziente, molto glorioso; vi sono molti stregoni, eccellenti cavalieri, grandi benefattori, e il popolo eccelle nell'ospitalità, è lieto di far guerra: i più indecenti, ecclesiastici e laici, sono lussuriosi ed inclini alla lascivia oltre misura. Altrimenti vivono virtuosamente, sono specchi di santità e austerità, al punto che quelli di altre nazioni non sono che un'ombra rispetto a loro, per quanto riguarda il culto. In una bolla del 1570, papa Pio V accusò la regina Elisabetta I di eresia, e la depose formalmente dal trono d'Inghilterra, scomunicandola. Tutti coloro che avessero continuato a obbedire alle sue leggi sarebbero stati colpiti dallo stesso anatema. Il parlamento inglese rispose l'anno seguente con uno statuto in cui dichiarava alto tradimento affermare che Elisabetta non era, o non avrebbe dovuto essere, regina, o che era eretica, scismatica, tiranna, infedele o usurpatrice della corona. I cattolici come Campion si trovarono perciò di fronte a una dura scelta. Campion tornò in Inghilterra nel 1571; sapendo di essere in pericolo in quanto sospetto, vi giunse sotto mentite spoglie. Presenziò al processo tenutosi nella Westminster Hall del B. Giovanni Storey (1 giu.), suo professore di diritto civile a Oxford, che aveva svolto un ruolo preminente nella condanna e nell'esecuzione dei protestanti durante il regno della regina Maria. Sembra che Campion abbia udito tutte le testimonianze del processo, valutandole grazie alla sua mente acuta ed elaborando i dettami della propria coscienza. Si dice che abbia assistito alla condanna e all'esecuzione di Storey. Dopo il processo lasciò di nuovo l'Inghilterra per raggiungere il continente, ma fu fermato mentre era in cammino, perché non aveva i documenti d'espatrio, tuttavia gli fu permesso di continuare il viaggio a patto di rinunciare ai bagagli e al denaro. P. William Allen, successivamente cardinale, aveva fondato due anni prima, il Collegio inglese a Douai, che stava già diventando un centro di studiosi e missionari, ecclesiastici e laici, che si opponevano alle decisioni di Elisabetta.<br /> Campion si laureò a Douai e fu ordinato suddiacono; nel 1573 si recò a Roma dove fu accolto nella Compagnia di Gesù. Dato che non esisteva ancora una diocesi gesuita inglese in comunione con Roma, dopo aver terminato il noviziato a Brno, fu inviato in Boemia, al collegio di Praga, come insegnante. Dato il grande successo dei gesuiti tra i protestanti di Germania, Boemia e Polonia, papa Gregorio III decise di mandare dei missionari in Inghilterra, perciò alla fine del 1579, Edmondo Campion e Roberto Persons furono i primi a partire. Erano ben consci delle probabili conseguenze: la notte precedente alla partenza di Campion da Praga, uno dei padri scrisse sopra la porta della sua cella: P Edmundus Campianus, Martyr. Lo spirito dei missionari era alto: a Ginevra, dove Rodolfo Sherwin (1 dic.) si uni al gruppo, Campion divertì i suoi compagni facendo finta di essere un servitore irlandese chiamato Patrick, che non sapeva il latino. Mentre stava lasciando Ginevra, litigò temerariamente con un ministro protestante alle porte della città. Persons partì per l'Inghilterra travestito da soldato di ritorno dai Paesi Bassi, mentre Campion si spacciò per un mercante di gioielli, con il suo compagno, un confratello chiamato Rodolfo Emerson, come suo servitore. I gesuiti non furono accolti di buon grado da tutti i cattolici: molti consideravano il fervore della Compagnia nel far proseliti come una minaccia alla stabilità politica e sociale, e chiesero ai due di pronunciare un giuramento che «la loro missione aveva solo uno scopo apostolico, per trattare le questioni religiose con verità e semplicità, e per dedicarsi alla conquista delle anime senza pretesa o interferenza nelle questioni dello stato». Il governo apprese del loro arrivo, e inizialmente non si oppose, ma l'atteggiamento da entrambe le parti si irrigidì. Questi eventi ebbero luogo mentre si stava allestendo l'armata spagnola e la minaccia d'invasione stava diventando sempre più concreta. Nonostante Campion e i suoi seguaci considerassero il loro lavoro come una questione prettamente intellettuale e spirituale, il rischio che il loro intervento fosse considerato politico, piuttosto che religioso, aumentò pericolosamente. Nel periodo trascorso a Londra, Campion svolse il suo ministero presso i cattolici in prigione e scrisse un avviso al Consiglio della Corona, noto come Campion's Brag, in cui descriveva la sua missione come «una libera scelta di predicare il Vangelo, amministrare i sacramenti, istruire i semplici, riformare i peccatori, confutare gli errori; in breve, mettere spiritualmente in guardia contro il vizio e l'orgoglio degli ignoranti, in cui la maggior parte dei compatrioti viveva». Il Campion's Brag fu scritto per essere pubblicato in occasione del suo arresto, per cercare di garantirgli una giusta udienza; compsto frettolosamente, tuttavia affermava apertamente le ragioni della sua missione, presto circolò tra la gente, diventando così un manifesto della sua attività. Campion fu costretto a lasciare Londra e lavorò nel Berkshire, nel Northamptonshire, e nell'Oxfordshire, dove convertì molte persone. Scrisse al padre gesuita generale a Roma: «Ogni giorno percorro un tratto del paese. Il raccolto è meravigliosamente ricco [...] Non posso sfuggire ancora per molto dagli eretici [...l Penso che íl mio aspetto sia molto ridicolo; cambio spesso travestimento e nome. Leggo talvolta delle notizie in prima pagina, che sostengono che Campion è stato catturato, nei luoghi dove sono stato, così mi giunge all'orecchio che la paura stessa ha portato via tutte le paure». Si recò nel Lancashire, dove predicava quasi ogni giorno, inseguito da spie e sfuggendo diverse volte miracolosamente all'arresto. Cinquanta anni dopo, le sue omelie venivano ancora ricordate da quelli che le udirono. In questo periodo scrisse un trattato latino, Decem Rationes, in cui esponeva dieci motivi per aver sfidato apertamente gli anglicani più eruditi a discutere la questione religiosa con lui. Fu estremamente difficile far pubblicare quest'opera, ma alla fine fu stampata in segreto a casa di Cecilia Stonor a Stonor Park, nel Berkshire. Lady Stonor successivamente morì in prigione per aver partecipato a questa impresa. Il trattato fu stampato una pagina alla volta da una mezza dozzina di tipografi travestiti da gentiluomini (per non destare sospetti) in nove settimane. La domenica della commemorazione di Oxford, il 27 giugno 1581, furono ritrovate quattrocento copie distribuite sui banchi della chiesa universitaria. La pubblicazione di Decem Rationes provocò molto scalpore e i tentativi di catturare Campion raddoppiarono. Dopo la pubblicazione di questo trattato, Campion decise di ritirarsi a Norfolk; lungo il cammino si fermò in una casa a Lyford, vicino a Wantage, dove celebrò la Messa e predicò davanti a una quarantina di persone. Qualcuno informò le autòrità: la casa venne perquisita tre volte in dodici ore, e Campion, insieme ad altri due sacerdoti, fu alla fine scoperto, mentre si nascondeva dietro la porta d'ingresso. I tre sacerdoti furono portati nella Torre di Londra (e incatenati nell'ultima parte del tragitto), ed Edmondo fu etichettato "Campion, il gesuita dissidente". Dopo aver trascorso tre giorni in prigione, fu interrogato dai conti di Bedford e di Leicester e, a quanto pare, dalla regina stessa, che tentò di persuaderlo e poi di corromperlo per porre fine al processo, ma tutti i tentativi fallirono, e Campion fu torturato. Le persone che gli avevano offerto ospitalità furono arrestate, e per scoraggiare ulteriormente i suoi seguaci, si diffuse la falsa notizia che li aveva traditi. Ancora sofferente per le torture inflitte, per quattro volte fu portato al cospetto di ecclesiastici anglicani che gli posero domande, obiezioni e insulti a cui Campion rispose sagacemente. Tra i presenti costantemente influenzati dalle sue parole e dal suo comportamento vi era Filippo Howard, conte di Arundell, che in seguito subì il martirio e ora è stato canonizzato (19 ott.) Campion fu nuovamente torturato, così ferocemente che il giorno dopo, quando gli fu chiesto come si sentisse, poté rispondere solo: «Non sto male, perché non sento niente». Non si riuscì a ottenere nessuna ammissione da parte stia, perciò il 14 novembre fu processato a Westminster Hall con Rodolfo Sherwin, Tommaso Corbham, Luca Kirby e altri, di aver complottato a Roma e a Reims per sollevare una rivolta in Inghilterra e di essere giunto in quel paese per quello scopo. Quando gli fu chiesto di protestare la sua innocenza, era troppo debole per muovere le braccia, perciò uno dei suoi compagni, baciandogli la mano, l'aiutò a farlo. Campion difese se stesso e i suoi compagni da solo molto abilmente, dichiarando la loro lealtà alla regina, contestando le prove, screditando i testimoni, e affermando che la sola offesa da parte loro era la fede. La giuria che si era raccolta impiegò un'ora per emettere un verdetto, ma alla fine li dichiarò colpevoli; prima che fosse letta la sentenza di morte, Campion si rivolse alla corte dicendo: «Nel condannare noi, condannate tutti i vostri avi [...] Dio vive; i posteri vivranno e il loro giudizio non sarà così passibile di corruzione come quello di coloro che adesso ci condannano a morte». Giunse la sorella di Campion con un messaggio in cui gli si offrivano dei benefici se si fosse riconvertito alla Chiesa istituzionale, ma egli lo rifiutò. Perdonò volentieri un uomo chiamato Eliot, che lo aveva tradito e fornito delle prove contro di lui, consegnandogli una lettera di raccomandazione per un nobile in Germania. Il dicembre 1581, in un giorno piovoso e nebbioso, Campion, Sherwin e Alessandro Briant (vedi sotto) furono portati insieme a Tyburn. Sul patibolo, Campion rifiutò di nuovo di esprimere la sua opinione sulla bolla papale contro Elisabetta e pregò pubblicamente per lei: «La mia e vostra regina, a cui auguro un lungo e prospero regno». Poi i tre vennero barbaramente giustiziati.<br /> Parte del sangue di Campion schizzò su un giovane di nome Enrico Walpole, che divenne anche lui gesuita e martire beato (7 apr.). Tra gli scritti di Walpole sulla vita e la morte di Campion, vi è una lirica, intitolata Why do I use my paper and ink, che fu splendidamente musicata da William Byrd, e che lui stesso "usò" frequentemente per rifiutare di sottomettersi alla Chiesa anglicana. Edmondo Campion fu beatificato nel 1886 e canonizzato tra i Quaranta Martiri di Inghilterra e Galles da papa Paolo VI il 25 ottobre 1970. La sua festa è osservata non solo dalla Compagnia di Gesù e nella diocesi di Northampton e Plymouth, ma anche a Brno e a Praga. MARTIROLOGIO ROMANO. A Londra sempre in Inghilterra, santi Edmondo Campion, Rodolfo Sherwin e Alessandro Briant, sacerdoti e martiri sotto la regina Elisabetta I, insigni per ingegno e fortezza nella fede. Sant’Edmondo, che fin da giovane aveva fatto professione di fede cattolica, ammesso a Roma nella Compagnia di Gesù e ordinato sacerdote a Praga, tornò in patria, dove, per essersi adoperato nel confortare gli animi dei fedeli con la sua parola e i suoi scritti, fu ucciso, dopo molti tormenti, a Tyburn. Insieme a lui subirono gli stessi supplizi i santi Rodolfo e Alessandro, il secondo dei quali ottenne in carcere di essere ammesso nella Compagnia di Gesù.
nome Beato Casimiro (Kazimierz) Sykulski- titolo Sacerdote e Martire- nome di battesimo Kazimierz Sykulski- nascita 29 dicembre 1882, Konskie, Polonia- morte 1 dicembre 1941, Auschwitz, Polonia- ricorrenza 1 dicembre- Nacque a Konskie in Polonia, nella sua adolescenza entrò nel seminario diocesano di Sandomierz, e fu ordinato sacerdote nel 1905. Trascorse tre anni lavorando nelle parrocchie di Radoszyce e Wierzbica e poi si trasferì a San Pietroburgo dove conseguì il dottorato in teologia presso l'Accademia. Ritornato alla sua diocesi, lavorò come cappellano militare durante la prima guerra mondiale. Fu eletto deputato della Repubblica di Polonia per due legislature. Nel 1928 fu nominato canonico del municipio di San Martín a Opatów. Nel 1929 fu nominato parroco di Konskie e arciprete del suo partito, posizione in cui gli fu attribuito il suo zelo apostolico e la dedizione alle opere sociali. Dopo la dichiarazione della seconda guerra mondiale, si prese cura delle sue vittime sia materialmente che spiritualmente. Fu arrestato due volte prima di essere arrestato nel 1941 e portato nella prigione di Radom, poi fu portato al campo di concentramento di Oswiecin-Auschwitz, in Germania (ora Polonia). Su ordine del tribunale di Radom, fu colpito sul campo. Sacerdote esemplare, di intensa spiritualità e grande capacità d'azione, la sua dedizione agli altri gli valse l'odio che alla fine lo uccise. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel campo di sterminio di Auschwitz vicino a Cracovia in Polonia, beato Casimiro Sykulski, sacerdote e martire, che fu fucilato durante la guerra davanti ai persecutori della Chiesa di Dio per aver custodito con fermezza la propria fede.
nome Beato Antonio Bonfadini da Ferrara- titolo Religioso Francescano- nome di battesimo Antonio Bonfadini- nascita 1400 circa, Ferrara- morte 1482, Cotignola, Ravenna- ricorrenza 1 dicembre- Beatificazione 13 luglio 1901 da papa Leone XIII- Santuario principale Chiesa di San Francesco a Cotignola- Nacque a Ferrara e presto ottenne il dottorato nella sua città natale nel 1439. A 37 anni entrò nel convento dello Spirito Santo, a Ferrara, tra i Frati Minori, e si distinse per la sua fedeltà alla regola francescana, il suo spirito di preghiera e la sua proficua predicazione. Ordinato sacerdote, fu attratto dalla predicazione di San Bernardino da Siena, che produsse un meraviglioso risveglio di virtù anche tra i suoi fratelli. Così si mise subito per le strade d'Italia come predicatore della parola di Dio. Era il XV secolo, il periodo d'oro della predicazione e della santità dell'osservanza francescana. Antonio estese il suo apostolato anche ai popoli a cui la luce del Vangelo non era ancora arrivata. Ispirato da Dio, pensò alla missione della Terra Santa. Questa missione fu stata fondata dallo stesso San Francesco nel 1217. Non si sa con certezza per quanto tempo Antonio Bonfadini rimase in Palestina, né quali attività svolse. Ma la sua età avanzata non gli permise di svolgere una normale attività apostolica, e forse per questo decise di tornare in Italia. Pieno di meriti e anni con profondo rammarico, intraprese il viaggio di ritorno, più pesante di quello di andata. La sua meta doveva essere il convento di Ferrara, dove voleva concludere i suoi giorni. Tuttavia, quando arrivò in Italia, dimenticò la stanchezza, la malattia e l'età, e riprese il suo apostolato di predicazione nelle città e nei campi con rinnovato ardore. Esaurite le forze, diede la sua anima a Dio a Cotignola. Aveva 82 anni. In questa città tuttora gode di grande venerazione tanto che viene soprannominato "il Santo di Cotignola". Il suo corpo rimase incorrotto. Papa Leone XIII approvò il suo culto il 13 maggio 1901 e la sua festa si celebra il 1 dicembre. MARTIROLOGIO ROMANO. Nella cittadina di Cotignola in Emilia, beato Antonio Bonfadini, sacerdote dell’Ordine dei Minori, che percorse a lungo molte regioni d’Italia e luoghi della Terra Santa attendendo alla predicazione della parola di Dio.
nome San Rodolfo Sherwin- titolo Sacerdote e martire- nome di battesimo Ralph Sherwin- nascita 1550 circa, Rodsley, Inghilterra- morte 1581 circa, Londra, Inghilterra- ricorrenza 1 dicembre- Rodolfo nacque a Rodsley in Inghilterra intorno al 1550. Studiò all'Exeter College di Oxford (1568-1575), dove divenne un esperto di classici. Una crisi spirituale lo portò al cattolicesimo e alla sua decisione di diventare prete. Ricevuto nella Chiesa cattolica, andò a Douai come studente del seminario inglese e lì fu ordinato sacerdote nel 1577. Successivamente frequentò la scuola inglese a Roma. Nel 1580 iniziò il viaggio di ritorno in Inghilterra insieme a Edmund Campion, Persons e altri, partecipando alla disputa che avevano a Ginevra con un ministro protestante. Arrivato a Reims, apprese che i loro nomi erano già stati consegnati alla polizia inglese, il che non sminuì lo zelo che lo incoraggiava. Decise di continuare solo in Inghilterra, lì si dedicò ad un intenso lavoro, ben presto ebbe un notevole successo pastorale. Mesi dopo fu arrestato a Londra mentre predicava; rinchiuso nella prigione di Marshalsea, riuscì a convertire diversi prigionieri. Fu portato alla Torre dove lo torturarpmp. Gli fu chiesto soprattutto del suo rapporto con sant'Edmund Campion, ma non rispose. La regina Elisabetta gli offrì un'alta posizione ecclesiastica se fosse tornato all'anglicanesimo, ma lo rifiutò, per questo motivo fu martirizzato a Tyburn, Londra, dopo aver baciato la mano insanguinata del suo carnefice. È il protomartire della venerabile scuola inglese di Roma. MARTIROLOGIO ROMANO. A Londra sempre in Inghilterra, santi Edmondo Campion, Rodolfo Sherwin e Alessandro Briant, sacerdoti e martiri sotto la regina Elisabetta I, insigni per ingegno e fortezza nella fede. Sant’Edmondo, che fin da giovane aveva fatto professione di fede cattolica, ammesso a Roma nella Compagnia di Gesù e ordinato sacerdote a Praga, tornò in patria, dove, per essersi adoperato nel confortare gli animi dei fedeli con la sua parola e i suoi scritti, fu ucciso, dopo molti tormenti, a Tyburn. Insieme a lui subirono gli stessi supplizi i santi Rodolfo e Alessandro, il secondo dei quali ottenne in carcere di essere ammesso nella Compagnia di Gesù.
nome Sant'Agerico di Verdun- titolo Vescovo- nascita 521 circa, Verdun, Francia- morte 588 circa, Verdun, Francia- ricorrenza 1 dicembre- Sant'Agerico nacque a Verdun o nelle vicinanze, forse a Harville, nel 521 circa; i genitori era senza figli da molto tempo e pregavano per averne uno, e Teodorico, re d'Austrasia, acconsentì a fargli da padrino quando le loro preghiere furono esaudite. Agerico entrò a far parte del clero della Chiesa dei SS. Pietro e Paolo a Verdun, e all'età di trentatré anni fu nominato decimo vescovo. In quella città ricevette la visita di S. Gregorio di Tours (17 nov.) e S. Venanzio Fortunato (14 dic.), che elogiavano il suo operato. Fortunato scrisse in due versi celebri: «I poveri ricevono conforto, i disperati la speranza, i nudi i loro abiti; qualunque cosa tu abbia, l'hanno anche gli altri». Re Sigeberto I e suo figlio Childeberto, suoi successori, aiutarono Agerico e ne accettarono i consigli. Quest'ultimo riuscì a far perdonare un malvivente condannato a Laon, ma non poté fare lo stesso per un nobile chiamato Bertefroi e i suoi compagni, che si recarono da lui per cercare rifugio dopo una rivolta fallita: Bertefroi fu giustiziato nella cappella personale del vescovo dagli ufficiali del re. Agerico morì nel 588, dolendosi ancora per non essere riuscito a salvare Bertefroi, e fu sepolto nella chiesa dei SS. Andrea e Martino, che aveva costruito a Verdun; inoltre gli è stata dedicata un'abbazia, fondata in quel luogo nell'XI secolo. MARTIROLOGIO ROMANO. Presso Verdun in Austrasia, nel territorio dell’odierna Francia, sant’Ageríco, vescovo, che costruì chiese e battisteri e patì molto da parte del re Teodorico per aver fatto della sua chiesa un luogo di asilo per i fuggitivi.
Oggi con la prima domenica di Avvento è iniziato il nuovo anno liturgico, precisamente l'anno C nel quale prevarrà il Vangelo secondo Luca.