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06/07/2024 alle 14:31

I santi di oggi 6 luglio:

I santi di oggi 6 luglio:

nome Santa Maria Goretti- titolo Vergine e martire- nome di battesimo Maria Teresa Goretti- nascita 16 ottobre 1890, Corinaldo- morte 5 luglio 1902, Nettuno- ricorrenza 6 luglio- Canonizzazione Piazza San Pietro, 24 giugno 1950, da papa Pio XII- Santuario principale Santuario di Nostra Signora delle Grazie e di Santa Maria Goretti, Nettuno- Attributi Palma del martirio e giglio della purezza- Patrona di Latina, Agro pontino, Figlie di Maria, gioventù- Il 16 ottobre 1890 a Corinaldo la terzogenita Maria veniva a rallegrare con i suoi vagiti la povera e laboriosa famiglia dei coniugi Goretti. Ebbe una buona e cristiana educazione dai genitori esemplari. Divenuta orfana di padre ancora in tenera età, aiutò la mamma, fu custode vigile dei fratellini, contribuì alla loro educazione cristiana, si applicò a sbrigare la maggior parte delle faccende domestiche, affinché la mamma potesse dedicarsi al lavoro per guadagnare il pane. Prendeva tutto con rassegnazione e con filiale abbandono nel Signore. Il 16 giugno 1901 Marietta, con una gioia indescrivibile, si accostò per la prima volta alla Mensa dell'Agnello Immacolato. A soli dodici anni, per il precoce sviluppo, era divenuta una giovanetta che si distingueva per la sua semplicità e per una purezza angelica. Coi Goretti coabitava un giovane, Alessandro Serenelli. Costui, divenuto orfano di madre quando ne aveva maggiormente bisogno, era di carattere chiuso, solitario. Il vizio dell'impurità, fomentato dalla lettura di stampe immorali, aveva guastato il suo cuore. Per due volte ebbe l'ardire di tentare Marietta. La fanciulla si rifiutò energicamente, anzi racchiudendosi in un'amara angoscia, pregò sempre di più Gesù affinché le desse la forza di combattere e di vincere. Ma, mentre la giovanetta confidava nell'aiuto divino, Alessandro macchinava un orrendo delitto, se, non fosse riuscito nel suo intento. Il 5 luglio 1902 nell'aia adiacente al caseggiato, il lavoro agricolo ferveva come sempre. Alessandro montò su un carro; era serio e preoccupato: ad un certo punto con un pretesto qualsiasi lasciò la guida del carro a mamma Assunta, salì in fretta le scale ed entrò in casa; sul pianerottolo Marietta stava rammendando una camicia; passati alcuni istanti, riapparve sull'uscio e fissatala con occhio infuocato le intimò: « Maria, vieni dentro ». Marietta non si mosse; il suo cuore innocente presagiva e tremava. Alessandro allora, invaso da satanico furore, la prese per un braccio e trascinatala brutalmente dentro, chiuse la porta con un calcio. La giovanetta si trasformò in lottatrice coraggiosa e intrepida. Al seduttore gridò: « No! No! Dio non vuole!... Che fai Alessandro?... Non mi toccare, è peccato; tu vai all'inferno! ». A nulla valsero queste sante parole, anzi la passione si tramutò in odio, e impugnato un coltello la trapassò quattordici volte, lasciando a terra la martire tramortita. L'ultimo grido della martire fece accorrere i vicini. Quale lo strazio di mamma Assunta nel vedere la sua Marietta così ridotta! Vane furono le cure dei medici: ormai le rimanevano poche ore di vita. Non un lamento uscì dalle labbra della santa martire nelle lunghe venti ore di agonia, ma solo preghiere, e negli ultimi istanti di vita anche parole di perdono per il suo uccisore: « Sì, lo perdono; lo Perdono di cuore e spero che anche Dio lo perdoni, perché lo voglio con me in Paradiso ». Il corpo e le reliquie di Maria Goretti, venerata come “martire della purezza” sono conservati a Nettuno, nel Santuario di Nostra Signora delle Grazie e di Santa Maria Goretti e a Corinaldo, in provincia di Ancona, è possibile visitare la sua casa natale. PRATICA. Chi ama veramente la purezza rinuncia a tutto, anche alla vita. PREGHIERA. Ascoltaci, o Dio nostro Salvatore, e fa' che impariamo ad imitare S. Maria Goretti, tua vergine e martire, nelle molte tentazioni di questa misera vita, per poi conseguire l'eterna beatitudine in Cielo. MARTIROLOGIO ROMANO. Santa Maria Goretti, vergine e martire, che trascorse una difficile fanciullezza, aiutando la madre nelle faccende domestiche; assidua nella preghiera, a dodici anni, per difendere la sua castità da un aggressore, fu uccisa a colpi di pugnale vicino a Nettuno nel Lazio.

nome Santa Domenica di Tropea- titolo Vergine e Martire- nascita 260 o 287, Tropea- morte IV Secolo, Nicomedia- ricorrenza 6 luglio- Santuario principale Cattedrale di Tropea- Attributi palma del martirio, leoni- Patrona di Tropea, Scorrano, Tremestieri, Mandanici, Protonotaro, Caraffa di Catanzaro, Torre di Ruggiero, Ricadi, Camaldoli- Ciriaca in greco Domenica nacque a Tropea tra il 260 e il 287. Il padre Doroteo e la madre Arsenia le impartirono fin dalla tenera età gli insegnamenti della parola di Cristo. Probabilmente la famiglia di Domenica occupò una posizione agiata e di rilievo nella comunità, visto che lo stesso imperatore Diocleziano si sarebbe interessato alla questione che portò Doroteo, Arsenia e Domenica al giudizio. Si narra che Domenica offese gli idoli pagani con uno sputo. Diocleziano, secondo Gregorio de Laude, l'avrebbe condotta a Nicomedia per sottoporla a processo. Ai genitori di Domenica venne risparmiata la vita in cambio dell'esilio nella regione dell’Eufrate. Domenica, invece, venne sottoposta a molte pressioni e angherie nel tentativo di farle rinnegare la fede cristiana. Ma questi tentativi risultarono vani e i prodigi operati dalla giovane indussero addirittura alcuni presenti a convertirsi. In seguito a tale prova di coraggio, la giovane venne condannata al supplizio ad leones. Si compì allora un altro miracolo, poiché i leoni affamati rimasero impassibili e divennero addirittura docili davanti a Domenica. La giovane venne messa addirittura al rogo, ma le fiamme non lambirono la sua carne. La pena fu così mutata nella decapitazione, che avvenne intorno al 300, dopo strazianti torture. Il culto della santa tropeana si diffuse nel sud Italia e in Oriente, perché i vescovi di Tropea, di rito greco, dipesero come giurisdizione ecclesiastica dal patriarcato di Costantinopoli. Le spoglie mortali della santa riposarono per molti anni a Vizzini, per essere poi traslati nella cattedrale di Tropea, città della quale Santa Domenica rimase patrona. MARTIROLOGIO ROMANO. A Nicomedia in Bitinia, nell’odierna Turchia, santa Ciríaca, vergine e martire sotto Diocleziano, che è oggetto di grande venerazione a Tropea in Calabria.

nome Beata Maria Teresa Ledochowska- titolo Vergine- nome di battesimo Maria Teresa Ledòchowska- nascita 29 aprile 1863, Loosdorf, Austria- morte 6 luglio 1922, Roma- ricorrenza 6 luglio- Beatificazione da papa Paolo VI il 19 ottobre 1975- Maria Teresa Ledòchowska nacque a Loosdorf (Austria), il 29 aprile 1863. Il padre era un conte polacco e la madre era svizzera. La famiglia era, per tradizione, al servizio della Chiesa: suo zio era il cardinale Ledóchowski, íl fratello Vladimiro divenne generale dei gesuiti, e sua sorella Orsula fondò le orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante. Nel 1873, si recò a St-Poelten dove frequentò il collegio delle Dame Inglesi, e poi si trasferì con la famiglia in Polonia. Si ammalò gravemente di vaiolo nel 1885, ma guarì e si recò a Salisburgo per diventare dama di corte della granduchessa di Toscana e, successivamente, accompagnatrice personale della duchessa. Il suo interesse nelle missioni straniere sembra essere nato da un incontro avvenuto nel 1886 con alcune suore Francescane Missionarie di Maria; ella consultò suo zio, prefetto della Congregazione De Propaganda Fide, che l'incoraggiò a mettere la sua considerevole abilità letteraria al servizio della Chiesa. Tre anni dopo, in seguito a un incontro con il cardinale Lavigerie, si convinse della necessità di inviare missionari in Africa, e decise di abbracciare la vita religiosa. Cominciò a organizzare gruppi laici per sostenere il lavoro nelle missioni, partecipando attivamente al movimento antischiavista. Diede il suo contributo scrivendo su diversi giornali e pubblicandone personalmente molti altri, incluso «L'Eco dell'Africa», che fondò nel 1889 e che nel 1913 era già tradotto in nove lingue. Le sue opere erano caratterizzate dalla tendenza all'analisi dettagliata e dalla mancanza del sentimentalismo comune a molte pubblicazioni missionarie del tempo. Alla fine, lasciò la corte e andò a vivere presso le suore della Carità a Solnogrod. Nel 1893, scrisse le regole per un'associazione missionaria Sodalizio di S. Pietro Claver (9 set.; canonizzato nel 1888 e nel 1896 dichiarato patrono di tutti quelli che lavoravano per le popolazioni africane). Il sodalizio, formalmente approvato nel 1899, si dedicava al lavoro nelle missioni africane e le sosteneva con donazioni e pubblicazioni religiose; nonostante fosse un istituto religioso (ella professò i propri voti nel 1895), Maria Teresa rese evidente l'importanza di coinvolgere i laici. Si accorse anche della rilevanza della stampa, e pubblicò bibbie, catechismi e periodici in varie lingue africane, oltre a prendere parte attivamente ai programmi letterari, come supporto all'evangelizzazione e come strumento per migliorare le condizioni dei popoli africani. Partecipò e condusse conferenze, e fu una corrispondente instancabile per conto del sodalizio, ispirata, nella sua attività, dall'amore per Dio e dalla fede nel valore peculiare di ogni individuo. Nel 1900 organizzò una conferenza internazionale antischiavista a Vienna. Tutti i risultati che conseguiva, li attribuiva alla bontà e pietà di Dio. Coloro che l'incontravano erano colpiti dalla sua sincerità, dall'autocontrollo, e dall'entusiasmo genuino per ogni buona causa. Morì il 6 luglio 1922 a Roma, dove aveva stabilito la sede generale del sodalizio; le spoglie vi furono portate nel 1934, ed ella è stata beatificata nel 1975. Il sodalizio è attivo in circa venti paesi e gestisce la stampa, i centri catechistici e gli ostelli per studenti universitari. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma, beata Maria Teresa Ledóchowska, vergine, che si adoperò con tutte le sue forze a favore degli Africani oppressi dalla schiavitù e fondò il Sodalizio di San Pietro Claver.

nome Santa Sexburga- titolo Regina del Kent, badessa- nascita VII secolo, Anglia Orientale- morte 6 luglio 699, Inghilterra- ricorrenza 6 luglio, 6 settembre- Sexburga era la figlia di Anna, re dell'Anglia orientale, sorella di S. Eteldreda (23 giu.), S. Etelburga (12 ott.) e S. Vitburga (8 lug.), e sorellastra di S. Setrida (10 gen.). Sexburga sposò il re Erconberto del Kent, e da lui ebbe due figli e due figlie, S. Ercongota (23 feb.) e S. Ermengilda (13 feb.); fondò un convento a Minster-in-Sheppey, dove si ritirò, alla morte del marito nel 664, diventando badessa. In seguito decise di condurre una vita più isolata e si trasferì all'abbazia di Ely, lasciando il suo posto di badessa di Min-ster-in-Sheppey alla figlia Ermengilda. Nel 679 divenne badessa di Ely, succedendo a sua sorella Ediltrude, la fondatrice dell'abbazia, e si prese cura di seppellirne il corpo nella chiesa dell'abbazia. Secondo la storia raccontata da Beda, non riuscendo a trovare una lapide adatta per la bara, nella zona paludosa circostante, mandò alcuni uomini a cercarne una, e questi tornarono con un'antica tomba romana di marmo bianco che avevano trovato a Grantchester. Sfortunatamente non si sa nulla di certo della sua attività di badessa, e la Vita in latino afferma che era sorella di Ediltrude non tanto per la parentela, quanto «per aver imitato le sue opere buone». Sexburga morì il 6 luglio, probabilmente nel 699, e nel 1106 i suoi resti, insieme con quelli delle SS. Ediltrude, Vitburga, ed Ermengilda, furono trasferiti in nuove cappelle costruite nella chiesa abbaziale, dove furono venerati fino alla Riforma. Questa santa compare in alcune scene tratte dalla vita di Eteldreda nella cattedrale di Ely, incise a rilievo. Minster-in-Sheppey fu distrutta dai danesi e ricostruita nel 1130 in onore della Madonna e di S. Sexburga.

nome San Sisoes il Grande- titolo Eremita- nascita Egitto- morte 430 circa, Clisma, Egitto- ricorrenza 6 luglio- Sisoes era un egiziano che divenne monaco nel famoso monastero del deserto di Scetis diretto da Apa Or. Alla morte di S. Antonio (17 gen.) nel 357, Sisoes abbandonò Scetis perché era diventato troppo affollato, e andò a vivere sulla montagna di S. Antonio con un discepolo chiamato Abramo. Il luogo era deserto, forse a indicare che vi giunse qualche tempo dopo le incursioni saracene del 357, e vi si fermò per moltissimo tempo, probabilmente per più di settant'anni. A un certo punto, forse perché era troppo vecchio per i rigori della vita nel deserto, si trasferì per un po' di tempo a Clisma, una città vicino al Mar Rosso, dove morì nel 430 circa. Una cinquantina di articoli, contenuti nell'Apophtbegrnata .Patrum (Detti dei Padri), citano Sisoes (o Titoes, una variante del nome), e sembra che si riferiscano per la maggior parte al Sisoes venerato in questo giorno, ma esiste anche un altro monaco con lo stesso nome, che visse a quel tempo, menzionato nell'Apophthegmata. Questi racconti, principale fonte d'informazioni SII Sisoes, lo descrivono come un umile amante della solitudine, con una fede infinita nella misericordia di Dio, sovente immerso nella contemplazione, e narrano che il suo discepolo spesso doveva dirgli: «Alzati, padre, mangiamo». «Figliolo» rispondeva «non abbiamo già mangiato?» Alla risposta negativa del discepolo, Sisoes replicava: «Se non abbiamo mangiato, porta il cibo e mangiamo». Per quanto riguarda l'umiltà e la sottomissione al volere dí Dio, diceva: «Dimentica te stesso e getta alle spalle i tuoi desideri e liberati dalle Così troverai la quiete». Gli sono attribuiti numerosi miracoli, compreso l'aver resuscitato un bambino, e si narra che in punto di morte disse: «Vedete, il Signore è venuto e dice: "Portatemi il vaso eletto del deserto"». MARTIROLOGIO ROMANO. In Egitto, san Sísoe, detto Magno, eremita, molto insigne nell’esercizio della vita monastica.

nome San Palladio- titolo Vescovo degli Scoti- nascita Roma- morte 432 circa, Inghilterra- ricorrenza 6 luglio- Non si sa niente delle origini e dei primi anni di vita di Palladio. Forse studiò ad Auxerre sotto la guida di S. Germano (3 ago.) cd era evidentemente una persona di un certo rango, forse un diacono di Roma. Secondo S. Prospero d'Aquitania (25 giu.), si recò a Roma per persuadere papa Celestino I (422-432) a inviare S. Germano a combattere il pelagianesimo in Britannia e consolidarvi il cristianesimo. Ciò avvenne nel 429, e sembra probabile che Palladio abbia accompagnato Germano in Britannia, e sia ritornato a Roma per riferire l'esito della missione. Nel 431 egli stesso fu consacrato vescovo dal papa e inviato in Irlanda come primo vescovo degli irlandesi. Giunse ad Arklow e svolse la sua attività principalmente nella contea di Wicklow, dove sono stati identificati i siti di tre delle sue chiese, tuttavia non ottenne risultati dalla sua missione e partì subito dopo. Quest'insuccesso è stato forse accentuato da parte dei biografi di S. Patrizio (17 mar.) per sottolineare i risultati conseguiti dal loro maestro in una situazione difficile; è più probabile che la missione di Palladio in Irlanda fosse stata progettata a breve termine, proprio come la missione di Germano in Britannia. Alcune fonti scozzesi affermano che lasciò l'Irlanda per la Scozia, dove svolse la sua attività per ventitré anni prima di morire a Fordoun, vicino ad Aberdeen, luogo in cui le reliquie erano venerate nel Medio Evo. Ciò non può essere vero, dato che non vi è dubbio che morì nel 432, probabilmente sulla via del ritorno a Roma. Papa Celestino era morto prima di lui nello stesso anno, e forse Palladio volle tornare a Roma per partecipare all'elezione del suo successore; è possibile anche che fosse uno dei candidati. Si è tentato d'identificare Palladio con S. Patrizio, che aveva studiato ad Auxerre e conosceva S. Germano, ma, ancora una volta, ciò non sembra attendibile, ed è meglio pensare a S. Patrizio come suo successore al titolo di "vescovo degli irlandesi", che giunse in Irlanda poco dopo che Palladio se n'era andato, nel 432 circa. MARTIROLOGIO ROMANO. In Scozia, commemorazione di san Palladio, vescovo, che, mandato da Roma in Irlanda, morì in Inghilterra, nello stesso tempo in cui san Germano di Auxerre vi combatteva l’eresia pelagiana.

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