@Vitupero

28/08/2024 alle 17:53

I santi di oggi 28 agosto:

I santi di oggi 28 agosto:

nome Sant'Agostino- titolo Vescovo e dottore della Chiesa- nascita 13 novembre 354, Tagaste, Africa- Ordinato presbitero 391- Nominato vescovo 395 da papa Siricio- Consacrato vescovo 395 dal vescovo Megalio- morte 28 agosto 430, Ippona, Africa- ricorrenza 28 agosto- Attributi Abiti vescovili, colomba, cuore infiammato, libro- Patrono di stampatori e teologi- Incarichi ricoperti Vescovo coadiutore di Ippona Regia (395-396), Vescovo di Ippona Regia (396-430)- « Fecisti nos ad te et inquietum est cor nostrum, donec requiescat in te. » « Ci hai creati per Te, [Signore,] e inquieto è il nostro cuore fintantoché non trovi riposo in Te. » Agostino nacque a Tagaste in Africa da famiglia benestante. Il padre, Patrizio, era pagano, ma sua madre Monica era un'ardente cristiana. Verso la fine dell'anno 370 si portò a Cartagine per studiare rettorica. Trovava nello studio un'attrattiva sì grande, che era costretto a farsi violenza per lasciarlo; ma le cognizioni che acquistava non gli servivano che a nutrire l'orgoglio. I manichei, conosciuta la sua bramosia per gli studi, solleticarono la sua vanità e l'indussero ad abbracciare la loro dottrina. Nauseato però dalle loro ciance, li abbandonò e si recò a Roma. Da Roma andò a Milano, per insegnare eloquenza. Monica, addolorata della partenza del figlio, lo raggiunse. Una sera il giovane si sentiva afflitto nello spirito e provava un grande bisogno di spargere lacrime. Si ritirò nel giardino, sotto la chioma di un ombroso fico, e diede libero sfogo al pianto. Sentiva la sua anima coperta di peccati e se ne rammaricava. Ad un certo momento gli parve di sentire nel giardino una cantilena come di fanciullo che diceva: Prendi e leggi, prendi e leggi! Aprì il libro delle lettere di S. Paolo e lesse: Non nei conviti e nelle ubriachezze, non nelle morbidezze e nelle disonestà si trova la pace... Bastò questo perchè scosso dalla grazia divina si risolvesse a darsi senza riserva al servizio di Dio. Ritornato in Africa, ad Ippona, si diede a vita ascetica. Qualche tempo dopo fu consacrato prete e poi vescovo. Allora ebbe inizio la sua grande attività contro gli eretici. Ario, Nestorio, Donato, Pelagio tentavano di sfaldare la chiesa. Contro di essi combatterono i grandi Padri della Chiesa: Atanasio, Gregorio Nazianzeno, Cirillo di Gerusalemme, Cirillo di Alessandria, Giovanni Crisostomo, Ambrogio, Gregorio Magno, ma sopra tutti il grande Agostino. Ben duecentotrentadue sono le sue opere. Nell'anno 400 scrisse il De libero arbitrio per confutare le dottrine manichee. Nel 411 e 412 diresse un'epistola ai cattolici sull'Unità della Chiesa contro i Donatisti. Contro Pelagio scrisse il trattato Della natura e della grazia nel quale dimostra la necessità della grazia divina per sostenere la volontà indebolita dal peccato originale. A quest'opera si riannoda l'altra De gratia et libero arbitrio. Quando poi finalmente il Pelagianesimo veniva condannato da Papa Zosimo, S. Girolamo ormai vecchio, entusiasta per la grande vittoria riportata dai cattolici, per merito specialmente di S. Agostino, non esitò a scrivergli: Salve! Ti onora l'universo! I cattolici ti venerano e ti ammirano come il nuovo fondatore dell'antica fede! Non vanno poi dimenticate le opere colossali: La Città di Dio e l'altro libro De Trinitate contro Ario. Nell'anno 430, allorchè i Vandali invasa l'Africa assediavano Ippona, Agostino esalò l'ultimo respiro: era il 28 agosto. Fu pure il fondatore degli Agostiniani e la sua è una delle quattro regole fondamentali dello stato religioso.

PRATICA. Leggiamo un tratto delle Lettere di San Paolo. PREGHIERA. Sii propizio, Dío onnipotente, alle nostre suppliche, e poiché ci infondi la speranza, concedici benigno per intercessione del tuo beato confessore e vescovo Agostino, l'abbondanza della tua misericordia.

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di sant'Agostino, vescovo e insigne dottore della Chiesa: convertito alla fede cattolica dopo una adolescenza inquieta nei princípi e nei costumi, fu battezzato a Milano da sant'Ambrogio e, tornato in patria, condusse con alcuni amici vita ascetica, dedita a Dio e allo studio delle Scritture. Eletto poi vescovo di Ippona in Africa, nell'odierna Algeria, fu per trentaquattro anni maestro del suo gregge, che istruì con sermoni e numerosi scritti, con i quali combatté anche strenuamente contro gli errori del suo tempo o espose con sapienza la retta fede.

nome Sant'Ermete- titolo Martire a Roma- morte Roma- ricorrenza 28 agosto- Attributi soldato- Patrono di Viene invocato contro le malattie mentali.- Il martirio di Ermete (Ermes) a Roma e il suo culto antico sia nella città che altrove sono ben attestati. Appare nella Depositio martyrum del 354, nel Martirologio di Girolamo e negli itinerari dei pellegrini. La sua passio, tuttavia, non è attendibile, così come gli Atti di papa Alessandro I, nei quali viene menzionato. Fu seppellito nel cimitero di Bassilla, sull'antica via Salaria, dove furono trovati i resti di un'antica basilica sorta sulla sua tomba. Dei frammenti di un'iscrizione eretta da papa S. Damaso (11 dic.) contengono il suo nome. Il culto si diffuse nell'Europa occidentale dopo che papa Leone IV diede alcune reliquie del santo all'imperatore Lotario I nell'850. Divennero oggetto di pellegrinaggio nella chiesa di Renaix nelle Fiandre, dove ancora sono conservate. Gli sono state dedicate tre chiese in Cornovaglia. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma nel cimitero di Basilla sulla via Salaria antica, sant’Ermete, martire, che, come riferisce il papa san Damaso, venne dalla Grecia e Roma accolse come suo cittadino quando patì per il santo nome.

nome San Pelagio- titolo Martire venerato a Costanza- nascita III secolo- morte III secolo, Costanza, Germania- ricorrenza 28 agosto- Il piccolo S. Pelagio è citato nel nuovo Martirologio Romano, e gli sono state dedicate molte chiese in Spagna. È uno dei martiri bambini molto popolari nel Medio Evo e, sebbene non presenti un ideale di santità molto valido, può essere considerato un efficace ammonimento. Molti di questi santi sono inventati, le loro vere origini sono andate perdute, anche se gli avvenimenti fondamentali della loro vita sono ricostruibili. Solitamente sono vittime di seguaci di un'altra religione, di una strega o, se il loro persecutore è un cristiano, della sua natura malvagia. Bambini-modello colpiti non per mano d'uomo, come ad esempio il beato Agostino Novello (19 mag.), attaccato da un lupo mentre giocava alla porta della città e salvato dall'intervento miracoloso di S. Agostino, sono rari. Ma anche qui un animale feroce, anche se più simile a un demone, è l'analogo di un "moro", un ebreo, un mago, un eretico o un cristiano concupiscente, per il fatto di essere al di fuori dell'ordine fissato e dell'ortodossia. Per accentuare le malvagità del giudaismo, dell'islam e di altre religioni, il bambino deve evocare sentimenti di tenerezza e destare l'istinto materno. Nello stesso tempo viene presentato come un piccolo adulto: è irreprensibilmente devoto per contrapporsi alla decisione dell'ebreo o del musulmano di continuare nel loro comportamento malvagio. Tutto ciò è comprensibile perché l'idea moderna dell'infanzia come processo estremamente complesso risale solo al tardo XVIII secolo con l'Illuminismo e il Romanticismo, appoggiata poi dagli studi e dalle scoperte della psicologia e della genetica del XX secolo. Vivi o morti, molti bambini martiri del Medio Evo presentano echi magici. L'esempio meglio conosciuto è il piccolo Ugo di Lincoln, che, sebbene morto, cantava l'Alma Redemptoris Mater dal condotto dove era stato gettato indicando la via per raggiungere i suoi presunti assassini ebrei. All'età di dieci anni Pelagio, o Pelaio, fu lasciato dallo zio in ostaggio ai mori. Questo accadde quando la maggior parte della Spagna era sotto il dominio islamico e Abd-ar-Raham III governava a Cordova. Tre anni dopo non era ancora arrivato il riscatto. Pelagio era un giovane di bell'aspetto, simpatico e ancora non corrotto dai suoi compagni di cella: Ahd-ar-Raham lo convocò e gli disse che sarebbe stato liberato, avrebbe avuto cavalli, abiti eleganti, denaro e onori se solo avesse rinunciato alla sua fede e avesse riconosciuto Maometto come profeta. Pelagio gli rispose: «Tutto questo non significa nulla per me. Sono stato, sono e rimarrò cristiano». I racconti del suo martirio sono diversi: uno racconta che fu messo sul cavallo di ferro e spinto su e giù, un altro che fu appeso alla forca riservata agli schiavi e ai criminali e poi smembrato, e che le sue membra vennero gettate nel Guadalquivir. I suoi resti vennero recuperati dai fedeli e conservati a Cordova fino al 967, poi vennero traslati a Leon. Nel 985 le reliquie furono spostate a Oviedo come misura di sicurezza. MARTIROLOGIO ROMANO. A Costanza nell’odierna Svizzera, commemorazione di san Pelagio, martire.

nome Sant'Alessandro I di Costantinopoli- titolo Vescovo- nascita 264 circa, Calabria- Consacrato arcivescovo 314- morte 337 circa, Costantinopoli- ricorrenza 28 agosto- I pochi fatti ricordati della vita di Alessandro di Bisanzio sono stati enfatizzati per aumentare la sua importanza. I resoconti variano in maniera considerevole. All'età di settantatré anni fu eletto patriarca di Costantinopoli e mantenne l'incarico per ventitré anni nel periodo dei conflitti contro l'eresia ariana. Poco dopo la sua elezione l'imperatore Costantino ordinò una conferenza tra i teologi cristiani e alcuni filosofi pagani. Tutti i filosofi tentarono di parlare contemporaneamente, Alessandro propose allora che scegliessero il più istruito tra di loro per fare da portavoce. Mentre uno di loro stava parlando, Alessandro lo interruppe dicendo: «Nel nome di Gesù Cristo ti ordino di tacere!». Si dice che l'uomo divenne muto all'istante, fino a quando Alessandro non gli permise di tornare a parlare. Nel 336 Ario arrivò trionfante a Costantinopoli con l'ordine dell'imperatore per Alessandro di accoglierlo nella Chiesa in comunione. Alessandro si rinchiuse in una chiesa e pregò Dio di eliminare o lui o Ario. La notte prima della solenne accoglienza, Ario morì, pare per intervento divino in risposta alla preghiera di Alessandro, ricordato con queste parole nel vecchio Martirologio Romano: «un celebre anziano, per la cui preghiera Ario, condannato dal giudizio divino, fu fatto a pezzi e le sue interiora uscirono fuori». MARTIROLOGIO ROMANO. A Costantinopoli, sant’Alessandro, vescovo, la cui preghiera apostolica, come scrive san Gregorio di Nazianzo, schiacciò il capo dell’empietà ariana.

nome San Giuliano di Brioude- titolo Martire- nascita Vienne, Francia- morte 304 circa, Brioude, Francia- ricorrenza 28 agosto- Giuliano fu uno dei martiri più famosi della Gallia, conosciuto anche come Giuliano di Alvernia, il suo culto è attestato fin dall'antichità. La sua passio non attendibile racconta che era un soldato cristiano. Quando Crispino, governatore della provincia di Vienne, iniziò a perseguitare i cristiani, Giuliano si rifugiò nella regione dell'Alvernia. Saputo che lo stavano cercando, si consegnò ai suoi persecutori vicino a Brioude (non lontano da Clermont-Fcrrand) dicendo: «Sono stato troppo a lungo in questo mondo. Voglio stare con Gesù». Fu decapitato immediatamente. Più tardi a Brioude fu costruita una chiesa per conservare le sue reliquie, meta di pellegrinaggio. S. Gregorio di Tours (17 nov.) diffuse il suo culto, che divenne molto forte: Giuliano era invocato per ottenere guarigioni e altre grazie e vi furono molti miracoli. Vennero costruite altre chiese in suo onore a Tours, Reims e a Parigi (S. Giuliano il Povero, di fronte a Notre-Dame). Lo storico Gibbon ha replicato con grande competenza alle critiche portate contro il suo resoconto (in Declino e caduta dell'impero romano) sui primi soldati cristiani martiri e alle accuse di inconsistenza delle loro ragioni c del loro comportamento, dando valore alla storia di Giuliano. È invocato: per gli oggetti smarriti; contro le paralisi; come protettore di paralitici, zoppi e ladri. MARTIROLOGIO ROMANO. A Brioude presso Clermont-Ferrand nella regione dell’Aquitania, in Francia, san Giuliano, martire, che, giunto in questo territorio su invito di san Ferréolo durante la persecuzione, si tramanda che vi abbia conseguito la palma del martirio.

nome San Mosè l'Etiope- titolo Anacoreta- nascita 176 circa- morte 251 circa, Egitto- ricorrenza 28 agosto- La storia di Mosè è la testimonianza di come la narrazione di un'edificante conversione sía stata combinata con un'antica novella d'avventura. La Storia lausiaca di Palladio e alcuni storici della Chiesa antica menzionano il santo, così come il nuovo Martirologio Romano. Pare che Mosè fosse un servitore o uno schiavo etiope nella casa di un ufficiale egiziano, licenziato a causa del suo comportamento immorale e in particolare per episodi di furto. Decise allora di diventare un brigante: era un uomo alto, forte e possente e divenne presto il capo di una banda che terrorizzava il distretto. Una volta un cane da pastore abbaiando fece fallire un importante colpo. Mosè giurò allora che avrebbe ucciso il pastore: per raggiungerlo dovette attraversare a nuoto il Nilo con una spada tra i denti. Il pastore si era nascosto seppellendosi nella sabbia, e Mosè, non riuscendo a trovarlo, uccise quattro arieti, li arrostì e ne mangiò le parti migliori, vendette la pelle in cambio di vino e camminò per cinquanta miglia per raggiungere i suoi compagni. Quando viene citato nuovamente, viene detto che si è convertito e che vive in una cella nel monastero di Petra nel deserto di Scete. Pare che si fosse nascosto tra gli eremiti per sfuggire alla legge e ad alcuni inseguitori, e che rimase colpito dalle vite esemplari dei Padri del deserto. A Petra fu attaccato nella sua cella da quattro ladri (un ribaltamento di destino, tipico delle storie di invenzione). Mosè li catturò, li legò insieme, se li caricò sulla schiena e li depose sul pavimento della chiesa, dicendo ai monaci stupiti: «Dato che non posso picchiare nessuno, che cosa volete fare di queste persone?» Naturalmente i ladri si convertirono ed entrarono nel monastero. Mosè aveva grandi difficoltà a domare la sua natura violenta, Chiese quindi consiglio a Isidoro di Pelusio (4 feb.). L'abate lo portò sul tetto di una casa all'alba e gli disse: «Guarda. La luce impiega del tempo per scacciare le tenebre. Così è anche per l'anima». Mosè si impegnò molto per controllarsi: con il lavoro fisico, servendo i fratelli, con le mortificazioni e la preghiera costante. Lo fece così bene che l'arcivescovo Teofilo di Alessandria sentì parlare della sua santità e lo ordinò sacerdote e quando lo vide nella basilica, vestito di bianco, gli disse: «Ora, padre Mosè, l'uomo nero è diventato bianco!» Mosè sorrise tristemente. «Solo esteriormente! Dio sa che dentro sono ancora nero» rispose.<br /> Aveva settantacinque anni quando i berberi attaccarono il monastero. Mosè non permise ai monaci di difendersi, dicendo loro di fuggire prima che fosse troppo tardi: «Coloro che mettono mano alla spada periranno di spada!». Rimase indietro con sette monaci e gli infedeli li uccisero tutti, meno uno. Mosè venne seppellito nel monastero di Dair alBaramus. MARTIROLOGIO ROMANO. In Egitto, san Mosè l’Etiope, che da famoso brigante divenne celebre anacoreta, convertì molti del suo gregge di malfattori e li condusse con sé in monastero.

nome Santa Gioacchina De Vedruna- titolo Vedova e fondatrice- nascita 1783, Barcellona, Spagna- morte 12 luglio 1959, Barcellona, Spagna- ricorrenza 28 agosto- Beatificazione 19 maggio 1940 da papa Pio XII- Canonizzazione 12 aprile 1959 da papa Giovanni XXIII- Gioacchina de Mas y de Vedruna, la fondatrice delle Carmelitane della Carità, nacque a Barcellona nel 1783. Suo padre era Loren-zao de Vedruna, membro di una famiglia nobile catalana, la madre si chiamava Teresa Vidal. Gioacchina era la quinta di otto fratelli. Ebbe un'infanzia del tutto normale, anche se all'età di dodici anni andò a un convento di carmelitane e chiese di essere ammessa nell'ordine, ma venne rifiutata perché troppo giovane. Nel 1793 incontrò il suo futuro marito, Teodoro de Mas, un giovane avvocato, che in passato voleva diventare francescano. Si dice che fosse indeciso su quale delle tre sorelle Vedruna scegliere, così fece loro visita portando in regalo una scatola di mandorle caramellate. Due sorelle storsero il naso davanti a un regalo così puerile, mentre Gioacchina accettò la scatola con piacere, e Teodoro la scelse come futura moglie. Si sposò nel 1799, all'età di sedici anni. Pochi giorni dopo le nozze cadde in una profonda depressione perché credeva di aver tradito la sua vera vocazione. Ti marito le disse che, una volta che tutti i loro figli fossero stati indipendenti, avrebbero potuto entrambi votarsi alla vita da consacrati. Gioacchina si consolò. Ebbero otto bambini, a cui Gioacchina si dedicò con affetto e devozione. Quando la seconda figlia le disse che voleva diventare suora, ella le rispose con fermezza: «No, Dio desidera che ti sposi. Due tue sorelle saranno suore». Questo fu esattamente quello che accadde, anche se una delle due sorelle, Teodora, poté entrare nell'Ordine cistercense solo dopo che un pretendente deluso ebbe perso una causa contro di lei alla corte episcopale. All'età di trentatré anni perse il marito. Per i primi sette anni dopo la morte Gioacchina si dedicò completamente ai figli, alla preghiera e alla cura dei malati nell'ospedale locale. Indossava l'abito dei terziari francescani e conduceva una vita di penitenza e povertà. Alcuni pensavano che fosse impazzita a causa della morte del marito. Nel 1823 due figli, José e Inés, si sposarono, e José prese in casa con sé i due figli più piccoli. Nel 1820 padre Stefano di Olot, un cappuccino, disse a Gioacchina di non entrare in nessun ordine già esistente, perché era destinata ad appartenere a una nuova congregazione impegnata nell'insegnamento ai giovani e nella cura degli ammalati. Sei anni dopo indossò l'abito religioso delle Carmelitane della Carità al cospetto del vescovo di Vich, che aveva approvato la fondazione della nuova comunità, affidandola alla protezione di Nostra Signora del Monte Carmelo. L'ordine era appoggiato da un importante avvocato, José Estrada. Gioacchina insieme a sei compagne iniziò la vita comunitaria nella sua grande casa. Sebbene fossero poverissime, nel giro di pochi mesi avevano aperto un ospedale a Tarrega. La nuova congregazione si diffuse ben presto in tutta la Catalogna. Durante la guerra carlista le suore si presero cura dei feriti e degli ammalati di entrambe le parti, ma alcune sorelle dovettero fuggire a Perpignan in Francia. Nell'autunno 1843 fecero ritorno in Spagna. La fondatrice e le suore più anziane fecero la professione perpetua nel 1844. Nel 1850 Gioacchina manifestò i primi segni della paralisi che la avrebbe portata alla morte. Nel 1851 abbandonò la guida della comunità a un sacerdote, padre Stefano Sala, e in seguito a un monaco benedettino, Dom Bernard Sala. Soffrì per quattro anni e il 28 agosto 1854, all'età di settant'anni, morì di un attacco di colera. Innumerevoli conventi, scuole e ospedali erano sorti in tutta la Catalogna. Fu beatificata nel 1940 e canonizzata il 12 giugno 1959 da papa Giovanni XXIII. MARTIROLOGIO ROMANO. A Barcellona in Spagna, santa Gioacchina de Vedruna, che, madre di famiglia, educò piamente nove figli e, rimasta vedova, fondò l’Istituto delle Carmelitane della Carità, sopportando serenamente ogni genere di sofferenze, finché morì colpita da colera.

nome San Ginepro Serra- titolo Francescano, Apostolo della California- nome di battesimo Junípero Serra- nascita 24 novembre 1713, Petra-Mallorca, Spagna- morte 28 agosto 1784, Monterey, California- ricorrenza 28 agosto- Beatificazione 25 settembre 1988 da papa Giovanni Paolo II- Canonizzazione 23 settembre 2015 da papa Francesco- Ginepro nacque il 24 novembre 1713 a Petra-Mallorca (Majorca), in Spagna. Divenne francescano nel 1730 e fu ordinato sacerdote nel 1737. Fece l'insegnante per un certo periodo, poi nel 1749 andò in America. Fu missionario presso gli indiani del Texas e del Messico e in seguito lavorò in una missione in California. È presentato come esempio di virtù, coraggio, pazienza, perseveranza e umiltà, doti necessarie a un missionario. Era molto impegnato nella predicazione del Vangelo agli indigeni americani, sì che potessero essere «consacrati nella verità». Per quanto il tempo e le sue origini lo permettessero, Ginepro si preoccupò dello sviluppo delle popolazioni locali, denunciando gli abusi e lo sfruttamento dei poveri e dei deboli e mettendo in risalto il fatto che anch'essi erano stati creati e redenti da Dio. E portato ad esempio nei Serra Clubs di alcuni paesi, che, tra le altre attività, incoraggiano le vocazioni al sacerdozio missionario. Mori a Monterey il 28 agosto 1784 ed è stato beatificato da Giovanni Paolo II il 25 settembre 1988. MARTIROLOGIO ROMANO. A Monterrey in California, beato Ginepro (Michele) Serra, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori, che tra le tribù ancora pagane di quella regione, nonostante gli ostacoli e le difficoltà, predicò il Vangelo di Cristo nella lingua dei popoli del luogo e difese strenuamente i diritti dei poveri e degli umili.

nome San Bibiano di Saintes- titolo Vescovo- ricorrenza 28 agosto- S. Bibiano, Vivien in francese, nato alla fine del secolo IV, apparteneva ad una famiglia della nobiltà gallo-romana della regione di Saintes, sulla costa atlantica della Gallia. Grazie ai suoi nobili natali ottenne dall'imperatore Onorio la carica di governatore della provincia ma poco dopo vi rinunciò ed entrò nello stato ecclesiastico al pari di molti altri appartenenti alla sua stessa classe sociale nell'epoca del tardo impero. Ordinato prete fu poi eletto vescovo di Saintes, succedendo ad Ambrogio, durante il periodo in cui la Gallia fu invasa dai Visigoti che si trasferirono poi in Spagna recando seco un gran numero di gallo-romani prigionieri. Bibiano spinse la cura del suo gregge al punto di seguire l'esercito visigoto per recare conforto e sollievo agli ostaggi giungendo ad accompagnarli fino a Tolosa e riuscendo in seguito a procurare il loro riscatto. Entrato in contatto con il re Teodorico si guadagnò la sua stima e ne ottenne uno sgravio fiscale per gli abitanti di Saintes. Bibiano morì intorno al 460 e il suo culto è puramente locale nella diocesi de La-Rochel-le della quale fa oggi parte la città di Saintes. MARTIROLOGIO ROMANO. A Saintes in Francia, san Viviano, vescovo.

nome Santa Fiorentina- titolo Vergine- ricorrenza 28 agosto- Fiorentina nacque tra il 545 e il 550 circa a Cartagena, comune spagnolo situato nella zona sud orientale, dal nobile Severiano e da Túrtura. Terza di cinque figli, anche i tre fratelli maschi Leandro, Isidoro e Fulgenzio si dedicarono come lei alla vita spirituale, e sono come lei santi della chiesa cattolica. I primi due divennero arcivescovi mentre Fulgenzio fu Vescovo; solo la sorella Teodosia visse una vita laica. La famiglia ad un certo punto si trasferì nella città di Siviglia per sfuggire alle persecuzioni di Giustiniano. Dopo essere entrata in un monastero benedettino, probabilmente S. Maria della Valle, sembra ne sia diventata badessa e in seguito ne abbia fondati una quarantina, tutti dediti alla regola che lo stesso fratello Leandro scrisse per lei, la Regula sive libellus destitutione virginum et de contemptu mundi ad Florentinam sororem, (Sulle istituzioni delle Vergini e del disprezzo del mondo). Una versione femminile della Regola benedettina che esortava le vergini ad essere pie, occuparsi le une delle altre, essere pazienti e umili: “Vera follia sono l’insolenza e l’orgoglio in una vergine, che fanno sì che l’ira e la superbia vengano a corrompere il suo spirito”. Anche il fratello Leandro scrisse qualcosa per lei, il trattato De fide catholica contra Judæos. Non si conosce di preciso la data o il luogo della morte di Santa Fiorentina, che avvenne probabilmente nel 610 o 612. Dopo essere stata sepolta nella cattedrale di Siviglia insieme ai suoi fratelli s. Leandro e s. Isidoro, il suo corpo e quello di San Fulgenzio furono trasferiti e se ne trovano alcuni resti a Berzocana e altri nella cattedrale di Santa Maria nel comune di Murcia. Viene ricordata il 28 agosto e iconograficamente è rappresentata vestita da badessa con bastone e libro.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Siviglia nell’Andalusia in Spagna, santa Fiorentina, vergine assai versata nelle discipline ecclesiastiche, alla quale i fratelli Isidoro e Leandro dedicarono trattati di insigne dottrina.

nome Santi Luigi Martin e Zelia Guérin- titolo Genitori di S. Teresa di Gesù Bambino- ricorrenza 29 luglio, 28 agosto- Entrambi figli di militari Luigi Martin nacque nel 1823 e Zelia Guérin nel 1831, vengono educati in un ambiente disciplinato, severo e molto rigoroso. Tutti e due ricevono un'educazione di impronta religiosa: Luigi presso i Fratelli delle scuole cristiane e Zelia dalle suore dell'adorazione perpetua. Al termine degli studi, nel momento di scegliere il suo futuro, Luigi si orienta verso l'apprendimento del mestiere di orologiaio. Zelia, invece, inizialmente aiuta la madre nella gestione del locale di famiglia. Poi si specializza nel "punto d'Alençon" presso la scuola di merletto. Nel giro di qualche anno, i suoi sforzi sono premiati aprendo una modesta azienda per la produzione del merletto. Per tre anni Luigi soggiorna a Parigi, ospite di parenti, per perfezionare la sua formazione di orologiaio. In quel periodo è sottoposto a molte sollecitazioni da parte dell'ambiente parigino percorso da spinte rivoluzionarie. Insoddisfatto del clima che si respira nella capitale, si trasferisce ad Alençon, dove intraprende la sua attività, conducendo fino all'età di trentadue anni uno stile di vita quasi ascetico. Zelia, intanto, con gli introiti della sua azienda, mantiene tutta la famiglia vendendo merletti all'alta società parigina. L'incontro tra i due avviene nel 1858 sul ponte di san Leonardo di Alençon. Alla vista di Luigi, Zelia avverte distintamente che quello sarà l'uomo della sua vita. Dopo pochi mesi di fidanzamento si sposano. Conducono una vita coniugale all'insegna del Vangelo, scandita dalla messa quotidiana, dalla preghiera personale e comunitaria, dalla confessione frequente, dalla partecipazione alla vita parrocchiale. Dalla loro unione nascono nove figli, quattro dei quali muoiono prematuramente. Tra le cinque figlie che sopravvivono, Teresa, la futura santa, nata nel 1873. I ricordi della carmelitana sui suoi genitori sono una fonte preziosa per comprendere la loro santità. I Martin educano le loro figlie a divenire non solo buone cristiane ma anche oneste cittadine. A 45 anni Zelia riceve la terribile notizia di avere un tumore al seno. Vive la malattia con ferma speranza cristiana fino alla morte avvenuta nell'agosto 1877. A 54 anni Luigi si trova da solo a portare avanti la famiglia. La primogenita ha 17 anni, l'ultima, Teresa, appena quattro e mezzo. Si trasferisce allora a Lisieux, dove risiede il fratello di Zelia. In questo modo, le figlie ricevono le cure della loro zia Celina. Tra il 1882 e il 1887 Luigi accompagna tre delle sue figlie al Carmelo. Il sacrificio più grande per lui sarà di allontanarsi da Teresa che entra tra le carmelitane a soli 15 anni. Luigi viene colpito da una malattia invalidante che lo conduce alla perdita delle facoltà mentali. Viene internato nel sanatorio di Caen. Muore nel luglio 1894.

+5 punti
1 commento

@Gulam_ilcanefifone

4 mesi fa

E la madonna quante pagine

0 punti