@ZXC

A volte vengo etichettata come persona strana per i miei modi di pensare, ma io ritengo di ragionare abbastanza prima di farmi un'idea di qualcosa e quindi se la affermo sono consapevole di ciò che dico.

Che poi, il mio ragionare tanto su qualcosa non è scontatoncome in altri casi, considerando ogni singola possibilità che vada dalla scontata all'impossibile o non avrei pensato di creare un mega libro dettagliato talmente al dettaglio che non posso neanche ancora strutturarlo.

Ma tornando al titolo: è giusto non essere felici. Affermazione e non domanda perché se ogni giorno fosse felice non saremmo più felici, o meglio, la vera felicità sarebbe uno step subito successivo e non la raggiungeremmo mai se non in piccole eccezioni.

Ora, ognuno ha standard giornalieri differenti, c'è chi passa ogni giorno di merda a letto per varie ragioni: malattia, povertà, solitudine... chi più ne ha più ne metta, anche tutto assieme.

Però se il giorno standard di qualcuno allora la felicità esisterà nel momento in cui qualcosa di un minimo migliore del solito si farà viva, nonostante per qualsiasi persona con standard di vita alti, felicità quella non è.

Però c'è un problema di fondo che va affrontato. Questo discorso non significa che bisogna essere contenti di essere tristi, ma che per aiutare una persona triste bisogna essere coscienti di quale sia il nostro e il suo livello standard di vita.

Che poi fa vivere un giorno di felicità piena a qualcuno che si accontenta di poco va anche bene, ma trattarlo come se la sua felicità sia di poco conto "ti accontenti di così poco?" è altrettanto sbagliato.

Non so se questo discorso ha veramente senso per tutti. Ho provato a fare altri ragionamenti nella mia testa e non so se funzionano perché forse riuscirei a confutare la mia stessa tesi, ma è il bello di ragionarci.

Se dovesse sparire lo shouts sapete il motivo.