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I santi di oggi 26 agosto:
nome Sant'Alessandro di Bergamo- titolo Martire- nascita III secolo, Tebe- morte 26 agosto 303, Bergamo- ricorrenza 26 agosto- Santuario principale Cattedrale di Bergamo- Attributi vessillo gigliato, divisa romana e ramo di palma del martirio- Patrono di diversi comuni d'Italia- Paese servito
Impero romano- Forza armata Esercito romano- Arma Fanteria- Unità Legio Tebea- Grado Vexillifer- Ai primi giorni d'autunno, l'esercito di Massimiano Cesare si trovava nelle valli svizzere, non lontano dalla conca del lago Lemano. Più che una guerra guerreggiata, lo aspettava una insidiosa guerriglia contro i fieri montanari del paese, sempre ribelli e costantemente inquieti. Le Alpi, tutt'intorno, erano già incappucciate di neve. Faceva freddo. I soldati della legione risognavano la calda sabbia della loro terra natale. Era infatti una legione di soldati egiziani, detta Legione Tebana perché reclutata nella Tebaide, attorno alla città di Tebe. Ad Agaunia, il primicerius Maurizio ordinò l'alt ai suoi legionari. Fece disporre il campo, in attesa di ordini da Octodurum. Da Octodurum, Massimiano Cesare ordinò che, in attesa di attaccar battaglia, si celebrasse un sacrificio propiziatorio agli dei. I soldati cristiani della Legione Tebana si rifiutarono di eseguire l'ordine sacrilego. Massimiano minacciò rappresaglie, ma nessuno cedette. Giunse allora un reparto di littori per le misure disciplinari. Un soldato su ogni dieci della Legione Tebana cadde sotto il gladio. Ma i superstiti non si lasciarono intimorire, e si fecero vicendevolmente animo, spronati dal primicerius Maurizio. A Massimiano, mandarono a dire che la loro fedeltà agli insegnamenti del Signore era la più sicura garanzia della lealtà anche verso l'Imperatore. Seguì una seconda decimazione; poi una terza, finché tutti i legionari della cristiana legione furono giustiziati, ad Agaunia, in quell'autunno della fine del III secolo. Anche il Sant'Alessandro festeggiato oggi, vien detto soldato della Legione Tebana, come molti altri Santi venerati nell'Italia settentrionale, perché aver appartenuto alla legione dei Martiri, per un cristiano e un soldato, appariva come il maggior titolo di nobiltà d'animo e di eroismo. Alessandro, uno dei sopravvissuti al massacro, fuggì in Italia e fu imprigionato a Milano, dove rifiutò di rinunciare alla fede cristiana nonostante l'ordine dell'imperatore Massimiano. Fuggì dalla prigione con l'aiuto di Fedele di Como e del vescovo Materno, compiendo un miracolo di risuscitare un defunto lungo la strada. Dopo essere stato catturato di nuovo e condannato a morte, miracolosamente non fu decapitato perché i carnefici furono paralizzati dalla paura. Alessandro fu imprigionato ancora, ma riuscì a fuggire e continuò a diffondere il cristianesimo a Bergamo, dove fu infine condannato alla decapitazione il 26 agosto 303. Sant'Alessandro, per esempio, è l'amatissimo Patrono della città di Bergamo: perciò la leggenda lo fa morire a Bergamo, dopo essere sfuggito due volte al carcere e avere infranto gli idoli davanti al suo comandante e persecutore, Massimiano Cesare. A lui, primo Martire e Patrono di Bergamo, è dedicata la Cattedrale della città, che sembra proteggere con la sua mole gli altri due bellissimi monumenti di Bergamo antica: la Chiesa di Santa Maria Maggiore, e la Cappella Colleoni, nel suggestivo e silenzioso scenario della Città Alta. Al glorioso Patrono son dedicate poi altre due chiese nella Città Bassa: Sant'Alessandro della Croce e Sant'Alessandro in Colonna, tutt'e due ricche di antiche memorie. Il soldato egiziano, il superstite della Legione Tebana, ha dunque in Bergamo la sua seconda e più vera patria, dove al calore del sole si sostituisce il tepore dell'affetto, nell'estate della fede, che non conosce autunni. MARTIROLOGIO ROMANO. A Bergamo, sant’Alessandro, martire.
nome Sant'Oronzo- titolo Vescovo- nascita 22, Rudiae- morte 26 agosto 68, Lecce- ricorrenza 26 agosto- Santuario principale Sant'Oronzo fuori le Mura- Attributi abiti vescovili; bastone pastorale; palma del martirio; idoli pagani frantumati ai suoi piedi- Patrono di Lecce (città, provincia e diocesi), Turi, Ostuni (e Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni), Campi Salentina, Surbo, Caprarica di Lecce, Muro Leccese, Botrugno- Sant'Oronzo è venerato come patrono di Lecce e, insieme ai santi Giusto e Fortunato, è commemorato il 26 agosto. Le prime notizie su questi santi provengono da una pergamena del XII secolo, oggi perduta. Secondo la tradizione, Giusto, discepolo di san Paolo, si trovava in viaggio verso Roma quando una violenta tempesta fece naufragare la sua nave lungo le coste della Penisola Salentina. Qui, Giusto incontrò Oronzo e Fortunato, zio e nipote, cittadini di Lecce, e li convertì al cristianesimo. Si narra che san Paolo stesso nominò Oronzo primo vescovo di Lecce. Le notizie su Oronzo diventano più frammentarie a questo punto, ma è noto che i tre santi iniziarono a predicare il Vangelo e a convertire i pagani idolatri. Durante la loro missione a Lecce, distrussero la statua di Giove nel suo tempio e, poco dopo, quella di Marte situata fuori città. Non è chiaro se questi eventi abbiano contribuito alla loro condanna, ma Oronzo fu martirizzato con l’ascia durante la persecuzione di Nerone, insieme a Fortunato, che aveva succeduto Oronzo come vescovo, e a Giusto. Il culto di questi martiri è molto antico, sia a Lecce che nell'Italia Meridionale. Fino al 1658, la festa era celebrata separatamente per ciascuno dei santi, ma da quel momento i tre furono commemorati insieme. I Martirologi Romano e Geronimiano citano diversi Fortunato e Giusto, ma con incertezze sulla loro identità rispetto ai santi venerati a Lecce. Sant'Oronzo, o Oronzio, ha ricevuto una devozione particolarmente diffusa, specialmente in Puglia e Basilicata, dove a Potenza è conosciuto come Aronzo. I leccesi lo onorano anche per aver salvato la città dalla peste del 1656, che devastava Napoli e il viceregno.</p> <p> </p> <p> Nella città di Lecce, Sant'Oronzo è rappresentato in numerose opere d'arte barocche, spesso raffigurato con abiti vescovili e un pastorale, e ai suoi piedi si possono vedere i resti degli idoli che ha abbattuto.
nome Madonna di Czestochowa- titolo mariano- ricorrenza 26 agosto- Un'antica icona della Madonna Nera viene venerata fin dal secolo XIV a Jasna Góra. Secondo quanto tramanda la tradizione religiosa, l'icona sarebbe stata dipinta da san Luca e durante il corso dei secoli avrebbe subito una lunga serie di trasferimenti, fino a giungere a Jasna Góra in Polonia. Da questo luogo il dipinto avrebbe dovuto subire un ennesimo trasloco, ma non fu più possibile rimuoverlo dal posto. Accettando il fenomeno miracoloso, si costruì a Jasna Góra una nuova chiesa affidandone la cura ai preti paolini ungheresi. Nel 1430 il monastero dei paolini fu assaltato dagli ussiti provenienti dalla Boemia e l'icona fu presa a sciabolate con furia violenta. L'avvenimento attirò moltissimi pellegrini. Nel 1717, l'icona ristrutturata fu incoronata per iniziativa di papa Clemente XI e da allora la Madonna Nera è venerata come patrona della Polonia. Jasna Góra è uno dei santuari più visitati del mondo; la massa dei polacchi che si reca in questo luogo a piedi è impressionante. Il santuario resta uno dei principali centri d'irradiazione mondiale del culto mariano.
nome Santa Maria di Gesù Crocifisso- titolo Carmelitana- nome di battesimo Mariam Baouardy- nascita 5 gennaio 1846, Abellin, Galilea- morte 26 agosto 1878, Betlemme- ricorrenza 26 agosto- Beatificazione 13 novembre 1983 da papa Giovanni Paolo II- Canonizzazione Piazza San Pietro, 17 maggio 2015 da papa Francesco- Mariam Baouardy comunemente chiamata Maria di Gesù Crocifisso fu una religiosa libanese, appartenente all'Ordine dei carmelitani scalzi, conosciuta per diverse manifestazioni mistiche. Mariam Baouardy nacqu ad Abellin in Galilea da genitori di origini libanesi, appartenenti alla Chiesa cattolica greco-melchita. Perse subito entrambi i genitori e viene adottata da uno zio paterno. Poco dopo aver compiuto gli 8 anni, parte con lo zio per Alessandria d'Egitto. A 13 anni, fuggendo da casa perché lo zio voleva costringerla a sposarsi, si imbatté in un musulmano che volle obbligarla a rinnegare la sua fede cristiana; al suo rifiuto, il giovane le tagliò la gola e la lasciò agonizzante per la strada; si risvegliò in una grotta, accudita e curata da una donna misteriosa, nella quale Mariam riconosceva la Vergine Maria. Da questo momento Mariam iniziò a lavorare come governante e domestica, prima ad Alessandria, poi a Gerusalemme e a Beirut e infine a Marsiglia. Qui, a 19 anni, entrò come novizia nella residenza marsigliese delle Suore di San Giuseppe dell'Apparizione, sotto la guida di Madre Veronica della Passione, la quale la indirizzerò verso il Carmelo di Pau, nei Pirenei Atlantici, dove prese il nome religioso di Suor Maria di Gesù Crocifisso. Nel 1870 partì con un gruppo di consorelle per fondare il Carmelo indiano di Mangalore; qui pronunciò i suoi voti perpetui il 21 novembre 1871. Nel 1875 partì con un altro gruppo di carmelitane per fondare il Carmelo di Betlemme, dove ebbe il compito di sovraintendere alla costruzione della residenza, essendo la sola a parlare arabo. Morì a Betlemme il 26 agosto 1878 all'età di soli 32 anni dopo una brutta caduta che le procurò una gangrena. È stata proclamata beata nel 1983 da Papa Giovanni Paolo II e canonizzata da Papa Francesco il 17 maggio 2015. La sua festa liturgica ricorre il 26 agosto.
nome Beato Giovanni Paolo I- titolo 263º papa della Chiesa cattolica- nome di battesimo Albino Luciani- ricorrenza 26 agosto- Nascita Canale d'Agordo, 17 ottobre 1912- Ordinazione diaconale 2 febbraio 1935 dal vescovo Giosuè Cattarossi- Ordinazione sacerdotale 7 luglio 1935 dal vescovo Giosuè Cattarossi- Nomina a vescovo 15 dicembre 1958 da papa Giovanni XXIII- Consacrazione a vescovo 27 dicembre 1958 da papa Giovanni XXIII- Elevazione a patriarca 15 dicembre 1969 da papa Paolo VI- Creazione a cardinale 5 marzo 1973 da papa Paolo VI- Elezione 26 agosto 1978- Insediamento 3 settembre 1978- Fine pontificato 28 settembre 1978, (0 anni e 33 giorni)- Morte Città del Vaticano, 28 settembre 1978 (65 anni)- Motto Humilitas- Beatificazione Piazza San Pietro, 4 settembre 2022 da papa Francesco- Santuario principale Basilica di San Pietro in Vaticano- Attributi paramenti papali, bastone pastorale- Albino Luciani nacque il 17 ottobre 1912 a Forno di Canale (dal 1964 Canale d'Agordo), villaggio montano presso Belluno. Proveniva da una povera famiglia della classe operaia: suo padre andava spesso a lavorare in Svizzera e la sua famiglia era nota come apertamente socialista. Dopo aver studiato nei seminari locali e aver prestato servizio militare, Luciani fu ordinato sacerdote il 7 luglio 1935. Compiuti gli studi conseguendo il dottorato nell'università Gregoriana, fu dapprima curato nella sua parrocchia natale e nell'autunno del 1937 divenne vice rettore del seminario di Belluno. Per dieci anni insegnò le materie più importanti, ricoprendo anche la carica di vicario generale del vescovo di Belluno. Nel 1949 fu incaricato delle questioni catechistiche in occasione del congresso eucaristico di Belluno e descrisse le sue esperienze in un libro intitolato Catechesi in briciole. A quel tempo mantenne un valido rapporto con i comunisti locali. Nel dicembre del 1958 Giovanni XXIII lo nominò vescovo di Vittorio Veneto, dove esercitò un ministero decisamente improntato a uno spirito pastorale adatto all'ambiente rurale. Rimasto in secondo piano durante il concilio Vaticano II (1962-1965), svolse poi una notevole attività nella commissione dottrinale della conferenza episcopale italiana. Il 15 dicembre 1969, per espresso desiderio della chiesa locale, venne nominato patriarca di Venezia. Durante i nove anni trascorsi in quella città ospitò cinque conferenze ecumeniche, compreso il raduno della Commissione internazionale tra anglicani e cattolici che nel 1976 concordò una dichiarazione riguardante l'autorità; in campo politico, spostandosi con discrezione verso destra dichiarò pubblicamente (nelle elezioni del giugno 1975) che il comunismo era incompatibile con il cristianesimo. Pubblicò inoltre Illustrissimi, una serie di lettere umoristiche e argute ad autori e personaggi della storia o della narrativa (Pinocchio, Figaro, ecc.) che rivelavano fra l'altro la sua passione per Dickens e per Mister Pickwick; una volta pare abbia confessato che, se non si fosse fatto prete, avrebe potuto senz'altro intraprendere la carriera giornalistica.<br /> Dal 1972 al 1975 fu vice presidente della conferenza episcopale italiana e il 5 marzo 1973 ricevette il cappello cardinalizio. In campo teologico può essere considerato un conservatore, avendo preso energicamente le difese dell'Humanae vitae ma anche della libertà di coscienza. In campo disciplinare era un riformista: trovava infatti inutile la pompa ecclesiastica; incoraggiò i parroci a vendere i vasi sacri e altri oggetti preziosi della chiesa a beneficio dei poveri. Nel 1971 poi propose che le chiese ricche dell'Occidente dessero l'uno per cento delle loro rendite alle chiese povere del terzo mondo. Pur essendo praticamente sconosciuto all'estero, fu eletto Papa nel terzo scrutinio del primo giorno del conclave riunitosi nell'agosto del 1978, dopo la morte di Paolo VI. La sua candidatura s'impose quando divenne evidente che la maggioranza dei cardinali voleva un papa dallo stile completamente nuovo, senza relazioni con l'ambiente curiale; dopo l'elezione lo stato d'animo che prevalse fra gli elettori fu una gioia incontenibile; l'uomo che avevano scelto era « il candidato di Dio ». Si disse che l'avere scelto il nome di Giovanni Paolo esprimeva il desiderio di combinare le qualità progressiste e quelle tradizionali di Giovanni XXIII e di Paolo VI; il 27 agosto egli annunciò ai cardinali la sua intenzione di continuare a mettere in atto le deliberazioni del concilio Vaticano II, conservando intatta allo stesso tempo « la grande disciplina della chiesa nella vita dei sacerdoti e dei fedeli ». Un atto genuinamente spontaneo fu quello di tenere una conferenza stampa durante la quale affascinò i mille giornalisti presenti. Sempre insofferente della pompa e delle manifestazioni puramente esteriori, e inoltre veramente umile, fece a meno della tradizionale incoronazione e nel giorno in cui entrò in carica (3 settembre, in piazza San Pietro) fu semplicemente investito del pallio, simbolo del suo ufficio pastorale. Tenne la sua ultima Udienza generale, sulla carità, mercoledì 27 settembre, il giorno prima della morte. Iniziò recitando davanti a tutti il tradizionale 'atto di carità' spiegando: « È una preghiera notissima, me l'ha insegnata la mamma. La recito più volte al giorno ». Raccontò della sua infanzia e di quanto gli piacessero allora i romanzi d'avventura di Giulio Verne, per spiegare: « Amare Dio è viaggiare col cuore verso Dio », precisando però che « i viaggi dell'amore si leggono nelle vite dei Santi ». Ricordò che Dio ci chiede di amarlo 'totalmente': « Il totalitarismo in politica è una brutta cosa... in religione invece, nei confronti di Dio, va benissimo ». Aggiunse che non si poteva però amare né Dio né il prossimo, se si cercava sempre di sfuggire alla sofferenza: « Gesù è in croce. Tu lo vuoi baciare? Non puoi fare a meno di piegarti sulla crocee lasciarti pungere da qualche spina della corona che è sul capo del Signore ». Decisivo nell'amore era « non fermarsi al punto in cui si è arrivati, ma col suo aiuto progredire sempre nell'amore ». Il giorno dopo, intorno alle undici di sera di giovedì 28 settembre, morì per un attacco cardiaco mentre era a letto intento a leggere delle carte contenenti appunti personali. La luce era ancora accesa quando fu trovato morto il giorno dopo, intorno alle cinque e mezzo del mattino. Alcuni poi (nel 1984) insinuarono - stimolati anche dalla mancata autopsia - che fu avvelenato perché stava progettando una radicale riforma della banca vaticana, degradando alcune importanti figure curiali, e una revisione dell'Humanae vita: ma gli indizi addotti sono del tutto improbabili. Fu il primo papa di cui si può dimostrare che ebbe origine dalla classe operaia: un uomo dotato di buon senso pratico che attirava la gente con il suo sorriso cordiale; è impossibile indovinare che tipo di politica avrebbe seguito se fosse vissuto. Nel 2017 è stato dichiarato venerabile da papa Francesco. Il 13 ottobre 2021 lo stesso pontefice ha autorizzato la promulgazione del decreto sancente il miracolo attribuito all'intercessione di Giovanni Paolo I; questo passo lo ha reso idoneo alla beatificazione, la quale è stata celebrata il 4 settembre 2022 alle ore 10:30 in piazza San Pietro.
nome San Melchisedek- titolo Re di Salem e sacerdote- nascita II millenio a.C. - morte II millenio a.C. - ricorrenza 26 agosto- San Melchisedek visse verso il secondo millennio avanti Cristo, re cananeo di Salem, nome arcaico della futura città di Gerusalemme e capitale del re Davide, ed al tempo stesso sacerdote della divinità locale. Il libro della genesi ne parla due volte: « Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abramo con queste parole: “Sia benedetto Abramo dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici”. E Abramo gli diede la decima di tutto». I segni del pane e del vino, che Melchisedech presentò al patriarca Abramo, per il cristiano divennero segno dell’Eucaristia. Proprio in tale nuova luce l’episodio di Melchisedech acquista un nuovo significato rispetto a quello originario. Per l’autore della Genesi infatti l’offerta di pane e vino ad Abramo ed alle sue truppe affamate, di passaggio nel territorio del re di Salem tornando da una spedizione militare contro i quattro sovrani orientali per liberare il nipote Lot, è intesa quale segno di ospitalità, di sicurezza e di permesso di transito. Abramo accettò il gesto di Melkisedech e ricambiò con la decima del bottino di guerra, così da attuare un sorta di patto bilaterale. La seconda citazione antico testamentaria è data dal Salmo 110,4, nel quale a proposito del re davidico si dice: «Tu sei sacerdote per sempre, al modo di Melkisedech» probabilmete per assicurare anche al sovrano di Gerusalemme una qualità sacerdotale, differente dal sacerdozio levitino, in quanto Davide ed i suoi successori appartennero alla tribù di Giuda anziché a quella sacerdotale di Levi. Nel Nuovo Testamento la Lettera agli Ebrei (cap. 7) iniziò ad intravedere in Melchisedech il profilo Gesù Cristo, sacerdote perfetto. Questo nome significa infatti “il Re, cioè Dio, è giustizia”, mentre “re di Salem” vuol dire “re di pace”. Si coniugano così nel re-sacerdote i due doni messianici per eccellenza: la giustizia e la pace. MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione di san Melchisedek, re di Salem e sacerdote del Dio altissimo, che salutò Abramo di ritorno dalla vittoria con la sua benedizione, offrendo al Signore un sacrificio santo, una vittima immacolata, e fu visto come prefigurazione di Cristo, re di pace e di giustizia e sacerdote in eterno, senza genealogia.
nome San Massimiliano di Roma- titolo Martire- ricorrenza 26 agosto- La passiio di S. Massimiliano, un obiettore di coscienza, è considerata il racconto autentico, ed è abbastanza fedele del processo e della morte di un antico martire. Nel iii secolo molti soldati romani erano volontari, ma i figli dei veterani erano obbligati a prestare servizio nell'esercito. Come ai nostri tempi, i cristiani avevano idee contrastanti riguardo al servizio militare. Massimiliano lo considerava inconciliabile con la legge di Dio. (Un caso simile del XX secolo è quello di Franz Jaegerstaetter, un cattolico austriaco che si rifiutò di fare il servizio militare sotto i nazisti, i cui spietati obiettivi erano stati condannati dalla Chiesa. I suoi vescovi e sacerdoti tentarono invano di convincerlo). Nel consolato di Tusco e Anulino, Fabio Vittore e Massimiliano vennero portati insieme davanti alla corte, a Teveste in Numidia. Il pubblico ministero, Pompeiano, sostenne che Massimiliano, recluta e figlio di Vittorio, dovesse prestare servizio nell'esercito. Il proconsole chiese al giovane come si chiamasse, e Massimiliano gli rispose che ciò non aveva importanza poiché era un cristiano e non poteva essere arruolato. Rimase saldo nel suo rifiuto:<br /> DIONE: Devi arruolarti o morirai.<br /> MASSIMILIANO: Non lo farò mai. Puoi anche tagliarmi la testa ma io sono un soldato di Cristo e non potrò mai essere un soldato di questo mondo.<br /> D.: Chi ti ha messo in testa queste idee?<br /> M.: La mia coscienza e Colui che mi ha giustamente arruolato.<br /> D.: Fabio Vittorio, spiega a tuo figlio i suoi obblighi. VITTORIO: Egli sa quello che fa. Non cambierà idea.<br /> D.: Arruolati e prendi la divisa dell'imperatore.<br /> M.: Non posso. Porto già il segno distintivo di Cristo.<br /> D.: Ti manderò dal tuo signore immediatamente.<br /> M.: Fallo il più presto possibile. Questa sarà la vera gloria.<br /> D.: Ufficiale di reclutamento, dagli la sua divisa. M.: Non la prenderò, te l'ho detto. Se insisti, la rovinerò. Sono un cristiano e non posso indossare nessun'altra divisa di servizio oltre al sacro segno di Cristo. Egli è il Dio vivente che tu non riconosci. Ha sofferto per noi, Dio lo ha mandato a noi perché morisse per le nostre colpe. Tutti noi cristiani serviamo Cristo e lo seguiamo come il Dio della vita e fonte della nostra salvezza. D,: Accetta, o morirai. È una via molto difficile da percorrere.<br /> M.: Non perirò, perché il mio Dio conosce il mio nome e mi ha contato nelle sue schiere. Rifiuto di prestare servizio.<br /> D.: Sei giovane. Il servizio militare è la cosa giusta per uno della tua età. Entra nell'esercito.<br /> M.: Il mio esercito è l'esercito di Dio. Non posso combattere per questo mondo. Sono un cristiano, te l'ho detto.<br /> D.: I soldati cristiani prestano sevizio ai nostri governatori Diocleziano e Massimiano, Costanzo e Galerio.<br /> M.: Sono affari loro. Pure io sono cristiano e non posso prestare servizio.<br /> D.: Che tipo di peccato compiono i soldati?<br /> M.: Lo sai molto bene.<br /> D.: Se rifiuti, dovrò condannarti a morte per oltraggio all'esercito.<br /> M.: Non morirò. Se lascio questo mondo la mia anima vivrà con Cristo, mio Signore.<br /> D.: Segnate il suo nome. Sei un traditore. Ecco perché non vuoi fare il servizio militare. Sarai punito come avvertimento per gli altri. Il verdetto è: «Massimiliano ha rifiutato l'obbligo militare per tradimento. Deve essere decapitato».<br /> M.: Dio vive! Massimiliano aveva ventidue anni quando morì. Disse a suo padre di dare il mantello preparato per il suo servizio all'ufficiale di corte. Fu decapitato quasi subito. Una donna di nome Pompeiana prese il suo corpo e lo portò a Cartagine, dove lo seppellì vicino a S. Cipriano (16 set.), non lontano dal palazzo. Vittorio fece ritorno a casa esultante e seguì il figlio dopo poco.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma sulla via Salaria antica nel cimitero di Basilla, san Massimiliano, martire.
nome Sant'Anastasio il Lavandaio- titolo Martire- ricorrenza 26 agosto- Tutto quello che sappiamo è che un cristiano di nome Anastasio, forse un lavandaio, fu probabilmente martirizzato a Salona, o nella vicina Spalato, in Dalmazia. I suoi Atti, altamente dubbi, dicono che Anastasio era nato ad Aquileia da una buona famiglia. Seguendo la raccomandazione di Paolo ai Tessalonicesi di «attendere alle cose vostre c lavorare con le vostre mani», egli era diventato lavandaio, lavorando a Salona. Durante la persecuzione di Diocleziano rifiutò di nascondere la sua fede e, anzi, piantò una croce davanti alla porta di casa per farlo sapere a tutti. Venne arrestato e portato davanti al governatore. Rifiutò di offrire sacrifici agli idoli e venne gettato in mare con una pietra legata al collo. Asclepia, una matrona della città, promise ai suoi schiavi che chiunque avesse ritrovato il corpo di Anastasio avrebbe avuto in premio la libertà. Per caso incontrarono alcuni "neri" (presumibilmente schiavi africani, anche se il racconto non è chiaro in questo e altri punti) che avevano trovato il corpo nell'acqua. Gli uomini di Asclepia dissero ai "neri" che sarebbero stati accusati di avere ucciso Anastasio se non consegnavano il corpo, cosa chc essi fecero prontamente. Gli schiavi di Asclepia consegnarono il corpo alla padrona ed ella lo seppellì nel suo giardino, che in seguito divenne un cimitero cristiano con una basilica. Il narratore non considera il comportamento di Asclepia e degli schiavi strano o disonorabile. L'antico Martirologio Romano nomina un S. Anastasio, martire di Aquilcia, il 7 settembre, e un altro, martire a Salona che pare fosse l'ufficiale convertito menzionato nella passiio di S. Agapito (18 ago.), il 21 agosto. Il secondo è quasi certamente un personaggio immaginario. Il nuovo Martirologio Romano ha spostato l'Anastasio del 21 al 26 agosto, identificandolo con il lavandaio. MARTIROLOGIO ROMANO. A Spalato in Dalmazia, nell’odierna Croazia, sant’Anastasio lavandaio, martire.
nome Santa Giovanna Elisabetta Bichier des Ages- titolo Vergine- nome di battesimo Jeanne-Elisabeth Bichier des Ages- nascita 1773, Le Blanc, Francia- morte 26 agosto 1838, Puy-en-Vélay, Francia- ricorrenza 26 agosto- Beatificazione 13 maggio 1934- Canonizzazione 6 luglio 1947 da papa Pio XII- Giovanna Elisabetta Maria Lucia nacque, nel 1773, nel castello des Ages, a Le Blanc, tra Poitiers e Bourges. Suo padre era Antonio Bichier, lord del feudo di Ages e pubblico ufficiale, e la madre era Maria Augier de Moussac, il cui padre aveva anch'egli un incarico pubblico. Giovanna era una bambina timida e sensibile. All'età di dieci anni fu mandata a scuola in un convento di Poitiers. Lo zio materno era vicario generale della città, mentre la superiora del convento era una sua parente. Il gioco preferito di Elisabetta era costruire castelli di sabbia; in seguito avrebbe detto che la costruzione era sempre stata la sua passione. All'età di diciannove anni perse il padre. Nel febbraio 1792 l'Assemblea Nazionale promulgò un decreto che privava delle proprietà coloro che avevano lasciato la Francia per sfuggire alla Rivoluzione. Il fratello di Elisabetta era uno di questi. Poiché sua madre era vecchia e ammalata, Elisabetta chiese allo zio di insegnarle i rudimenti della contabilità e del diritto di proprietà. Ella difese l'onore del fratello e della famiglia in un lungo processo che si concluse in suo favore. Nel 1796 Elisabetta e sua madre lasciarono il castello per La Guimetière, fuori da Béthines in Poitou. Elisabetta conduceva una vita di preghiera e di carità verso i poveri. La parrocchia locale aveva un parroco "costituzionale", che aveva cioè sottoscritto il patto di mantenere la costituzione civile secondo le richieste dell'Assemblea Nazionale nel 1790. Molti avevano fatto questa scelta in buona fede e con una convinzione genuina; la costituzione e il patto vennero però condannati da papa Pio VI, provocando grandi problemi per molti esponenti del clero francese. Elisabetta era contraria al patto, e ogni notte radunava i contadini locali per pregare, cantare e fare letture spirituali. Sentì parlare di un sacerdote, padre Fournet (oggi conosciuto come S. Andrea Fournet, 13 mag.), che stava a Maillé, dove aveva riaperto una chiesa in un granaio. Elisabetta divenne un'assidua frequentatrice della chiesa, Andrea le tracciò una regola di vita e la convinse a non entrare nelle monache trappiste. Ella continuò perciò a visitare gli ammalati e i bisognosi e a insegnare ai bambini. Due amiche, Maddalena Moreau e Caterina Gascard, la aiutavano in estate. Nel 1804 la madre morì. Con l'approvazione di Andrea, Elisabetta indossò logori abiti da contadina per il lutto. Questo atto offese i suoi parenti, e anche Andrea fu rimproverato dal vicario generale. Andrea pensava che quella regione avesse bisogno di una comunità di suore e propose che Elisabetta ne fondasse una. Ella si recò dalle carmelitane di Poitiers, poi alla Società della Provvidenza per conoscere lc basi della vita religiosa. Dopo sei mesi Elisabetta era a capo di una comunità composta da Maddalena, Maria Anna e altre due ragazze. Nel maggio 1806 si stabilirono nel castello di Molante per fare scuola ai bambini, prendersi cura di malati e anziani e riparare ai danni della Rivoluzione. Nel 1811 la comunità, che contava venticinque suore, si trasferì in una casa più grande, a Maillé. Cinque anni dopo le autorità diocesane approvarono la loro regola, ed esse presero il nome di Sorelle della Croce. Nel 1815 Elisabetta dovette recarsi a Parigi per sottoporsi a un'operazione dopo un incidente e fu ricevuta alle Tuileries dal nuovo re, Luigi XVIII. Quando ritornò, Andrea si mostrò molto distaccato nei suoi confronti e le disse che era stata rimossa dal suo incarico di superiora. Forse si erano diffuse delle dicerie sul suo conto mentre era lontana, o forse egli pensava che l'onore avuto a Parigi le avrebbe montato la testa. Elisabetta era una donna determinata: dopo una settimana aveva già chiarito la situazione e aveva ripreso il suo incarico. Era infaticabile, l'opera dell'ordine fu preziosissima in quel periodo, specialmente dopo i saccheggi della Rivoluzione e le campagne napoleoniche. Furono aperti tredici nuovi conventi tra il 1819 e il 1820, mentre tra il 1821 e il 1825 furono fondate quindici case in una dozzina di diocesi. Il vescovo di Bayonne la invitò a sud, e l'ordine si diffuse nei Paesi Baschi, nel Béarn, in Guascogna e in Linguadoca. Nel 1830 si contavano sessanta conventi. Nel 1836 Elisabetta iniziò ad avere problemi di salute. Era esausta, le conseguenze dell'incidente si fecero sentire, e cominciò a soffrire di gravi crisi di erisipele facciali. Nel 1838 le sue condizioni si aggravarono ed ebbe crisi di delirio. Morì il 26 agosto. Elisabetta fu una persona molto attiva nella prima fase della straordinaria diffusione degli ordini religiosi in Francia nel XIX secolo e nel loro impegno in ciò che oggi verrebbe chiamato servizio sociale. Nel 1789 vi erano solo trentacinquemila suore in Francia, nel 1877 ve ne erano circa centoventottomila, per la maggior parte impegnate in opere simili a quelle compiute dall'ordine di Elisabetta. Fu canonizzata nel 1947, dopo la seconda guerra mondiale e dopo la collaborazione tra il regime di Vichy e gli elementi retrogradi del cattolicesimo.<br /> La Chiesa francese era entrata in un periodo ricco di prospettive di rinnovamento ed espansione, mentre l'ugualmente ben affermato partito comunista stava cercando di ottenere la supremazia. Elisabetta è stata un modello di resistenza positiva all'anticlericalismo in un periodo di importanti cambiamenti del governo.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Puy-en-Vélay presso Poitiers sempre in Francia, santa Giovanna Elisabetta Bichier des Âges, vergine, che, durante la rivoluzione francese, aiutò sant’Andrea Uberto Fournet a svolgere clandestinamente il suo ministero e, restituita la pace alla Chiesa, fondò la Congregazione delle Figlie della Croce per l’istruzione dei poveri e l’assistenza ai malati.
nome Beati Luigi Beltrame Quattrocchi e Maria Corsini- titolo Sposi- ricorrenza 26 agosto, 25 novembre- Patroni di Sposi e Famiglie, volontari e avvocati- Luigi Beltrame Quattrocchi nacque a Catania il 12 gennaio 1880 da Carlo e Francesca; a circa 9 anni venne adottato dagli zii Luigi e Stefania che non avevano figli, e che gli diedero il secondo cognome. Assieme alla nuova famiglia si trasferisce a Roma dove vivrà e conoscerà, durante gli studi universitari, la futura amata moglie Maria Corsini che sposerà il 25 novembre 1905. La crescente carriera lavorativa di avvocato lo portò a ricoprire diversi e importanti ruoli e numerosi incarichi ufficiali presso alcuni Ministeri, come anche consulenza legale presso alcuni Enti fino alla prestigiosa qualifica di Vice-Avvocato Generale Onorario dello Stato. Da Maria ebbe quattro figli, Filippo nel 1906, Stefania nel 1908, Cesare nel 1909 ed Enrichetta nel 1914, cresciuti in quell'amore cristiano che gli trasmise la moglie, assieme alla quale fu per loro guida ed educatore alla vita e alla Fede. Ogni giorno era cadenzato dalla partecipazione alla Messa, dalla recita serale del Rosario, dall’adorazione notturna; ogni momento della vita i coniugi si affidavano alla Provvidenza e al sacro Cuore di Gesù. Il tutto è stato raccolto nei suoi scritti da Maria, i quali hanno dato vita ad alcuni libri di carattere educativo, ricchi di riferimenti al Vangelo. Luigi Beltrame Quattrocchi visse una vita protesa all'amore per gli altri, collaborò infatti con diverse Associazioni attraverso le quali compì opera di apostolato, arrivando a fondare nel 1919, assieme all’amico Gaetano Pulvirenti, un oratorio festivo presso la Basilica di Santa Pudenziana, nella Capitale, trasformato poi in Reparto Scout che diresse fino al 1923. Durante i due conflitti mondiali si prodigò assieme alla moglie nella cura e assistenza di soldati e civili feriti, salvando anche oltre 150 vite dalla persecuzione nazista con l'aiuto dell’Abbazia di Subiaco. L'esempio cristiano dei coniugi fu talmente fulgido che nel 1922 ben tre figli, Filippo, Cesare e Stefania, espressero il desiderio di votarsi alla vita religiosa. Il 9 novembre del 1951 Luigi si spense seguito dalla moglie il il 26 agosto 1965; i due sono stati i primi sposi ad essere beatificati come coppia il 21 ottobre 2001 da San Giovanni Paolo II. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma, beata Maria Beltrame Quattrocchi, che, madre di famiglia, visse con suo marito una vita di profonda e lieta comunione di fede e di carità verso il prossimo, illuminando con la luce di Cristo la famiglia e la società.