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06/07/2024 alle 22:05

1969: XL Gran Premio d'Italia - Un arrivo mozzafiato

1969: XL Gran Premio d'Italia - Un arrivo mozzafiato

- Data: 07/09/1969 ☀️

- Circuito: Monza

- Percorso: 5,750 chilometri

- Distanza: 68 giri, 391,000 chilometri

- Pole position: 🇦🇹 Jochen Rindt (Lotus)

- Giro Veloce: 🇫🇷​ Jean-Pierre Beltoise (Matra) in 1'25"2

- Vincitore: 🇬🇧​ Jackie Stewart (Matra)

- Vettura: 🇫🇷 Matra MS80

Erano trascorsi trenta giorni dall’evento al Nürburgring, tuttavia nel mondo della Formula 1 le cose non subirono grandi cambiamenti. Alcuni team, come Matra e Lotus, lavorarono per sviluppare delle vetture a quattro ruote motrici. Nel frattempo, la Ferrari, assente dalla gara tedesca per concentrarsi sullo sviluppo del suo modello 312B con motore a 12 cilindri in linea, all’inizio dell’evento iscrisse solo il pilota locale Ernesto Brambilla, noto come “Tino”, un abile pilota di Formula 2, ma in gara, la monoposto fu affidata al pilota messicano Pedro Rodriguez.

Matra aveva l’obiettivo di presentare il modello MS84 a quattro ruote motrici, ma purtroppo l’auto non fu pronta in tempo, e allora il team si presentò in pista solo con due vetture MS80 guidate da Jackie Stewart, il leader eccezionale del campionato, e Jean Pierre Beltoise. Alla Brabham, Jacky Ickx fu affiancato dal veterano Jack Brabham, che si era completamente ripreso dopo l’incidente di luglio che lo aveva costretto a saltare tre Gran Premi. Il team Lotus, iscritte due vetture del modello 49B guidate da Jochen Rindt e Graham Hill, mentre John Miles corse con il modello 63 a quattro ruote motrici. Il team di Rob Walker affidò la sua vettura al pilota svizzero Jo Siffert.

In casa McLaren scesero in pista Dennis Hulme e Bruce McLaren, mentre la BRM schierò altrettante vetture: una per Jackie Oliver e una per John Surtees. La griglia si completò con tre piloti privati, tutti alla guida di vetture Brabham: lo svizzero Sílvio Moser, lo svedese Jo Bonnier e l’inglese Piers Courage, quest’ultimo alla guida di una vettura gestita da Frank Williams.

Dopo le sessioni di prove libere del venerdì e del sabato, il miglior tempo fu realizzato da Jochen Rindt, che conquistò la sua quarta pole position dell’anno con la Lotus. A suo fianco, in prima fila, si disposero la McLaren di Dennis Hulme e la Matra di Jackie Stewart. Nella seconda fila si piazzarono la Brabham privata di Piers Courage e la vettura di Bruce McLaren, mentre subito dietro si schierarono la seconda Matra di Jean Pierre Beltoise, la vettura di Jack Brabham e la Lotus di Jo Siffert. Completavano la top ten Graham Hill e la BRM di John Surtees.

Il giorno della gara, una folla immensa si radunò per assistere al Gran Premio, nonostante la Ferrari fosse presente solo con una vettura che non era in ottime condizioni. Monza era ancora un circuito dove la pura velocità contava molto: infatti il circuito italiano fu l’unico dove i team decisero di rimuovere le appendici aerodinamiche per aumentare la potenza e la velocità.

Al via delle 68 tornate previste del GP d’Italia 1969, Stewart prese subito il comando seguito a Rindt e Hulme, ma questa leadership durò solo per pochi giri perché ben presto iniziò un duello epico tra Stewart, Rindt, Hulme, Courage, Beltoise, Siffert e Hill. Durante le varie fasi della gara, i cambi di posizione furono frequenti, ma tutti sapevano che se il pilota scozzese avesse vinto quella gara, sarebbe diventato Campione del Mondo.

Il primo dei sette leader a cedere fu Dennis Hulme, bloccato da un problema ai freni che lo fece scivolare fino al settimo. A undici giri dalla fine, Piers Courage perse diverse posizioni quando il sistema di iniezione della benzina del suo motore Cosworth cedette, costringendolo a rallentare per un breve periodo, ma alla fine riuscì comunque a concludere la gara. Cinque giri dalla fine, ci fu un altro momento drammatico quando Graham Hill, alla guida della sua Lotus 49, dovette abbandonare la gara a causa di un piantone dello sterzo rotto.

All’ultimo giro, la vittoria era ancora contesa fra quattro piloti: Stewart, McLaren, Beltoise e Rindt, quest’ultimo tentò di vincere la sua prima vittoria in Formula 1 superando Stewart proprio alla parabolica. Tuttavia, Beltoise superò entrambi, ma allargò troppo la curva, permettendo a Stewart e Rindt di riportarsi in testa. I metri finali della gara furono da mozzafiato, con le quattro vetture tagliarono insieme il traguardo sotto la bandiera a scacchi. Alla fine però Stewart ad agguantare la sua quarta vittoria stagionale con mezzo metro di vantaggio su Rindt. Beltoise arrivò, mentre McLaren concluse al quarto posto.

Così, Jackie Stewart fu ufficialmente incoronato Campione del Mondo, a soli tre Gran Premi dalla fine di una stagione che dominò nonostante le sfide con Rindt e Ickx. Un anno e mezzo dopo la tragica morte di Jim Clark, la Scozia e l’intero Regno Unito ebbero finalmente un degno successore, un pilota destinato a diventare uno dei migliori della sua generazione. Questa fu anche la prima vittoria di un telaio francese in Formula 1 gestito dal genio inglese di Ken Tyrrell.

🇫🇷 Matra MS80 - Progettista: Gérard Ducarouge; Telaio: Monoscocca in alluminio, carrozzeria in lega di magnesio; Motore: Ford - Cosworth DFV 2993cc V8 aspirato, motore centrale, montato longitudinalmente; Potenza: 420 CV; Trasmissione: Cambio manuale a 5 rapporti, trazione: posteriore; Lunghezza: 2.400 mm; Larghezza: 1.550 mm; Passo: - mm; Peso: 540 kg; Gomme: Dunlop; Carburante: Elf; Risultato: 01 h 39'11".26

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