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I santi di oggi 6 ottobre:
nome San Bruno di Colonia- titolo Sacerdote e monaco- nascita 1035, Colonia, Germania- morte 1101, Serra San Bruno, Vibo Valentia- ricorrenza 6 ottobre- Santuario principale Chiesa della Certosa dei Santi Stefano e Bruno- Attributi abito bianco certosino, asta della croce con tre rami d'ulivo, sette stelle, mitria, bastone pastorale ai piedi e teschio- Patrono di Ordine certosino, Serra San Bruno, Lituania e compatrono della Calabria- S. Brunone nacque da nobile famiglia verso l'anno 1035 nella città di Colonia. Frequentò la scuola presso la chiesa di S. Cuniberto, facendo rapidi progressi nella scienza e nella pietà, tanto che S. Annone, vescovo della città, lo elesse canonico della sua chiesa. Terminò poi gli studi a Reims, dove ebbe fama di ottimo poeta, eccellentissimo filosofo e teologo, per cui i suoi contemporanei lo riguardavano come uno dei più illustri allievi della scuola di Reims. Quivi rimase molto tempo come insegnante e dimostrò la sua grande santità e il suo straordinario sapere. Non pochi dei suoi discepoli si resero celebri, fra i quali il Papa Urbano II. Verso il 1067 morì l'Arcivescovo di Reims, di cui egli era il più valido sostegno, ma gli successe a furia di subdoli maneggi Manasse I, il quale tenne un governo non buono, tanto che la S. Sede fu costretta a dimetterlo dalla cattedra episcopale. S. Brunone, suo cancelliere, non poteva soffrire gli abusi di cui era testimonio e fu costretto ad essere uno dei principali accusatori. Il Legato Pontificio che depose Manasse fu così tocco dalla saggezza e virtù di Brunone, che ne fece un bell'elogio in una lettera al Papa, e lo proponeva come il più degno della prelatura. Mentre i superiori gli stavano preparando la carica, egli si ritirò in una casa di campagna, ove decise di abbandonare il mondo. Avendo poi comunicati i suoi desideri ad alcuni amici, stabilirono tutti assieme di abbandonare i beni transitori di questa vita e di abbracciare lo stato religioso. Si presentarono pertanto ad Ugo, vescovo di Grenoble, il quale li accolse affettuosamente, e dopo averne elogiato il desiderio, assegnò loro il deserto della Certosa, ove S. Brunone fondò l'ordine dei Certosini. Passati appena sei anni dacché S. Brunone governava quella comunità, il Pontefice Urbano II, già suo discepolo a Reims, l'obbligava a portarsi a Roma. L'umile religioso non era mai stato sottoposto a tanta prova; il dover lasciar la solitudine era per lui il più penoso di tutti i sacrifici. Egli non trovò nella corte di Roma quelle dolcezze che aveva gustato nella solitudine, e di più temeva quelle distrazioni mondane. D'altronde il Papa gli era cosi affezionato che non poteva rimanere senza di lui, e lo incitava al accettare l'Arcivescovado di Reggio Calabria. Finalmente le istanze di Brunone furono così vive che il sommo pontefice gli permise di ritirarsi in un deserto della Calabria, confermando Landuino priore della Certosa. Il Santo, raccolti discepoli italiani, si ritirò in un deserto della diocesi di Squillace, riprendendo gli esercizi della vita solitaria con maggior gioia e fervore. In quella solitudine fu scoperto dal conte Ruggero che lo aiutò a costruire la nuova Certosa. S. Brunone ci lasciò, oltre alle lettere, i commenti sopra il Salterio, sopra le Epistole di S. Paolo ed una elegia in 14 versi sul disprezzo del mondo. Nel settembre del 1101 se ne volò al cielo per ricevere la ricompensa delle sue virtù e delle sue fatiche. PRATICA. « Provate e vedrete quanto sia dolce servire il Signore con tutto l'affetto dell'anima » (S. Brunone). PREGHIERA. O Signore, per intercessione di San Brunone confessore, concedici il perdono dei nostri peccati, e liberaci dai mali presenti e futuri. MARTIROLOGIO ROMANO. San Bruno, sacerdote, che, originario di Colonia in Lotaringia, nel territorio dell’odierna Germania, dopo avere insegnato la teologia in Francia, desideroso di condurre vita solitaria, fondò con pochi discepoli nella deserta valle di Chartroux un Ordine, in cui la solitudine eremitica si combinasse con una minima forma di vita comunitaria. Chiamato a Roma dal papa beato Urbano II, perché lo aiutasse nelle necessità della Chiesa, riuscì tuttavia a trascorrere gli ultimi anni della sua vita in un eremo vicino al monastero di La Torre in Calabria.
nome Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe- titolo Religiosa- nome di battesimo Anna Maria Rosa Nicoletta Gallo- nascita 25 marzo 1715, Napoli- morte 6 ottobre 1791, Napoli- ricorrenza 6 ottobre- Beatificazione 12 novembre 1843 da papa Gregorio XVI- Canonizzazione Basilica Vaticana, 29 giugno 1867 da papa Pio IX- Santuario principale Chiesa di Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe- Patrona di Napoli, donne sterili e in gravidanza- Anna Maria Rosa Gallo, nata a Napoli nel 1715, fin da bambina diede mostra di una sorprendente religiosità. Quando il padre cercò di costringerla a sposare sedicenne un giovane benestante, si trovò davanti al suo deciso rifiuto e reagì picchiandola e maltrattandola con estrema durezza (come del resto avéva già trattato la moglie prima che la bambina nascesse). Alla fine, tuttavia, il padre si diede per vinto, concedendole il permesso di entrare nel Terz'ordine francescano nel settembre del 1731; qui Anna Maria Rosa prese il nome di Maria Francesca delle Cinque Piaghe, in considerazione della sua particolare devozione alla Passione di Nostro Signore. Molto viva era anche la devozione della santa per la B.V. Maria, che amava chiamare «la Divina Pastora». Continuando a vivere nella propria casa, fu soggetta ai maltrattamenti del padre e degli altri membri della famiglia. Per un certo periodo, per metterne alla prova la fede, fu posta sotto la direzione spirituale di un sacerdote locale di tendenze gianseniste, che le causò gravi sofferenze. Trascorse poi gli ultimi trentotto anni di vita come governante di un sacerdote. In Maria Francesca emersero alcune delle più alte manifestazioni fisiche di una profonda vita mistica di preghiera e di dedizione totale a Dio. Quando, per esempio, compiva il pio esercizio della Via Crucis, soffriva i tormenti della Passione di Nostro Signore e si dice che abbia anche ricevuto le stigmate. Le fu concesso di ricevere la santa comunione ogni giorno e si narrano molti miracoli avvenuti in concomitanza di tale pratica, come il fatto di ricevere l'ostia consacrata direttamente dall'altare, senza l'intervento del sacerdote; S. Francesco Saverio Bianchi (31 gen.) fu testimone di eventi simili avvenuti durante la Messa con il vino consacrato. Mentre si trovava in preghiera davanti al presepio, nel Natale del 1741, Maria Francesca vide in visione Gesù che, allargando le braccia, le diceva: «Questa notte ti prenderò in sposa», e simili apparizioni, come pure i rapimenti estatici, furono frequenti. Pur godendo di una salute molto precaria, si inflisse dure mortificazioni corporali, chiedendo a Dio di poter prendere su di sé le sofferenze delle anime del purgatorio come pure quelle dei suoi vicini malati e peccatori. Parlando con padre Laviosa, il provinciale teatino che si accingeva a scrivere la sua Vita, confessò di aver sopportato tutto ciò che poteva essere sopportato. Particolarmente capace nell'indicare ai confessori come comportarsi con i loro penitenti, offrì consigli spirituali a molti sacerdoti e laici. Morta il 6 ottobre 1791, pare prevedendo alcuni degli orrori della Rivoluzione francese, fu canonizzata nel 1867. Il suo culto è particolarmente forte a Napoli, dove la sua casa è stata trasformata in un santuario, a cui è stato annesso un istituto di suore terziarie francescane. MARTIROLOGIO ROMANO. A Napoli, santa Maria Francesca delle Piaghe del Signore nostro Gesù Cristo (Anna Maria) Gallo, vergine del Terz’Ordine Secolare di San Francesco, ammirevole per la pazienza di fronte alle innumerevoli e continue sofferenze e avversità, per le penitenze e per l’amore di Dio e delle anime.
nome San Renato di Sorrento- titolo Vescovo- ricorrenza 6 ottobre- Alcuni studiosi della Chiesa di Sorrento affermano che sia stato il secondo vescovo della città, altri il primo. Probabilmente fu uno di quegli eremiti, come Castello de Castellammare o Antonino da Sorrento, vissuto tra il VI e il IX secolo, sulle colline della penisola sorrentina. I rapporti frequenti che intercorsero tra il XIII e il XV secolo tra la Campania e la Provenza, sotto la dominazione angioina napoletana, portò alla confusione della figura di San Renato di Sorrento, con quella di San Renato vescovo di Angers, che come narra leggenda, si ritirò a vita eremitica a Sorrento, e fu chiamato ad essere vescovo della città. MARTIROLOGIO ROMANO. A Sorrento in Campania, san Renato, vescovo.
nome San Magno- titolo Vescovo di Oderzo ed Eraclea- nascita 580 circa, Venezia- morte 670 circa, Venezia- ricorrenza 6 ottobre- Canonizzazione<br /> prima dell'875- Santuario principale Chiesa di Santa Maria Concetta, Eraclea- Patrono di muratori- Magno nacque a Venezia, nella nobile famiglia Frigerio. Dopo aver condotto studi umanistici nella sua città natale, si ritirò a vivere una vita eremita su un'isola in una laguna vicina, dove si preparò per il sacerdozio. Fu ordinato sacerdote nella città di Oderzo, dove esercitò il sacerdozio combattendo gli ultimi promotori del paganesimo e le infiltrazioni ariane dalla diocesi (Ceneda), occupata dai Longobardi. Fu vescovo di Opitergium, attuale Oderzo, succedendo a San Tiziano nel 630. La città e parte della diocesi era ancora sotto il dominio di Bisanzio, di cui fu l'ultimo contrafforte di resistenza sulla terraferma contro il regno longobardo. Non sorprende che re Grimoaldo, approfittando della circostanza che le forze bizantine erano impegnate in Oriente, nel 638-39 prese d'assalto e occupò la città. La maggior parte degli abitanti, sotto la guida del proprio leader politico e soprattutto del vescovo, si rifugiò nella vicina isola della laguna veneta, che faceva parte della diocesi di Oderzo. Magno ottenne da papa Severino e Primigenio, patriarca di Grado, il trasferimento della sede episcopale ad Eraclea, pur conservando il nome di Oderzo. Lì costruì la cattedrale dedicata all'Apostolo San Pietro, tanto che la tradizione fa di lui anche il fondatore, per ispirazione divina, di altre otto chiese nella zona in cui sorgerà Venezia. Magno appariva come il vescovo che si opponeva ai potenti sovrani lombardi. Geloso nella sua fede, operaio nella carità, fu un grande vescovo. Nel 665-667 Oderzo fu rioccupata e quasi distrutta dai Longobardi. Il santo sopravvisse per alcuni anni a questo triste evento: morì novantenne e venne sepolto nella sua cattedrale. A Venezia, San Magno è ancora venerato nonostante dopo il 22 aprile 1956 le sue spoglie siano tornate nella nuova Eraclea per essere conservate nella chiesa parrocchiale di Santa María Inmaculada. MARTIROLOGIO ROMANO. In Veneto, commemorazione di san Magno, vescovo, che si dice sia andato via dalla città di Oderzo con gran parte del suo gregge a causa dell’invasione longobarda, fondando la nuova città di Eraclea, e abbia costruito otto chiese a Venezia.
nome Santa Fede di Agen- titolo Martire- nascita III secolo, Agen, Francia- morte III secolo, Agen, Francia- ricorrenza 6 ottobre- Santuario principale Abbazia di Sainte-Foy- Attributi graticola, canna, spada- Patrona di pellegrini, prigionieri, soldati- Secondo il Martirologio di S. Girolamo, la giovane Fede subì il martirio ad Agcn in Gallia, e questo è tutto ciò che di lei si può affermare con una certa sicurezza; probabilmente morì nel III secolo sotto il prefetto Daciano, insieme a S. Caprasio (20 ott.). Secondo la sua passio, risalente almeno secolo, Fede, nata da nobile famiglia, fu convocata all'età di dodici anni davanti a Daciano, che le intimò di sacrificare agli idoli. Di fronte all'ostinato rifiuto della ragazza, Daciano la fece dapprima porre su una graticola arroventata e poi decapitare insieme a Caprasio. Nel V secolo le sue reliquie furono traslate nella basilica costruita in onore della santa ad Agen, dove in seguito avvennero numerosi miracoli. Singolare è la vastissima diffusione del suo culto nel Medio Evo: nel DC secolo le reliquie furono rubate da un monaco proveniente dal monastero di Conques-en-Rouergue, nel Limousin (Francia), che, espressamente inviato a compiere questa missione, trascorse ad Agen come canonico dieci anni in apparente normalità. Egli aspettò, così, che gli fosse affidato l'incarico di custodire il santuario e portò finalmente a termine il compito effettuando il furto; furono gli stessi monaci di Conques a raccontare la storia apertamente per dimostrare l'autenticità delle reliquie, ma nessuno biasimò il gesto. Il nuovo luogo di sepoltura della santa era situato sulla strada che portava a San Giacomo di Compostella, in Spagna, meta di numerosi pellegrinaggi, e così il culto di S. Fede divenne sempre più famoso. In Francia esistono molti luoghi e santuari che riflettono il culto della martire, mentre in Inghilterra le sono dedicate ventitré chiese, come pure la cappella di S. Paolo e quella dell'abbazia di Westminster; essa fu, d'altra parte, una delle patrone della Londra medievale. La sua fama varcò i confini dell'Europa: nomi di luoghi come Santa Fé nel Nuovo Messico testimoniano la sua popolarità. Era invocata particolarmente da pellegrini, carcerati e cavalieri della zona circostante il monastero. La maggior parte delle raffigurazioni della santa la mostrano insieme agli strumenti della sua passione, la graticola e la spada, uniti solitamente alla palma del martirio. Tenendo conto della leggenda, pare sorprendente il fatto che non sia quasi mai rappresentata come una bambina, ma che sia per lo più raffigurata come una donna matura; numerosi racconti medievali, d'altra parte, riportano delle sue apparizioni e narrano che fosse molto giovane e spesso chiedesse in dono gioielli da destinare alla costruzione di un reliquiario d'oro in cambio di protezione. Fede appare nelle vetrate a Chartres (Francia) e a Winchester (Inghilterra), e in un affresco nell'abbazia londinese di Westminster. Unico è il magnifico reliquiario del monastero di Conques, composto da una figura seduta, vestita con abiti regali o sacerdotali, con una corona sul capo e rivestita di foglie d'oro e di gemme preziose; datata intorno al 980, è in Europa la più antica scultura cristiana di queste dimensioni (è alta quasi settanta centimetri) giunta fino a noi. Le reliquie della santa sono conservate nella testa di questa figura solenne, che era portata in processione per proteggere le terre del monastero e condotta nelle zone disastrate per benedire le persone colpite, presiedendo persino i convegni in cui si discutevano importanti affari della comunità. È chiaro che la santa era considerata come la «viva, presente e potente patrona dei monaci» (Ward). MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Agen in Aquitania, ora in Francia, santa Fede, martire.
nome Beato Isidoro di San Giuseppe De Loor- titolo Passionista- nome di battesimo Isidoor de Loor- nascita 18 aprile 1881, Vrasene, Belgio- morte 6 ottobre 1916, Kortrijk, Belgio- ricorrenza 6 ottobre- Beatificazione 30 settembre 1984 da papa Giovanni Paolo II- Isidoro nacque nel 1881 a Vrasene, nella diocesi di Gand, in Belgio, figlio maggiore di Luigi De Loor e Camilla Hutsebaut, modesti contadini. Rivelò ben presto i segni di una religiosità insolitamente profonda, andando a Messa tutti i giorni feriali e recitando il Rosario ogni sera insieme ai genitori. Dopo la prima confessione c la prima comunione, ricevuta all'età di undici anni, si comunicò con regolarità, fatto per quei tempi abbastanza insolito. Insegnò catechismo nel suo villaggio e a Saint-Gilles, iscrivendosi in seguito alla Pia Unione di S. Francesco Saverio. All'età di ventisei anni, consigliato dal celebre missionario redentorista, Bouckaert, entrò come fratello coadiutore nei passionisti (fondati da S. Paolo della Croce; 19 ott.) nel Ritiro di Tournai, prendendo i voti religiosi nel settembre del 1908. Nel 1910 fu trasferito al nuovo Ritiro di Wezembcek-Oppem, presso Bruxelles, dove gli furono affidati gli incarichi di cuoco, portinaio e ortolano. Egli cercava di essere gradito a Cristo servendo i fratelli della comunità e ritenne che la propria missione consistesse nello svolgere queste attività necessarie alla loro opera di apostolato missionario, compito per il quale egli sapeva di non essere stato direttamente chiamato. Il suo motto era Omnia pro pulchro caelo, cioè «tutto per il bel Cielo», parole che era solito mormorare tra sé quando attendeva a lavori noiosi o non immediatamente gratificanti. Era sempre premuroso e sereno, disposto a fare piaceri a tutti e in generale si prendeva cura della comunità con un affetto quasi paterno. Fu così obbediente alla regola e ai superiori che venne considerato un'incarnazione della Costituzione della congregazione. Accusando disturbi a un occhio, dovette sottoporsi a una dolorosa operazione che purtroppo fallì, creandogli sofferenze maggiori che sopportò con fortezza esemplare. Fu trasferito nel 1912 a Kortrijk (nella diocesi di Bruges), dove la sua salute continuò a peggiorare: nel 1916 scoprirono che il problema all'occhio era stato causato da un cancro, ora diffusosi anche all'intestino. Ammalatosi di pleurite poco dopo, morì il 6 otzobre dopo una dolorosa agonia, durante la quale era solito consolassi dicendo: «Il paradiso, una volta guadagnato, è guadagnato per sempre». Aveva solo trentacinque anni. Seppellito nel cimitero di Kortrijk, fu traslato nel 1952 in una tomba nella chiesa dei passionisti. Fu beatificato nel 1984: la preghiera approvata per l'uso liturgico della sua festa ricorda il suo spirito di umiltà, il duro lavoro e l'esempio di una vita «nascosta all'ombra della croce».<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Cortryck in Belgio, beato Isidoro di San Giuseppe de Loor, religioso della Congregazione della Passione, che svolse santamente i compiti a lui affidati e, colpito dalla malattia, fu per i suoi confratelli un esempio di accettazione di atroci sofferenze.
nome Beata Maria Rosa Durocher- titolo Fondatrice- nome di battesimo Eulalie-Mélanie Durocher- nascita 6 ottobre 1811, Saint-Antoine-sur-Richelieu, Québec, Canada- morte 6 ottobre 1849, Longueuil, Canada- ricorrenza 6 ottobre- Beatificazione 23 maggio 1982 da papa Giovanni Paolo II- Eulalia Melania Durocher nacque il 6 ottobre 1811 nel villaggio di Saint-Antoine-sur-Richelieu nel Quebec, ultima di dieci figli, tre dei quali divennero sacerdoti e due si fecero suore. Ricevuta una prima educazione religiosa sotto lo sguardo amorevole della madre, studiò in seguito presso le suore della congregazione di Notre-Dame, anche se a causa della salute cagionevole la sua frequenza a scuola fu saltuaria. Sempre per via della fragilità fisica non riuscì a ottenere il permesso di entrare in alcun ordine religioso, nonostante le sue ripetute richieste. Per dodici anni aiutò uno dei fratelli sacerdoti partecipando alle varie attività della sua parrocchia, organizzando opere di carità e facendosi coinvolgere a tal punto nella collaborazione con il fratello e con un altro sacerdote oblato da essere chiamata "il terzo missionario". Fondò la prima confraternita di Maria in Canada, consacrandosi alla Vergine Maria e vincolandosi privatamente a osservare i tre voti religiosi. Era seriamente preoccupata per il fatto che in Canada le sole scuole fossero a Quebec e Montreal, problema che cominciava già ad angustiare le stesse autorità ecclesiastiche. Fallito un primo progetto che mirava a far venire dalla Francia una congregazione dedita all'insegnamento, nel 1843 il vescovo le diede il permesso di fondarne una lei stessa, finalizzata all'istruzione dei poveri: essa divenne nota col nome di congregazione delle Suore dei SS. Nomi di Gesù e di Maria e ricevette l'approvazione canonica nel dicembre del 1844. Fece la professione religiosa nella nuova congregazione col nome di Maria Rosa e concentrò la propria spiritualità sull'eucarestia e sull'imitazione di Maria. Nominata superiora dal vescovo, guidò la congregazione fino alla morte, che la colse nel 1849. Fu dunque un periodo breve, ma riuscì ad assicurare alla congregazione una solida base, che resistette anche a successive gravi difficoltà procurate soprattutto da una suora apostata. Oggi le religiose appartenenti alla congregazione operano in molti paesi anche fuori dal Canada: Stati Uniti, Lesotho, Perù, Brasile e Haiti. Maria Rosa fu beatificata nel 1982. MARTIROLOGIO ROMANO. In località Longueuil in Canada, beata Maria Rosa (Eulalia) Durochet, vergine, fondatrice della Congregazione delle Suore dei Santi Nomi di Gesù e Maria per la formazione umana e cristiana della gioventù femminile.
nome San Giovanni Xenos- titolo Monaco- nascita Creta, Grecia- morte Azogyrea, Creta, Grecia- ricorrenza 6 ottobre- Nacque sull'isola di Creta. Fin da giovane abbracciò la vita solitaria. Fondò vari santuari e monasteri in tutta l'isola, il primo è quello di Myriokefalos. Morì ad Azogyrea (Creta). MARTIROLOGIO ROMANO. A Nazogírea nell’isola di Creta, san Giovanni, detto Xenos, che diffuse nell’isola la vita monastica.
nome San Pardulfo (Pardolfo)- titolo Abate di Gueret- nascita 657 circa, Sardent, Francia- morte 6 ottobre 737, Guéret, Francia- ricorrenza 6 ottobre- Nacque a Sardent (Limoges); trovandosi in mezzo a un temporale, rimase temporaneamente cieco per la caduta di un albero, mentre parecchi compagni che gli erano accanto rimasero uccisi. Questo evento lo fece consacrare a Dio vivendo da eremita. Successivamente entrò nell'abbazia benedettina di Guéret, dove fu abate. Quando arrivò l'invasione musulmana e rimase solo nel monastero, fu salvato dalle sue preghiere, facendo fuggire i Saraceni sconfitti da Carlo Martello. Morì il 6 ottobre 737 a ottant'anni e fu sepolto nella chiesa del monastero.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Guéret nel territorio di Limoges in Aquitania, ora in francia, san Pardolfo, abate, che, noto per la sua santità di vita, si dice abbia messo in fuga dal suo chiostro i Saraceni sconfitti dal re Carlo Martello.
nome Sant'Artaldo di Belley- titolo Certosino e vescovo- nascita 1101, Francia- morte 1206, Francia- ricorrenza 6 ottobre- Nacque nel castello di Sothonod, parrocchia di Songieu, a Valromey (dipartimento francese dell'Ain la cui capitale è Bourg-en-Bresse). Artaldo trascorse la sua giovinezza alla corte di Amedeo III di Savoia che morì a Cipro durante la seconda crociata. Quando aveva quasi vent'anni, nel 1120, entrò nella Certosa di Portes (Lione) e all'età di 31 anni fu inviato nella diocesi di Ginevra, per instaurarvi la Casa dell'Ordine dei Certosini fondata nel 1084 da San Bruno. Ma la prima casa, costruita vicino al Mont Colombier, fu distrutta un anno dopo da un incendio; Artaldo si trasferì poi sull'altopiano di Arviérs dove fondò una nuova certosa, quella di Arvieres-en-Valromey in Savoia, diventandone il priore. A quei tempi doveva già avere fama di santità, poiché papa Alessandro III gli confidava in epistole scritte i suoi rapporti con l'imperatore Federico Barbarossa. Aveva 80 anni quando, con suo grande rammarico, Artaldo fu eletto vescovo di Belley, città francese e capitale di una contea nel Medioevo, succedendo al vescovo Reginaldo; per evitare di assumere la posizione non gradita si nascondeva, rifugiandosi in una grotta per sfuggire alla carica episcopale. Scoperto nel suo nascondiglio, si sottomise alla volontà divina. Rimase a capo della diocesi solo per due anni, perché nel 1190 riuscì a far accettare a papa Clemente III le sue dimissioni e quindi poté tornare nella sua Certosa di Arvieres, dove visse santo fino all'età di 105 anni. Le sue reliquie, ufficialmente riconosciute, durante la Rivoluzione francese, furono affidate alla parrocchia di Lochieu, e dopo alcune sepolture ed esumazioni, il 13 aprile 1830 tornarono nuovamente nella suddetta chiesa parrocchiale. Il culto di sant'Artaldo, che i certosini veneravano semplicemente come beato, fu confermato nel 1834 per la diocesi di Belley da papa Gregorio XVI. MARTIROLOGIO ROMANO. Nella Certosa di Arvières da lui fondata nella Borgogna, in Francia, sant’Artaldo, vescovo di Belley, che, monaco già quasi nonagenario, fu eletto vescovo contro la sua volontà, ma dopo appena un biennio fece ritorno alla vita monastica e visse fino all’età di centosei anni.
nome Sant'Ivio- titolo Monaco in Britannia- nascita IV secolo, Inghilterra- morte 704 circa, Gran Bretagna- ricorrenza 6 ottobre- Benedettino presso l'Abbazia di Lindisfarne, fu ordinato diacono da Saint Cutbert. Ivio emigrò nel 625 in Gran Bretagna (o Bretagna, nel nord della Francia), dove evangelizzò i Celti del continente e poi si ritirò a vivere da eremita. Non si sa altro della sua vita oltre che fosse un monaco di grande spiritualità, un apostolo della regione, vigile nelle verità della fede. Il suo nome compare l'8 ottobre nei vecchi calendari inglesi, e soprattutto nel " Bosworth Psalter" , dove è normalmente associato all'Abbazia di Wilton, vicino a Salisbury (Inghilterra), che intorno all'anno Mille affermava di possedere il reliquie del "vescovo Ywig". Il suo culto era ed è professato in Inghilterra e Francia, dando il suo nome a quattro parrocchie. Ha dato il nome alla città di Pontivy. MARTIROLOGIO ROMANO. In Bretagna, sant’Ivio, diacono e monaco, che, discepolo di san Cutberto vescovo di Lindisfarne, attraversò il mare e dimorò in questa regione, assiduo nelle veglie e nei digiuni.