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23/07/2024 alle 14:52

I santi di oggi 23 luglio:

I santi di oggi 23 luglio:

nome Santa Brigida di Svezia- titolo Religiosa, fondatrice- nome di battesimo Birgitta Birgersdotter- nascita 15 dicembre 1303, Uppland, Svezia- morte 23 luglio 1373, Roma- ricorrenza 23 luglio, 8 ottobre messa tridentina- Canonizzazione 7 ottobre 1391 da Bonifacio IX-Attributi corona, candela accesa, libro, penna, calamaio, monogramma di Gesù IHS, cuore con croce- Patrona di pellegrini, viaggiatori, Svezia, compatrona d'Europa- Brigida nacque da Brigero, principe di Svezia e da Sigfrida, discendente dei re dei Goti. Assai presto perdette la madre e venne allevata dalla zia. Si dice che fino a tre anni rimanesse muta, età in cui miracolosamente le si sciolse la lingua e cominciò a parlare in modo perfetto. Non ancora decenne, la notte dopo aver udito un discorso sopra la passione di Gesù, di cui era rimasta impressionatissima, ebbe la visione del Salvatore appeso alla croce, tutto coperto di sangue. Nello stesso tempo sentì una voce: « Guardami figliuola mia, ecco quello che fanno quelli che mi disprezzano e che sono insensibili all'amore che ho per loro ». Da quel tempo non potè più pensare al mistero della passione senza lagrime. A sedici anni il padre la sposò a Ulfone, principe di Nericia. Brigida, vedendosi così giovane e impreparata a tale passo, pregò ed ottenne dal padre un anno di dilazione prima di coabitare col marito. Così i due sposi, per vicendevole consenso, passarono nella continenza il primo anno di matrimonio. La nostra Santa impiegò questo tempo nel chiedere a Dio con fervorose preghiere, con lagrime e digiuni, che si degnasse di non lasciarla deviare dai suoi precetti, di benedire il suo matrimonio, e di santificare in quel nuovo stato lei, il marito ed i figliuoli che loro avrebbe concesso. I due sposi santificarono inoltre il vincolo matrimoniale coll'ascriversi al Terz'Ordine di S. Francesco. Ebbero quattro figli e quattro figlie: dei maschi, due morirono bambini e due diedero la vita nelle crociate per la liberazione della Terra Santa. Delle figlie, due abbracciarono lo stato matrimoniale, e due si fecero religiose, anzi Caterina è stata dalla Chiesa canonizzata. Tutte le premure di Brigida furono rivolte ad allevare i figliuoli nel timore di Dio; dopo la nascita degli otto figli, indusse il marito a rinunciare all'onorevole carica di consigliere del re, per attendere più intensamente alla propria santificazione, e si obbligarono, per voto, a passare il restante della loro vita nella continenza. Fondarono un ospedale ove andavano spesso a servire i malati con le proprie mani. S. Brigida soprattutto si dava alla cura dei poveri e degli infermi come se fossero propri figliuoli. Dopo la morte del marito, rimase più libera di darsi interamente alla penitenza e alle opere di Dio. Fondò le Suore « Brigidine » a Wastein e per due anni le indirizzò nella via della santità. Poi venne a Roma, dove la tomba del Principe degli Apostoli e le Catacombe somministrarono un pascolo più abbondante alla sua pietà. L'ordine fu riconosciuto solo nel 1370 da Papa Urbano VI, a quel tempo Brigitta era già molto popolare a Roma per le sue buone azioni. Il suo ordine si diffuse presto in tutta Europa e fu grande promotrice della cultura religiosa, letteraria e in parte materiale, soprattutto al nord. Durante la Riforma l'ordine fu in gran parte abolito, solo la casa Waldsten sopravvisse fino al 1595. Si tentò di farla rivivere in Belgio e Spagna nel XVII secolo. Spinta da un ardente amore per Gesù Crocifisso, fece un pellegrinaggio in Terra Santa. Ritornata a Roma, fu assalita da un complesso di malattie che sopportò con ammirabile pazienza. Sentendosi vicina a morire, si fece distendere sopra un cilicio per ricevere 'gli ultimi Sacramenti. Morì il 23 di luglio del 1373, all'età di 71 anni. Patrona di Svezia dal 1º ottobre 1891 per volere di papa Leone XIII, il 1º ottobre 1999 papa Giovanni Paolo II l'ha proclamata compatrona d'Europa insieme a santa Caterina da Siena e santa Teresa Benedetta della Croce, affiancandole a san Benedetto da Norcia e ai santi Cirillo e Metodio. PRATICA. S. Brigida è perfetto modello di virtù familiari, come figliuola, come sposa, come madre e vedova. PREGHIERA. O Signore Dio nostro, che per mezzo del tuo Figlio Unigenito hai rivelato alla beata Brigida i segreti celesti, concedi a noi tuoi servi per intercessione di lei di godere della letizia della tua eterna gloria. MARTIROLOGIO ROMANO. Santa Brigida, religiosa, che, data in nozze al legislatore Ulfo in Svezia, educò nella pietà cristiana i suoi otto figli, esortando lo stesso coniuge con la parola e con l’esempio a una profonda vita di fede. Alla morte del marito, compì numerosi pellegrinaggi ai luoghi santi e, dopo aver lasciato degli scritti sul rinnovamento mistico della Chiesa dal capo fino alle sue membra e aver fondato l’Ordine del Santissimo Salvatore, a Roma passò al cielo.

nome Sant'Ezechiele- titolo Profeta- nascita 620 a.C. circa, Sarara,Palestina- morte 570 a.C. circa, Babilonia- ricorrenza 23 luglio- Attributi rotolo della profezia- Ezechiele s'interpreta «fortezza di Dio», e in verità il Signore ha dato a questo grande tra i quattro profeti maggiori un carattere adamantino: «Ho reso la tua faccia come diamante ». Nacque a Sarara, in Palestina, verso la seconda metà del 600 a. C., periodo in cui sul trono di Roma sedeva Tarquinio Prisco e su quello di Babilonia Nabucodonosor. Fu della tribù di Levi, e come tale sacerdote. Correvano allora tempi assai tristi per i Giudei gementi sotto la tirannide dei figli di Assur. Anch'egli fu condotto esule a Babilonia con Jeconia nella seconda deportazione (601-599) e si stabilì a Tell-Abid sul Cobar, (forse il gran canale che univa il Tigri all'Eufrate) ove era una colonia di esuli. Dopo 15 anni, all'età di circa 30 anni, cominciò il suo ministero profetico confortato da una grande visione e per almeno 22 anni fu la guida morale del suo popolo. Gli anziani d'Israele si radunavano nella sua casa, perchè egli come sacerdote e come profeta aveva su di loro grande autorità. Ezechiele fu inoltre un grande annunziatore della parola di Dio: impavido dinanzi alle minacce, inflessibile contro gli Ebrei ostinati, non teme di svelare la venuta dei castighi di Dio per i perfidi suoi fratelli. Però è commosso, tanto che prima di annunziarli piange e fa lunghe penitenze. Per amore di questo suo popolo esule ed abbandonato, operò anche dei miracoli. Come un giorno Mosè passò miracolosamente col suo popolo il Mar Rosso che nei suoi gorghi affogava l'esercito col Faraone, così Ezechiele coll'aiuto divino attraversò coi suoi protetti il Cobar, facendovi annegare i minacciosi Caldei dai quali erano inseguiti. Altra volta ottene una pesca miracolosa per sfamare il suo popolo. Dopo una vita così piena di meriti fu coronato dalla palma del martirio. Fu ucciso da un principe di Giuda da lui rimproverato per la sua idolatria. Lo scopo di Ezechiele nelle sue profezie è duplice: prima della caduta di Gerusalemme intende esortare il popolo alla penitenza: dopo la caduta le sue parole si rivolgono a consolare gli esuli colla promessa della liberazione, del ritorno in patria e del regno messianico descritto con simboli meravigliosi. Dal duplice scopo scaturisce la divisione del suo libro in due parti. Nella prima annunzia i tremendi castighi di Dio contro il popolo eletto e contro le nazioni idolatre. Nella seconda, annunziata la caduta di Gerusalemme, passa alla profezia di consolazione per Israele. Ezechiele è pieno di oscurità, per cui S. Girolamo lo chiama « Oceano delle scritture, labirinto dei misteri di Dio », ma la sua oscurità dipende dall'ardito simbolismo, diventa chiarezza davanti alla realtà del regno messianico (la Chiesa), da lui simboleggiato. PRATICA. Procuriamo di avere nella nostra casa una Bibbia cattolica e leggiamone sovente un tratto. PREGHIERA. Riguarda, Dio onnipotente, la nostra debolezza e perchè ci grava il peso del nostro mal operato, ci protegga la gloriosa intercessione del tuo beato martire e profeta Ezechiele. MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione di sant’Ezechiele, profeta, che, figlio del sacerdote Buzì, al tempo dell’esilio nella terra dei Caldei fu onorato della visione della gloria del Signore e, posto come sentinella sulla casa di Israele, rimproverò l’infedeltà del popolo eletto, predicendo la distruzione ormai prossima della città santa di Gerusalemme e la deportazione del popolo; presente egli stesso in mezzo ai prigionieri, tenne viva la loro speranza, profetizzando che le loro ossa inaridite sarebbero risorte a nuova vita.

nome San Giovanni Cassiano- titolo Sacerdote, Padre della Chiesa- nascita 360 circa, Dobrugia, Romania- morte 435 circa, Marsiglia, Francia- ricorrenza 23 luglio- Canonizzazione 435- Giovanni Cassiano (spesso chiamato semplicemente Cassiano) nacque nel 360 circa. Gennadio di Marsiglia, scrittore della seconda metà del v secolo, affermava che era uno "svita", in altre parole della Scizia Minore o Dobrugia (alle foci del Danubio), e che forse proveniva dalle sponde del Mar Nero dell'attuale Romania. Cassiano si recò in pellegrinaggio in Terra Santa e visse in un monastero di Betlemme, lasciandolo dopo un breve periodo per andare a studiare la vita monastica dei Padri del deserto in Egitto, dove subì l'influenza di Evagrio Pontico, figura cruciale nello sviluppo della spiritualità monastica; trascorse poi un po' di tempo a Sceti vivendo con i monaci. Nel 400 circa, si recò a Costantinopoli, dove divenne discepolo di S. Giovanni Crisostomo (13 set.), allora patriarca della città, e fu ordinato diacono. Alla deposizione di S. Giovanni, Giovanni Cassiano fece parte della delegazione inviata a Roma per intercedere presso papa S. Innocenzo I in suo favore; è possibile che fosse ordinato sacerdote in questo periodo, forse a Roma. Per quando si sa, Giovanni Cassiano trascorse il resto della vita in Occidente, dove nel 415 circa, fondò due monasteri a Marsiglia, uno per monaci, costruito sulla tomba di S. Vittore (21 lug.), l'altro per monache. Scrisse due importanti opere sul monachesimo, Istituzioni cenobitiche e Conferenze spirituali: nella prima stabiliva dettagliatamente le norme per la vita comunitaria monastica e descriveva quelli che, secondo lui, erano gli ostacoli principali alla perfezione monastica. Nella prefazione scrive: «Non cercherò di tessere, in tutto e per tutto, dei racconti intorno alle meraviglie e ai prodigi di Dio. Anche se ci risulta, per sentito dire, che molti di quei prodigi, che si direbbero perfino incredibili, sono stati compiuti dai nostri anziani padri, e anche se ci è stato possibile osservarli con i nostri occhi, tuttavia tralascerò questi racconti, che, oltre alla pura ammirazione, nulla di più, per chi legge, producono in fatto di educazione alla perfezione della vita. E...] Perciò non mi sono proposto di parlare delle meraviglie di Dio, quanto piuttosto di trattare brevemente di come correggere i nostri costumi in base agli insegnamenti ricevuti dai nostri padri» (Istituzioni, prefazione 7-8). Quest'approccio moderato può aver contribuito a trasformare l'opera in un punto di riferimento per quelli interessati a osservare le regole monastiche, nei secoli successivi alla sua morte; letta estesamente in Occidente, fu una delle fonti su cui si basò S. Benedetto (11 luglio). Le Conferenze sono un racconto delle sue conversazioni con vari monaci egiziani, importanti per l'introduzione delle loro idee e del culto in Occidente, e specialmente nel monachesimo francese, sebbene si stia discutendo se siano accurati i lunghi discorsi dei Padri del deserto, che presentano talvolta elementi tratti da Evagrio Pontico. «Divennero un classico senza paragone nel monachesimo occidentale [...] ed erano letti ogni notte prima della compieta, nei primi monasteri medievali; erano un vademecum di santi, allo stesso modo di Tommaso d'Aquino e Teresa d'Avila» (Knowles). Giovanni Cassiano scrisse anche L'incarnazione del Signore, per richiesta di S. Leone Magno (10 nov.), per mettere in guardia l'Occidente contro l'affermazione che esistevano due persone in Cristo. Morì nel 435 circa, ed è considerato come uno dei padri fondatori del monachesimo occidentale. In Occidente, al di fuori di Marsiglia non esisteva quasi il culto, sebbene la Chiesa orientale 110 ritenesse santo, e non compariva nel Martirologio Romano, perché si pensava fosse ideatore dell'eresia semipelagiana, che concerneva la relazione tra la volontà umana e la grazia divina, c sosteneva che si potevano compiere i primi passi verso la vita cristiana con la volontà e senza aiuto divino, e che la grazia interveniva successivamente. Ciò era in contraddizione con il severo insegnamento di S. Agostino sulla predestinazione e l'incapacità del volere umano di compiere opere buone senza la grazia; la dottrina di Giovanni Cassiano dovrebbe essere considerata parte dell'antiagostinismo, molto diffuso in Gallia meridionale, specialmente nei monasteri, e che perdurò per molti anni. MARTIROLOGIO ROMANO. A Marsiglia nella Provenza in Francia, san Giovanni Cassiano, sacerdote, che fondò due monasteri, l’uno maschile e l’altro femminile, e, nella sua lunga esperienza di vita monastica, scrisse le “Istituzioni cenobitiche” e le “Conferenze dei Padri” per l’edificazione dei monaci.

nome Beata Giovanna da Orvieto- titolo Religiosa Domenicana- nascita 1264 circa, Carnaiola, Terni- morte 23 luglio 1306, Orvieto, Terni- ricorrenza 23 luglio- Beatificazione 11 settembre 1754 da papa Benedetto XIV- Giovanna, nacque a Carnaiola (nei pressi di Orvieto) da una famigaia di contadini, ed era conosciuta come Vanna. Alla morte dei genitori, all'età di soli cinque anni, fu adottata e cresciuta da alcuni parenti a Orvieto, che, al momento giusto, combinarono un matrimonio per lei. Giovanna tuttavia rifiutò, scappò da casa e diventò terziaria domenicana; dedicò il resto della sua vita a servire Dio e a curare i poveri, e divenne famosa perché pregava molto intensamente per quelli che la avevano offesa, a tal punto che a Orvieto diventò celebre il detto che per ottenere il suo aiuto era necessario farle un torto! Il suo biografo primitivo afferma che era «sempre paziente, obbediente, e mirabile nell'azione». Per alcuni anni ebbe come guida spirituale il B. Giacomo di Bevagna (23 ago.), un domenicano del luogo, e fece esperienze di estasi e altri fenomeni fisici durante la preghiera, inclusa la bilocazione e la levitazione. Si diceva che, negli ultimi dieci anni di vita, trascorreva il Venerdì Santo da mezzogiorno alla sera in uno stato di estasi simile a un sonno ipnotico, stesa sul pavimento come se fosse crocifissa. Era particolarmente devota alla passione di nostro Signore e agli angeli, specialmente al suo angelo custode. Giovanna morì il 23 luglio 1306 e fu sepolta nella chiesa locale dei domenicani; le spoglie furono traslate in un sepolcro più idoneo, l'anno seguente, e autenticate nel 1743, mentre il culto fu approvato nel 1754. MARTIROLOGIO ROMANO. A Orvieto in Umbria, beata Giovanna, vergine, Suora della Penitenza di San Domenico, insigne per carità e pazienza.

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