@Vitupero
I santi di oggi 13 gennaio:
nome Sant'Ilario di Poitiers
titolo Vescovo e dottore della Chiesa
nascita 310 circa, Poitiers, Francia
Consacrato vescovo 353
morte 368, Poitiers, Francia
ricorrenza 13 gennaio (14 gennaio messa tridentina)
Patrono di Parma, Veruno (NO), Casorate Sempione (VA), Marnate (VA), Mutignano (TE), Bedero Valcuvia (VA), Titignano (PI), Argusto (CZ), Gignod (AO)
Incarichi ricoperti Vescovo di Poitiers dal 353 al 367
Nacque Ilario a Poitiers, in seno al paganesimo, da una delle più illustri famiglie di Francia. Ecco come avvenne la sua conversione. Si pose un giorno a leggere la Sacra Bibbia, e giunto alle parole: « Ego sum qui sum: Io sono Colui che sono », ne fu fortemente impressionato. Continuò a leggere e illuminato sulla onnipotenza di Dio, piegò la mente ad adorarlo come suo Creatore e Signore. Essendo così disposto, ricevette il santo Battesimo. Modellò allora la sua vita secondo le massime del Vangelo, ed era così zelante nello spingere anche gli altri alla pratica delle virtù, che si sarebbe detto un sacerdote. Il popolo di Poitiers tanto lo ammirava, che unanimemente lo elesse proprio vescovo, nonostante tutte le sue rimostranze. Dopo la elezione, egli non si considerò più che come uomo di Dio, e predicava con zelo instancabile, muovendo i peccatori alla conversione. Egli era pieno di riverenza per la verità, ed era pronto a tutto quando si trattava di prenderne la difesa. Avendo l'imperatore Costanzo radunato a Milano un concilio per la condanna di S. Atanasio, S. Ilario gli scrisse un libro in cui cercò di convincerlo a lasciar liberi i Cattolici di esercitare la religione cristiana coi loro vescovi, e per far meglio conoscere l'orrore in cui egli aveva l'eresia, si separò dalla comunione dei vescovi occidentali che avevano abbracciato l'Arianesimo. Costanzo lo fece esiliare in Frigia, ma i suoi fedeli non si staccarono da lui, ed egli continuò a governarli per mezzo dei sacerdoti. Nell'esilio il santo Vescovo non si lamentò mai dei nemici, anzi impiegò il tempo a scrivere varie opere dotte, tra le quali il Trattato della Trinità, in cui difende la consustanzialità del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo così bene da essere chiamato il Dottore della Trinità; dimostrando che la Chiesa è una, fa vedere come tutti gli eretici siano fuori di lei. Spiega inoltre come l'Arianesimo non sia la vera dottrina, perchè non fu rivelata a S. Pietro. Altra sua opera è il libro sui Sinodi, per spiegare i termini di cui si servivano gli Ariani, dimostrandone le contraddizioni. Intanto si radunò in Seleucia un concilio di eretici per annullare i canoni di quello di Nicea. S. Ilario vi fu invitato, ed egli vi si recò per difendere la vera fede, ma poi udendo le orribile bestemmie che si dicevano contro la divinità di Gesù Cristo, si ritirò a Costantinopoli, chiedendo di tenere in pubblico delle conferenze con l'eretico Saturnino. Gli Ariani se ne intimorirono. e tacciandolo di imbroglione e perturbatore della pace, lo fecero rimandare a Poitiers, dove fu accolto colla più grande allegrezza. Riunì allora un concilio nelle Gallie, vi condannò gli atti del concilio di Rimini, e scomunicò Saturnino. Questo concilio portò i più benefici effetti: cessarono gli scandali, e la fede fu riconosciuta in tutta la sua purezza. Morì l'anno 368. Negli scritti che ci ha lasciati, vi si trova uno stile nobile, fiorito, sublime, ma più che tutto, un vero spirito di pietà; egli non ebbe altro fine che di far conoscere il nome santo di Dio, ed infuocare i cuori della sacra fiamma del suo amore. PRATICA. L'esempio di questo grande Dottore ci stimoli a confessar la verità senz'alcun rispetto umano. PREGHIERA. O Signore, che al popolo tuo desti per ministro di eterna salvezza il beato Ilario, deh! fa' che come l'abbiamo avuto dottore sulla terra, così meritiamo di averlo intercessore in cielo. MARTIROLOGIO ROMANO. A Poitiers, in Frància, il natale di sant'Ilario, Vescovo e Confessore, il quale, per aver difeso strenuamente la fede cattolica, fu relegato per quattro anni nella Frigia, e, fra gli altri miracoli, vi risuscitò un morto. Il Sommo Pontefice Pio nono lo dichiarò e confermò Dottore della Chiesa universale.
nome San Remigio di Reims<br /> titolo Vescovo<br /> nascita 437, Laon, Francia<br /> Consacrato vescovo 459<br /> morte 13 gennaio 532, Reims, Francia<br /> ricorrenza 13 gennaio<br /> Incarichi ricoperti arcivescovo di Reims<br /> Santuario principale Reims, Abbazia di Saint-Remi<br /> Attributi bastone pastorale, ampolla d'olio<br /> Nato a Laon intorno all'anno 437, fu eletto arcivescovo di Reims all'età di soli 22 anni. Riuscì, insieme a san Gildardo, a convertire Clodoveo I, il re dei Franchi, alla religione cristiana, con l'aiuto della sposa di quest'ultimo, Clotilde. Il re fu battezzato il 25 dicembre 496 nella Cattedrale di Reims da Remigio che pronunciò le seguenti parole: «Piega il capo, fiero Sicambro: adora ciò che hai bruciato e brucia ciò che hai adorato».<br /> La leggenda vuole che lo Spirito Santo, sotto forma di colomba, portasse al vescovo la santa Ampolla contenente l'olio santo: la cattedrale di Reims divenne quindi il luogo per la consacrazione dei re di Francia successivi. Remigio morì il 13 gennaio dell'anno 532. Le sue reliquie si trovano nella basilica di San Remigio a Reims, dove era conservata anche la Santa Ampolla fino alla sua distruzione in epoca rivoluzionaria (1793).<br /> Tempo fa la memoria liturgica di san Remigio cadeva il primo ottobre, giorno della traslazione delle sue reliquie da Lucca a Fosdinovo. Fino agli anni settanta il primo ottobre era in Italia la data di inizio di tutte le scuole e i bambini di prima elementare erano detti "remigini". Attualmente la memoria liturgica è il 13 gennaio, anniversario della morte.<br />
nome Beata Veronica da Binasco<br /> titolo Vergine<br /> nome di battesimo Giovanna Negroni<br /> nascita 1445, Binasco, Milano<br /> morte 13 gennaio 1497, Binasco, Milano<br /> ricorrenza 13 gennaio<br /> Beatificazione 1517<br /> Patrona di Binasco<br /> La famiglia di Veronica era costretta a strappare faticosamente alla terra i mezzi di cui vivere, a Binasco, paesino vicino a Milano. A quanto si dice, Veronica, salda nella religiosità trasmessale dai genitori, e nonostante la povertà che l'aveva costretta a crescere analfabeta, era decisa a farsi suora. Per questo avrebbe dovuto imparare a leggere e scrivere da sola. Dopo tre anni di duro studio venne accettata nel convento di S. Marta di Milano. Come qualche anno prima era successo a Margarita Kempe in Inghilterra, Veronica sentì la propria condizione di peccato e la passione di Cristo con tale intensità da abbandonarsi a pianti copiosi ogniqualvolta meditava la vita di Cristo e le sue sofferenze, delle quali ebbe straordinarie visioni. Si dice che abbia predetto l'ora della sua morte. Il suo culto fu approvato nel 1517 da papa Leone X e, fatto alquanto insolito per i beati della sua epoca non formalmente canonizzati, il suo nome compare anche nel Martirologio Romano. MARTIROLOGIO ROMANO. A Milano, beata Veronica Negroni da Binasco, vergine: entrata nel monastero di Santa Marta sotto la regola di sant’Agostino, si dedicò profondamente alla contemplazione.
nome Santa Ivetta di Huy<br /> nascita Huy, Belgio<br /> morte 13 gennaio 1228, Huy, Belgio<br /> ricorrenza 13 gennaio<br /> Jutta o Ivetta, nacque da un'agiata famiglia di Huy, vicino a Liegi, nell'attuale Bclgio meridionale. Suo padre la obbligò, a dodici o tredici anni, a sposarsi contro la sua volontà. A diciotto anni, essendo molto attraente e già vedova, aveva, con suo grande fastidio e malgrado i suoi tre figli, molti pretendenti. In quel periodo i Paesi Bassi conoscevano una forte ripresa dell'ascetismo e Jutta, subendone l'influenza, si ritirò dalla vita di società, andando a prestare servizio per dieci anni in un lebbrosario. Cercando un'austerità ancora maggiore si fece poi murare viva dai lebbrosi in una stanza dove, vivendo da anacoreta, sperimentò per altri dieci anni straordinarie esperienze mistiche, fino alla sua morte. Molte persone venivano da lei in cerca di consiglio e le venivano attribuiti anche doni di preveggenza e di lettura del pensiero. A lei si devono anche le conversioni di suo padre e di uno dei suoi figli, che tornò a condurre una vita virtuosa; un altro figlio divenne cistercense e poi abate di Orval. Jutta morì il 13 gennaio 1228. MARTIROLOGIO ROMANO. Presso Huy nel territorio di Liegi, santa Ivetta, vedova, che si dedicò alla cura dei lebbrosi e visse alla fine segregata accanto a loro.
nome San Goffredo di Cappenberg<br /> titolo Monaco<br /> nascita 1097 circa, Cappenberg, Germania<br /> morte 13 gennaio 1127, Ilbenstadt, Germania<br /> ricorrenza 13 gennaio<br /> Goffredo, conte di Kappenberg e signore di una vasta proprietà nella diocesi di Miinster, in Westfalia, sposato con una donna altrettanto nobile, subì l'influenza di S. Norberto, fondatore dell'Ordine dei premostratensi o canonici bianchi (6 giu.). Anche Norberto, provenendo da una famiglia nobile imparentata con l'imperatore, aveva grandi ricchezze e una buona posizione, ma dopo una conversione improvvisa decise di vendere tutto. Sembra che sia stato lui a convincere Goffredo a fare lo stesso e a rinunciare al castello per trasformarlo in un monastero. Goffredo a sua volta sposò l'idea con entusiasmo, e persuase anche la moglie e il fratello a diventare religiosi e a porsi sotto la direzione di Norberto. Nonostante l'opposizione di suo suocero, che ovviamente vedeva svanire il buon partito procurato alla figlia, Goffredo non desistette e rinunciò a tutti i suoi averi e prese gli ordini minori. Sua moglie e due sue sorelle presero il velo in un convento che Goffredo aveva costruito vicino a Kappenberg, mentre lui dedicò il resto della sua breve vita a opere caritative, morendo prima di venire ordinato sacerdote. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero di Ilbenstadt in Germania, san Goffredo: conte di Cappenberg, contro il parere dei nobili decise di trasformare il suo castello in monastero e, assunto l’abito canonicale, intraprese una tenace opera a favore dei bisognosi e dei malati.
nome San Pietro di Capitolias<br /> titolo Martire<br /> nascita Capitolias, Damasco<br /> morte 13 gennaio 715, Capitolias, Damasco<br /> ricorrenza 13 gennaio<br /> L'antica “Passio”, attribuita a San Giovanni Damasceno, racconta che Pietro era sacerdote a Capitolías, nella regione della Batanea (Basán, oggi Israele). Era sposato e aveva tre figli, a 30 anni si sentì chiamato a una vita di solitudine, e con il consenso della moglie si ritirò in un eremo, dopo aver collocato le sue due figlie maggiori in un monastero fuori città. Quando il figlio aveva dodici anni, lo ospitò in una cella accanto alla sua, per dargli lui stesso una formazione spirituale. Quando il santo raggiunse l'età di 60 anni, si ammalò, perdendo la speranza di morire martire, ma fece un tentativo: mandò a chiamare i notai musulmani tramite il suo servo per dettare il testamento in sua presenza, poi fece una pubblica confessione di fede cristiana, lanciando violente invettive contro l'Islam. I musulmani scontenti, invece di ucciderlo immediatamente, decisero di ignorarlo, vedendo le sue condizioni. Poco dopo arrivò la notizia della sua morte, cosa, non vera, e al contrario Pietro si riprese miracolosamente e iniziò a predicare pubblicamente in piazza. La domanda viene alle orecchie del principe Walid I, che processò Pietro e gli offrì l'assoluzione in cambio dell'apostasia. Poiché l'accusato non negò la sua fede, lui ei suoi figli furono condannati a morte. La pena fu applicata nella sua città di Capitolías e consisteva nell'applicazione di tremende torture, dal 10 gennaio al 13 gennaio: fu mutilato, accecato, appeso a una croce e infine decapitato. MARTIROLOGIO ROMANO. A Capitolíade nella Batanea, in Siria, san Pietro, sacerdote e martire: accusato davanti al capo dei Saraceni Walid di insegnare apertamente per le strade la fede di Cristo, fu amputato della lingua, delle mani e dei piedi e, appeso alla croce, coronò la sua vita con il martirio che aveva ardentemente desiderato.
nome Sant'Agrizio di Treviri<br /> titolo Vescovo<br /> morte 13 gennaio 332, Treviri, Germania<br /> ricorrenza 13 gennaio<br /> Patrono di diocesi di Treviri, falegnami, muratori, pasticcieri, fabbri, sarti e macellai<br /> La vita di Agrizio ha acquisito particolare interesse negli ultimi anni, a causa delle discussioni sull'autenticità della "Sacra Tunica di Treviri". Secondo alcuni documenti Agrizio fu il primo Patriarca di Antiochia, successivamente, papa San Silvestro, su richiesta dell'imperatrice Sant'Elena, madre di Costantino, lo nominò vescovo di Treviri. Quella regione della Germania, che era stata evangelizzata quasi due secoli prima, ricadde praticamente nel paganesimo. Agrizio si dedicò alla costruzione di chiese stabilendo relazioni più strette con il centro della cristianità. Sant'Elena lo incoraggiò in questo compito e gli inviò una parte delle preziose reliquie da lei scoperte in Terra Santa, inoltre gli donò il suo palazzo che Agrizio trasformò in chiesa.<br /> Fu così che arrivò a Treviri uno dei chiodi della croce, il coltello dell'Ultima Cena, i corpi dei santi Lazzaro e Marta, e quella che diventò la tunica senza cuciture del Signore e che è conosciuta come la "tunica sacra di Treviri".<br /> Si afferma inoltre che San Silvestro concesse a Treviri, nella persona di Agrizio, il primato su tutti i vescovi della Gallia e della Germania. MARTIROLOGIO ROMANO. Tréviri nella Gallia belgica, nell’odierna Germania, sant’Agricio, vescovo, che trasformò in chiesa la reggia donata da sant’Elena.
nome San Chentingerno<br /> titolo Vescovo e abate<br /> nascita 527 circa, Culross, Scozia<br /> morte 612, Glasgow, Scozia<br /> ricorrenza 13 gennaio<br /> Le notizie storiche si perdono nelle nebbie dei tempi che avvolgono il Galles e la Scozia mentre abbondano le leggende su Kentigern, che veniva chiamato anche Mungo, cioè "diletto". Proprio su questo nome è basata una leggenda: sua madre, che si dice fosse la principessa Thaney, venne resa gravida da un uomo sconosciuto; scoperta, fu condannata a essere gettata, a bordo di un carretto, dalla cima di una rupe sulla sponda meridionale dell'estuario del fiume Forth. Si salvò, restando incolume, e un'imbarcazione di vimini la trasportò a Culross, sull'altro lato dell'estuario, dove diede alla luce suo figlio, lo affidò a S. Servano (1 lug.), che prese Kentigern sotto la sua protezione, dandogli il nome di Mungo. Una volta cresciuto, Kentigern, che desiderava una vita solitaria, adottò lo stile monastico irlandese e alla fine si stabilì nella zona su cui ora sorge Glasgow. Raccolse intorno a sé una comunità e la fama della sua virtù era così diffusa che la gente del luogo lo scelse come vescovo; venne consacrato da un vescovo irlandese. Svolse la sua attività pastorale nella regione di Strathclyde, ma la situazione politica era così turbolenta che fu coinvolto in varie lotte e poi esiliato, più probabilmente in Cumbria che in Galles, anche se vi è chi afferma che visse in quella regione e vi fondò un grande monastero, e che fu vescovo a S. Asaph. Ritornato al nord, passò un periodo nel Dumfriesshire e poi rientrò a Glasgow. La leggenda dell'anello e del pesce, rappresentati nel City Anns di Glasgow, narra che la moglie di re Rydderch diede, come pegno d'amore a un cavaliere, un anello regalatole dal marito. Il re allora, sorpreso il cavaliere nel sonno, gli tolse senza svegliarlo l'anello dal dito e lo gettò in mare. Infine chiese alla moglie di mostrargli l'anello. La regina chiamò in soccorso Kentigern che, rassicurandola, mandò un frate a pescare. Questi prese un salmone, all'interno del quale fu ritrovato l'anello. Incontrò S. Colomba (1 597, 9 giu.), quando questi era in fin di vita, e scambiò con lui il suo bastone pastorale: un fatto che potrebbe essere effettivamente avvenuto. Sembra che Kentigern sia morto nel 603 a ottantacinque anni, un'età più probabile dei centottantacinque anni che gli attribuisce un biografo. In Scozia e in altre diocesi settentrionali della Gran Bretagna viene venerato come primo vescovo di Glasgow, nella cui cattedrale si dice siano custodite le reliquie. La sua festività era inizialmente il 14 gennaio e l'ultima edizione del Martirologio Romano stabilisce che l'anno della sua morte è il 612. MARTIROLOGIO ROMANO. A Glasgow in Scozia, san Chentigerno, vescovo e abate, che in questa città pose la sua sede e si tramanda che abbia dato vita a una grande comunità monastica secondo il modello della Chiesa delle origini.