@Carlous_Rex
La seconda guerra punica episodio 5: " La Spada e lo Scudo di Roma"
La battaglia di Cannae fu la più grande vittoria di Annibale, ma come già detto nello scorso episodio egli decise di non marciare verso la Capitale, dato che era la città più difficile da assediare dell'intero Mediterraneo e le sue forze, che contavano poco più di 40 mila uomini, non sarebbero riusciti ad espugnarla. Annibale aveva un altro piano in mente ora che era riuscito ad infliggere una sonora sconfitta ai Romani: egli liberò i 10 mila soldati romani rimasti prigionieri, che in realtà erano per la maggior parte alleati di Roma, e chiese loro di spargere la voce nelle loro città natali che i cartaginesi non erano loro nemici e di allearsi con loro per sconfiggere il vero nemico: la Repubblica romana. Successivamente alla diffusione della notizia della disfatta di Roma, molte città alleate la tradirono per schierarsi con Annibale, tra cui Capua, la più potente città nella penisola italica dopo la capitale. Inoltre il condottiero cartaginese chiese a suo fratello Magone di tornare a Cartagine in modo da chiedere rinforzi per presidiare le nuove città alleate. Con questo piano, Annibale voleva indebolire Roma a tal punto da circondarla su tutti i fronti e costringerla ad arrendersi ma, per sua sfortuna, questo piano non funzionò. Il suo fallimento può essere spiegato in tre punti: 1) I Romani non si sarebbero arresi finché i loro nemici non avrebbero raso al suolo la loro capitale. 2) Nonostante l'alleanza con Capua, furono poche le città che tradirono Roma, molto meno di quanto Annibale aveva pianificato. 3) Il senato cartaginese era preoccupato da Annibale: infatti credeva che se il formidabile condottiero sarebbe riuscito ad espugnare Roma, egli avrebbe preso il controllo indiscusso della politica cartaginese. Come accennato in precedenza, e come Amilcare l'aveva già provato sulla propria pelle, i senatori al potere erano più interessati al proprio tornaconto personale che al bene della loro patria, perciò quando Magone li chiese dei rinforzi, il senato glieli dette, ma gli ordinò di andare a combattere in Iberia, dove l'esercito romano aveva recentemente vinto alcune importanti battaglie contro i cartaginesi. Così Annibale non solo non ottenne i rinforzi che aveva chiesto, ma perse la presenza del proprio fratello tra le sue fila. Dunque, con il piano di Annibale fallito, per le due parti in guerra li aspetteranno anni duri segnati dalla guerra di logoramento.
(Fabius davanti al senato cartaginese, poco prima dello scoppio della guerra)<br /> <br /> Dall'altro lato questa sconfitta incise una batosta enorme al morale romano. Fu nominato un nuovo console e un dittatore temporaneo; quest'ultimo a sua volta nominò oltre 170 senatori poiché a seguito delle innumerevoli sconfitte molti senatori erano ormai deceduti. Da questo momento in poi le elezioni dei consoli saranno superflue, dato che le istituzioni romane sceglieranno di seguire la tattica di Fabius. Il termine "temporeggiatore" divenne una connotazione positiva dopo Cannae e all'ex dittatore, che divenne la personalità più influente all'interno della classe politica romana, gli fu affiancato un altro soprannome: "Lo scudo di Roma". Ma a Roma non bastava uno scudo per poter sconfiggere Annibale. La tattica della guerra di logoramento, come lo stesso Fabius rimarcava, garantiva ai romani di evitare la sconfitta, ma aveva mostrato tutti i suoi limiti in Campania quando, nonostante i cartaginesi erano in una posizione sfavorevole, essi riuscirono a sfuggire a causa dell'esitazione romana a cercare uno scontro aperto con i loro nemici. Un'altra scelta che successivamente si rivelerà di grandissima importanza fu il mandare i pochi superstiti della disfatta di Cannae in Sicilia. Questa decisione fu presa poiché la maggior parte dei superstiti non aveva combattuto ed era scappata lasciando i propri compagni alla morte certa. In Sicilia ad aspettarli vi era un clima mite, lontano dalle fiamme della guerra, se non fosse che vennero affidati ad un pretore.... particolare.
( Fabius il temporeggiatore)<br /> <br /> Per vince a Roma non le serviva solo uno scudo ma anche una spada e questa fu Marcus Claudius Marcellus. Marcellus fu il terzo, ed ultimo, generale romano ad ottenere la "spolia opima", il più alto titolo onorario nella Repubblica Romana. Ma come ci era riuscito? Senza addentrarci troppo in altre storie, Marcellus era riuscito ad uccidere in combattimento il grande generale dei galli Viridomarus. Dopo averlo ucciso, Marcellus prese l'elmo del suo nemico e lo indossò, quasi a simboleggiare la sua grande forza. La "Spada di Roma" fu relegata in Sicilia dall'inizio della guerra poiché si temeva che avrebbe sfruttato la sua fama e le sconfitte dei suoi colleghi per fare un colpo di Stato e far ritornare la monarchia, ma queste furono solo bugie: diciamo che Marcellus era un uomo a cui piaceva più combattere che governare. Verso la fine del 216 Annibale riprese la sua marcia verso Nola, città campana in preda al caos. Il Senato affidò a Marcellus, che si trovava ancora in Sicilia, la protezione della città sotto scacco dai cartaginesi. Marcellus accettò la richiesta ma, prima di partire, chiese ai superstiti di Cannae se volevano venire con loro. In pochi si offrirono volontari per andare in battaglia, ma tra questi spiccano due personalità già note a noi: Scipione e Laelius. I due amici erano riusciti miracolosamente a salvarsi e intendevano seguire Marcellus per più di un motivo. Scipione voleva, nonostante la giovane età, scalare le gerarchie della società romana per poter sconfiggere Annibale e credeva che seguire Marcellus fosse importante dato che lui, insieme a Fabius, erano gli unici che potevano contenere il grande stratega cartaginese. Laelius, invece, voleva vendicarsi dei suoi compagni caduti in battaglia e, allo stesso tempo, seguire il suo migliore amico, di cui nutriva grande ammirazione.
(Moneta raffigurante Marcellus)<br /> <br /> Una volta giunto a Nola, Marcellus era pronto ad affrontare Annibale, ma Scipione e i superstiti di Cannae gli dissero che affrontare il genio cartaginese a campo aperto era un suicidio. Marcellus non voleva ascoltarli, se non fosse per il fatto che Scipione gli propose un piano per evitare la sconfitta. Il giorno successivo davanti alle porte della città vi era l'esercito cartaginese pronto alla battaglia. Verso le prime ore del mattino l'esercito romano, guidato dal pretore, uscì dall'interno della città e si scontrò contro quello nemico. Silenos e Annibale furono sorpresi dalla grande forza di Marcellus, tanto che lo stesso Annibale disse che se "la spada di Roma" fosse vissuta 100 anni prima avrebbe dominato l'intero mondo. Ma egli sapeva bene che l'era della forza bruta era finita da tanto tempo e dunque ordinò al suo esercito di scatenare la sua trappola: in pochi istanti l'esercito romano fu circondato. Annibale credeva di avere impugno la situazione, ma in quel momento il corno di battaglia romano suonò e dalle porte di Nola uscirono i rinforzi romani che per tutto quel tempo si erano nascosti. Annibale ordinò prima di sciogliere l'accerchiamento e poi di fuggire, temendo una vittoria pirrica. La vittoria di Nola fu molto importante per il morale romano, anche perché da lì a poco sarebbe arrivato l'inverno e Annibale si sarebbe riposato nella città di Capua.
(La battaglia di Nola)<br /> <br /> Nel 215 i cartaginesi attaccarono nuovamente Nola ma i romani li respinsero. Molto probabilmente durante gli eventi di Nola morì Maarbale, il grande generale della cavalleria numidica. Non sappiamo con esattezza come incontrò il suo destino, ma non abbiamo più fonti accertate della sua presenza dopo il 216. Nel frattempo in Calabria l'esercito cartaginese conquistò Crotone. Qui in quell'anno sbarcò un certo giovane proveniente dalla Macedonia...