@Weltanschauung

08/11/2024 alle 20:00

E se votassero solo gli intelligenti?

E se votassero solo gli intelligenti?

Quanto sarebbe meglio se votassero solo gli intelligenti?

La democrazia lascia troppo spazio alla pancia del Paese?

Bisognerebbe abolire il suffragio universale?

Cosa succederebbe se creassimo un governo composto solo da persone intelligentissime?

Queste constatazioni le avrete sentite spesso, in particolare in questi giorni a seguito della vittoria di Trump, ma più in generale, a seguito di qualsiasi elezione in cui partiti considerati "populisti" ottengono dei buoni risultati. Ma quanto hanno senso?

Diciamo che queste constatazioni presentano qualche criticità. In ordine di gravità: sul piano etico, quello meno grave, poi sul piano tecnico, politico, e infine logico.

Partiamo dal piano etico.

Si aprirebbe una questione vecchia come la democrazia: ci sarebbero caste di persone a cui si chiede di lavorare, produrre, tenere in piedi il sistema economico e produttivo del Paese, e rispettare le leggi, che però loro non possono concorrere a generare, o senza alcuna rappresentatività.

E il "no taxation without representation" fu la questione che diede inizio alla rivoluzione americana, ricordate?

Curiosamente, i sostenitori di questo approccio, al 99% si definirebbero antirazzisti, ma si ritroverebbero in un sistema che sottorappresenterebbe i cittadini di origine africana, mentre sovrarappresenterebbe gli europei e gli est-asiatici.

Andate a vedere i quozienti intellettivi medi dei Paesi africani. Se decidiamo che possono votare solo i cittadini un po' più intelligenti della media, qui in Italia dove il QI medio è 102-103, probabilmente metteremmo l'asticella a 110 o 115. A quel punto, ad esempio, i cittadini di origine nigeriana sarebbero estremamente sottorappresentati. Perché, avendo la Nigeria un QI medio di 68, sarebbe molto difficile trovarne uno che possa votare. Probabilmente solo uno su migliaia potrebbe farlo. Praticamente i neri non potrebbero votare, oppure non avrebbero peso politico.

Quindi, al netto delle motivazioni, si avrebbe lo stesso governo, o molto simile, a quello che le persone più oscenamente razziste vorrebbero.

E dove abbiamo già visto questo sistema, in cui si chiede ai neri di lavorare, ma non possono avere il minimo peso politico? Ah già, durante lo schiavismo.

Passiamo al piano tecnico.

La politica è la capacità di generare le regole e di implementarle, e ha bisogno di un altro parametro, oltre all'intelligenza, cioè la capacità di pensare in termini collettivi. O per usare un termine più preciso, la socialità.

Esiste anche un'interessante forma di categorizzazione degli esseri umani, in cui si inseriscono le capacità intellettive umane e le si suddivide su due assi, cioè quella dell'intelligenza e quella della socialità.

È ovvio che una persona ad alta intelligenza e alta socialità sarebbe un ottimo leader, un ottimo politico. Ma è dubbio che una persona ad alta intelligenza ma scarsissima socialità possa esserlo altrimenti, o possa esserlo meglio di una persona dall'intelligenza media, ma con una grande socialità.

Inoltre, è stato dimostrato che un QI sopra i 120 inizia a mostrare strane correlazioni con disturbi come l'autismo, o la mancanza di empatia fino alla psicopatia. E il motivo è anche comprensibile: risulta molto difficile capire e compatire l'altro essere umano, se sei tipo 4 o 5 volte più intelligente di lui.

Quindi, si avrebbe un sistema in cui può governare e partecipare alla vita politica solo una cerchia ristretta di persone, che ha un'elevata densità di disturbati mentali. È questo il vostro piano?

C'è anche una criticità di natura politica.

Qualcuno sembra anche postulare che il suffragio universale sia stato introdotto per fini di maggiore efficienza, il che dimostra una grave ignoranza da parte di chi sostiene questa tesi.

Nessuno ha mai deciso di far entrare milioni di persone nel processo decisionale nazionale perché ciò potesse rendere tale processo più efficiente. Anzi, il solo fatto che voi lo pensiate, vi dovrebbe dimostrare che non siete intelligenti come credete, e anche che non sapete un tubo di storia politica.

Le masse sono state fatte entrare A PEZZI nel processo decisionale nazionale, solitamente per ragioni legate a mobilitazione o a nuovi rapporti di forza.

Il suffragio universale (maschile) in Italia è arrivato dopo la prima guerra mondiale. Perché, dopo aver mandato milioni di operai e contadini a combattere sulle alpi, diventa difficile poi ignorare le loro richieste. E anzi, nonostante tutto, il processo di integrazione delle masse fu troppo lento, e infatti ha generato il biennio rosso, e poi la rivoluzione fascista.

Le donne hanno ricevuto il voto dopo la seconda guerra mondiale, perché dovettero sostituire tutta la manodopera maschile che era finita al fronte, e quindi erano caricate della responsabilità del processo produttivo del Paese.

Gli afroamericani hanno potuto iniziare a votare solo dopo l'inizio della guerra in Vietnam, perché se chiedi a milioni di neri di andare nella giungla a farsi ammazzare, quantomeno gli devi permettere di votare.

Quindi, la decisione di far votare questi ceti non fu una decisione etica, ma prettamente politica. E serviva perché le istanze politiche di tali ceti, esclusi ma mobilitati, avrebbero potuto prendere altre forme, magari violente.

In Italia, il biennio rosso e il fascismo, come dicevamo, furono letteralmente quello: un processo di integrazione delle masse che fu troppo lento. E nonostante il regime liberale provò a sistemare le cose, non fece in tempo.

Quindi, in conclusione, il motivo per cui le masse vanno integrate non è che gestire 30 milioni di voti è un processo più semplice che gestirne 30mila. Ma serve perché, se tu non fai votare quelle 30 milioni di persone, esse potrebbero pensare che gli costa di meno appenderti per i lampioni per i testicoli.

Arriviamo infine alla questione logica, la più grave.

Chi afferma che dovrebbero votare solo gli intelligenti, postula che i più intelligenti, in quanto tali, sarebbero anche i più onesti, o come dicevamo prima, i più portati a ragionare in termini di collettività.

Ma l'intelligenza non dice nulla sul tema, che almeno, in teoria, il voto universale permette di risolvere. Cioè il fatto che gli interessi di tutti vengano PIÙ O MENO inseriti, PIÙ O MENO rappresentati, PIÙ O MENO buttati nel gioco.

Come dicevamo, è necessario un altro parametro oltre all'intelligenza, cioè la socialità. E non abbiamo il minimo indizio che essa sia particolarmente diffusa fra gli intelligenti.

Cioè, stiamo postulando che i più intelligenti sarebbero poi quelli più interessati a tutelare gli interessi di coloro che non avrebbero nessun meccanismo sanzionatorio per far sentire le proprie ragioni, il che è completamente illogico, o quantomeno indimostrabile.

Anzi, è molto più logico pensare che chi è massimamente intelligente, con tutto il potere politico e senza le rotture di scatole di dover ascoltare le voci delle persone normali, si muoverebbe per massimizzare i propri profitti a scapito della comunità.

Se qualcuno pensa sinceramente che dovrebbero votare solo gli intelligenti, perché sovrappone (per ignoranza, stupidità, o meccanismo psicologico) l'intelligenza all'onestà, a me sembra che nel migliore dei casi abbia un meccanismo proiettivo gravemente scarso, che denota, probabilmente, qualche limite mentale.

Ora, riassumo la questione e poi vi lascio con un simpatico siparietto.

La posizione, di per sé, ha enormi difetti, e porterebbe a conclusioni che, palesemente, i suoi sostenitori non hanno le competenze di comprendere.

Il mio non è un Peana alla democrazia: io posso tranquillamente comprendere un meccanismo di distribuzione e gestione del potere totalmente non democratico (e anzi, lo preferisco anche).

Tuttavia, se proprio sognate un governo di persone intelligentissime, quello che i raeliani chiamano "geniocrazia", sappiate che storicamente è già accaduto: basta guardare la Germania nazionalsocialista.

Vi lascio i quozienti intellettivi misurati a Norimberga degli imputati nazisti.

Rudolf Hess, il braccio destro di Hitler: 120 punti di QI.

Wilhelm Frick, Ministro degli Interni di buona parte del governo nazista: un interessante 124.

Alfred Rosenberg, teorico del razzismo nazionalsocialista: un impressionante 127.

Albert Speer, l'architetto di Hitler: un non comune 128.

Joachim von Ribbentrop, ministro degli esteri della Germania nazista: un 129, che lo poneva, dal punto di vista medico, ad un passo dalla genialità.

Franz von Papen, l'ambasciatore che organizzò e gestì l'Anschluss: un tecnicamente geniale 134.

Hermann Goering, l'eroe dell'aria della mitologia nazista: un più che geniale 138.

Hjalmar Schacht, Ministro dell'agricoltura del governo nazista: uno spaventoso 143.

E Hitler? Beh, considerando che, plausibilmente, il partito nazista fosse un covo di serpi, avrebbe dovuto avere un QI abbastanza superiore agli altri per farsi riconoscere come capo, e per gestire, fino all'ultimo, eventuali tentativi di fregarlo. Dato che Goering lo considerava un genio, e come dicevamo, Goering stesso aveva un 138 di QI, si stima che Hitler avesse un QI compreso fra il 140 e il 150.

Quindi, fate attenzione a cosa desiderate, cari uomini pingui che avete 107 di quoziente intellettivo, e donne coi capelli corti che pagate l'affitto mostrando i vostri orifizi su onlyfans.

Perché alla domanda "cosa succederebbe se votassero solo gli intelligenti?", forse la risposta ce l'abbiamo già, ed è qualcosa tipo "tornerebbe il nazismo".

+12 punti
11 commenti

@SakuraLeaf_

2 mesi fa

QUELL' ADOLF HITLER CANCELLATO 💀💀💀

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@KnowPain

2 mesi fa

Post di qualità

0 punti

@Friendly_rock

un mese fa

post interessante, sul lato storico concordo e penso sia ben fatto, tuttavia la parte inerente alla psicometria (ovvero al QI e alle sue implicazioni molto meno): il QI dei personaggi storici sono solo stime. Inoltre, dire che personaggio X abbia un QI di, per esempio, 150 è come non dire quasi nulla.

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