@Vitupero
I santi di oggi 18 luglio:
nome San Federico di Utrecht- titolo Vescovo- nascita 781 circa, Utrecht- morte 18 luglio 838, Utrecht- ricorrenza 18 luglio- Canonizzazione Pre-canonizzazione- Attributi bastone pastorale- Federico fu vescovo di Utrecht dall'820 circa alla morte. Nipote del re dei Frisi Radbodo, fu ordinato prete della diocesi di Utrecht e fu incaricato dell'educazione dei catecumeni: succedette nell'episcopato al vescovo Ricfrido e si occupò del completamento dell'evangelizzazione dei Frisi, della quale incaricò sant'Odulfo (che fu poi il suo biografo); fu anche consigliere dell'imperatore Ludovico il Pio. Secondo una tradizione, fu assassinato mentre celebrava la messa dai sicari dell'imperatrice Giuditta di Baviera (seconda moglie di Ludovico), di cui aveva pubblicamente condannato i costumi; per altri, fu ucciso dai pagani dell'isola zelandese di Walcheren che si opponevano alla sua missione: è per questo venerato come martire. MARTIROLOGIO ROMANO. A Utrecht san Federico, Vescovo e Martire.
nome Santa Sinforosa e sette figli- titolo Martiri- nascita Roma- morte Roma- ricorrenza 18 luglio- Santuario principale chiesa di Sant'Angelo in Pescheria, Roma- Attributi sette figli; palma del martirio- Patrona di Roccadaspide; Tossicia; San Chirico Raparo; Tivoli (compatrona)- Santa Sinforosa moglie di San Getulio viveva sulla via Tiburtina, al IX milliario con i suoi 7 figli: Crescente, Giuliano, Nemesio, Primitivo, Giustino, Statteo ed Eugenio. La donna risiedeva nei pressi della maestosa villa dell’imperatore Adriano, colui che aveva ordinato la morte del marito Getulio, del cognato Amanzio e dell’amico di questi Primitivo. L'efferato imperatore Adriano dopo aver ultimato la sua villa volle inaugurarla con il consultare degli dei, i quali gli dissero, che la vedova Sinforosa e i suoi sette figli, li “straziavano ogni giorno invocando il suo Dio, perciò, se Sinforosa e i suoi figli sacrificheranno per loro, essi faranno quanto l’imperatore gli chiedeva”. Adriano non esitò, chiamò il prefetto Licinio, e ordinò che Sinforosa fosse insieme ai suoi figli arrestata e condotta al tempio di Ercole. Poi con lusinghe e minacce cercò di farla desistere e a sacrificare agli idoli, ma la Santa con animo nobile si appellò all’esempio del defunto marito Getulio e degli altri compagni di martirio. Ella non si piegava ai voleri dell’imperatore che rinnovò di sacrificare insieme ai suoi figli agli dei pagani ma la Santa e i suoi figli furono irremovibili. L’imperatore, visto vano ogni tentativo, ordinò che Santa Sinforosa fosse torturata a sangue. Dalla tortura però l’imperatore non ci ricavò nulla, Sinforosa non avrebbe mai tradito il Signore Dio, e spazientito da quella resistenza, diede ordine alle guardie di legare un grosso sasso al collo di Sinforosa, e di gettarla nel fiume Aniene, affinché annegasse. Poi venne la volta dei figli; furono presi da parte, e l’imperatore chiese a loro di sacrificare agli dei. Ma i ragazzi fedeli alla mamma come al Dio unico, ordinò che fossero condotti anch’essi al tempio di Ercole, dove con minacce e con lusinghe tentava di condurli dalla sua parte; ancora vani i tentativi l’imperatore ordinò che tutti e sette fossero posti alla tortura, ed infine fossero trafitti con la spada, poi li fece gettare in una fossa comune e profonda del territorio tiburtino, che i pontefici chiamarono “ai sette assassinati”. Dopo circa 2 anni le persecuzioni contro i cristiani erano diminuite drasticamente e il fratello della martire Sinforosa, Eugenio “principalis curiae Tiburtinae”, ne raccolse i corpi e li seppellì “in suburbana eiusdem civitatis”. MARTIROLOGIO ROMANO A Roma al nono miglio della via Tiburtina, commemorazione dei santi Sinforosa e sette compagni, Crescente, Giuliano, Nemesio, Primitivo, Giustino, Stacteo ed Eugenio, martiri, che subirono il martirio con diversi generi di tortura, divenendo fratelli in Cristo.
nome San Bruno di Segni- titolo Cardinale di Santa Romana Chiesa, Vescovo- nascita 1040, Solero d'Asti, Alessandria- Nominato vescovo 1079 da papa Gregorio VII- Consacrato vescovo 1080 da papa Gregorio VII- Creato cardinale 1086 da papa Vittore III- morte 1123, Segni, Roma- ricorrenza 18 luglio- Canonizzazione 1183 da papa Lucio III- Santuario principale Concattedrale di Santa Maria Assunta, Segni- Patrono di Segni- Incarichi ricoperti Vescovo di Segni (1079-1086), Cardinale vescovo di Segni (1086-1123), Abate ordinario di Montecassino (1107-1111), Cancelliere di Santa Romana Chiesa- S. Bruno nacque a Solere d'Asti nel 1040: trascorsa la fanciullezza sotto la salutare e sapiente guida di monaci Martiniani, fu inviato dai genitori all'Università di Bologna ove, ancor giovane, si laureò. Benché in ambiente non favorevole, tuttavia si conservò virtuoso e fermo nella fede della prima educazione. Facendosi ognor più sentire il santo germe della vocazione, desideroso di seguire i consigli del Signore, risolvette di ritirarsi nel monastero di Montecassino. Però durante il viaggio, si fermò a Siena ove, per disposizione di Dio, fu trattenuto dal vescovo Rodolfo, che lo nominò canonico di quella cattedrale. Inviato a Roma per impegni della diocesi, qui ebbe l'incarico di confutare l'eretico Berengario. La disputa si tenne davanti al Pontefice ed il Santo confutò così sapientemente l'eretico, che Gregorio VII stesso lo consacrò e nominò vescovo di Segni. A Segni fu banditore della Buona Novella ed apostolo di carità. Ma i confini della sua piccola diocesi erano troppo ristretti per la sua attività; quindi noi lo vediamo vicino al grande genio di Gregorio VII nella gigantesca lotta contro l'incontinenza e specialmente contro le elezioni simoniache e la prepotenza di Enrico IV. E qui è bene accennare quanto abbia sofferto dai nemici. Era nell'aprile del 1082 a Roma, fedele al Papa, dopo aver respinto i due assalti del falso penitente Enrico IV che aveva ripreso a combattere la Chiesa, godeva un po' di tregua. S. Bruno che si trovava allora a Roma con Gregorio VII, si mise in viaggio per ritornare alla sua diocesi, ma giuntovi fu imprigionato dal conte Adolfo di Segni. Il Signore però vegliava su di lui e lo liberò tre volte miracolosamente. Liberato, ritornò a Roma ma fu nuovamente imprigionato col Papa nella mole Adriana: col Papa e per il Papa egli soffre, ma non si piega. Con rincrescimento di molti, Bruno, sempre bramoso di pace, solitudine ed unione con Dio, volle ad ogni costo seguire la sua aspirazione al chiostro. Perciò lo vediamo seguire diligentemente la regola benedettina nella pietà, nello studio e nel lavoro, tanto che dopo soli cinque anni di vita monastica viene eletto abate di Montecassino, da dove passò al Signore il 18 luglio del 1123, giorno in cui la Chiesa ne celebra la festa. S. Bruno fu pure un grande scrittore. Nonostante i molti incarichi, trovò tempo per commentare tredici libri della Sacra Bibbia; scrisse la vita di S. Leone IX e di S. Pietro vescovo di Anagni; un trattato sui Sacramenti e un altro sul santo Sacrificio della Messa. Di lui ci rimangono pure 145 omelie e 6 libri di sentenze. PRATICA. Ci siano di guida queste belle parole di S. Bruno: « Gesù nell'ultima Cena lavò i piedi ai suoi Apostoli perchè fossero puri e mondi nell'accostarsi a tanto Sacramento. Ed a noi pure diede esempio del come dobbiamo purificarci prima di pascerci della sua carne e del suo sangue ». PREGHIERA. O glorioso S. Bruno, che alla sorgente inesauribile dell'Eucarestia attingeste sapienza, virtù e santità, fate che anche noi troviamo ivi consolazione e conforto e il farmaco di tutte le nostre infermità, e così arriviamo alla gloria celeste, a cui ci guida la fede, ci invita la speranza, e dove regna sovrana la carità. MARTIROLOGIO ROMANO. A Segni nel Lazio, san Bruno, vescovo, che molto lavorò e soffrì per il rinnovamento della Chiesa e, costretto per questo a lasciare la sua sede, trovò rifugio a Montecassino, dove divenne abate temporaneo del monastero.
nome San Simone da Lipnica- titolo Sacerdote Francescano- nascita 1435 circa, Lipnica Murowana, Polonia- morte 1482, Cracovia, Polonia- ricorrenza 18 luglio- Beatificazione 24 febbraio 1685 da papa Innocenzo XI- Canonizzazione 3 giugno 2007 da papa Benedetto XVI- Nel 1454, terminata la scuola parrocchiale, si iscrisse all'accademia di Jagellonica a Cracovia. Durante quegli anni predicava in città San Giovanni da Capestrano; l'insegnamento del santo ebbe influenza decisiva sul giovane Simone, il quale gli chiese di essere ammesso al suo convento. Su consiglio di San Giovanni, Simone terminò prima gli studi e, nel 1457, conseguì il baccellierato. Entrò, quindi, nel convento di San Bernardino dove, compiuti il noviziato e gli studi teologici, nel 1465 fu ordinato sacerdote. Esercitò il sacerdozio dapprima nel convento di Cracovia; nel 1467, predicatore nel convento di Stradom, acquistò fama di insigne oratore, spiegando con acume i punti più difficili e controversi della Sacra Scrittura. Nel 1463 occupò l'ufficio di predicatore nella cattedrale di Wawel. Nel 1478 fu eletto definitore di Cracovia, prese parte al Capitolo generale a Pavia, quindi si recò a Roma e poi in Terra Santa. Nel luglio del 1482, a Cracovia, scoppiò un'epidemia di peste, che durò fino al 6 gennaio dell'anno seguente. Simone non abbandonò la città, prodigandosi nella cura dei fratelli sofferenti. La tradizione racconta che Simone offrì la sua vita a Dio per fare cessare la grave epidemia. Fu esaudito. Alla sua morte il morbo cessò. Morì a 47 anni il 18 luglio 1482, dopo sei giorni di malattia. Il suo culto venne approvato da Innocenzo XI il 24 febbraio 1685. La causa per la sua canonizzazione, ripresa da papa Pio XII il 25 giugno 1948, è giunta alla conclusione, in seguito al riconoscimento delle sue virtù eroiche e della guarigione prodigiosa avvenuta a Cracovia nel 1943 e attribuita all'intercessione del Beato. I rispettivi Decreti furono promulgati da papa Benedetto XVI il 19 dicembre 2005 e il 16 dicembre 2006. Lo stesso Papa lo ha canonizzato il 3 giugno 2007.
nome Sant'Arnolfo di Metz- titolo Vescovo- nascita 582 circa, Metz- Nominato vescovo 611- Consacrato vescovo post 8.X.614- morte 640-641, Remiremont, Francia- ricorrenza 18 luglio- Patrono di produttori di birra- Incarichi ricoperti Vescovo di Metz- Nato verso il 582 da nobile famiglia, sulla quale però non si sa nulla di certo. Arnolfo fu affidato giovanissimo al duca Gandolfo ed entrò nell'amministrazione al tempo di Teodeberto, re d'Austrasia. Era sposato a Doda, donna di nobile stirpe ed ebbe due figli: Ansegiso, che sarà padre di Pipino di Héristal, antenato della dinastia carolingia, e Clorlolfo, futuro vescovo di Metz. Nel 614, benché laico, Arnolfo fu eletto vescovo di Metz, ma restò consigliere di corte e mantenne le sue funzioni di istitutore del futuro re Dagoberto. La vocazione più profonda di Arnolfo però era la vita eremitica, così dopo molte insistenze ottenne da Dagoberto l'autorizzazione a rinunziare alla cattedra vescovile per vivere in solitudine. Nel 627 abbandonò Metz e si ritirò a Habend (Remiremont), fondazione monastica di San Romarico, un altro celebre solitario, con il quale Arnolfo era legato da grande amicizia, e vi morì nel 640-41. I suoi resti furono trasportati a Metz, nella basilica che porta oggi il suo nome. Si racconta che Sant'Arnolfo, un giorno, attraversando la Mosella, gettò il suo anello episcopale nel fiume, domandando a Dio che glielo rendesse se gli concedeva la remissione dei suoi peccati. Qualche tempo dopo, alcuni pescatori portarono al vescovo un pesce pescato nel fiume, e nel ventre di quel pesce vi era l'anello. Questo anello si conserva ancora nella cattedrale di Metz. MARTIROLOGIO ROMANO. A Metz in Austrasia, ora in Francia, sant’Arnolfo, vescovo, che fu consigliere di Dagoberto, re di Austrasia e, lasciato l’incarico, condusse vita eremitica sui monti Vosgi.
nome San Materno di Milano- titolo Vescovo- nascita III secolo- morte IV secolo, Milano- ricorrenza 18 luglio- Canonizzazione pre canonizzazione- Patrono di Figino di Milano, Figino Serenza (CO), Comazzo (LO), Pescarenico (fraz. di Lecco), Melara (RO), Civenna (CO)- Incarichi ricoperti Vescovo di Milano- San Materno resse la chiesa milanese, regnando Massimiano, sotto del quale ebbe a subire confische, prigionia e catene, cui oppose una fede incrollabile e una costanza inflessibile. Dolore acerbo e senza conforto fu per quel zelante pastore la persecuzione contro il popolo fedele, sospinto dagli idolatri e dalle guardie pretoriano alla apostasia o alla morte. S. Materno levava del continuo le sue mani al cielo e invocava Gesù, onde rinnovasse i portenti di sua destra. E la preghiera del santo fu esaudita. Liberato dal carcere potè volgere il suo apostolato a salvare le anime a sè commesse. Mandò i santi Carpoforo e Fedele a predicare Gesù Cristo nella città di Como e destinò S. Vittore ad evangelizzare i fedeli nei dintorni di Milano. Moltissimi erano quelli che piegavano alla dottrina di salute, ma i più feroci tra gli idolatri assalirono S. Vittore e lo trafissero là nella Selva nera, lasciandolo insepolto. Non appena il santo vescovo ne venne a cognizione, andò nottetempo a prendere le spoglie del santo martire, cui diede di sua mano onorevole sepoltura. Molti furono gli atti eroici di S. Materno nei dodici anni che tenne la sede episcopale di Milano, cui lasciò, morendo, larga eredità di fede e di ogni più bella virtù. I suoi resti mortali riposano nella Basilica Ambrosiana sotto l'altare di S. Savina. MARTIROLOGIO ROMANO. A Milano, san Materno, vescovo, che, restituita la libertà alla Chiesa, traslò con tutti gli onori i corpi dei martiri Nábore e Felice da Lodi nella sua città.
nome San Filastrio di Brescia- titolo Vescovo- nascita 300 circa, Brescia- Consacrato vescovo 379- morte 387 circa, Brescia- ricorrenza 18 luglio- Attributi paramenti vescovili- Patrono di Grevo, Provezze, Torbole Casaglia e Ludriano- Incarichi ricoperti Vescovo di Brescia- Secondo la tradizione, Filastrio viaggiò attraverso molte province dell'impero nel iv secolo e diventò famoso per la predicazione e per le dispute con gli eretici, specialmente ariani. S. Gaudenzio (25 ott.) lo paragonò ad Abramo, che lasciò la famiglia e la terra natia per seguire la parola di Dio. Si dice che sia stato flagellato e abbia subito altre ingiurie per mano degli eretici; a Milano si oppose alle manovre del vescovo ariano Aussenzio, che stava cercando di condurre il popolo locale nell'errore, mentre a Roma contestò pubblicamente gli eretici. E difficile dire quanto di tutto questo sia vero, ma sappiamo con certezza che divenne vescovo di Brescia, prima del 381, dato che partecipò al concilio di Aquileia in quell'anno. Per mettere in guardia il popolo e il clero contro i falsi insegnanti, scrisse il suo Catalogo di Eresie, una confutazione di eresie e di opinioni discusse, ventotto giudee e centoventotto cristiane, che tuttavia soffre di «una strutturazione disordinata e di una certa mancanza di proporzione» (O.D.C.C.), inclusa, per esempio, l'"eresia" di coloro che chiamavano i giorni della settimana con nomi pagani, o che rifiutavano di credere che Dio ricollocasse le stelle in cielo ogni notte. Quest'opera ha poco valore sul piano teologico, ma chiarisce in parte il pensiero di altri scrittori, come Ippolito, ed è la fonte su cui si basò S. Agostino (28 ago.), che incontrò Filastrio insieme a S. Ambrogio (7 dic.) a Milano, nel 384. Nella sua opera celebrativa su Filastrio, S. Gaudenzio, che gli successe come vescovo di Brescia, ne lodò la modestia, la calma, e la «dolcezza verso tutti», insieme all'aiuto offerto ai commercianti che chiedevano la sua assistenza per intraprendere o portare avanti i loro affari. Morì qualche tempo dopo Ambrogio, che spirò nel 397 e che aveva nominato Gaudenzio come successore di Filastrio, e fu sepolto nella cattedrale di S. Andrea a Brescia, che forse aveva fatto costruire. Nell'838 i suoi resti furono traslati nella chiesa di S. Maria e infine, nel 1674, nella nuova cattedrale. MARTIROLOGIO ROMANO. A Brescia, san Filastrio, vescovo, la cui vita e morte furono lodate da san Gaudenzio, suo successore.