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I santi di oggi 7 aprile:
nome Domenica della Divina Misericordia- titolo Apparizione di Gesù- ricorrenza 7 aprile (data variabile)- La Festa della Divina Misericordia è la più importante forma di devozione alla Divina Misericordia tra tutte quelle rivelate da Gesù a Santa Faustina. Gesù parlò per la prima volta di questa solennità a Plock nel 1931 proprio a Santa Faustina, quando le trasmise la sua volontà riguardo all'immagine: «La sera, stando nella mia cella, vidi il Signore Gesù vestito di una veste bianca: una mano alzata per benedire, mentre l'altra toccava sul petto la veste, che ivi leggermente scostata lasciava uscire due grandi raggi, rosso l'uno e l'altro pallido. Muta tenevo gli occhi fissi sul Signore; l'anima mia era presa da timore, ma anche da gioia grande. Dopo un istante, Gesù mi disse: Dipingi un'immagine secondo il modello che vedi, con sotto scritto: Gesù, confido in Te. Desidero che questa immagine venga venerata prima nella vostra cappella, e poi nel mondo intero. Prometto che l'anima, che venererà quest'immagine, non perirà. Prometto pure già su questa terra, ma in particolare nell'ora della morte, la vittoria sui nemici...»(Diario, p. 75). La richiesta del dipinto che Gesù fece a Faustina fu cosa irrealizzabile date le sue scarse abilità artistiche ma provò ugualmente a dipingere il quadro senza riuscirci e ciò le provocò una sofferenza enorme. Ma il Signore non demorde e incoraggia ulteriormente la Santa nel portare a termine la sua opera: « Ad un tratto vidi il Signore che mi disse: Sappi che, se trascuri di dipingere quell'immagine e tutta l'opera della Misericordia, nel giorno del giudizio risponderai di un gran numero di anime». Successivamente Faustina si trasferì a Vilnius dove incontrò il suo confessore e direttore spirituale, don Sopocko che incaricò l'artista pittore Eugeniusz Kazimirowski di dipingere questa immagine sacra mantenendo il segreto. Con i dettagli e le correzioni necessarie di Faustina Eugeniusz cercava di ottenere un'immagine fedele di Gesù Misericordioso esattamente come quella della visione, ma il risultato non era soddisfacente come fu chiaramente riportato sul diario della Santa: «Andai subito in cappella e mi sfogai piangendo a dirotto. Dissi al Signore: Chi può dipingerTi bello come sei? - All'improvviso udii queste parole: Non nella bellezza dei colori nè del pennello sta la grandezza di questa immagine, ma nella Mia grazia». L'immagine fu esposta nella finestra della cappella di Porta dell'Aurora a Vilnius, nei giorni 26-28 aprile 1935 e per la prima volta fu venerata pubblicamente durante le solennità di chiusura del Giubileo di 1900-ennio della Redenzione del Mondo. I due raggi rappresentano il Sangue e l'Acqua. Il raggio pallido rappresenta l'Acqua che giustifica le anime; il raggio rosso rappresenta il Sangue che è la vita delle anime. Entrambi i raggi uscirono dall'intimo della Mia Misericordia, quando sulla croce il Mio Cuore, già in agonia, venne squarciato con la lancia (...). Beato colui che vivrà alla loro ombra, poiché non lo colpirà la giusta mano di Dio. Ma l'immagine attuale fu realizzata successivamente da Adolf Hyla che si propose spontaneamente di dipingere una nuova opera e donarla alla Congregazione delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia. Giunto a Cracovia Lagiewniki seguendo le indicazioni delle suore nel 1944 realizzò il dipinto e fu collocato nella cappella della Congregazione a Cracovia, dove è venerata fino ad oggi. Oltre alla commissione dell'opera Gesù ordinò a Faustina come venerare la sua immagine impressa nel dipinto: « Io desidero che vi sia una festa della Misericordia: voglio che l'immagine, che dipingerai con il pennello, venga solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua; questa domenica deve essere la festa della Misericordia». Fu scelta proprio la domenica dopo Pasqua per il forte legame tra il mistero pasquale della Redenzione e il mistero della Divina Misericordia ed è il concetto principale della Novena alla Divina Misericordia che precede la festa e inizia il Venerdì Santo e durante la quale si recita la Coroncina. La festa non è soltanto un giorno di particolare adorazione di Dio nel mistero della misericordia, ma è un tempo di grazia per tutti gli uomini: «Desidero che la Festa della Misericordia sia un rifugio per tutte le anime e specialmente per i poveri peccatori. In quel giorno sono aperte le viscere della mia Misericordia, riverserò tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicineranno alla sorgente della mia Misericordia. L'anima che si accosta alla confessione ed alla Santa Comunione, riceve il perdono totale delle colpe e delle pene. In quel giorno sono aperti tutti i canali attraverso i quali scorrono le grazie divine. Nessuna anima abbia paura di accostarsi a Me, anche se i suoi peccati fossero come lo scarlatto (Diario 699). Figlia mia, dì che la Festa della mia Misericordia è uscita dalle mie viscere a conforto del mondo intero » (Diario, p. 440). Dal diario di Faustina si evince concretamente perché Gesù ha voluto fortemente l'istituzione della festa: «Le anime periscono, nonostante la Mia dolorosa Passione. Concedo loro l'ultima tavola di salvezza, cioè la festa della Mia Misericordia. Se non adoreranno la Mia Misericordia, periranno per sempre» (Diario, p. 561). L'importanza di questa festa si misura con le straordinarie promesse che Gesù ha legato ad essa: « In quel giorno, chi si accosterà alla sorgente della vita questi conseguirà la remissione totale delle colpe e delle pene » (Diario, p. 235). Per ottenere questi grandi doni bisogna adempiere alle condizioni del Culto alla Divina Misericordia (fiducia nella bontà di Dio e carità attiva verso il prossimo), essere in stato di grazia (dopo la confessione) e ricevere degnamente la santa Comunione: «Nessun'anima troverà giustificazione finché non si rivolgerà con fiducia alla Mia Misericordia e perciò la prima domenica dopo Pasqua deve essere la festa della Misericordia ed i sacerdoti in quel giorno debbono parlare alle anime della Mia grande ed insondabile Misericordia»(Diario, p.378). PREGHIERA. Dio, Padre Misericordioso, che hai rivelato il Tuo amore nel Figlio Tuo Gesù Cristo, e l'hai riversato su di noi nello Spirito Santo Consolatore, Ti affidiamo oggi i destini del mondo e di ogni uomo. Chinati su di noi peccatori, risana la nostra debolezza, sconfiggi ogni male, fa' che tutti gli abitanti della terra sperimentino la Tua Misericordia, affinché in Te, Dio Uno e Trino, trovino sempre la fonte della speranza. Eterno Padre, per la dolorosa Passione e la Resurrezione del Tuo Figlio, abbi misericordia di noi e del mondo intero. Amen.
nome San Giovanni Battista de La Salle- titolo Sacerdote- nome di battesimo Giovanni Battista de La Salle- nascita 30 aprile 1651, Reims, Francia- morte 9 aprile 1719, Rouen, Francia- ricorrenza 7 aprile, 15 marzo- Beatificazione 19 febbraio 1888- Canonizzazione 24 maggio 1900 da papa Leone XIII- Santuario principale a Roma- Attributi abito sacerdotale, libri, ritratto accanto ad alcuni fanciulli- Patrono di professori, insegnanti ed educatori- S. Giovanni Battista, primo di dieci fratelli, nacque a Reims il 30 aprile del 1651 e secondo il bell'uso cristiano fu battezzato nello stesso giorno. Il padre, signor Luigi de la Salile, era consigliere del re. Giambattista non dimostrò nei primi anni nulla di straordinario : godeva dell'affettuosità della madre e cresceva nella bontà e nella pietà. Le sacre funzioni parlavano alla sua fantasia e gli suggerivano l'altarino in casa e l'imitazione infantile delle cerimonie sacre. A sette anni serviva in parrocchia, e a nove frequentava le scuole pubbliche: il tutto in modo diligente, ma ordinario. Dopo retorica, studiò filosofia e nel 1669, (contava allora diciotto anni) ottenne il diploma per cui si vedeva aperta davanti ogni via. Ma il giovane aveva già scelto la sua strada fin dagli undici anni quando fece la sua prima Comunione: voleva essere religioso. L'11 marzo 1662 ricevette la tonsura e gli fu offerto un canonicato dal parente Doret, che egli accettò. Nel 1668 ricevette gli ordini minori ed intanto frequentava il corso di teologia nel Seminario di S. Sulpizio a Parigi ove venne consacrato suddiacono. Mortagli la madre nel 1671 e l'anno dopo il padre, si trovò ad essere il capo famiglia e quindi dovette lasciare Parigi per tornare a Reims, ov'erano ancora quattro fratelli e due sorelle. Si scelse per confessore e direttore spirituale il canonico Nicola RolIand, e a quel giovane sacerdote, pio, ardente e caritatevole, affidò l'animo suo. Fortificato dai suoi consigli, ricevette il diaconato nel 1676 e il 9 aprile 1678 veniva consacrato sacerdote. Fu subito assegnato al ministero, ma Iddio lo voleva unicamente dedicato all'educazione della gioventù; e perfezionando l'uso che i chierici del Seminario francese avevano di raccogliere ogni festa i giovani in apposite scuole per insegnare loro le orazioni e la dottrina cristiana, fondò la benemerita Congregazione delle Scuole Cristiane, detti comunemente lasalliani. Da tanti in Francia si sentiva tale bisogno e tanti aprivano or qua or là scuole, ma il più efficace e benemerito fu questo Santo. Aiutato da una pia signora, aprì le sue prime scuole e trasformò alcuni giovani volenterosi in abili maestri. Ebbe dure prove: abbandono di fratelli, mancanza di mezzi, ma con aspre penitenze e una illimitata confidenza nella SS. Vergine sotto il cui patrocinio aveva posta la sua Congregazione, superò ogni difficoltà. Nelle avversità passava notte intere chiuso in chiesa da solo, e si flagellava piangendo ai piedi del santo tabernacolo. Però non si esaltava nè si abbatteva mai : sia nelle prosperità come nelle avversità soleva dire: «Dio sia benedetto». E consapevole che i più grandi disegni di Dio su di un'anima non si compiono che per mezzo della croce, perseverò nel bene e con gran tenacia difese l'opera sua, resistendo alle prove del maligno che lo tormentò in mille modi poiché vedeva che le Scuole operavano un gran bene. Il Signore premiò largamente il suo fedele servo, poiché il 9 aprile del 1719 quando lo chiamò a sé, la sua istituzione contava già 40 case, 274 fratelli e 9885 allievi. PRATICA. Facciamo nostra la bella giaculatoria del Santo «Dio sia benedetto», dicendola specialmente quando siamo provati dal Signore. PREGHIERA. O Dio, che ad istruire cristianamente i poveri e a confermare la gioventù nella via della verità hai suscitato S. Giovanni Battista confessore e hai radunato per suo mezzo nella Chiesa una nuova famiglia, concedi propizio, che accesi per intercessione ed esempio di lui nello zelo di tua gloria per la salvezza delle anime, possiamo essere messi a parte della sua corona in cielo. MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di san Giovanni Battista de la Salle, sacerdote, che a Rouen in Normandia in Francia si adoperò molto per la formazione umana e cristiana dei bambini, in particolare quelli poveri, e istituì la Congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane, per la quale sostenne molte tribolazioni, divenendo benemerito davanti al popolo di Dio.
nome Sant'Ermanno Giuseppe di Colonia- titolo Premostratense- nascita 1150 circa, Colonia, Germania- morte 7 aprile 1241, Hoven, Germania- ricorrenza 7 aprile- Canonizzazione 1958 da papa Pio XII- Santuario principale Abbazia di Steinfeld- Ermanno nacque a Colonia (Germania) intorno al 1150 da genito-ri indigenti; a dodici anni chiese di entrare nel monastero premo-stratense di Steinfield, ma fu rifiutato per la giovane età. I monaci, però, si preoccuparono della sua istruzione e lo mandarono in una delle loro case in Olanda, dove ricevette una valida istruzione sco-lastica generale, nonostante lo si dipinga impaziente nelle materie che non lo avrebbero condotto a una maggiore conoscenza di Dio. Tornò a Steinfield e gli fu permesso di diventare monaco. All'inizio gli venne affidato il compito di servire nel refettorio, che gli lasciava poco tempo per la preghiera; poi fu nominato sacresta-no e questo incarico gli fu più gradito perché gli permetteva di passare gran parte della giornata in chiesa. Dopo l'ordinazione sacerdotale, il fervore religioso divenne ancora più intenso, al punto che era difficile trovare qualcuno che servisse alle sue Messe poi-ché spesso entrava in estasi e prolungava assai il tempo della celebrazione. Fu soprannominato Giuseppe in considerazione della vita senza macchia e di totale innocenza; famoso per la sua gentilezza verso gli altri, aveva anche una forte disposizione pratica: era un abile meccanico, molto richiesto per la manutenzione e la riparazione degli orologi del monastero. Ermanno fu afflitto da problemi di salute per gran parte della vita, aggravati anche dal digiuno e da altre pratiche penitenziali; soffriva di cefalee acute e la difficoltà di digestione a un certo punto lo portò a cessare del tutto di nutrirsi. Questi sintomi fastidiosi si attenuarono durante gli ultimi nove anni della sua vita. Nel 1241 fu inviato a celebrare le funzioni della passione e della Pasqua al monastero delle religiose cistercensi di Hoven, ma fu colpito da febbre mentre si trovava là e morì poco dopo. Immediatamente si svi-luppò un suo culto; la causa di canonizzazione fu introdotta nel 1628 ma mai completata; il culto fu tuttavia approvato ufficialmente nel 1958 e nel 1960 fu fregiato del titolo di santo. Gli sono stati attribuiti numerosi scritti, tra cui preghiere, inni e trattati mistici: uno di questi, sul Cantico dei Cantici, molto ammirato al tempo, è andato perduto, come molte altre opere. Era teneramente devoto al Bambino Gesù e a Maria, nonché attivo nel diffondere il culto di S. Ursula (un tempo l'11 ott.), le cui reliquie sembra fossero custodite a Colonia; compose un rito in suo onore, mentre non sembra essere l'autore dei libri di rivelazioni fantastiche su lei e le sue compagne vergini, che potrebbero es-sere persino frutto di uno scherzo. Ermanno è noto soprattutto per le visioni e le esperienze mistiche attribuitegli in una Vita contemporanea, scritta probabilmente dal priore di Steinfield, e per la sua indubbia santità e fedeltà alla vita monastica. La Vita fu più tardi considerevolmente adattata e circolò in versioni condensate simili ai Fioretti di San Francesco. Una delle storie che lo riguardano narra che da bambino parlava familiarmente alle statue della Madonna con il Bambino e che una volta essa allungò una mano per prendere la mela che lui le stava offrendo; un'altra volta una statua della Vergine, intitolata alla Madre di Misericordia, gli indicò dove trovare i soldi per comprare le scarpe. La più famosa di queste leggende narra dell'imbarazzo di Ermanno a causa del soprannome di Giuseppe e dell'intervento rassicurante della Madonna, che gli mise una vera al dito (storia immortalata poi da Van Dyck in un suo quadro, ora conservato a Vienna). MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero premostratense di Steinfeld in Germania, sant’Ermanno Giuseppe, sacerdote, che rifulse di tenero amore per la Vergine Maria e celebrò con inni e lodi la devozione verso il Sacro Cuore di Gesù.
nome Sant'Enrico Walpole- titolo Sacerdote gesuita, martire- nascita 1558, Docking nel Norfolk, Gran Bretagna- morte 7 aprile 1595, York, Inghilterra- ricorrenza 7 aprile- Beatificazione 15 dicembre 1929 da papa Pio XI- Canonizzazione 25 ottobre 1970 da papa Paolo VI- Enrico Walpole nacque a Docking nel Norfolk (Gran Bretagna) nel 1558; fu educato al liceo di Norwich e poi alla Pctcrhouse di Cambridge, prima di entrare al Gray's Inn di Londra, per studiare legge. Challoner dice che i suoi genitori erano cattolici e non riporta altro sul suo itinerario religioso, mentre altre fonti riferiscono che Enrico divenne cattolico solo dopo aver assistito all'esecuzione capitale di S. Edmondo Campion (1 dic.) avvenuta nel 1581, sulla quale scrisse un lungo poema. Probabilmente tale esecuzione risvegliò o confermò definitivamente la sua fede cattolica e con certezza sappiamo che nel 1582 si recò all'estero per studiare da sacerdote, dapprima a Reims poi a Roma; qui, nel 1584, entrò nella Compagnia di Gesù. Ordinato sacerdote a Parigi nel 1588, lavorò per un certo tempo in Italia e fu poi inviato nelle Fiandre, dove operò di tanto in tanto come cappellano per i soldati cattolici inglesi che servivano nell'armata spagnola sotto sir William Stanley. Fu fatto prigioniero da alcuni ribelli antispagnoli e trascorse quattro o cinque mesi in carcere. Rilasciato, si trasferì in Francia per completare il suo tirocinio e tornò poi a Bruxelles come bibliotecario e confessore. Avrebbe desiderato andare missionario in patria, ma i superiori, a causa della sua salute malferma, lo spedirono in Spagna. Lavorò nei collegi inglesi di Siviglia e Valladolid prima di tornare nelle Fiandre con l'autorizzazione del re ad aprire un nuovo collegio per l'istruzione di sacerdoti e laici inglesi a Saint-Omer. In ultimò il suo desiderio si realizzò e nel 1593 fu inviato in Inghilterra, giungendo a Bridlington, nello Yorkshire, il 6 dicembre. Fu arrestato il giorno seguente e portato a York come sospetto sacerdote; ammise la colpa, fu mandato a Londra e imprigionato nella Torre, dove stette circa un anno, venendo torturato quattordici volte. Scrisse a un confratello gesuita dalla prigione: «Sono fiducioso che Dio sarà glorificato in me, con la vita o con la morte. Alcune persone vengono per interrogarmi, ma portano più parole chiassose e vuote che argomenti solidi». Ci sono giunte le sue confessioni scritte, molto più ricche di quelle di altri martiri, ed esse «sebbene comincino in maniera mirabile, terminano tristemente [...]. La loro conclusione rimane in qualche modo misteriosa, sia per i [suoi] vacillamenti, sia per la ragione della sua instabilità» (Pollen). Era «affettuoso, espansivo, con buona oratoria, debole di costituzione», non adatto alle durezze della prigione e delle torture, per cui la ragione principale per il mutamento di atteggiamento e l'ampia ammissione di colpevolezza fu «probabilmente la pressione morale, il terrore dei tormenti futuri, la debolezza, la depressione, l'impotenza, la confusione» (Pollen). Le torture lo lasciarono con le mani storpiate e pieno di dolori; nonostante la debolezza umana possa averlo segnato, non pensò mai di abbandonare il sacerdozio, né tantomeno la fede cattolica. Alla fine il suo processo fu rinviato a York e, in quella sede, disse alla giuria: «Confesso molto volentieri di essere un sacerdote, di appartenere alla Compagnia di Gesù, di essere venuto per convertire il mio paese alla fede cattolica e per invitare i peccatori al pentimento. Non negherò mai tutto ciò; questo è il dovere che la mia chiamata impone. Se trovate qualsiasi cosa in me che non sia d'accordo con la mia professione, non mostratevi favorevoli. Nel frattempo, agite secondo le vostre coscienze ricordando che dovrete darne conto a Dio». Fu giudicato colpevole secondo la legge del 1585, che considerava reato capitale trovarsi in Inghilterra dopo l'ordinazione sacerdotale avvenuta all'estero. Sul patibolo tra le sue ultime parole vi fu la negazione della supremazia della regina nelle questioni religiose. Fu impiccato, sventrato e squartato fuori della città il 7 aprile 1595, assieme al R. Alessandro Rawlins, celebrato in questo stesso giorno. Fu canonizzato nel 1970 tra i Quaranta martiri d'Inghilterra e Galles. MARTIROLOGIO ROMANO. A York in Inghilterra, sant’Enrico Walpole, della Compagnia di Gesù, e beato Alessandro Rawlins, sacerdoti e martiri, che durante il regno di Elisabetta I furono messi in prigione e crudelmente torturati per il loro sacerdozio e, infine, condotti al patibolo, ottennero impiccati e poi sventrati la corona eterna.
nome Beata Maria Assunta Pallotta- titolo Francescana- nome di battesimo Maria Assunta Pallotta- ricorrenza 7 aprile- Beatificazione 7 novembre 1954 da papa Pio XII- È nata a Force nelle Marche, da una famiglia contadina povera e religiosa. Era una ragazza semplice, gentile e molto devota. Visse i primi anni a Castel di Croce fino a quando la sua famiglia non si trasferì definitivamente a Force. Non poteva continuare gli studi regolari perché ben presto dovette dedicarsi al lavoro. La determinazione a lasciare il mondo nacque in lei in modo improvviso, per la quale, con l'aiuto di brave persone, data la povertà della sua famiglia, si recò il 4 maggio presso la casa delle Suore Francescane Missionarie di Maria nel 1898. Visse a Roma, Grottaferrata e Firenze, contraddistinta da semplicità, umiltà, disponibilità e a svolgere i servizi più modesti e i lavori più pesanti. Intorno al 1903 Maria Assunta chiese alla fondatrice di essere inviata in Cina, per dare la sua vita per Cristo e per fede, richiesta che fu accolta. Dopo aver ricevuto la benedizione di San Pio X, intraprese il viaggio con altre suore e arrivò a Shansi (Cina) nel giugno 1904. Fu assegnata come cuoca all'orfanotrofio di una piccola città, Donger-kou. Anche qui era la suora semplice, docile, generosa, altruista, dedita a lavori umili con l'amore che contraddistinse sempre la sua vita con Dio. L'inverno fu estremamente rigido, nei primi mesi dell'anno successivo, 1905, una terribile epidemia di tifo si diffuse in tutto lo Shansi e, oltre a diversi orfani, morirono quattro suore, la terza delle quali era suor Maria Assunta. Si ammalò il 19 marzo, anniversario della sua partenza dall'Italia. Nel pomeriggio del 7 aprile ricevette gli ultimi sacramenti e venti minuti prima di morire, un profumo misterioso inondò le stanze in cui aveva vissuto. Nel 1913, quando fu riesumata, il suo corpo fu ritrovato in perfette condizioni. I cinesi la chiamavano "la santa dei profumi". Fu la prima missionaria francescana di Maria a raggiungere la santità senza passare per il martirio. Avrebbe voluto convertire tutti gli abitanti della Cina, ma il suo apostolato fu fugace: si spense prima dei 27 anni. Fu beatificata da Pio XII il 7 novembre 1954. MARTIROLOGIO ROMANO. In località Dongerkou in Cina, beata Maria Assunta Pallotta, vergine delle Suore Francescane Missionarie di Maria, che, addetta ad umili servizi, visse nella semplicità e nel nascondimento per il regno di Cristo.
nome San Giorgio di Mitilene- titolo Vescovo- ricorrenza 7 aprile- Nacque in Cappadocia da una famiglia ricca e religiosa. A 17 anni distribuì tutti i suoi beni tra i poveri ed entrò in monastero per dedicarsi interamente a Dio. Due anni dopo fuggì a Mitilene, sull'isola di Lesbo, dove si abbandonò a una vita più austera come anacoreta, visse così 6 anni fino a quando il clero di Mitilene (804) lo elesse vescovo all'età di soli 27 anni. Per 9 anni fu parroco di questa Chiesa locale, perseverando sempre nella sua vita di penitenza e di carità. Intorno all'813, a causa degli oltraggi del governatore, marciò a Costantinopoli per difendere i diritti della Chiesa di Mitilene. Trattenuto dal patriarca Niceforo, assistette all'intronizzazione di Leone V l'Armeniano, sotto il cui governo si scatenò una nuova persecuzione iconoclasta. Insieme al patriarca, Niceforo difese il culto delle immagini, ma questo gli valse la fustigazione e l'esilio su un'isola nell'815. Non potendo esercitare il suo pontificato, tornò alla sua vita di anacoreta ma lo indebolì così tanto che si ammalò e morì di una lunga malattia. Quando fu stabilita la pace nella sfera religiosa, le sue spoglie furono trasferite a Mitilene. Molti miracoli hanno avuto luogo sulla sua tomba. Alcune fonti hanno stabilito l'ipotesi che ci siano stati due santi con questo nome a Mitilene, per questo motivo anche i Sinassari bizantini celebrano la loro festa il 16 maggio. In assenza di fonti più accurate, si ritiene che ci fosse un solo vescovo con questo nome in questa sede. MARTIROLOGIO ROMANO. A Mitilene sull’isola di Lesbo, san Giorgio, vescovo, che patì molto sotto l’imperatore Leone l’Armeno per il culto delle sacre immagini.
nome Sant'Egesippo- titolo Scrittore cristiano- nascita 110 circa, Palestina- morte 180 circa, Gerusalemme- ricorrenza 7 aprile- Egesippo era un ebreo convertito che visse probabilmente in Palestina; secondo i dati in nostro possesso andò a Corinto e a Roma per scoprire la vera dottrina cristiana e qui visse per vent'anni, dal 157 circa al 177. Ritornò poi in Oriente, dove morì già anziano, probabilmente a Gerusalemme (sebbene il Martirologio Romano, seguendo Baronio, consideri Roma come luogo del suo transito). Le notizie biografiche sono in ogni modo scarse e non totalmente attendibili. La sua popolarità è basata sulle Memorie, degli studi sulla storia della Chiesa, soprattutto di Gerusalemme, mirati a mostrare «la trasmissione, senza errore, della predicazione apostolica» (Eusebio). Tali scritti sono contenuti in cinque libri, redatti in stile semplice e per confutare gli errori degli eretici gnostici; sfortunatamente ne rimangono solo frammenti, principalmente negli scritti di Eusebio, che stimò molto Egesippo come storico e affermò che fu lui a scrivere, mentre era a Roma, l'elenco dei primi papi. Potrebbe trattarsi dell'importante lista nota a S. Epifanio (12 mag.) e dunque la più antica testimonianza sui nomi e l'ordine dei primi pontefici. Vari indizi, comunque, fanno ritenere che la notizia fornita da Eusebio si debba inquadrare in un lavoro fatto da Egesippo a Roma per verificare la conformità dei suoi scritti alla tradizione apostolica. MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione di sant’Egesippo, che visse a Roma dal papato di Aniceto fino a quello di Eleuterio e compose con linguaggio semplice una storia della Chiesa dalla Passione del Signore fino ai suoi tempi.