@Vitupero

31/05/2024 alle 13:12

I santi di oggi 31 maggio:

I santi di oggi 31 maggio:

nome Visitazione della Beata Vergine Maria- titolo Visita di Maria alla cugina Elisabetta- ricorrenza 31 maggio- Quando la Vergine seppe dall'Arcangelo Gabriele che era prossima a divenire madre del Precursore, fu stimolata interiormente dallo Spirito Santo a recarsi alla casa di sua cugina S. Elisabetta, in dolce attesa del Giovanni Battista, per apportarvi i primi frutti della redenzione. Il viaggio da Nazareth, dove abitava la SS. Vergine, fino alla città di Ebron dove stava Elisabetta era di 69 miglia circa. Le montagne e la cattiva stagione rendevano più incomodo tale percorso. Tuttavia la B. Vergine si pose in cammino con sollecitudine, come nota il Vangelo, spinta da quella grande carità che ardeva nel suo cuore. Ella incominciava allora la sua missione di dispensiera di tutte le grazie. Giunta alla casa di Elisabetta, Maria fu la prima a porgere il saluto alla cugina, ed apportò in quella casa grazie straordinarie: S. Giovanni Battista fu liberato dal peccato originale, Zaccaria riebbe la parola, S. Elisabetta ricevette l'abbondanza dei doni dello Spirito Santo ed alla vista della Vergine esclamò: « Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto ». Maria, in risposta, pronunciò lo stupendo cantico del Magnificat, la più degna lode che Dio ricevesse dalla bocca della sua santa Madre, e che la Chiesa fa recitare ogni giorno ai sacerdoti nell'Ufficio divino.

L'anima mia magnifica il Signore

e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore

perché ha guardato l'umiltà della sua serva.

D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente

e Santo è il suo nome:

di generazione in generazione la sua misericordia

si stende su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio,

ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

ha rovesciato i potenti dai troni,

ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati,

ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo,

ricordandosi della sua misericordia,

come aveva promesso ai nostri padri,

ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre. Gloria al Padre e al Figlio

e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre

nei secoli dei secoli. Amen. Con questo cantico Maria loda Iddio di averla arricchita di tali privilegi; predice la sua gloria nell'avvenire: profetizza che il Salvatore del mondo umilierà i superbi ed esalterà gli umili e spanderà la sua misericordia in tutti i secoli fino alla fine del mondo. Secondo il S. Vangelo, Maria si trattenne per tre mesi nella casa di S. Elisabetta. In questo tempo Ella prestò alla cugina tutti i più umili servizi, con una bontà che solo la madre di Dio poteva avere. Come fu piena di grazia la famiglia di Elisabetta alla visita di Maria, così può chiamarsi beata l'anima devota di Maria. Maria non solo protegge i suoi devoti, ma, come dice un santo, li serve. Dove vi è l'amore a Maria vi è ogni bene, perché Ella porta con sé Gesù, vera pace dell'anima. PRATICA. Sull'esempio di Maria proponiamo di essere umili e caritatevoli verso il prossimo. PREGHIERA. Deh! Signore, accorda ai tuoi servi il dono della grazia celeste, affinché come il parto della B. Vergine fu loro principio di salvezza, così la solennità della sua Visitazione aumenti la loro pace. MARTIROLOGIO ROMANO. Visitazione della beata Vergine Maria ad Elisabétta.

nome Santa Petronilla- titolo Martire- nascita I secolo, Galilea- morte I secolo, Roma- ricorrenza 31 maggio- Attributi<br /> ramo di palma, scopa, mazzo di chiavi, raramente un delfino- Patrona di delfini di Francia; alpinisti; trattati tra i Papi e gli imperatori di Francia; invocata contro la febbre- Nel cimitero di Domitilla a Roma esiste un affresco del w secolo che rappresenta Petronilla come martire; l'elenco del nuovo Martirologio Romano riporta questa informazione e nient'altro, in tal modo mostrando la propria presa di distanza dalla leggenda che faceva di questa santa la figlia di S. Pietro. È pressoché certo invece che Petronilla non fu la figlia di S. Pietro: l'idea che egli ne avesse una è derivata da pubblicazioni apocrife di origine gnostica. La stessa leggenda secondo cui sarebbe morta nel suo letto (dopo aver rifiutato il matrimonio) si basa sugli Atti di Nereo e Achilleo (12 magi, per nulla degni di fede. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma nel cimitero di Domitilla sulla via Ardeatina, santa Petronilla, vergine e martire.

nome Santa Camilla Battista da Varano- titolo Clarissa Francescana- nascita 9 aprile 1458, Camerino- morte 31 maggio 1524, Camerino- ricorrenza 31 maggio- Beatificazione 7 aprile 1843 da papa Gregorio XVI- Canonizzazione 17 ottobre 2010 da papa Benedetto XVI- Santuario principale Monastero di Santa Chiara di Camerino- Attributi tre gigli, crocifisso, corona di fiori, corona ducale, stemma dei Da Varano- Camilla nacque a Camerino, nella provincia di Macerata nella corte dei Varano il 9 aprile 1458. Suo padre, Giulio Cesare da Varano, fu signore della città. Tipico signore rinascimentale aveva combattuto per vari papi e in diverse città italiane, e per mezzo di una politica di matrimoni si era imparentato con le principali dinastie regnanti. Giulio Cesare ebbe tre figli dalla moglie Giovanna Malatesta e almeno sei figli naturali da diverse altre donne. Questi comportamenti nelle famiglie signorili erano ritenuti normali o comunque erano accettati senza scandalo. Camilla era figlia naturale della nobildonna Cecchina di mastro Giacomo, ma venne introdotta ed educata nello splendore della corte formata a un'elevata cultura umanistica. I palazzi signorili nel periodo rinascimentale erano centri di politica, ma anche di cultura e di mecenatismo. La giovane Camilla studiò il latino, lesse i classici, imparò a dipingere, ad andare a cavallo, a suonare e a ballare. Crebbe vivace ed esuberante, immersa nel pullulare della vita di corte, con un temperamento schietto e volitivo, si può anzi dire indipendente e testardo, amante del bello e del piacere. Nei disegni di suo padre, Camilla era destinata a un matrimonio di nobile convenienza, come tutte le sue sorelle. Invece la sua vita assunse una direzione imprevista. Fu presto affascinata dalla predicazione dei Frati Minori dell'osservanza, soprattutto da Fra Domenico da Leonessa e dal beato Pietro da Mogliano. A circa dieci anni il suo cammino ricevette un orientamento particolare dal proposito di «versare almeno una lacrimuccia» ogni venerdì in memoria della passione del Signore, fino a condurla alla scelta definitiva, combattuta fino all'ultimo, di un sì alla chiamata nella vita religiosa, che inizialmente detestava. A ventitré anni, superando l'opposizione del padre, entrò nel monastero della monache clarisse di Urbino, uno dei luoghi più rappresentativi del movimento dell'osservanza. La volontà di vivere la regola di Santa Chiara in tutta la sua radicalità evangelica fu elemento costitutivo della sua chiamata. Qui cambiò il nome di Camilla in quello religioso di suor Battista. Il padre fece in modo che si fondasse un monastero di clarisse in Camerino, in modo di riavere vicino la figlia. Nel 1484 suor Battista tornò a Camerino assieme ad altre sorelle portando sulle spalle una croce di legno tuttora custodita nella cripta del monastero. Qui fu più volte abbadessa. Nel 1502 dovette fuggire dalla sua città e rifugiarsi ad Atri a motivo della rivolta provocata da Cesare Borgia, dietro ordine di Papa Alessandro VI, che portò all'uccisione del padre e di tre fratelli, ossia Annibale, Venanzio e Pirro. Dalla strage dei Varano si salvò, grazie alla madre che lo condusse a Venezia, solo il piccolo Giovanni Maria, che il nuovo papa Giulio II fece ritornare a Camerino come signore della città nel 1503. Anche suor Battista poté tornare al suo monastero da dove nel 1505, per ordine di papa Giulio II, andò a Fermo per fondarvi un altro monastero di clarisse e vi rimase fino al 1507, quando tornò a Camerino. Negli anni 1521-1522 si recò a San Severino Marche per formare le clarisse locali che avevano assunto in quel periodo la Regola di santa Chiara. Ebbe singolari esperienze mistiche, delle quali troviamo tracce nei suoi numerosi scritti, che rivelano il suo ardente amore per Cristo crocifisso. Morì a Camerino il 31 maggio 1524.

nome San Felice da Nicosia- titolo Religioso Cappuccino- nome di battesimo Filippo Giacomo Amoroso- nascita 5 novembre 1715, Nicosia, Cipro- morte 31 maggio 1787, Nicosia, Cipro- ricorrenza 31 maggio- Beatificazione 1888 da papa Leone XIII- Canonizzazione 2005 da papa Benedetto XVI- Santuario principale Santa Maria degli Angeli, Nicosia- Figlio di un calzolaio di Nicosia (Sicilia), venne battezzato col nome di Giacomo e fu straordinariamente devoto: cominciò a lavorare molto presto nella bottega del padre, pur soffrendo per le bestemmie e il linguaggio volgare che vi udiva. Una volta un operaio tagliò per sbaglio il cuoio di una scarpa, ma Giacomo, facendo passare il proprio dito bagnato di saliva sul taglio, riportò miracolosamente la scarpa nella stia condizione originaria, intatta e senza segni. Dopo la morte dei genitori, fece richiesta di ammissione ai cappuccini del luogo, ma essi lo respinsero ripetutamente per sette anni. Venne quindi accettato a Mistretta (qualche chilometro più a nord), dove ricevette l'abito monastico e il nome di Felice. Fatta la professione l'anno seguente, fu richiamato a Nicosia, dove aiutò il fratello che faceva la questua. Guariva gli ammalati, sia fisici che mentali, visitava i carcerati, lavorava, pregava e faceva penitenze per tutti. Quando nel 1777 una mortale epidemia devastò Cerami, il superiore locale chiese a Felice di andare ad aiutare là. Ultrasessantenne, rispose con ardore, assistendo i malati con profonda dedizione. Obbediente fino alla fine, chiese persino il permesso per morire. Aveva settantadue anni, e morì il 31 maggio 1787. Fu beatificato nel 1888. Il 23 ottobre 2005 è stato canonizzato da Benedetto XVI. MARTIROLOGIO ROMANO. A Nicosia in Sicilia, beato Felice (Giacomo) Amoroso, religioso, che, dopo essere stato rifiutato per dieci anni, entrò infine nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, dove svolse i più umili servizi in semplicità e purezza di cuore.

nome Santi Canzio, Canziano e Canzianilla- titolo Martiri- ricorrenza 31 maggio- Santuario principale San Canzian d'Isonzo- Il culto remoto di questi martiri ad Aquileia è testimoniato da un antico scrigno che contiene i loro nomi, da un discorso di S. Massimo di Torino, dalla menzione che ne fa Venanzio Fortunato e dal testo del Martirologio Geronimiano. Quasi a contrastare la solidità di queste testimonianze, gli Acta sono di dubbio valore. I due fratelli e la loro sorella erano membri dell'antica famiglia romana degli Anici. Rimasti orfani, furono allevati in casa propria da un tutore cristiano e più tardi, quando cominciò la persecuzione di Diocleziano, essi liberarono i loro schiavi, vendettero i beni propri e andarono a vivere ad Aquileia. Qui vennero subito citati in tribunale e costretti a sacrificare agli idoli, mentre l'imperatore, consultato, desiderava sbarazzarsi di loro anche per ragioni politiche. Nel frattempo essi riuscirono a lasciare Aquileia su un carro trainato da muli, ma vennero raggiunti dai loro inseguitori e, alla richiesta di obbedire all'imperatore, risposero che niente sarebbe riuscito a togliere loro la fede nel solo vero Dio. Morirono insieme al loro tutore sotto la spada del boia. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Aquileia in Friuli, santi Canzio, Canziano e Canzianilla, martiri, che, arrestati dal persecutore mentre si allontanavano su un carro dalla città, furono infine condotti al supplizio.

nome Beato Giacomo da Venezia- titolo Domenicano- nome di battesimo Giacomo Salomoni- nascita 1231, Venezia- morte 31 maggio 1314, Forlì- ricorrenza 31 maggio- Nobile veneziano di nascita, Giacomo venne allevato dalla madre vedova e, dopo che la madre si fece suora cistercense, dalla nonna. All'età di diciassette anni entrò nell'Ordine domenicano. Molti anni dopo divenne priore a Forlì, poi a Faenza, a San Severino e a Ravenna. Alla fine si fermò a Forlì dove visse molto austeramente in costante preghiera e letture, prodigo nella carità verso gli ammalati e i poveri. Egli non solo leggeva la Bibbia, ma anche il Martirologio, da cui traeva costantemente alimento per la meditazione. Ebbe esperienze di estasi, guarì paralitici e possedette il dono della profezia. Pare che abbia sofferto di tumore per quattro anni, venendo curato solo poco prima della morte, sopraggiunta a ottantadue anni. Un anno dopo la sua morte si costituì una confraternita per promuoverne la venerazione. TI suo culto fu approvato per Forlì nel 1526, per Venezia intorno al 1568 e per i domenicani fu concesso da papa Gregorio XV nel 1622. MARTIROLOGIO ROMANO. A Forlì, beato Giacomo Salomoni, sacerdote, che, adolescente, morto il padre e entrata la madre tra le monache cistercensi, distribuì i suoi beni ai poveri e, accolto nell’Ordine dei Predicatori, vi rifulse per quarantacinque anni come amico dei poveri e uomo di pace, dotato di insigni carismi.

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