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28/06/2024 alle 14:52

I santi di oggi 28 giugno:

I santi di oggi 28 giugno:

nome Sant'Ireneo di Lione- titolo Vescovo e martire, Dottore della Chiesa- nascita 121, Smirne- Consacrato vescovo 177- morte 202, Lione- ricorrenza 28 giugno- Attributi bastone pastorale, palma del martirio- Incarichi ricoperti Vescovo di Lione- Il nome di S. Ireneo è legato alla schiera numerosa di quegli eroi che col martirio illustrarono la Chiesa di Lione. Nato l'anno 121 nelle vicinanze di Smirne, ebbe per primo precettore l'illustre vescovo di quella città S. Policarpo. Da questo insigne maestro ricevette presto lo spirito apostolico ed apprese quella scienza che lo rese uno dei più bei ornamenti della Chiesa, in quei tempi di lotta e di sangue. Ancora giovane, erudito in ogni scienza e dotato di meravigliosa facondia, diede un primo assalto alle vituperose dottrine degli Gnostici e Valentiniani che avevano corrotto la dottrina di Cristo. Ma il desiderio di approfondire negli studi lo spinse a Roma, dove insegnavano i più celebri maestri del suo tempo, e fu tale il progresso che fece in queste scuole, che al fine dei corsi poteva ormai gareggiare con i suoi precettori. Recatosi nelle Gallie fissò la sua dimora a Lione dove era vescovo S. Potino. Questi, conosciuti i talenti e le virtù, eminenti del giovane, lo propose agli ordini sacri e al sacerdozio. Da quell'istante lo zelo del novello levita non ebbe più misura. La sua parola penetrava i cuori e conquistava: cadevano gli idoli e i templi, e la luce della verità illuminava le menti degli idolatri che a schiere chiedevano il S. Battesimo. Alla predicazione Ireneo aggiunse numerosissimi scritti, fonti inesauribili di dottrina e di sapienza. Scritti che, secondo S. Girolamo, erano una barriera insormontabile contro la quale si infrangevano gli sforzi ed i sofismi dei nemici di Cristo e della Chiesa. Alcuni di essi andarono perduti, ma molti si conservano, tra i quali i cinque libri contro gli eresiarchi, che sono una delle più belle analogie della dottrina cristiana. A questo lavoro egli seppe pure accoppiare una profonda pietà dando i più, ammirabili, esempi di virtù. Essendo stato martirizzato il santo vescovo Potino, il popolo lionese, unanime, elesse alla sede vescovile S. Ireneo, il quale recatosi a Roma per la consacrazione, portò al Papa S. Eleuterio una lettera ridondante del più forte attaccamento al Vicario di Gesù Cristo, e ritornò alla sua sede confortato dalla benedizione del Sommo Pastore. Conscio della nuova missione che il Signore gli aveva affidato, non si concesse un istante di riposo. Predicò con la parola, con l'esempio e con la potenza dei miracoli. Sorta in quel tempo la questione circa la celebrazione della Pasqua, il Papa Vittore minacciò la scomunica ai vescovi dell'Asia che su questo punto dissentivano dai loro fratelli nell'episcopato. S. Ireneo intervenne colla sua autorità e portò la pace. Dopo tutto questo sigillò sotto Settimio Severo, col sangue, quella fede che aveva predicato e per la quale aveva tanto sofferto. Benedetto XV ne estese la festa a tutta la Chiesa, cingendolo dell'aureola di dottore. PRATICA. Impariamo da S. Ireneo l'attaccamento al Papa e con lui sappiamo combattere da veri soldati per essere degni del nome di cristiani. PREGHIERA. O Dio, che desti al beato martire e vescovo Ireneo la grazia di espugnare l'eresia e consolidare la pace nella Chiesa, deh! concedi al tuo popolo forza e costanza nella santa religione. MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di sant’Ireneo, vescovo, che, come attesta san Girolamo, fu, da piccolo, discepolo di san Policarpo di Smirne e custodì fedelmente la memoria dell’età apostolica; fattosi sacerdote del clero di Lione, succedette al vescovo san Potino e si tramanda che come lui sia stato coronato da glorioso martirio. Molto disputò al riguardo della tradizione apostolica e pubblicò una celebre opera contro le eresie a difesa della fede cattolica.

nome Sant'Attilio- titolo Soldato e martire- ricorrenza 28 giugno- Attributi Bandiera, elmo, palma del martirio- Paese servito Impero romano- Forza armata Esercito romano- Unità Legione Tebea- Sant'Attilio è un santo della chiesa cattolica ricordato il 28 giugno ma di cui non si hanno quasi notizie, è infatti venerato in un paese in provincia di Vercelli, Trino Vercellese, in Piemonte, ma non è stato inserito nei martirologi ufficiali della chiesa. La sua figura è venerata come martire e si fa risalire al 200-300, e viene associata alla leggenda della Legione Tebea (o Tebana). Pare che questa fosse una legione composta da soldati egiziani reclutati nell'antica città di Tebe, (di qui il nome) tutti cristiani, e alla fine del III secolo o all'inizio del IV vennero inviati sulle Alpi per domare una rivolta dei Galli. Ma qui i legionari, sotto il comando di Maurizio, vennero decimati per essersi rifiutati di adorare l'immagine dell'imperatore, o forse di compiere sacrifici agli dei pagani. Quelli riusciti a fuggire, tra cui Attilio, sarebbero poi giunti in Italia soprattutto in Piemonte, e avrebbero iniziato un'opera di proselitismo tra le popolazioni pagane, nei villaggi di montagna.

nome San Paolo I- titolo 93º papa della Chiesa cattolica- nascita 700 circa, Roma- Elezione 29 aprile 757- Insediamento 29 maggio 757- Fine pontificato 28 giugno 767 (10 anni e 60 giorni)- morte 28 giugno 767, Roma- ricorrenza 28 giugno- Beatificazione 1801- Canonizzazione 1809- Il successore di Stefano III al soglio pontificio fu Paolo, suo fratello minore; entrambi avevano studiato alla scuola del Laterano ed erano stati ordinati diaconi da papa S. Zaccaria (15 mar.), che fu pontefice dal 741 al 752. Durante il pontificato di Stefano, Paolo gli fu molto vicino: funse da suo ambasciatore in alcune missioni diplomatiche; lo curò durante la sua ultima malattia e, una volta succedutogli, rimase fedele alla sua linea. Mann sottolinea che la sua abilità diplomatica prevenne i longobardi da una parte e i greci dall'altra dall'intaccare l'appena conquistato potere temporale del romano pontefice. Si mantenne in ottimi rapporti con Pipino re dei franchi, allora il più potente monarca nell'Europa cristiana, inviandogli lettere cortesi, doni (tra cui un organo) e reliquie di martiri. La protezione di Pipino fu importante baluardo sia contro i longobardi che contro i greci; il re donò alla Santa Sede il distretto di Ravenna, che aveva strappato ai longobardi; gesto di notevole significato perché la città era stata la sede del potere bizantino in Italia per oltre duecento anni, prima di essere conquistata dai longobardi nel 712. Alcuni storici hanno sostenuto che Paolo abbia rivolto attenzione massima agli affari temporali, considerati in quel periodo i problemi più pressanti per il papato. Un contemporaneo, scrivendo nel Liber Pontificalis, sottolinea la sua benevolenza, clemenza e magnanimità; lo zelo per i bisognosi, per gli ammalati indigenti (che visitava nelle loro case o negli ospedali) e per i carcerati. Dimostrò anche grande venerazione per la memoria dei primi martiri: molte catacombe erano state distrutte o severamente danneggiate dai barbari e Paolo fece traslare le reliquie dei martiri nelle chiese di Roma. Le reliquie di S. Petronilla, che allora si pensava fosse la figlia di S. Pietro, furono traslate in un mausoleo restaurato, conosciuto come l'Oratorio dei re franchi (che avevano molta devozione per questa santa); costruì o riedificò la chiesa dei SS. Pietro e Paolo e una cappella in S. Pietro dedicata alla Vergine Maria; trasformò la sua casa paterna in un monastero per monaci greci che fuggivano alla persecuzione iconoclasta, dedicandolo ai SS. Stefano I (2 ago.) e Silvestro (31 dic.). Ricostruì la chiesa adiacente al nuovo monastero, oggi conosciuta con il titolo di S. Silvestro in Capite, con riferimento a una testa che questi monaci avevano portato dall'oriente, pensando che fosse quella di Giovanni Battista. Undici secoli questa chiesa, da tempo ricostruita, fu affidata a papa Leone XIII ai cattolici inglesi che vivevano a Roma. Il proficuo e intenso pontificato di Paolo durò dieci anni. come diversi altri papi, soccombette all'afosa e insalubre estate romana morendo di febbre in San Paolo fuori le mura il 28 giugno 767. Fu sepolto in San Pietro in una tomba che si era fatto preparare in anticipo. MARTIROLOGIO ROMANO.-A Roma, san Paolo I, papa, che, uomo mite e misericordioso, si aggirava di notte in silenzio per le celle dei poveri infermi, servendo loro degli alimenti; difensore della retta fede, scrisse agli imperatori Costantino e Leone, perché le sacre immagini fossero restituite alla primitiva venerazione; devoto cultore dei santi, trasferì tra inni e cantici i corpi dei martiri dai cimiteri in rovina in basiliche e monasteri all’interno della Città e ne curò il culto.

nome Santi Martiri di Alessandria d'Egitto- titolo Discepoli di Origene- ricorrenza 28 giugno- La scuola di teologia di Alessandria d'Egitto era molto rinomata nel III secolo; nonostante che le dottrine di alcuni suoi insegnanti (Origene in particolare) siano state ritenute in seguito non del tutto ortodosse, essa ha avuto il merito di formare molti cristiani, che testimoniarono con il martirio la propria fede. Plutarco era fratello di Eracla, in seguito vescovo di Alessandria; i due erano divenuti cristiani ascoltando le omelie di Origene, che era divenuto catechista ad Alessandria nel 203. Erano gli anni della persecuzione ordinata dall'imperatore Settimio Severo (202-211). Plutarco fu arrestato e Origene, che lo andava a visitare in carcere, lo accompagnò sul luogo dell'esecuzione, esponendosi al rischio di un linciaggio popolare. Con Plutarco subirono il martirio altri sei cristiani che frequentavano la scuola catechetica: tre uomini (Erone e due Sereno) e tre donne (Marcella, sua figlia Potamiena ed Eraide). Potamiena era giovane, bella e fine; rifiutò di aver salva la vita a scapito della sua castità e sopportò le crudeli torture mortali con tanta pazienza e coraggio che il suo carnefice, Basilide, si convertì, subendo anch'egli il martirio. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Alessandria d’Egitto, santi martiri Plutarco, Sereno, Eraclíde catecumeno, Erone neofita, e un altro Sereno, Eráide catecumena, Potamiena e Marcella, sua madre, che furono tutti insigni discepoli di Origene e, sotto l’imperatore Settimio Severo, confessarono Cristo, morendo alcuni trafitti con la spada, altri mandati al rogo; tra loro rifulse, in particolare, la vergine Potamiena, che dapprima sostenne innumerevoli prove in difesa della sua verginità e, infine, dopo aver patito per la fede eccezionali supplizi, fu bruciata insieme alla madre sul rogo.

nome San Giovanni Southworth- titolo Sacerdote e martire- nome di battesimo John Southworth- nascita 1592, Lancashire, Inghilterra- morte 28 giugno 1654, Londra, Inghilterra- ricorrenza 28 giugno- Beatificazione 15 dicembre 1929 da papa Pio XI- Canonizzazione 25 ottobre 1970 da papa Paolo VI- Santuario principale Cattedrale di Westminster- Il grande interesse per Giovanni fu stimolato dalla scoperta dei suoi resti, ritrovati nel 1927 in occasione dei lavori nell'area dell'antico Collegio inglese a Douai, e in seguito traslati nella cappella di S. Giorgio e dei Martiri inglesi nella cattedrale di Westminster. Egli apparteneva a un'antica e nobile famiglia del Lancashire rimasta fedele al cattolicesimo durante un lungo periodo di persecuzione duramente provata anche dalle vessazioni economiche. Giovanni, membro di un ramo cadetto della famiglia, fu mandato a Douai nel 1613 per gli studi sacerdotali; dopo l'ordinazione saggiò la sua vocazione trascorrendo un periodo in un'abbazia benedettina, comprendendo infine di non essere chiamato alla vita monastica, ma a quella del clero secolare. Il 13 dicembre 1619 partì per la missione inglese; non si sa nulla della sua vita in quegli anni, se non che nel 1623 risiedette a Londra o nei suoi dintorni. Nel 1624 tornò in Belgio dove fece il confessore in un monastero di benedettine, prima di essere nuovamente inviato in Inghilterra: questa volta nel suo Lancashire, dove esercitò il ministero fino al 1627. Fu arrestato e accusato di essere sacerdote. La legge allora non era però applicata con molto rigore; la regina Enrichetta Maria e molti tra la nobiltà erano cattolici praticanti e si sapeva che il re, Carlo I, ne era simpatizzante. Giovanni fu condannato a morte ma la sentenza fu sospesa e commutata nella carcerazione, che scontò nel castello di Lancaster. Durante la prigionia poté dare l'assoluzione a un compagno di pena, il gesuita Edmondo Arrowsmith (28 ago.), quando fu mandato al patibolo. Dopo tre anni di prigionia Giovanni fu trasferito a Londra e poi rilasciato con altri quindici sacerdoti, per istanza della regina Enrichetta Maria; fu loro ordinato di lasciare il paese, ma ci sono dubbi che Giovanni abbia obbedito a quell'ordine, oppure espulso tornò quasi subito in patria c nel 1632 fu nuovamente arrestato e rinchiuso nel Clink. Anche questa volta non fu trattato duramente tanto che Gray, un famoso esponente puritano, lo definì «un pericoloso seduttore» e si lamentava che «gli fosse concessa completa libertà di andare e venire a suo piacimento, cosa permessa a diversi sacerdoti ivi detenuti». Fece buon uso di questa libertà: durante la peste che colpì Londra nel 1636, insieme al compagno di prigionia padre Enrico Morse (1 feb.), visitava le case, nella zona di Westminster, dove c'erano appestati; poiché ai cattolici erano negati sussidi i due preti raccoglievano elemosine dalla regina e da cattolici benestanti, oltre ad ascoltare le confessioni e ad amministrare i sacramenti. Quest'attività attirò le lamentele del vicario protestante di S. Margherita di Westminster, che lo accusava di convertire alla fede cattolica i moribondi; Giovanni venne rinchiuso in prigione, ma dopo un intervento della regina gli fu permesso di riprendere le sue visite agli ammalati e poco tempo dopo fu rilasciato dal carcere. La sua posizione, come quella degli altri preti cattolici, era precaria, perché sì godevano del favore regale, ma tra re e Parlamento era in atto un profondo conflitto. Il Parlamento, ormai controllato da protestanti radicali, emanò una legge in cui si proibiva ai sacerdoti cattolici l'adempimento del loro ministero. Il conflitto tra i due poteri, re e Parlamento, raggiunse in breve il punto di non ritorno: scoppiò la guerra civile, il re fu messo a morte, e i sacerdoti cattolici considerati nemici dello stato. Challoner scrive che il partito di Cromwell «considerava i papisti nemici mortali del loro governo, fedeli alleati e sudditi devoti della corona e della famiglia reale». Si perdono le tracce di Giovanni durante il Commonwealth (la repubblica di Cromwell) fino al 1654 quando una notte fu circondato e tratto in arresto da una pattuglia agli ordini del colonnello Worsley, al servizio di Cromwell. Portato in tribunale ammise di aver esercitato il ministero sacerdotale e perciò condannato, nonostante il giudice lo spingesse a dichiararsi "innocente" e i frenetici tentativi di salvargli la vita da parte degli ambasciatori di Francia e Spagna. Fu condotto a Tyburn su un carro con due falsari, era la vigilia della festa dei SS. Pietro e Paolo, aveva settantadue anni. Una grande folla si radunò per assistere all'esecuzione benché fosse una giornata flagellata da una violenta pioggia; ascoltarono in silenzio il suo ultimo discorso: Fui inviato in questa terra dai miei superiori non per immischiarmi negli affari temporali ma per insegnare la fede cristiana. Cristo ha mandato gli apostoli, gli apostoli i loro successori, e i loro successori me. Ho fatto ciò che mi era stato comandato da chi ha l'autorità di darmi dei comandi [...] Muoio per la legge di Cristo, che non è una legge umana, che ognuno dovrebbe adempiere qualunque opposizione o contraddizione dovesse incontrare. Alla fine «interrotto da alcuni ufficiali desiderosi di affrettare l'esecuzione, chiese ai presenti che erano cattolici di pregare per lui e con lui»; con gli occhi chiusi e le mani alzate al cielo «attese il momento dell'esecuzione che fu immediato». Membri della famiglia Howard di Norfolk recuperarono il suo corpo che fu portato nella cappella del Collegio inglese di Douai, dove rimase fino alla chiusura del collegio per ordine delle autorità rivoluzionarie nel 1793. Per salvarlo dalla profanazione, quattro studenti di nascosto lo sotterrarono profondamente nell'interno dell'edificio stesso, dove rimase fino al 1927 quando la cassetta con i suoi resti riaffiorò durante i lavori di scavo nelle fondamenta dell'ex collegio. Dopo l'identificazione furono portati in Inghilterra e deposti nella cappella del collegio di S. Edmondo di Ware, che continua l'opera dell'antico collegio di Douai. Quattro mesi dopo la beatificazione dei Martiri inglesi, tra i quali Giovanni, nel 1929, le sue reliquie furono traslate nella cattedrale di Westminster, e lì deposte con una solenne cerimonia l'1 maggio 1930. Egli è uno dei Quaranta Martiri d'Inghilterra e Galles canonizzati da Paolo VI il 25 ottobre 1970. MARTIROLOGIO ROMANO. A Londra in Inghilterra, san Giovanni Southworth, sacerdote e martire, che, esercitando il suo sacerdozio in Inghilterra, patì più volte il carcere e l’esilio; condannato, infine, a morte sotto il governo di Oliver Cromwell, mentre fissava con gli occhi il laccio preparato per lui a Tyburn, proclamò che il patibolo era per lui come la croce di Cristo.

nome Beato Eimerado- titolo Sacerdote eremita- morte 1019, Germania- ricorrenza 28 giugno- Eimerado, personaggio eccentrico e vagabondo, ha diviso i suoi contemporanei: ritenuto da alcuni un santo, da altri invece un indemoniato o un impostore. I racconti della sua vita offrono maggiori elementi sui costumi sociali del tardo X secolo e l'inizio dell'xi che sulla storia della sua santità. I suoi genitori erano servi della gleba in una grande proprietà in Svevia. Il giovane Eimerado mostrò ben presto la sua stoffa e la nobile proprietaria del luogo ove era nato, vedendone le sue qualità spirituali, lo fece preparare al presbiterato e lo nominò proprio cappellano. Tanta benevolenza si mostrò mal ripagata poiché Eimerado risultò del tutto inadatto a quell'incarico, dal quale fu sollevato dietro sua richiesta. Decise allora di farsi pellegrino prima a Roma e poi a Gerusalemme, mendicando il pane lungo la via e condividendo con gli indigenti le elemosine che riceveva. Tornato in Europa peregrinò attraverso la Germania occidentale: a quel tempo le strade erano piene di viandanti e frequentate senza distinzioni da viaggiatori, vagabondi, mentecatti e pellegrini. In un primo tempo parve che Eimerado fosse deciso a stabilirsi presso l'abbazia di Hersfeld, dove gli fu concesso asilo, benché avesse rifiutato di prendere l'abito monastico e di sottomettersi alla regola. Un giorno, mentre la comunità era riunita nella sala capitolare si gettò per terra chiedendo il permesso di poter partire poiché lì, ne era sicuro, non avrebbe potuto trovare la salvezza. L'abate non fece nessun tentativo per trattenerlo: fu anzi mandato fuori senza troppe cerimonie. Una volta fuori dal monastero iniziò a lamentarsi ad alta voce dicendo che l'abate e i monaci sbagliavano a trattare in quel modo il fratello dell'imperatore; gli astanti erano molto divertiti ma l'abate ordinò che fosse fustigato e poi allontanato (pena inflitta con mitezza se Eimerado poté riprendere il suo cammino). A Detmold, in Vestfalia, un parroco benevolo gli permise di pren, dere possesso di una chiesa in disuso, ma subito dovette dolersi della sua generosità perché la confraternita che lo sosteneva fu così affascinata dall'aspetto macilento e dalle prediche singolari del nuovo arrivato, da proclamarne la santità e dirottare su di lui le proprie offerte. Il prete era sposato, cosa frequente allora nelle zone rurali, e la moglie volle portare un dono a Eimerado, che lo rifiutò accusandola di condurre una vita immorale; questo era troppo per il sacerdote che gli aizzò contro i cani, costringendolo a riprendere il suo pellegrinaggio di luogo in luogo. Generalmente era trattato con disprezzo, spesso con violenza, anche da persone ritenute sante che sospettavano di trovarsi davanti a una possessione diabolica: S. Cunegonda (24 lug.), moglie dell'imperatore, lo fece battere quando comparve alla sua presenza; a S. Meiwerk (5 giu.), vescovo di Paderborn, che lo accusava di essere un indemoniato, Eimerado rispose di essere sacerdote e di avere appena celebrato Messa. Il vescovo gli chiese allora che gli mostrasse il suo libro dell'Ufficio: lo trovò così sporco e sgualcito che lo gettò nel fuoco e ordinò che Eimerado fosse fustigato di nuovo. Una persona tanto singolare trovò infine pace, forse perché l'età avanzata gli impediva di continuare i suoi vagabondaggi: si stabilì in una zona boscosa nella Germania occidentale, vicino all'attuale Wolfhagen, vivendo in grande povertà e indigenza; morì nel 1019. Subito dopo la sua morte cominciarono a circolare racconti di miracoli avvenuti presso la sua tomba, che divenne meta di pellegrinaggi. La pietà popolare lo proclamò santo, anche se un riconoscimento ufficiale non c'è mai stato (condizione comune a molte altre figure di santi del tempo antico). Egberto, monaco a llersfeld, scrisse una biografia di Eimerado quasi cinquant'anni dopo la sua morte affermando di aver avute le notizie da suo padre e da altri che lo avevano conosciuto di persona, e suggerendo che molte gesta stravaganti di Eimerado fossero deliberatamente compiute per attirarsi il disprezzo della gente: cosa possibile visto che S. Francesco (4 ott.) e i suoi primi compagni avevano lo stesso desiderio di apparire gli ultimi della terra; si tratta inoltre di una forma di ascetismo ben conosciuta anche dall'agiografia orientale. Egberto spiega che "essere fratello" dell'imperatore significava essere per Eimerado fratello di Gesù Cristo, come tutti gli uomini. Egberto scrisse con spirito benevolo. I monaci di Hersfeld e i concittadini di Eimerado non avevano dimenticato quello strano viandante e benché fosse ormai trascorso diverso tempo da quando aveva lasciato quella regione la loro memoria era ancora profondamente toccata. Oggi lo possiamo considerare un disadattato, un marginato, o un malato di mente: nato servo della gleba fu come l'oggetto di un «esperimento sociologico». L'esperimento, avviato da una nobildonna, fallì, lasciando Eimerado senza dimora né pace. Benché turbolento era innocuo. La ragione più vera per includerlo in un santorale è che la sua vita e il suo operato ci porta a riflettere. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Burghasungen nell’Assia, in Germania, sant’Eimerado, sacerdote ed eremita, che, scacciato dal chiostro ed esposto allo scherno e al ludibrio di molti, peregrinò in lungo e in largo per Cristo.

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