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24/03/2024 alle 16:03

I santi di oggi 24 marzo:

I santi di oggi 24 marzo:

nome Domenica delle Palme- titolo Ingresso di Gesù a Gerusalemme- ricorrenza 24 marzo (data variabile)- liturgia ricorda l'entrata trionfale di Gesù in Gerusalemme a dorso di un asino mentre tutta la folla stendeva mantelli a terra ed agitava palme. Si tratta del giorno nel quale si dà inizio alla Settimana Santa che terminerà con la resurrezione di Gesù, commemorata nella Domenica successiva, la Domenica di Pasqua. Con la Domenica delle Palme non termina la Quaresima, la quale, invece, terminerà il giovedì santo, giorno nel quale prende avvio il Triduo pasquale. La Domenica delle Palme è conosciuta anche come seconda Domenica di Passione, poiché nella Messa Tridentina, la Domenica di Passione si celebra una settimana prima. Si tratta di una festività ricca di simbolismo e condivisa da cattolici, protestanti e ortodossi: la palma da sempre indica l'anno solare poiché produce una foglia ogni mese. La palma è anche simbolo di risurrezione poiché rinasce dalle proprie ceneri e per questo in greco è conosciuta, come "phoinix", ovvero fenice mentre, nell'occidente cristiano, laddove non ci sono palme viene spesso sostituita dall'ulivo, simbolo dell'unzione di Gesù, o da rametti intrecciati con fiori, se non ci sono palme o ulivi, come nelle zone del nord Europa. Momento introduttivo della liturgia della Domenica delle palme è la benedizione delle palme, o degli ulivi, e la successiva processione, che inizia fuori dalla chiesa e termina dentro la chiesa, a memoria, appunto, dell'ingresso glorioso di Gesù a Gerusalemme. Nella liturgia cristiana il tono festoso della commemorazione rimane solamente per la processione introduttiva, mentre le Letture del giorno ripercorrono la passione di Gesù. Entrata di Cristo a Gerusalemme

titolo Entrata di Cristo a Gerusalemme

autore Giovan Santi di Tito anno 1570

Lettura (Gv 12, 12-16). Il giorno seguente, la grande folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: «Osanna!

Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d'Israele!». Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto: Non temere, figlia di Sion!

Ecco, il tuo re viene,

seduto su un puledro d'asina. I suoi discepoli sul momento non compresero queste cose; ma, quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che di lui erano state scritte queste cose e che a lui essi le avevano fatte. PREGHIERA. O Divino Gesù, o Dio che Ti facesti uomo per noi, soffristi, amasti e moristi, noi Ti adoriamo, e Ti veneriamo soffrendo con Te il ciclo della Tua agonia. Così sia. PRATICA. È tradizione da millenni che i rametti di palma o di ulivo benedetti vengano conservati dai fedeli e portati a casa, per essere usati sia come dono con le persone più care che non hanno potuto presenziare alla benedizione e processione delle palme, sia per benedire la casa e la tavola del pranzo pasquale, da parte del capofamiglia, intingendo il rametto stesso nell'acqua benedetta durante la veglia di Pasqua.

MARTIROLOGIO ROMANO. Domenica delle Palme: Passione del Signore, in cui il Signore nostro Gesù Cristo, secondo la profezia di Zaccaria, seduto su di un puledro d’asina, entrò a Gerusalemme, mentre la folla gli veniva incontro con rami di palma nelle mani.

nome Santa Caterina di Svezia- titolo Religiosa- nome di battesimo Katarina Ulfsdotter- nascita XIV Secolo, Svezia- morte 24 marzo 1381, Vadstena, Svezia- ricorrenza 24 marzo- Canonizzazione 1484- Patrona di protezione contro l'aborto e l'aborto spontaneo- Nacque sul principio del secolo XIV dalla celebre S. Brigida e dal principe Ulfone di Svezia. Già i loro avi si erano distinti per virtù e in modo particolare per devozione alla passione del Salvatore. Caterina fu il fiore più bello e fragrante che Dio concesse ai due santi coniugi. Bambina fu affidata all'educandato delle religiose del monastero di Rosberg. Il Signore la voleva tutta per sé, e a questo scopo permise che il demonio alcune volte la molestasse e la facesse soffrire. La Santa sempre più andò staccando il cuore dai passatempi e divertimenti della età, andò sempre più confermandosi nella volontà di darsi tutta a Dio nello stato verginale. Però per ubbidire al padre sacrificò il suo alto ideale, per passare a nozze col ricco e nobile cavaliere Edgardo. Seppe tuttavia parlare così eloquentemente dei pregi della verginità, che lo sposo consentì di vivere con lei in perpetua continenza, emettendo entrambi il voto di castità: voto che sempre osservarono. Ebbe a soffrire innumerevoli beffe, rimbrotti e contraddizioni, perfino da parte di un fratello; ma essa altro non amava né cercava che di piacere a Dio. Mortole il padre, raggiunse la madre a Roma, seguendola nei suoi pellegrinaggi e nell'arduo apostolato fra i miseri e gli infermi. In questo frattempo Dio chiamò al premio il pio suo sposo Edgardo.<br /> Essendo ancora giovane ed avvenente, e rifiutando seconde nozze, innumerevoli furono le insidie e le lusinghe tentate da uomini brutali per recidere il giglio immacolato della sua verginità. Il cervo che le viene raffigurato accanto l'avrebbe salvata distraendo uno spasimante respinto che voleva rapirla. Sempre trionfò con l'aiuto di Dio, cui di continuo era unita colla preghiera, aiuto manifestatosi alle volte anche miracolosamente. Passava quattro ore al giorno in preghiera intensa e in contemplazione. Ereditò le virtù e lo spirito di carità e di apostolato di sua madre, colla quale rimase per 25 anni: ne accolse l'ultimo respiro e ne portò le sante reliquie in Svezia. Tornata in patria, si ritirò in un monastero, ove fu superiora. Più tardi si recò nuovamente a Roma, per la canonizzazione della madre. Vi rimase cinque anni, spendendo il tempo che le rimaneva dalle occupazioni più importanti al servizio degli infermi e derelitti. Il Signore volle per suo mezzo compiere innumerevoli miracoli. Tornò infine in patria, nel suo monastero, ove morì il 24 marzo 1381. PRATICA. Impariamo da questa Santa la custodia degli occhi.<br /> PREGHIERA. O Dio, che nella beata Caterina ci desti sì mirabile esempio di purezza illibata, concedici, te ne preghiamo, per sua intercessione, che noi, puri di mente e di cuore, consacriamo tutte le nostre forze al tuo santo servizio. MARTIROLOGIO ROMANO. A Vadstena in Svezia, santa Caterina, vergine: figlia di santa Brigida, data alle nozze contro il suo volere, conservò, di comune accordo con il marito, la sua verginità e, dopo la morte di lui, condusse una vita pia; pellegrina a Roma e in Terra Santa, trasferì le reliquie della madre in Svezia e le ripose nel monastero di Vadstena, dove ella stessa vestì l’abito monacale.

nome Sant'Oscar Arnulfo Romero Galdámez- titolo Vescovo e martire- nascita 15 marzo 1917, Ciudad Barrios, El Salvador- Ordinato presbitero 4 aprile 1942- Nominato vescovo 25 aprile 1970 da papa Paolo VI- Consacrato vescovo 21 giugno 1970 dall'arcivescovo Girolamo Prigione- Elevato arcivescovo 3 febbraio 1977 da papa Paolo VI- morte 25 marzo 1980, San Salvador, El Salvador- ricorrenza 24 marzo- Incarichi ricoperti Vescovo titolare di Tambee (1970-1974), Vescovo ausiliare di San Salvador (1970-1974), Segretario generale del Segretariato Episcopale dell'America Centrale e Panama (1971-1972), Vescovo di Santiago de María (1974-1977), Arcivescovo metropolita di San Salvador (1977-1980)- Beatificazione San Salvador, 23 maggio 2015 da papa Francesco- Canonizzazione Roma, 14 ottobre 2018 da papa Francesco- Óscar Arnulfo Romero nacque il 15 marzo 1917 a Ciudad Barrios, nello Stato di El Salvador. Terzo di otto figli di Santos Romero e Guadalupe de Jesús Galdámez, grazie ai genitori si avvicina alla fede e nel 1928 riceve la Prima Comunione, per diventare poi a 12 anni apprendista falegname. Ma Oscar vuole diventare sacerdote e venne così ammesso nel Seminario minore di San Miguel; nel 1937 passò 7 mesi al Seminario maggiore di San José de la Montaña, per poi proseguire gli studi a Roma, dove venne ordinato sacerdote il 4 aprile 1942. Tornato in patria divenne rettore del seminario interdiocesano di San Salvador, direttore di riviste pastorali e segretario della Conferenza Episcopale dell'America Centrale e di Panama, nonché vicino all’Opus Dei. Nel 1977, quasi sessantenne, divenne arcivescovo di San Salvador, e di fronte alle sanguinose persecuzioni della dittatura del Governo istituì una Commissione per la difesa dei diritti umani denunciando, nelle sue affollate messe, i crimini compiuti dallo Stato. Questo lo rese inviso sia alla destra che lo giudicò comunista, sia alla stessa Chiesa che lo considerò istigatore delle masse contro il Governo. Il 24 marzo 1980 venne ucciso da un sicario mentre celebrava messa nella cappella dell'ospedale, con un colpo dritto al cuore, giorno poi dedicato alla sua memoria liturgica. Considerato amico dei poveri, il popolo salvadoregno ha iniziato a pregare sulla sua tomba, nella cripta della cattedrale del Divino Salvatore del Mondo a San Salvador, ritenendolo un martire. Il 23 maggio 2015, nella Piazza Salvatore del Mondo di San Salvador, monsignor Romero è diventato Beato, e la sua canonizzazione è legata alla coppia Alejandro e Cecilia Maribel Flores Rivas. In difficoltà per le condizioni della donna che subito dopo il parto stava morendo, l'uomo, rinvenuta l'immagine di Romero in una Bibbia della nonna chiese la sua intercessione e tutta la comunità venne coinvolta pregando sulla tomba del vescovo finché la donna improvvisamente guarì. Dopo la dovuta inchiesta diocesana il fatto è stato considerato un miracolo del Beato Óscar Romero, divenuto San Romero delle Americhe il 14 ottobre 2018.

nome Beato Diego Giuseppe da Cadice- titolo Sacerdote cappuccino- nome di battesimo Francisco José López-Caamaño García-Pérez- nascita 30 marzo 1743, Cadice, Spagna- morte 24 marzo 1801, Ronda, Spagna- ricorrenza 24 marzo- Beatificazione da papa Leone XIII il 22 aprile 1894- Diego Giuseppe venne chiamato "l'apostolo della Santa Trinità" per la grande devozione al mistero delle tre divine persone e la semplicità con la quale riusciva a tenere eloquenti omelie sul dogma trinitario. Nacque il 30 marzo 1743 a Cadice in Andalusia, suo padre era Giuseppe Lépez Camafio, nativo di TCty nella Galizia, imparentato con i conti di Villagarcía, mentre la madre, Maria de Ocafia y García, era andalusa e morì quando Giuseppe aveva nove anni. Gli furono messi i nomi di Giuseppe Francesco Giovanni Maria. Conservò l'innocenza battesimale per tutta la vita. La frequentazione della chiesa dei cappuccini e la lettura delle Vite dei santi dell'ordine risvegliarono in lui il desiderio di diventare francescano. Prese l'abito il 12 novembre 1757, ma non iniziò il noviziato fino al 31 marzo 1758, dopo aver compiuto il quindicesimo anno d'età. Diego Giuseppe, come è conosciuto nella vita religiosa, studiò filosofia a Ecija e poi andò a Cadice per gli studi teologici. Col passare degli anni perse il suo fervore e si adattò a un'esistenza agiata, ma durante gli studi di teologia dogmatica ebbe un'esperienza di conversione potente che lo portò a considerare più seriamente i suoi studi e a intensificare la preghiera. Fu ordinato prete il 24 maggio 1766 e mandato a predicare. Subito risultò evidente che Diego era dotato di doni straordinari, poiché ovunque parlasse le sue omelie provocavano numerose conversioni. Inizialmente operò in Andalusia, ma presto iniziò a spostarsi per tutta la Spagna, insegnando e predicando in villaggi sperduti e in città affollate, senza lasciarsi piegare né dalla fatica né dalle difficoltà. Allontanandosi dallo stile contemporaneo di predicazione, basava i suoi discorsi direttamente sui Vangeli: parlava teneramente dell'amore di Dio, della grazia, di Cristo come il modello di ogni cristiano. Descriveva gli effetti del peccato e come combattere i vizi. Ricordava l'obbligo di tutti i battezzati a vivere secondo il Vangelo e ad adempiere i doveri del loro stato di vita perché la salvezza è un processo senza fine che richiede sforzi continui. Era in grado di stabilire un rapporto diretto con i suoi ascoltatori, riuscendo a conquistare i cuori dei poveri e dei ricchi, degli studenti e dei professori. La sua opera nel confessionale completava la predicazione. Là poteva dirigere e rafforzare coloro che erano stati toccati dalle sue omelie. Ogni minuto libero durante il giorno lo trascorreva visitando le prigioni e gli ospedali o compiendo opere di carità simili, mentre dedicava la maggior parte della notte alla preghiera. A volte le chiese più grandi non erano abbastanza capienti per contenere la folla che si radunava per ascoltarlo, e doveva predicare in una piazza o nelle strade. Alla fine delle omelie doveva venire difeso dalle persone che tentavano di strappare pezzi del suo abito come reliquie. Egli rifiutava tutti i regali e, se era obbligato ad accettarli, li distribuiva subito ai poveri. Una delle sue preoccupazioni maggiori fu sempre l'ingiustizia verso i poveri e si impegnò per educare gli altri al dovere di aiutare gli oppressi. Dopo aver predicato nella città di Antequara, i capi della città decisero di fondare una società per la cura dei poveri in prigione; d'altra parte gli fu impedito di predicare a Siviglia per sette anni per aver parlato contro il sistema ecclesiastico dei benefici, svantaggioso per i poveri. Diego non esitava a denunciare il governo per difendere i diritti della Chiesa e, per questo motivo, venne rinchiuso in prigione per tre anni. Allo stesso modo, tuttavia, non smise di accusare la Chiesa di essere troppo legata al mondo. I Pirenei si dimostrarono una barriera insufficiente per l'eresia degli enciclopedisti o per le idee di Voltaire, ed egli considerava suo compito mettere in guardia i fedeli da quei pericoli. La sua corrispondenza, pubblicata postuma, del 1777-1784 con il suo secondo direttore spirituale e migliore amico Francesco Saverio Gonzales, la cui causa di santificazione è stata presentata a Roma, contiene molto materiale autobiografico. Ci rivela che nel mezzo del suo successo come predicatore più popolare della Spagna del XVIII secolo, Diego era soggetto a periodi di aridità spirituale e di scoraggiamento e spesso doveva sopportare dure tentazioni. Era di temperamento irrazionale e insicuro, emotivo e timoroso; l'unica sua salvezza fu l'obbedienza. Questa gli fu utile quando padre Gonzales morì e juan José Alcover, un prete molto dotato ma riservato e molto diverso dall'affettuoso Diego, divenne il suo terzo direttore spirituale. Abbandonandosi per un periodo di diciassette anni alla guida autoritaria di padre Alcover, Diego imparò a disprezzare e a vincere la sua sensibilità. D'altra parte, le lettere di Diego alle sue figlie spirituali ne mostrano il carattere affettuoso. Morì a Ronda (Malaga) il 24 marzo 1801 e, non appena si diffuse la notizia della morte, venne pubblicamente acclamato come santo. Il suo corpo è conservato nel santuario di Santa Maria Regina della Pace di Ronda. Venne beatificato da papa Leone XIII il 1 aprile 1894. MARTIROLOGIO ROMANO. A Ronda nell’Andalusia in Spagna, beato Diego Giuseppe (Francesco Giuseppe) López-Caamaño da Cadice, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, insigne predicatore e difensore intrepido della libertà della Chiesa.

nome Beata Maria Serafina del S. Cuore- titolo Fondatrice- nome di battesimo Clotilde Micheli- nascita 11 settembre 1849, Imer, Trento- morte 24 marzo 1911, Faicchio, Benevento- ricorrenza 24 marzo, 28 maggio- Beatificazione Papa Benedetto XVI, 28 maggio 2011- Santuario principale Chiesa di Santa Maria del Carmelo di Faicchio- Clotilde Micheli, in religione Suor Maria Serafina del Sacro Cuore, nacque a Imèr nel Trentino l'11 settembre 1849 da Domenico e da Anna Maria Orsingher. È un martedì, giorno che la pietà popolare dedica al culto degli Angeli. I primi diciotto anni della vita di Clotilde furono immersi nella storia della sua famiglia e del suo paese dalla naturale unità familiare, ella, intelligente e volitiva, umile e obbediente, attinse le prime virtù di natura e di grazia: mortificazione, raccoglimento interiore, pietà eucaristica, mariana. Per un privilegio della Provvidenza, le venne amministrato il Sacramento della Cresima dal Vescovo Giovanni Nepomuceno di Trento, beatificato da Papa Giovanni Paolo II. Diciottenne, ricevette per ispirazione divina il messaggio di fondare una famiglia religiosa tutta protesa alla contemplazione del mistero della SS. Trinità. Clotilde attese nella preghiera e nel sacrificio l'ora della Provvidenza. Il 28 giugno 1891 a Casolla di Caserta, dopo lungo travaglio interiore, diede inizio all'opera. Dopo aver dato un assetto ben compaginato all'Istituto e averne visto la rapida diffusione e i suoi consolanti frutti di bene, consumata e trasfigurata dalla sofferenza, muore a Faicchio (BN), Casa Madre dell'Istituto, il 24 marzo 1911. In forza di questa radice profonda, l'Istituto di diritto Pontificio dall'anno 1936, vive oggi e si estende nel mondo. Le Suore degli Angeli, seguendo l'ispirazione della Fondatrice, per mezzo dell'Eucaristia e ad imitazione degli Angeli, rendono un culto speciale di adorazione alla SS. Trinità, con totale disponibilità alla Chiesa. Esse operano in Italia, in Brasile, nelle Filippine, in Indonesia, in Africa. Il processo di Canonizzazione di Suor Maria Serafina del Sacro Cuore è in fase avanzata. Serva di Dio dal marzo 1992, il 13 luglio 2009 Sua Santità Benedetto XVI approva la promulgazione del Decreto sulla eroicità delle virtù e Suor Maria Serafina del Sacro Cuore è dichiarata Venerabile. Il primo luglio 2010, il S. Padre Benedetto XVI ha concesso alla Congregazione delle Cause dei Santi l'autorizzazione a promulgare il Decreto di Beatificazione. Il 28 maggio 2011, a Faicchio (BN), la venerata Fondatrice è proclamata "Beata". MARTIROLOGIO ROMANO. A Faicchio, Benevento, Italia, Beata Maria Serafina del Sacro Cuore, nel secolo Clotilde Micheli, vergine, fondatrice dell'Istituto delle Suore della Carità degli Angeli.

nome Beata Maria Karlowska- titolo Fondatrice- nome di battesimo Maria Karlowska- nascita 4 settembre 1865, Karlowo, Polonia- morte 23 marzo 1935, Pniewite, Polonia- ricorrenza 24 marzo- Beatificazione da papa Giovanni Paolo II a Zakopane il 6 giugno 1997- Nacque a Karlowo, in Polonia, in una pia famiglia. Fin da piccola mostrò grande devozione al Sacro Cuore di Gesù. All'età di 17 anni, rimase orfana da entrambi i genitori e andò a Berlino per seguire un corso di cucito. Sebbene non avesse ancora deciso di entrare come religiosa, a quell'età iniziò a servire i malati e i poveri, e fece un primo voto informale di castità. Sono passati dieci anni, a 27 anni, quando ebbe un incontro decisivo per la sua vita: incontrò una prostituta, e con essa affronta il degrado di queste giovani donne cadute in essa a causa della povertà e della mancanza di mezzi e opportunità. Decise di lavorare per la riabilitazione e la cura delle donne prostitute, in particolare quelle affette da malattie veneree. Fondatrice della Congregazione delle Suore del Divino Pastore della Divina Provvidenza, affinché le ragazze e le donne distrutte dall'immoralità possano ritrovare la loro dignità. Stabilì per lei e per i suoi religiosi il seguente scopo: “Dobbiamo annunciare il Cuore di Gesù, cioè vivere di Lui e in Lui e per Lui, in modo che diventiamo simili a Lui e che Egli sia più visibile nella nostra vita”. La sua dedicazione al Sacro Cuore del Salvatore si tradusse in un grande amore per gli uomini. Aveva un'insaziabile fame d'amore. Secondo la Beata Maria Karlowska, un tale amore non dirà mai abbastanza, non si fermerà mai per strada. Questo fu esattamente quello che le successe, perché era spinta dalla corrente dell'amore divino. Grazie a quell'amore, ridette la luce di Cristo a molte anime e le aiutò a ritrovare la dignità perduta. Si stima che siano state circa cinquemila le donne che furono accolte nel tempo da Madre Maria Karlowska, e hanno ricevuto in casa non solo accoglienza, ma anche un mestiere e aiuto per creare una famiglia. Molte in seguito diventarono madri, altre sono rimasero religiose della stessa congregazione. Morì piena di merito a Pniewita, in Polonia, ma il suo lavoro continuò e continua a funzionare. MARTIROLOGIO ROMANO. Nella cittadina di Pniewite presso Danzica in Polonia, beata Maria Karlowska, vergine, che, per recuperare alla dignità di figlie di Dio le ragazze e le donne povere e di costumi corrotti, fondò la Congregazione delle Suore del Divino Pastore della Divina Provvidenza.

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