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01/08/2024 alle 15:45

I santi di oggi 1 agosto:

I santi di oggi 1 agosto:

nome Sant'Alfonso Maria de' Liguori- titolo Vescovo e dottore della Chiesa, fondatore della Congregazione del Santissimo Redentore- nome di battesimo Alfonso Maria de' Liguori- nascita 27 settembre 1696, Napoli- morte 1 agosto 1787, Nocera de' Pagani, Salerno- ricorrenza 1 agosto, 2 agosto messa tridentina- Beatificazione Roma, 15 settembre 1816 da papa Pio VII- Canonizzazione Roma, 26 maggio 1839 da papa Gregorio XVI- Santuario principale Basilica pontificia di Sant'Alfonso Maria de' Liguori, Pagani- Attributi Crocifisso nella mano destra indicato con la mano sinistra, bastone pastorale- Patrono di Regno delle Due Sicilie, Diocesi di Acerra, Arcidiocesi di Agrigento, Diocesi di Sant'Agata de' Goti, San Felice a Cancello, Pagani, confessori, moralisti, avvocati, teologi, Pontificio Seminario Campano Interregionale- Nacque il 27 settembre del 1696 a Napoli dalla nobile famiglia De' Liguori. Ricevette dai suoi buoni genitori un'educazione santa ed energica, a cui il piccolo Alfonso non mancò di corrispondere, conservando per tutta la vita una predilezione speciale ed un vivo sentimento di riconoscenza verso sua madre. Con uno studio accurato ed indefesso ottenne la laurea di avvocato a soli sedici anni. Dopo avere esercitato con brillante successo la sua professione per parecchi anni, per un errore commesso involontariamente nel trattare mia causa in tribunale rimase talmente scosso, che decise di abbandonare il mondo per seguire la voce di Dio che lo chiamava al sacerdozio. Tale cambiamento non era facile; numerose difficoltà gli si paravano innanzi: era nobile, di ottime qualità, abile nella professione, amava con grande affetto la sua famiglia ed era da loro riamato; ma egli rimase immobile nel suo proposito. Divenuto sacerdote, si esercitò nella predicazione popolare e nell'insegnamento del catechismo. A tutti rivolgeva la sua parola semplice, caritatevole, senza ricercatezza, e per predicare il Vangelo ai poveri, fondò la congregazione religiosa dei Redentoristi. Fu autore di molteplici opere letterarie, teologiche e di celebri melodie natalizie, tra cui la famosissima "Tu scendi dalle stelle", derivato come versione in italiano dall'originale "Quanno nascette Ninno". Nel 1762, a 66 anni, fu eletto vescovo di S. Agata dei Goti. Esercitò l'episcopato con grande zelo, facendo di tutto per estirpare il male e salvare le anime. Dopo tredici anni, colpito da gravi malattie, domandò ed ottenne di essere esonerato dall'episcopato e ritornare nel suo istituto. Ebbe a sopportare terribili prove anche nella vecchiaia. Morì il 1 agosto del 1787 alla veneranda età di 91 anni. Illustre per virtù e miracoli, il Sommo Pontefice Gregorio XVI lo annoverò nel catalogo dei Santi; e Pio IX lo dichiarò Dottore della Chiesa universale. Fra le continue occupazioni della sua vita sacerdotale ed episcopale, trovò modo di scrivere numerosissime ed importanti opere, fra le quali è celebre la Teologia Morale in diversi volumi. Altre opere meno importanti sono: Verità della fede, Vittoria dei Martiri, Trionfi della Chiesa. In quasi tutti gli scritti si prefisse lo scopo di difendere l'infallibilità pontificia e la Verginità di Maria, onde ebbe il merito d'aver preparato la definizione e la propagazione di questi due dogmi, che avvenne circa un secolo dopo per opera di Pio IX. Molto popolari e utili alle anime sono: Il gran mezzo della preghiera, Le visite al SS. Sacramento, Le glorie di Maria, L'apparecchio alla morte, La via della salute. PRATICA. Crediamo all'onnipotente intercessione di Maria; chi è devoto di Maria, si salva; chi è molto devoto di Maria, si fa santo. PREGHIERA. O Dio, che per mezzo del tuo beato confessore e vescovo Alfonso Maria, acceso dello zelo delle anime, dotasti la tua Chiesa di una nuova famiglia religiosa, ti preghiamo che ammaestrati dai suoi salutari insegnamenti e corroborati dai suoi esempi possiamo giungere felicemente a te. MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di sant’Alfonso Maria de’ Liguori, vescovo e dottore della Chiesa, che rifulse per la sua premura per le anime, i suoi scritti, la sua parola e il suo esempio. Al fine di promuovere la vita cristiana nel popolo, si impegnò nella predicazione e scrisse libri, specialmente di morale, disciplina in cui è ritenuto un maestro, e, sia pure tra molti ostacoli, istituì la Congregazione del Santissimo Redentore per l’evangelizzazione dei semplici. Eletto vescovo di Sant’Agata dei Goti, si impegnò oltremodo in questo ministero, che dovette lasciare quindici anni più tardi per il sopraggiungere di gravi malattie. Passò, quindi, il resto della sua vita a Nocera dei Pagani in Campania, tra grandi sacrifici e difficoltà.

nome San Pietro Favre- titolo Sacerdote Gesuita- nascita 13 aprile 1506, Savoia, Francia- morte 1 agosto 1546, Roma- ricorrenza 1 agosto- Beatificazione 5 settembre 1872 da papa Pio IX- Canonizzazione Roma, 17 dicembre 2013 da papa Francesco (canonizzazione equipollente)- Pietro Favre era il più anziano dei compagni di S. Tgnazio di Loyola; Ignazio lo stimava al pari di S. Francesco Saverio e fu il primo gesuita a comprendere il significato profondo della Riforma protestante. Era un savoiardo, nato da famiglia contadina nel 1506. Quando era ancora un pastorello desiderava ardentemente studiare e alla fine ci riuscì, prima con un prete a Thònes, poi in un istituto locale. Nel 1525 andò a Parigi ed entrò nel collegio di S. Barbara. Abitava insieme a uno studente della Navarra, Francesco Saverio; poi incontrò un altro studente di Salamanca, Ignazio di Loyola, e fra i tre si stabilì una salda amicizia. Nel 1530 Favre conseguì la laurea, lo stesso giorno di Saverio, ma impiegò un certo tempo a decidersi per la professione. Lo attiravano, via via, la medicina, gli studi giuridici, l'insegnamento. Alla fine decise di seguire Ignazio. Fu ordinato prete nel 1534 e il 15 agosto dello stesso anno celebrava a Montmartre la Messa, nella quale i primi sette gesuiti pronunciarono i voti, promettendo povertà, castità, un pellegrinaggio a Gerusalemme, se possibile, e una vita spesa nel servizio apostolico. Egli era il responsabile del piccolo gruppo che all'inizio del 1537 si incontrò con Ignazio a Venezia per constatare tristemente che la guerra con la Turchia impediva loro di partire come missionari per la Terra Santa. Alla fine dell'anno Favre accompagnò Ignazio e Laínez a Roma, dove ricevettero l'incarico di predicare le missioni. Per un certo periodo fu anche professore all'università. Quando l'imperatore Carlo V indisse una serie di conferenze, o "diete", di capi cattolici e protestanti per porre fine ai tumulti religiosi in Germania, papa Paolo III designò Favre come membro della dieta di Worms: era il 1540. Dopo il fallimento di questo incontro partecipò anche alla dieta di Ratisbona (Regensburg), pure infruttuosa, l'anno seguente. Favre giunse alla conclusione che la Germania non aveva bisogno di discussioni con i protestanti, ma di una riforma della vita del clero e dei laici. Le sue idee avrebbero appoggiato la tesi, ora corrente, che le due riforme, protestante e cattolica, erano in gran parte due aspetti di un simile tentativo di ricristianizzare, di ammaestrare compiutamente e anche di istruire un'Europa incolta e convertita solo a metà. Favre rimase colpito dall'apatia e dai cattivi costumi del clero e del popolo e si diede a predicare a Spira, Regensburg e Magonza. In quest'ultima città Pietro Canisio, ancora laico, fece gli esercizi spirituali sotto la sua direzione e si fece gesuita. Favre ebbe grande successo a Colonia, dove l'arcivescovo Herman von Wied era passato al protestantesimo, e contribuì a fondare in città la prima residenza dei gesuiti. Poi si recò in Portogallo e in Spagna. In viaggio, mentre attraversava la Francia, fu messo in carcere per sette giorni; allora fece voto di non accettare offerte per messe, o prediche, tutte le volte che avesse potuto rinunciarvi senza fare torto ad altri. Predicò ritiri a sacerdoti e laici in Spagna e altrove. Si serviva degli Esercizi Spirituali di S. Ignazio, che tradusse in latino per i certosini di Colonia. In Spagna, fra coloro sui quali Favre ebbe una influenza decisiva per la loro vita, ci fu Francesco Borgia, allora duca di Gandia. Papa Paolo III voleva Favre come suo teologo al Concilio di Trento. Pietro era risoluto a dare l'obbedienza, confermata anche dalla domanda dell'arcivescovo di Magonza, che gli chiedeva di accompagnarlo e dalla convocazione del papa nel 1546. Ma era sofferente, l'estate era molto calda; il viaggio e la fatica della sua attività lo avevano prostrato. Morì tra le braccia di Ignazio, poco dopo il suo arrivo a Roma. Nel suo Memoriale Favre ha lasciato un resoconto dettagliato, quasi giornaliero, della sua vita spirituale per un lungo periodo. Ecco un'annotazione caratteristica: «Un giorno andai al palazzo per ascoltare la predica nella cappella del principe. Il portinaio non mi conosceva e non mi lasciò entrare. Mi fermai fuori e cominciai a considerare quante volte avevo consentito alla mia anima di intrattenersi in pensieri vani e immaginazioni cattive, rifiutando l'ingresso a Gesù, che bussava alla porta. Riflettei su come il mondo Io accoglie male, dovunque. Pregai per me e per il portinaio, affinché il Signore non ci lasciasse aspettare a lungo in purgatorio prima di ammetterci in cielo. Feci anche altre buone riflessioni in quel momento e provai molta gratitudine per il portinaio, che mi aveva suscitato questi pensieri di pietà e compunzione». Pietro Favre aveva quella che oggi si chiamerebbe una mentalità ecumenica ed era contrario a usare qualsiasi forma di costrizione nel trattare con i protestanti. Aveva poca fiducia nelle diete e nelle conferenze ufficiali ma, se necessario, era pronto a incontrare oppositori come Bucero e Melantone per discutere faccia a faccia. Confrontato con l'intransigenza di quei tempi, il suo era un atteggiamento conciliante; sentiva che era molto più importante cambiare il cuore delle persone, far sì che si ravvedessero, condurli a Cristo e alla Chiesa: «È necessario» scriveva «per chiunque voglia aiutare gli eretici nell'epoca attuale, nutrire per loro grande benevolenza e amarli sinceramente, mettendo da parte tutti i pensieri e i sentimenti volti a screditarli. Si deve anche cercare di guadagnarsi il loro favore e la loro simpatia con conversazioni e discussioni amichevoli, avendo cura di evitare tutti i temi controversi che porterebbero a litigi e reciproche recriminazioni; il nostro incontro si dovrebbe poggiare sulle cose che ci uniscono, non su quelle che dividono». Un contemporaneo di Pietro Favre disse che «i suoi modi amabili e cortesi gli procuravano la benevolenza e il consenso di tutti e guadagnavano quanti lo incontravano all'amore di Dio. Quando parlava delle cose divine pareva che avesse sulla lingua le chiavi dei cuori degli uomini, tanto riusciva a commuoverli e ad attirarli». Il suo culto fu confermato nel 1872. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma, beato Pietro Favre, sacerdote, che, primo dei membri della Compagnia di Gesù, affrontò onerosi compiti in diverse parti d’Europa e morì a Roma mentre partiva per il Concilio di Trento.

nome San Pietro in Vincoli- titolo Dedicazione- ricorrenza 1 agosto- Il 1 agosto a Roma si ricorda la dedicazione della Basilica di San Pietro in Vincoli, dove sono custodite le catene (i vincoli, appunto) con le quali si narra fu legato San Pietro durante la sua prigionia a Gerusalemme e quella a Roma prima del suo martirio. La vicenda illustrata in Atti 12,5-7 racconta che mentre Pietro era prigioniero per ordine di Erode Agrippa piantonato da due soldati e legato da catene apparve un angelo che toccandolo le fece cadere. Queste catene furono quindi conservate, secondo la tradizione, dai cristiani a Gerusalemme e dopo vari secoli, nel 442 vennero donate da Giovenale, Patriarca della città, ad Elia Eudocia Imperatrice d'Oriente che era in pellegrinaggio in Terra Santa. La donna poi le regalò alla figlia Licinia Eudossia, figlia di Teodosio II e moglie di Valentiniano III la quale infine le portò in dono a Papa Leone Magno il quale aveva anch'egli le catene utilizzate per la prigionia di San Pietro nel Carcere Mamertino. Secondo la leggenda il pontefice avrebbe avvicinato quelle ricevute dall'imperatrice a quelle in suo possesso in modo da poterle confrontare e a quel punto accadde l'incredibile, esse si sarebbero fuse tra loro dando vita ad un'unica catena. In memoria del miracolo, nel 442 d.C., la stessa Licinia Eudossia decise di far costruire una chiesa che custodisse la preziosa reliquia che si trova oggi sotto l'altare maggiore che ricordasse nel tempo l’evento. Reso ancora più significativo dal fatto che le due catene provenissero una da Oriente e l’altra da Occidente diventando così simbolo del legame tra i due imperi e di una volontà divina di riunificazione. Proprio dal nome della sua fondatrice, la chiesa è anche nota come basilica Eudossiana. Pare che queste catene per secoli furono utilizzate per esorcizzare indemoniati e per molto tempo ne venne usata la limatura per farne delle reliquie.

nome Beato Giovanni Bufalari da Rieti- titolo Religioso- nome di battesimo Giovanni Bufalari- nascita 1318 circa, Castel Porchiano, Amelia- morte 1336, Rieti- ricorrenza 1 agosto- Beatificazione 1832 da papa Gregorio XVI- Giovanni nacque all'inizio del xrv secolo a Castel Porchiano in Umbria; era fratello della B. Lucia di Amelia (27 lug.). Si conosce poco della sua vita, che fu priva di eventi particolarmente rilevanti. In giovane età si unì agli agostiniani a Rieti; era sempre pronto ad aiutare gli altri, specialmente i malati e i forestieri, e serviva volentieri gli ospiti in monastero. Passava molte ore in contemplazione e serviva Messa con grande fervore nella chiesa dei frati. Piangeva non solo per i suoi peccati, ma anche per quelli degli altri; quando camminava in giardino diceva: «Devi proprio piangere; tutt'intorno vediamo alberi, erba, fiori e piante che germinano, crescono, producono frutti, poi muoiono, così come stabiliscono le leggi del creatore. Invece gli esseri umani, ai quali Dio ha dato l'uso di ragione e la promessa di una ricompensa nella vita futura, fanno sempre il contrario di quello che Egli vuole». Non si conosce la data esatta della morte di Giovanni, ma la sua vita santa e i miracoli che si diceva avvenissero sulla sua tomba, ne stimolarono il culto, che continuò e fu ufficialmente confermato nel 1832. MARTIROLOGIO ROMANO. A Rieti, beato Giovanni Bufalari, religioso dell’Ordine degli Eremiti di Sant’Agostino, giovane umile e gioioso, sempre pronto ad aiutare il prossimo.

nome Sant'Etelvoldo- titolo Vescovo- nascita X secolo, Winchester, Inghilterra- morte 1 agosto 984, Winchester, Inghilterra- ricorrenza 1 agosto- Etelwold (o Aethelwold) era nato a Winchester. Passò la giovinezza come cortigiano del re Etelstano (924-939), poi chiese a S. Elfego il Vecchio, vescovo di Winchester (12 mar.), di essere ammesso al sacerdozio. Elfego lo ordinò insieme a S. Dunstan (19 mag.), che aveva circa la stessa età. Nel 940, quando Dunstan diventò abate di Glastonbury e vi introdusse la stretta osservanza benedettina, Etelwold entrò nella comunità. Fu poi annoverato tra i decani, quindi nominato priore. Non si coricava mai dopo mattutino e conduceva una vita così austera che Dunstan gli dovette ordinare di mangiare carne almeno una volta ogni tre mesi. Lavorò come cuoco, come muratore, ma soprattutto come fonditore di campane; fu anche appassionato studioso. Avrebbe voluto andare in Francia a studiare la riforma di Cluny, ma intorno al 954 il re Edredo lo nominò abate di Abingdon, nel Berkshire, una grande abbazia che stava andando in rovina. Alcuni monaci di Clastonkiry lo aiutarono a fare dell'abbazia in sfacelo un modello di disciplina. Egli vi costruì una nuova chiesa con doppia cupola e fece venire da Corbie un maestro di musica sacra. Mandò il suo discepolo Oscar a Fleury, monastero famoso per la sua rigorosa osservanza, oltre che per la presenza di alcune reliquie di S. Benedetto, a impararne la disciplina, a vantaggio di Abingdon, così che l'abbazia potesse diventare un modello dell'osservanza continentale in Inghilterra. In seguito, a causa delle invasioni dei danesi, il monachesimo inglese si indebolì. Nonostante le riforme del re Alfredo, il livello di istruzione dei giovani era insufficiente: Dunstan, Etelwold e Osvaldo di Worcester (28 feb.) si adoperarono per il rafforzamento sia del monachesimo che della formazione scolastica. Nel 963 Dunstan consacrò Etelwold vescovo di Winchester, la più grande città del Wessex: fu l'inizio di un'importante riforma monastica. Etelwold rimosse í canonici della cattedrale di Winchester, con il consenso di re Edgardo, precedentemente loro protettore, e li sostituì con monaci di Abingdon, costituendo così la prima cattedrale monastica, istituzione che si trova solo in Inghil terra, e impose stretti voti monastici ai canonici della collegiata: l'alternativa all'accettazione della nuova disciplina era l'espulsione. Non esitò a chiedere l'aiuto dell'autorità secolare per applicare le sue riforme; tre dei vecchi canonici presero l'abito monastico e continuarono a servire nella stessa chiesa. Lo stretto rapporto tra la fondazione monastica e la vicina corte fa immaginare l'appoggio reale, che sarebbe stato molto importante per le riforme di Etelwold. L'anno seguente egli espulse i sacerdoti secolari dal monastero di Newminster a Winchester e li sostituì con monaci benedettini governati da un abate; inoltre ripristinò il monastero di Milton nel Dorset. Nel 965 restaurò il convento femminile dedicato alla Vergine Maria a Winchester e nel 970 acquistò dal re le terre e i ruderi del grande convento di S. Etelreda nell'isola di Ely, che i danesi avevano bruciato un secolo prima, e vi impiantò un'abbazia di monaci. Acquistò anche le rovine di Thorney nel Cambridgeshire, che restaurò intorno al 972, edificando una chiesa con abside da entrambi i lati. Consigliò e aiutò Aldolfo, cancelliere.del re Edgardo, per l'acquisto delle rovine dell'abbazia di Peterborough, che era stata distrutta dai danesi nell'870 dopo essere stata fiorente per duecento anni; nel 966 la ricostruì e radunò i monaci per la nuova fondazione. Aldolfo, che aveva perso il suo unico figlio, destinò all'abbazia íl suo intero patrimonio e ne divenne monaco, quindi fu scelto come primo abate. Peterborough fu uno dei primi distretti a ottenere lo stato di franchigia ecclesiastica e in tal modo erano i monasteri riformati, e non re Edgardo, a controllare i tribunali locali e a riceverne i profitti. Etelwold costruì il più bell'organo del paese a Winchester: aveva quattrocento canne e trentasei mantici. Sviluppò anche una elaborata pratica liturgica e introdusse la prima polifonia inglese (il "tropario di Winchester"); inoltre diede inizio a uno stile di miniatura dei codici, caratteristico di Winchester e delle sue fondazioni, la cui fama si diffuse al di fuori dell'Inghilterra. Nel 971 presiedette alla traslazione delle reliquie di S. Swithun di Winchester (2 lug.). Un evento di grande importanza fu la consacrazione della cattedrale di Winchester nel 980. Incoraggiò anche la traduzione fedele in inglese dei testi latini, specialmente a vantaggio del clero secolare, così che Winchester divenne un centro di scrittura e di erudizione in lingua volgare. Nel campo della pratica religiosa, della liturgia, del governo ecclesiastico, delle lettere e in molti altri settori, le riforme monastiche introdotte e dirette da Etelwold ebbero enorme influenza in tutto il periodo prenormanno. La maggioranza dei vescovi inglesi prima della conquista normanna proveniva dai monasteri riformati da Dunstan ed Etelwold. A volte però le risolute riforme di Etelwold, specialmente la sostituzione di fiacchi canonici con austeri monaci, furono fortemente osteggiate; il suo modo di fare, severo e inflessibile, gli valse il soprannome di "Boanerges" o "figlio del tuono". Nonostante questo, molti lo trovavano pieno di benevolenza e «più gentile di una colomba». Veniva chiamato il "padre dei monaci" ed era noto per la sua umiltà e carità. Era anche un ascoltato consigliere del re. Morì il primo agosto 984 e fu sepolto nella cattedrale di Winchester. Si dice che per sua intercessione si siano verificati diversi miracoli. Il suo corpo fu poi esumato e deposto solennemente sotto l'altare da S. Elfego, suo immediato successore e congiunto. Numerosi scritti sono attribuiti a Etelwold, compresa una traduzione in inglese della Regula di S. Benedetto, che re Edgardo ricompensò, a quanto pare, con il dono di una vasta proprietà nel Suffolk occidentale. Etelwold probabilmente scrisse e certamente favorì la diffusione, in occasione della conferenza che egli convocò intorno al 970, della Regularis Concordia, o regola comune dei trenta monasteri da lui riformati nell'Inghilterra meridionale, in precedenza attribuita a Dunstan. MARTIROLOGIO ROMANO. A Winchester in Inghilterra, deposizione di sant’Etelvoldo, vescovo, che tradusse la celebre "Concordia dei monaci" per il rinnovamento della disciplina monastica, che aveva appreso da san Dunstano.

nome Sant'Essuperio di Bayeux- titolo Vescovo- nascita IV secolo, Arreau, Francia- morte IV secolo, Bayeux, Francia- ricorrenza 1 agosto- Canonizzazione pre canonizzazione- Era nato probabilmente ad Arreau (Francia), negli alti Pirenei, dove si trova una cappella dedicata a lui che è ancora luogo di pellegrinaggio. Succedette a S. Silvio sulla cattedra di Tolosa intorno al 405 e qui completò la grande chiesa di S. Saturnino (o Semino, 29 nov.), il primo vescovo della città, iniziata dal suo predecessore. Si dice che la sua virtù più eminente sia stata la generosità verso i poveri: ce n'era bisogno in quei tempi, con la Gallia invasa dai vandali. Essuperio si preoccupava anche di mandare soccorsi oltre confine; inviò donativi perfino ai monaci d'Egitto e Palestina. S. Girolamo (30 set.) ebbe notizia dal monaco Sisinnio del movimento ascetico e monastico a Tolosa e Marsiglia e dedicò a Essuperio il suo commento a Zaccaria. Scrisse di lui: «Per alleviare la fame dei miseri, patisce la fame lui stesso; il suo volto pallido mostra com'è severo il suo digiuno, ma è la fame degli altri che lo fa soffrire. Dona tutto ciò che ha ai poveri di Cristo: la sua carità non ha confini. Si occupa di casi bisognosi anche in luoghi molto lontani: perfino gli eremiti ne ricevono benefici». Essuperio scrisse a papa Innocenzo I chiedendo consigli su argomenti di disciplina e sul canone delle Scritture. Innocenzo, che intendeva rendere le consuetudini di Roma norma vincolante per tutta la Chiesa, mandò a Essuperio l'elenco dei libri autentici della Bibbia, come era allora recepita a Roma (identica a quella di oggi, compresi i libri deuterocanonici). Non si sa quando e dove Essuperio morì, ma sembra che prima sia stato esiliato. S. Paolino di Nola (22 giu.) ne parla come di uno dei più illustri vescovi della Chiesa di Gallia. Dalla metà del vi secolo la Chiesa di Tolosa lo onorò al pari di S. Saturnino. MARTIROLOGIO ROMANO. A Bayeux nella Gallia lugdunense, ora in Francia, sant’Esuperio, venerato come primo vescovo di questa città.

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