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I santi di oggi 6 dicembre:
nome San Nicola di Bari- titolo Vescovo di Mira- altri nomi San Nicola di Mira- nascita III secolo, Pàtara, Turchia- Consacrato vescovo 300- morte IV secolo, Licia, Turchia- ricorrenza 6 dicembre- Incarichi ricoperti Vescovo di Myra- Santuario principale Basilica di San Nicola a Bari- San Nicola fu uno dei più illustri santi che fiorirono nella Chiesa orientale nel secolo IV. Nativo di Patara nella Licia, dimostrò fin da bambino di essere predestinato a grandi cose. Prestissimo si innamorò della vita religiosa, e si ritirò in un monastero nelle vicinanze di Mira.
Mirabili furono quivi i suoi slanci d'amore al Signore ed il progresso quotidiano nella virtù. Praticava la carità materiale e spirituale verso il prossimo, e di lui rimase celebre il seguente fatto.
Trovandosi tre giovanette in grave pericolo di perdere l'innocenza, non potendo a causa della loro povertà trovare un onesto collocamento, per tre notti consecutive Nicola si portò vicino a quella casa, ed ogni volta vi gettò dalla finestra una borsa (poi simboleggiati nell'iconografia con palle d'oro) contenente il necessario per la dote di una figlia. La sua grande devozione lo spinse a visitare la Terra Santa. Durante il viaggio, quando la nave su cui era montato si trovava in alto mare, si scatenò una tempesta tale che i marinai disperavano della salvezza. Ma Nicola, rassicuratili, si mise in ginocchio: ed il mare divenne calmo e si arrivò felicemente in porto. Ritornato dal pellegrinaggio, trovò vacante la sede episcopale di Mira, capitale della Licia. Nicola, già celebre per i suoi miracoli e per la sua vita esemplare, fu eletto ad occupare quella sede, e la resse sapientemente per molti anni. Fu grande benefattore dei poveri, padre degli orfani, sostegno delle vedove.
Durante la persecuzione di Diocleziano, fu deportato e confinato. Restituita la libertà alla Chiesa, il santo vescovo ritornò tra il suo popolo. Partecipò al Concilio Ecumenico di Nicea ed ebbe parte assai attiva nella confutazione di Ario, che sosteneva che la natura del Figlio non fosse uguale a quella del Padre. Il Signore lo preavvisò della prossima sua morte ed il Santo, raccomandatosi alle preci del suo buon popolo, radunò il clero, e prese a recitare il salmo: "In manus tuas Domine commendo spiritum meum”, e col sorriso sulle labbra, spirò. Era l'anno 342. Dopo la morte di San Nicola, le reliquie rimasero fino al 1087 nella Cattedrale di Myra. A Mira le sue reliquie furono venerate finché non sopraggiunse l'invasione mussulmana. Allora vennero poste in salvo da 62 soldati, devoti corsari della città di Bari. E il 9 maggio del 1087, con immensi onori, furono poste nella celebre, vetusta cattedrale del grande porto pugliese, e Bari divenne il più importante centro del culto di San Nicola. LA MANNA DI SAN NICOLA
La manna di San Nicola è un’acqua straordinaria che si forma nella tomba del Santo, segno tangibile della sua intercessione divina. Questo fenomeno, presente già nella Basilica di Mira, è riconosciuto come una reliquia preziosa per il contatto diretto con le ossa del Santo. Per la tradizione cattolica, sgorgarebbe miracolosamente dalle ossa o dai marmi della tomba, come ricordano alcune liturgie. La raccolta avviene ogni 9 maggio, giorno in cui, alla presenza dei fedeli, il foro della tomba viene aperto per prelevare questa sacra manna. Nonostante la quantità raccolta sia limitata, l’acqua distribuita ai pellegrini è arricchita dalla manna originale, mescolata con acqua benedetta. I Padri Domenicani, custodi della Basilica dal 1951, promuovono una devozione discreta, ricordando che la manna è segno di consolazione per i fedeli ma invitano a viverla come espressione di fede personale, senza trasformarla in elemento necessario per tutti. Per molti, essa è segno di conforto e grazia, un dono spirituale che richiama la presenza viva di San Nicola nella Chiesa. PRATICA. Perdoniamo le offese e preghiamo per coloro che ci fanno soffrire. PREGHIERA. O Signore, che hai voluto onorare il tuo vescovo Nicola con insigni miracoli, fa' che per la sua intercessione siamo liberati dalle pene del fuoco eterno. MARTIROLOGIO ROMANO. San Nicola, vescovo di Mira in Licia nell'odierna Turchia, celebre per la sua santità e la sua intercessione presso il trono della grazia divina.
nome Sant'Obizio da Niardo- nascita 1150 circa, Niardo, Brescia- morte 1204, Brescia- ricorrenza 6 dicembre- Canonizzazione Giubileo del 1600- Nacque a Niardo, Brescia. Si sposò e abbracciò la vita militare, partecipando alle lotte che ebbero luogo nel nord Italia durante il regno dell'imperatore Enrico VI. In una battaglia vicino al fiume Oglio, fu salvato dall'annegamento e di fronte a una visione dell'inferno, che ebbe in sogno perché era nel peccato, lasciò l'esercito, lasciando tutti i suoi averi alla moglie e ai quattro figli. Fece pellegrinaggio ad alcuni santuari e in seguito divenne Oblato benedettino e diede la sua vita in austera penitenza al servizio dei Benedettini di Santa Giulia di Brescia. Tornò a vedere la sua famiglia nel 1202, tornando a Brescia, e conoscendo la grave malattia di cui soffrì, la figlia Berta si prese cura di lui fino alla sua morte. La sua reputazione di santità e culto immemorabile fu confermata da Papa Leone XIII il 10 luglio 1900. MARTIROLOGIO ROMANO. A Brescia, sant’Obizio, che, cavaliere, convertitosi a Dio e datosi a una vita di penitenza, distribuì i suoi averi per il bene di tutti.
nome Santi Dionisia e compagni- titolo Martiri- ricorrenza 6 dicembre- Nell'anno 484, il re ariano dell'Africa settentrionale bandì i vescovi cattolici dalle loro sedi africane e iniziò una violenta persecuzione contro i cristiani ortodossi. Tra i martiri vi era una donna di nome Dionisia e il suo giovane figlio Maiorico, la sorella Dativa, il cugino Emiliano e altre tre persone almeno. Con loro sono commemorati il giorno seguente: S. Servo, ucciso a Thurbobo, e altri martiri, inclusa una giovane madre chiamata Vittoria, che subì il martirio a Cucusa. MARTIROLOGIO ROMANO. In Africa settentrionale, commemorazione dei santi martiri della persecuzione vandalica, che, sotto il re ariano Unnerico, furono sottoposti ad atroci e innumerevoli supplizi per aver difeso la fede cattolica; alla loro schiera67 appartengono i martiri Dionisia e Maioríco, suo figlio, che, ancora bambino, spaventato dalle torture, ma confortato dallo sguardo e dalle parole della madre, si fece ancor più coraggioso degli altri compagni e rese tra i tormenti la sua anima.
nome Sant'Asella di Roma- titolo Vergine- nascita 334 circa, Roma- morte 405 circa, Roma- ricorrenza 6 dicembre- È conosciuta da quanto scrisse di lei san Girolamo. Figlia di una famiglia illustre, un giorno, all'età di dieci anni, decise di consacrarsi a Dio: "Chiusa in una stanzetta si trovò a suo agio come in Paradiso. Uno strato di terra era il suo posto di preghiera e il suo riposo il digiuno era per lei un diversivo, l'astinenza dal cibo un rafforzamento. Osservava sempre molto bene la clausura e non tentava mai di mettere piede fuori, né parlava mai con nessun uomo. Lavorava per sé e per i poveri e al buio visitava le tombe dei martiri. La vita molto dura non ha sprecato il suo fisico che a cinquant'anni era ancora bellissimo. "Niente di più gioioso della sua severità - diceva san Girolamo - niente di più grave della sua gioia. Niente di più serio della sua risata; niente di più attraente della sua tristezza. La sua parola tace, e il suo silenzio parla". Quando san Girolamo dovette lasciare Roma, a causa di calunnie e incomprensioni, le scrisse, per aprirle il cuore e difendere appassionatamente la calunnia e l'ingiustizia: "Ricordati di me, o illustre modello di modestia e di verginità, e con le tue preghiere placa l'assalto del mare ". Quando era molto vecchia, lo storico Palladio scriveva "Ho visto la bella Asela a Roma, questa vergine invecchiata nel monastero. Era una donna dolcissima, che guidava diverse comunità". MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma, commemorazione di santa Asella, vergine, che, come scrive san Girolamo, trascorse la sua vita tra digiuni e preghiere fino ad avanzata vecchiaia.
nome San Pietro Pascual- titolo Vescovo e Martire- nome di battesimo Pedro Pascual- nascita 1227 circa, Valencia, Spagna- Nominato vescovo 27 febbraio 1296 da papa Bonifacio VIII- Consacrato vescovo 1296 dal cardinale Matteo d'Acquasparta- morte 1300 circa, Granada, Spagna- ricorrenza 6 dicembre- Incarichi ricoperti Vescovo di Jaén (1296-1300)- Beatificazione 14 agosto 1670 da papa Clemente X- Attributi palma del martirio, libro, bastone pastorale e mitra- Patrono di studenti mercedari- Si dice che la famiglia di Pascasio (Pascualez) proveniente da Valencia, abbia donato alla Chiesa sci martiri, di cui Pietro fu l'ultimo. Fu istruito da un sacerdote di Narbona che aveva conseguito un dottorato in teologia a Parigi, che i genitori avevano riscattato quando era prigioniero dei mori. Pietro si recò con il suo tutore a Parigi e anche lui conseguì il dottorato, poi tornò a Valencia e ricevette gli ordini sacerdotali all'età di ventiquattro anni. Insegnò teologia a Barcellona, finché Giacomo I d'Aragona lo scelse come tutore per il figlio Sancho. Successivamente fu nominato amministratore della diocesi di Toledo e poi vescovo titolare di Jaén, anch'essa sotto il dominio dei mori. In questo periodo, subito dopo il fallimento dell'ottava crociata, la Terra Santa fu lasciata nelle mani dei musulmani, e i mori controllavano la maggior parte della Spagna. Sfidando il pericolo, il vescovo Pietro riscattò i prigionieri, istruì e confortò i cristiani, ne riconciliò molti alla Chiesa e predicò anche ai mori. Fu arrestato durante una visita, portato a Granada e imprigionato. Gli ordini erano che nessuno gli parlasse. Ricevette del denaro per il suo riscatto, che però utilizzò per liberare altri che secondo lui rischiavano di commettere apostasia. A dispetto di questo isolamento, riuscì a scrivere un trattato contro l'islam, che cominciò a circolare, spingendo le autorità islamiche a organizzarne la morte. Si pensa che Pietro sia morto a causa delle sofferenze della sua prigionia, anche se esiste una tradizione che afferma che fu ucciso. Nel 1673 papa Clemente X confermò il suo culto; viene detto Beatus nel Martirologio Romano, anche se è comunemente chiamato santo. MARTIROLOGIO ROMANO. A Granada in Spagna, beato martire Pietro Pascual, vescovo di Jaén, dell’Ordine della Mercede, che, arrestato dai Mori mentre, in visita al suo gregge, esortava il popolo alla difesa delle fede, morì in prigione.
nome San Giuseppe Khang- titolo Martire- nascita, Macao, Cina- morte 1861, Vietnam- ricorrenza 6 dicembre- Nacque a Macao, in Cina, in una famiglia cristiana, trascorse la sua infanzia a Tra-Vi, nella provincia di Nam-Dinh, nel Tonchino. Doveva iniziare gli studio quando nel 1845 inizio a collaborare con il sacerdote Saint Paul Nguyen Ngan, e al cui fianco poté proseguire gli studi. Era un ragazzo allegro e amichevole, ma cadde nel gioco d'azzardo e nel bere. All'età di 25 anni andò a Dong-Xuyen, per studiare il latino, e fu cresciuto da san Fray Girolamo Hermosilla, vicario apostolico, e lasciò i suoi vizi al suo fianco. Passò poi al collegio di Mot per finire il suo latino, e quando si separò dal santo vescovo, ricadde nei suoi vecchi vizi, perdendo somme considerevoli nel gioco che all'epoca del martirio non aveva ancora pagato. Ebbe una crisi spirituale, si convertì totalmente, entrò come terziario domenicano e tornò come catechista di Fray Jerónimo, Vivevano in una barca, insieme ad altri due vescovi, i santi Fray Valentín Berrio Ochoa e Fray Pedro Almató. Un soldato disertore, appreso del fatto, e pensando che con esso sarebbe stato perdonato, li denunciò alle autorità. Sebbene Valentin e Pedro riuscirono a fuggire, Girolamo fu imprigionato, nonostante la lotta fisica che Giuseppe dovette affrontare, per salvare il suo vescovo. San Girolamo si offrì volontario supplicando che i pescatori fossero liberati e quando Giuseppe vide che anche lui era escluso, insistette per fare la stessa sorte del suo vescovo e fu arrestato. Portati ad Hai-Duong, i due prigionieri si rifiutarono di entrare nel sentiero che aveva un crocifisso per terra su cui calpestare. Giuseppe fu portato nella prigione di Truong-Kham, dove fu punito con 120 frustate e dopo essere stato torturato lo decapitarono, senza mai apostatare. MARTIROLOGIO ROMANO. Nella città di Hai Durong nel Tonchino, ora Viet Nam, san Giuseppe Nguyen Duy Khang, martire, che, catechista e compagno di viaggio del santo vescovo Girolamo Hermosilla, fu insieme a lui catturato, flagellato e tenuto in carcere durante la persecuzione dell’imperatore T Duc e, infine, decapitato.