@Pali
Vi mostro due cose interessanti:
Qui sopra ci sono due palazzetti dello sport a confronto... uno era a Milano, l'altro (quello sotto) è a Il Pireo, in Grecia. Qualche differenza? Quello di Milano fu progettato alla fine degli anni '70, mentre quello greco fu progettato all'inizio degli anni '80. Il Palazzo dello Sport di Milano fu abbandonato dopo i danni subiti da una copiosa nevicata nel 1985, due anni dopo l'inaugurazione di quello greco.
Nella foto sotto ci sono invece le due statue sopra il portone centrale del Duomo di Milano, una raffigura l'antico testamento e l'altra il nuovo testamento. Unitele, e cosa esce fuori? Per disegnare la Statua della Libertà Bartholdi s'ispirò a numerose iconografie della libertà, e non è da escludere che abbia pure dato un'occhiata alla facciata del Duomo di Milano.
Pensate... A Milano c'è un edificio abbandonato da anni, divorato lentamente dalla vegetazione: l'ex Istituto Marchiondi, progettato da Vittoriano Viganò. Questo edificio è un esempio dell'architettura brutalista, tanto che il plastico (un modello in scala ridotta) di questo edificio è esposto al MoMA di New York.
Vi ho raccontato queste tre cose per farvi capire la follia italiana. Siamo dei grandi creatori, e questo viene riconosciuto anche all'estero, tanto che si prende spesso spunto dalle nostre creazioni, ma non siamo capaci di preservare le nostre opere.
Ho letto che nel 2018 gli italiani hanno depositato soltanto 13.329 brevetti, contro i 73.333 depositati dai tedeschi. Se guardiamo invece le opere di design i brevetti salgono a 46.149 italiani, contro il 59.699 tedeschi. I tedeschi sono più bravi di noi? No, non è una questione di bravura. Le Piccole e medie imprese italiane, cuore dell'economia nazionale, non riescono a tutelare le proprie opere d'ingegno per due ragioni: la prima è la complessità burocratica, la seconda è, spiace dirlo ma è così, l'ignoranza... Tante aziende sono a gestione familiare, spesso trainate da imprenditori che a malapena sanno utilizzare la fatturazione elettronica, figurarsi a depositare un brevetto. Vanno dritti per la loro strada con il paraocchi, senza guardarsi intorno, quando questo paese ha bisogno di modernizzarsi. La politica, e in particolare questo governo, si fa i segoni sul made in Italy, ci si riempie la bocca con questa parola: made in Italy, detto pure in inglese da quelli che si lamentano che ci sono troppi inglesismi. Ma nei fatti? Non c'è informazione su come tutelare il nostro prodotto. Si fa polemica soltanto perché ci copiano il Parmigiano Reggiano, quando c'è già un consorzio con schiere di avvocati che se ne occupano, e quando nei fatti c'è da tutelare il made in Italy non si fa nulla. Aziende straniere vengono in Italia, fanno shopping delle nostre industrie, si prendono il nostro know-how, e poi scappano lasciando morire di fame chi per anni ha lavorato in quelle fabbriche, complice un regime fiscale pari a quello degli strozzini.
Non basta preservare ciò che di buono abbiamo (e ne abbiamo tanto). È difficile uscire dalla comfort zone, chi ha lavorato per 40 anni è naturale che abbia paura a modernizzarsi, ma è necessario. Se non riusciamo a fare i conti con il nostro presente non avremo futuro, indipendentemente dal glorioso passato che questo paese ha avuto... non sarà Leonardo da Vinci a salvarci, ma il talento e la creatività in questo paese ci sono. Bisogna soltanto coltivare talento e creatività per rilanciare l'Italia, tutto qui.