@Radiobed
Non mi aspetto che qualcuno legga, però scrivere qui mi fa sentire meno sola. Alla fine la cosa avrei avuto lo stesso esito se l'avessi scritto nelle
odio tanto questo periodo dell'anno, ma tanto. A febbraio avrei fatto un anno con il mio ex, invece sono stati solo 4 mesi. Mi dispiace ancora, però non posso farci nulla. Non è questo il punto, i miei problemi sono altri. È tanto difficile per me concentrarmi sui miei obiettivi, non ho le forze. Sono sempre triste, o nei casi peggiori ansiosa e preoccupata. Così tanto che non riesco a prendermi cura di me stessa come avrei voluto, mi sento tanto trasandata e trascurata. Ho preso un bel po' di chili nell'arco di un mese, quando a dicembre non ho mangiato un cazzo. E adesso mangio in tutti i momenti in cui non me la sento di fare nulla, in cui mi sento una nullità, che non sarà mai bella, che non sarà mai la persona che qualcuno vorrebbe accanto. Non è una novità eh, era già successo che trovassi consolazione nel cibo.
Non riesco a muovermi come facevo tempo fa, accelero di poco il passo e già mi sento morire. Mi guardo allo specchio e pure quando non osservo il mio corpo, che sia da vestita o completamente nuda, vedo solo quei chili di troppo. Mi fa schifo quella pancia, quelle cosce, quei polpacci, quelle braccia, quelle guance. Non dico che non mi piaccio, mi piace il mio viso, mi piacciono i miei capellie magari anche altre cose... ma quei chili mi fanno stare da schifo. Mi sento in colpa ogni volta che mi caccio in questa situazione. Odio vestirmi ogni mattina e vedere che quei bei vestiti che avevo comprato un anno fa, adesso mi stampano tutto il corpo, schiacciano le mie forme, esaltano i miei difetti. Mi chiedo perché se mi fa così tanto schifo avere quei 7-8 chili in più, io continui su questa strada. È oggettivo che questi ci siano veramente, ma in molti mi dicono "sei bellissima anche così" "non importa" "non si nota nemmeno che sei ingrassata". Odio la compassione e sentire queste frasi mi dà sui nervi. Cazzo lo vedi che sono una balena? Che quando mangio sembro indemoniata a causa di tutto lo stress che ho provato? Certe volte mi faccio impressione, quando pranzo dopo la scuola non ci metto mai più di dieci minuti, mangiando ogni cosa che io possa trovare nel frigo. Io voglio la verità, soprattutto da chi mi vuole bene. Anche se io non credo ci sia qualcuno che mi vuole bene veramente, perché a parole sono tutti capaci a dire "ci sono sempre" "puoi parlare con me se vuoi" "chiamami quando vuoi" "non me lo faccio dire due volte". Spoiler: nessuno ha mai mantenuto la parola. Volevo passare un 2024 e lasciare indietro tutti i dispiaceri del 2022. Sono sia delusa che arrabbiata con me stessa e con gli altri. Soprattutto odio tanto gli altri adesso, perché se hanno sempre detto di volermi bene mentre ora non mi stanno accanto? Mi hanno tutti allontanata, e non è la solitudine che mi spaventa, ma è il se e quando torneranno. Mi fa arrabbiare da morire la mia ipocrisia, perché sto male senza di loro, ho bisogno di averli vicini, ma allo stesso tempo ignorano completamente il mio dolore e le mie paure. Sarebbe stato meglio non incontrarli, mai interagire con loro, mi sembra di star vivendo un inferno. So che è pesante vivere con una persona che non sta bene, eppure non bisognerebbe fare chissà che cosa, mi basterebbe un saluto, una parola detta con dolcezza, un abbraccio, una carezza, ma nemmeno, anche un messggio per dirmi una cazzata... però che senso ha chiedere queste cose quasi a costringere qualcuno a rivolgermi attenzioni. È così faticoso per te questo? Allora non le voglio le tue stupide coccole, ti odio, non ho bisogno di niente da parte tua. Tenevo tanto a tutte le amicizie che ho, o che avevo, e mi hanno lasciata qui, da sola con la merda da cui sono circondata. La cosa che mi fa più male? Vedere che mentre io sto male senza di loro, loro stanno bene senza di me. Non mi diverto per niente. A scuola ho un prof di greco che quando si tratta di studio e di voti non transige, non vuole che noi ci lasciamo influenzare da cose esterne nella vita scolastica. Lei sostiene che io studi solo quello che mi appassiona, che io riesca solo nelle cose che mi piacciono e che non mi sforzi minimamente nel resto delle discipline che io reputo meno interessanti. Questo è quello che si percepisce dal punto di vista oggettivo della situazione, ma dal punto di vista umano, non c'è stata un'indagine sul perché io non ottenga risultati ottimali dovunque se effettivamente sono sempre io a studiare. Di questa cosa ne ho parlato anche con un altro professore, che invece è molto più aperto. In poche parole ho descritto a lui come vedo il mondo e come mi fa sentire stare in mezzo agli altri. "Vedi, tu hai una visione molto materialista. Tu riesci ad analizzare i meccanismi della Terra con molta naturalezza, sei attenta a quello che le persone fanno, ai loro gesti e alle loro parole. È una cosa molto bella, ma in questo modo rischi di perderne tante altre. Anche divertirsi fa bene, perciò divertiti, vivi." Solo pensare a queste parole, mi ha fatto scoppiare a piangere. Di certo non era quello che volevo sentire, però sapere che quello che ho detto per una volta è stato ascoltato mi ha fatto sentire un minimo sollevata. Sta di fatto che non riesco a divertirmi, non riesco a stare serena se sono consapevole dell'indifferenza che gli altri nutrono verso di me. Vedo solo persone vuote che pensano solo a divertirsi, e io non sono come loro, non riesco a vivere con leggerezza se sto insieme a dei soldati. Le persone da cui sono circondata hanno molte più possibilità di me di ampliare la loro visione del mondo, sono più facilitate perché le loro famiglie sono benestanti, e non intendo dire che non abbiano più difficoltà, ma sicuramente impiegheranno meno sforzi nelle loro difficoltà rispetto ad altre che lo sono meno. Eppure queste persone piuttosto che sfruttare le loro possibilità ossessivamente seguono le regole dettate dalla società. Sarà che la mancanza di possibilità mi porta a dare meno per scontate molte cose, di conseguenza è più facile stimolare la mia curiosità, come se fossi ancora bambina. Una bambina viziata che si rifiuta di seguire le regole. Mi danno dell'ignorante perché non seguo le loro regole. Non mi importa, io voglio vivere con le mie contraddizioni, senza peli sulla lingua. In parte non mi dispiace essere ignorante, perché provo disgusto per le persone come loro, ma allo stesso tempo invidio la loro serenità. La invidio cazzo. Per una volta vorrei poter non farmi logorare dall'invidia, che mi trascina in questo vortice di nausea. Niente ha un cazzo di senso. Niente. Tutti sono degli stronzi e non ci stanno santi.
Quindi che cosa me ne faccio del divertimento se le persone con cui sto sono delle merde? Li odio cazzo, li odio tutti dal primo all'ultimo. In questo vortice che non finisce mai la mia unica consolazione è la possibilità che ci sia, da qualche parte, una persona che mi ami. Ma vedere il mondo allo stesso modo da anni non ha fatto nient’altro che farmi perdere le speranze, perché non riesco a innamorarmi di nessuno. È contraddittorio perché voglio prendermi cura di una persona, starle vicino, coccolarla, consolarla, ascoltarla, aiutarla con le sue difficoltà, con cui condividere le nostre giornate e che soprattutto mi faccia pensare che possiamo fare qualcosa, non tanto per cambiare il mondo, ma per renderlo un posto migliore. Io penso alla gente che vive a Gaza, che non sa cosa significhi vivere in un posto in uno che non sia teatro di guerra, che non prova sulla sua pelle cosa significhi avere vivi e in salute i propri cari, che abbia tutto quello che abbiamo noi. E la cosa che mi dà fastidio è l'indifferenza, che li porta a essere così ingrati ed egoisti. Vabbè. Sto con i capelli sporchi, gli occhi gonfi e rossi dal pianto. Mi faccio schifo. Domani mi dimenticherò che avrò scritto queste cose, ma sono sicura che continuerò a vivere ciò per molto tempo. Volevo dirlo dato che non ho nessuno a cui rompere i coglioni