@Vitupero

27/04/2024 alle 13:53

I santi di oggi 27 aprile:

I santi di oggi 27 aprile:

nome Santa Zita- titolo Vergine- nascita 1218, Toscana- morte 7 aprile 1272, Lucca- ricorrenza 27 aprile- Canonizzazione 5 settembre 1696- Santuario principale Basilica di San Frediano, Lucca- Attributi giglio (purezza), chiavi (in riferimento alla casa da lei servita per tutta la vita), fiori- Patrona di Lucca, fiori, domestiche, governanti, casalinghe, guardarobiere, fornai- Nel linguaggio medievale, «zita» equivaleva a quella che, nei dialetti toscani, è ancora detta «cita» o «citta». Voleva dire cioè «ragazza», e il diminutivo di quel termine esiste ancora nel vocabolario italiano: «zitella», cioè non maritata. Santa Zita è dunque la santa ragazza, ed è l'unica Santa di questo nome che ancora viene ripetuto in Toscana, e specialmente in Lucchesia. Santa Zita, infatti, è la Santa di Lucca, e già Dante, per indicare i magistrati della città di Lucca, parlava degli «anziani di Santa Zita». Zita era nata vicino a Lucca, a Monsagrati, nel 1218, in una famiglia contadina. Non ebbe nessuna particolare istruzione, ma fin da bambina si dette una regola di condotta religiosa chiedendosi semplicemente: «Questo piace al Signore? Questo dispiace a Gesù?». Con questa linea di condotta crebbe devota e utile, aiutando i genitori a vendere in città i prodotti dei loro campi. A 18 anni entrò a servizio, a Lucca, nella casa dei Fatinelli, anzi nel palazzo di quella famiglia, che era una delle più ricche della città. Le tentazioni della città avrebbero potuto aver facile presa nell'anima della semplice campagnola, ma la linea di condotta impostasi dalla fanciulla, pur nella sua ingenuità, non consentiva né errori né distrazioni. «Questo piace a Gesù? E questo gli dispiace?». E piaceva a Gesù che ogni mattina, con il permesso della padrona, Zita si recasse in chiesa, mentre tutti gli altri ancora dormivano. E poi accudisse puntualmente, prima di tutti e meglio di tutti, alle pesanti incombenze casalinghe, alle quali si dedicavano le donne di quei tempi. Ma fu soprattutto la straordinaria generosità verso i poveri che costituì il più delicato profumo della santità della servetta. Ogni venerdì, ella, la più fidata tra le domestiche, aveva il compito di distribuire le elemosine ai poveri. E trovava sempre il modo di aggiungervi qualcosa di suo, risparmiato sul magro cibo, sullo scarso salario e sul modestissimo vestiario. Presto il padrone sospettò che Zita donasse ai poveri più di quanto egli aveva disposto. Era vero, ma quel di più non apparteneva a lui. Rappresentava il superfluo della sua serva incredibilmente sobria. Un giorno, incontrando Zita con il grembiule gonfio di alimenti, le chiese severamente che cosa portasse. «Fiori e fronde», rispose la ragazza. Disciolto il grembiule ne caddero davvero fiori e fronde, miracolosi simboli della carità e della generosità, impersonata da Santa Zita. Sempre più amata, rispettata e venerata, visse nella casa dei Fatinelli fin verso i sessant'anni, considerandosi nient'altro che un'umile, obbediente e devota serva. Soltanto dopo la sua morte i cittadini di Lucca le tributarono onori come a una grande Santa, e gli stessi magistrati della città non disdegnarono di essere indicati come «gli anziani di Santa Zita», senza che facesse velo al loro orgoglio l'umile condizione della Santa servetta, delicato fiore della città gentile. MARTIROLOGIO ROMANO. A Lucca, santa Zita, vergine, che, di umili natali, fu per dodici anni domestica in casa della famiglia Fatinelli e in questo servizio perseverò con straordinaria pazienza fino alla morte.

nome Madonna di Montserrat- titolo Apparizione- ricorrenza 27 aprile- Secondo la leggenda, l'immagine della Vergine fu ritrovata da alcuni fanciulli che accudivano un gregge dentro una grotta nell'880, dopo aver visto una luce sulla montagna. Quando il vescovo seppe del ritrovamento cercò di far trasportare la statuetta a Manresa, ma non gli fu possibile perché la statua divenne troppo pesante. Perciò il vescovo interpretò questo segnale come il desiderio della Vergine di rimanere nei pressi del luogo del ritrovamento e perciò ordinò la costruzione del santuario. La statua di Maria attualmente venerata è una scultura lignea romanica del XII secolo. Misura circa 95 cm di altezza e rappresenta la Beata Vergine Maria con il Bambin Gesù. Nella mano destra la Madonna regge una sfera che simboleggia l'universo, mentre Gesù, sempre con la mano destra, benedice e nella sinistra regge una pigna. Ad eccezione dei volti e delle mani, l'immagine è dipinta d'oro, mentre la Vergine è rappresentata con volto di carnagione scura, cosa che le è valsa il soprannome popolare di moreneta. Una sua copia è venerata a Sassari ed è patrona del gremio dei sarti e sotto questo titolo la Vergine Maria è da secoli intensamente venerata anche nel resto della Sardegna. Il 9 febbraio 2012 l'abate del monastero di Montserrat ha benedetto la cappella della Mare de Déu de Montserrat nella cattedrale di Alghero dove la "moreneta" è venerata dagli abitanti. L'11 settembre 1881, ricorrenza della Festa nazionale della Catalogna, papa Leone XIII dichiarò ufficialmente la Madonna di Montserrat patrona della Catalogna, oltre a beneficiarla di poter tenere un propria festività nel calendario, il 27 aprile.

nome San Simeone di Gerusalemme- titolo Vescovo e martire- nascita I secolo- Insediamento 62- Fine patriarcato 107- morte II secolo, Gerusalemme- ricorrenza 27 aprile, 18 febbraio messa tridentina- Canonizzazione<br /> pre canonizzazione- Attributi Raffigurato inchiodato a una croce; Abiti vescovili; Palma del martirio- S. Simeone era cugino del Signore, secondo la testimonianza del S. Vangelo, e compreso fra quelli che sono chiamati «fratelli di Gesù». Nacque prima di Gesù Cristo, credette in Lui e gli fu discepolo fedele. Il dì di Pentecoste anch'egli ebbe l'inestimabile fortuna di trovarsi presente nel cenacolo con Maria e gli altri Apostoli, a ricevere lo Spirito Santo. Quando nel 62 i Giudei ebbero ucciso S. Giacomo, suo fratello, primo vescovo di Gerusalemme, egli vi fu eletto successore. Sotto il suo episcopato i Romani, stanchi delle continue insurrezioni dei Giudei, deliberarono di distruggere la città. Fu allora che il Signore avverti i Cristiani d'uscire da Gerusalemme col proprio pastore, Docili al miracoloso avviso, essi partirono e si recarono a Pella, cittadina al di là del Giordano. L'anno 66 infatti Vespasiano assediò Gerusalemme e suo figlio Tito la distrusse dalle fondamenta nel 70. Ma appena i soldati romani abbandonarono la città distrutta, i cristiani ripassarono il Giordano ed andarono ad abitare fra quelle rovine, facendo in tal modo rifiorire l'antica comunità. Il Signore con miracoli confermava e glorificava lo zelo di S. Simeone Le conversioni si moltiplicarono ogni giorno, riempiendo di santa letizia il cuore dell'ormai vegliardo Vescovo. Ma quella canizie venne presto turbata dal sorgere di due eresie: quella dei Nazareni e quella degli Ebioniti. I primi ritenevano che Cristo non era vero Dio; gli altri pretendevano che certi peccati, anche gravi, fossero leciti. Nel frattempo Traiano ordinò di arrestare e giustiziare tutti i discendenti della famiglia reale di Davide, perchè li riteneva responsabili delle nuove insurrezioni giudaiche. S. Simeone, che era sfuggito alle ricerche di Vespasiano, questa volta accusato dagli eretici e dagli stessi Giudei, fu arrestato e torturato. Invitato a rinnegare la patria e a rinunziare alla religione cristiana, rispose: — Oh, stolti che siete! Per quattro giorni di cui potrei allungare la mia vecchiaia, dovrò prepararmi un'eternità di tormenti? Ah, non sarà mai! Dopo vari supplizi fu crocifisso, come il suo Divin Maestro: era l'anno 106; il Santo contava 120 anni di età ed era l'ultimo superstite dei discepoli del Signore. PRATICA. Chi fa la volontà del Padre mio che è nei Cieli, è mio fratello, sorella e madre, ha detto Gesù. PREGHIERA. Riguarda, Dio onnipotente, alla nostra debolezza e perchè il peso del nostro mal operato ci aggrava, ci protegga la gloriosa intercessione del tuo beato vescovo e martire Simeone. MARTIROLOGIO ROMANO. A Gerusalemme, commemorazione di san Simeone, vescovo e martire, che, secondo la tradizione, fu figlio di Cleofa e parente del Salvatore secondo la carne e, ordinato vescovo a Gerusalemme dopo Giacomo, fratello del Signore, durante la persecuzione dell’imperatore Traiano patì molti supplizi e ormai anziano ottenne la gloriosa corona con il martirio della crocifissione.

nome Beato Giacomo da Bitetto- titolo frate Francescano- nome di battesimo Giacomo Varingez- nascita 1400 circa, Zara, Dalmazia- morte 1485 circa, Bitetto, Puglia- ricorrenza 27 aprile- Beatificazione 29 dicembre 1700- Santuario principale Santuario del Beato Giacomo (Bitetto)- Patrono di Bitetto- Giacomo nacque intorno al 1400 a Zara in Dalmazia e questo è il motivo per cui è spesso chiamato "lo Slavo" o "l'Illirico". Ventenne, divenne frate laico nella casa dei Frati Minori dell'Osservanza della città natale. Nel 1438 accompagnò il provinciale a Bitetto, una cittadina a circa quattordici chilometri da Bari, nella cui zona trascorse il resto della sua vita, servendo in numerose case dell'ordine prima di stabilirsi a Bitetto stessa. Guadagnò la reputazione di persona di grande santità per la sua umiltà, il rinnegamento di sé e la pratica della contemplazione. Un confratello testimoniò che aveva esperienze di levitazione durante la preghiera e il dono della profezia. Per alcuni anni lavorò come cuoco nella comunità di Conversano, dove si narra che si commovesse davanti alle fiamme del fuoco della cucina, nelle quali vedeva un simbolo dell'amore divino, tanto da cadere spesso in estasi durante il suo lavoro. A Bitetto il suo compito principale fu la richiesta delle elemosine per il sostegno dell'ordine. Ebbe un ruolo importante nella cura degli ammalati durante la peste del 1482 e morì a Bitetto intorno al 1485. Alla sua intercessione furono attribuiti numerosi miracoli e il suo culto fu popolare a partire dal XVI secolo. Fu beatificato dal papa Clemente XI nel dicembre del 1700 (non da Innocenzo XII come riportano alcune fonti autorevoli). MARTIROLOGIO ROMANO. A Bitetto in Puglia, beato Giacomo Varinguer da Zara, religioso dell’Ordine dei Minori.

nome Beata Osanna di Cattaro- titolo Domenicana- nome di battesimo Caterina Kosic- nascita 1493, Komani, Montenegro- morte 27 aprile 1565, Cattaro, Montenegro- ricorrenza 27 aprile- Beatificazione 21 dicembre 1927 da papa Pio XI- Santuario principale Chiesa di Santa Maria, Cattaro- Caterina Cosic nacque vicino al villaggio di Komani nel Montenegro nel 1493, figlia di genitori ortodossi di umili condizioni, e, a quanto risulta, passò l'infanzia accudendo il gregge di pecore e capre. Secondo una tradizione da bambina ebbe due visioni, una di Gesù Bambino e l'altra del crocifisso; persuase perciò sua madre a portarla in una chiesa cattolica a Cattaro per venerare le immagini del Signore là conservate. Tempo dopo le fu permesso dalla famiglia di entrare a servizio di una famiglia cattolica a Cattaro, dove le fu insegnato il catechismo e, a un certo punto, venne convertita dall'ortodossia. Sette anni dopo, in seguito a un'omelia particolarmente commovente ascoltata il Venerdì Santo, partì per vivere come anacoreta in una cella annessa alla locale chiesa di S. Bartolomeo. Quando divenne terziaria domenicana, assunse il nome Osanna in onore della B. Osanna Andreasi da Mantova (20 giu.), morta alcuni anni prima (1505). Molte persone visitarono la sua cella cercando la sua esperta guida spirituale e si narrò che le sue preghiere aiutarono a salvare la città dagli attacchi dei turchi. Trasferì la sua cella presso la chiesa di S. Paolo e un convento fu costruito nelle vicinanze da alcuni discepoli che desideravano vivere come terziari domenicani sotto la sua guida. Godette di numerosi doni soprannaturali, ma dovette anche difendersi da accuse ingiuste mosse alla sua condotta di vita. Mori il 27 aprile 1565. Assieme alla B. Sibillina Biscossi da Pavia (19 mar.), le si riconosce il merito di avere fondato un apostolato che univa la contemplazione individuale alla guida spirituale esercitata secondo le linee domenicane. 11 suo culto fu popolare tra gli ortodossi come tra i cattolici e fu, a quanto risulta, ininterrotto dal tempo della morte fino all'approvazione ufficiale nel 1928, quando Pio XI parlò della sua importanza nel contesto delle relazioni tra la Chiesa occidentale e quella orientale. MARTIROLOGIO ROMANO. A Cattaro nel Montenegro, beata Caterina, vergine, che, battezzata nella Chiesa ortodossa, entrò nell’Ordine della Penitenza di San Domenico assumendo il nome di Osanna; visse in clausura per cinquantuno anni immersa nella divina contemplazione e dedita alla preghiera di intercessione per il popolo cristiano durante l’invasione turca.

nome San Pietro Armengol- titolo Mercedario e martire- nome di battesimo Pedro Armengol- nascita 1238, Guardia del Prats, Tarragona, Crown of Aragon- morte 27 aprile 1304, Tarragona, Crown of Aragon- ricorrenza 27 aprile- Canonizzazione 28 marzo 1686 da papa Innocenzo XI- Pietro Armengol nacque in Catalogna a Guardia de Prats nel 1238 da una nobile famiglia discendente da conti, ma fu presto sviato da cattive compagnie e passò la sua gioventù tra vizi e peccati, arrivando a diventare capo di una banda di briganti. Fuggitivo, non mancarono le scorribande nei paesi e per le strade finché la mano di Dio lo mise di fronte ad una scelta. Si ritrovò infatti davanti il suo stesso padre, Arnaldo, che era stato incaricato dal re di Spagna Giacomo I a combattere e sconfiggere i banditi. Questo bastò a farlo pentire e tornare sulla retta via e dopo aver chiesto perdono per i suoi peccati a Guglielmo del Bas, successore di San Pietro Nolasco, fondatore dei Mercedari, fu accolto nell'Ordine della Mercede all'età di 20 anni. Dedicò così la sua vita ad una missione, quella di riscattare quanti più schiavi e prigionieri possibili tra i musulmani, tanto che in soli 2 mesi riuscì a riscattare ben 346 schiavi e a farli rimpatriare e 119 cristiani prigionieri con alcuni suoi confratelli; fino ad arrivare alla trattativa per la liberazione di 18 ragazzi cristiani che stavano per essere convertiti all’islamismo. Non possedendo però i trentamila ducati necessari li barattò con se stesso come prescriveva il suo Ordine: fu questa la sua ultima missione; durante la prigionia in molti si convertirono e poiché i soldi per il suo rilascio non arrivavano venne considerato una spia e condannato all' impiccagione e il suo corpo abbandonato. Ma dopo alcuni giorni arrivarono i soldi del riscatto assieme a Padre Guglielmo Fiorentino che lo trovò miracolosamente ancora vivo per mano della Madonna, come disse Pietro stesso. Ammalato, fu inviato nel convento della sua città natale e prima della sua morte, il 27 aprile 1304, che aveva predetto, operò diverse guarigioni. Il 28 marzo 1686 Papa Innocenzo XI ne approvò il culto, da allora San Pietro Armengol viene celebrato nel giorno della sua scomparsa. MARTIROLOGIO ROMANO. A Tarragona nel regno di Aragona sulla costa della Spagna, san Pietro Ermengol, che, un tempo capo di predoni, convertitosi poi a Dio, entrò nell’Ordine della Beata Maria Vergine della Mercede e si dedicò con tutte le forze per il riscatto degli schiavi in Africa.

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7 commenti

@IlgiovaneispettoreMorse

9 mesi fa

Ah ma ci sono più santi associati ai giorni, io sui calendari ho sempre letto solo un nome quindi pensavo che ce ne fosse uno per giorno

+1 punto

@IlgiovaneispettoreMorse

9 mesi fa

In totale quanti santi ci sono?

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