@Namskot

2 settimane fa

Articolo di Marcello Veneziani; Mishima o Toscani

Articolo di Marcello Veneziani; Mishima o Toscani

Vedo i necrologi di Toscani e noto il silenzio su Mishima, interrotto solo da un patentino di circolazione rilasciato dall’ufficio woke. Ne leggo tanti, di necrologi di Toscani, e ho trovato splendido quello di Francesco Merlo sulla stessa Repubblica. Non ho paraocchi di alcun tipo, la qualità per me viene prima di tutto. E rassicuro Toscani, se ci sente ancora, che non farò come lui temeva, un elogio ipocrita da morto dopo averlo criticato da vivo. Non arriverò a dire, come lui auspicava dai suoi coccodrillologi, che “era uno stronzo”. Dirò invece che è stato un grandissimo talento nel conformismo della trasgressione. Tutti i luoghi comuni del presente, del politically correct, della società fluida, senza confini e senza identità, trasgressiva e permissiva, sono rappresentati al meglio nelle sue fotografie; nulla che si discosti dal mainstream e dai piccoli precetti del presente, ma con due avvertenze d’obbligo: lui trasformava in arte fotografica il luogo comune, rendeva vivace e scandaloso il bigottismo progressista. E poi, lui non ha seguito l’onda del conformismo woke ma l’ha preceduta, si è messo in testa al corteo permanente dell’oscenità programmata e della trasgressione di massa. Perché, a ben vedere, è stato il ponte fotografico tra l’irriverenza iconoclasta dei sessantottini e il bigottismo woke.

Quando dovevo dir male di Toscani lo accostavo a Benetton/Maletton, che lui difese anche nelle storie più infami. Con le campagne di Benetton lui coglionò la religione e la famiglia, confuse i sessi, i popoli, uniformò il mondo dentro un maglione. Niente più barriere, da nessuna parte, eccetto ai caselli autostradali, dove Benetton riscuoteva i pedaggi. E nel triangolo tra quei messaggi fotografici, Toscani e Benetton vedevo l’esatta rappresentazione del connubio tra sinistra e capitale, falce e pullover; stampa, potere economico e sinistra al comando. Agnelli, lana per maglioni, matassa rossa e arcobaleno: era il ciclo di produzione.

Aldo Grasso sul Corriere della sera cita la “difesa” che Pasolini avrebbe fatto di un famoso spot di Toscani sui jeans, con la parodia cristiana dello slogan Chi mi ama mi segua. In realtà Pasolini in quell’articolo sul Corriere della sera nel ’73 non aveva difeso la campagna pubblicitaria della Jesus e di Toscani ma denunciava il cinismo della Chiesa, scesa “a patti col diavolo” che era per lui lo Stato borghese e il capitalismo che sono, a suo dire, “il contrario della religione” Anzi, notava Pasolini. “Il potere monarchico o feudale” era in fondo più compatibile con la religione e la Chiesa. Perfino “il fascismo era meno diabolico, oggettivamente, dal punto di vista della Chiesa, che il regime democratico: il fascismo era una bestemmia, ma non minava all’interno la Chiesa, perché esso era una falsa nuova ideologia. Il Concordato non è stato un sacrilegio negli anni trenta, ma lo è oggi, se il fascismo non ha nemmeno scalfito la Chiesa, mentre oggi il Neocapitalismo la distrugge”. L’accettazione della civiltà borghese capitalistica, scriveva Pasolini, “è un fatto definitivo”, è il trionfo del cinismo e un grave errore storico che “la Chiesa pagherà probabilmente con il suo declino”. Lo spirito capitalistico borghese, profetizzava il poeta, “avrebbe finito poi col prendere il suo posto nel fornire agli uomini una visione totale e unica della vita” senza più bisogno della religione e della Chiesa. Insomma Pasolini non difendeva lo slogan e lo spirito trasgressivo e blasfemo dello spot di Toscani, ma riteneva cinica e falsa la posizione della Chiesa, dico la Chiesa dopo il Concilio Vaticano II. Ma doveva scriverlo sul Corsera che era l’organo di quel mondo capitalistico-borghese…

Infine, ai necro-elogi è sfuggita la posizione antimoderna dell’ultimo Toscani in un libro uscito poco tempo fa con il Corriere della sera.

È una filippica contro il tempo del selfie. Scriveva Oliviero, che “Il narcisismo nasce dal fatto che non ci piacciamo” ma vogliamo renderci più belli, mitici, esaudendo i nostri illimitati desideri. Fotografiamo noi stessi per moltiplicare la nostra presenza, imponendola agli altri (L’io è il vero dio, ed.Corriere della sera, 2024). Toscani che deplorava i nostri illimitati desideri… La fotografia è stata la memoria storica dell’umanità, proseguiva Toscani, “ora invece è lo specchio del suo caotico individualismo proteso a mostrarsi e a rendere gli altri partecipi di ciò che stiamo facendo”. Con toni apocalittici e reazionari il trasgressivo fotografo rimpiangeva che il mondo dal vivo non esiste più: c’è sempre un cellulare fra noi e ciò che ci sta di fronte. Tutto viene documentato in maniera passiva, rimanendo in superficie, senza prendere posizione. Ah, le foto di una volta, quelli si che erano belli, i tempi andati, ora è il caos… Lamento passatista di un vecchio progressista. Sembra di leggere Mishima contro il mondo moderno (ma non contro il narcisismo, di cui fu campione tragico).

Mishima e Toscani avevano in comune la passione per l’immagine, per i ritratti fotografici, e insieme la passione di stupire; entrambi usavano l’immagine della morte per sbigottire: morte per Aids o morte rituale, questa la differenza tra i due. Ma guardiamoci negli occhi e diciamoci: nella nostra epoca chi è più trasgressivo, chi fotografa un bacio omosessuale o chi si suicida con rito antico nel nome dell’Imperatore e dell’Eterno Giappone davanti alle telecamere? Chi scandalizza di più, chi fotografa insieme bimbi di ogni colore della pelle e amori lesbici o chi difende la Tradizione, l’Onore, la Civiltà dei Padri, del Sole e dell’Acciaio? Chi sconcerta di più, chi sogna un mondo senza confini, senza religioni, senza frontiere – tipo Imagine di John Lennon – o chi progetta con altri militanti fedeli la controrivoluzione, invocando il Giappone di svegliarsi e non lasciarsi americanizzare e oggi diremmo, globalizzare? Non sto esprimendo preferenze, dico che quella è vera trasgressione, scandalo assoluto, mentre l’altra no, è vivace rappresentazione iconica del solito brodo woke globale.

Del resto Mishima si confrontava coi contestatori del suo tempo, rischiando anche molto, andava nei loro covi a dibattere e divideva perfino i diritti d’autore con loro: ma loro, diceva, li avrebbero spesi per la sovversione, lui per armare la Lega degli Scudi e fare la controrivoluzione dell’Ordine…

Cosa volete che conti nella sua vita, nella sua opera, nel suo messaggio e nell’immagine che lascia ai posteri la sua omosessualità (peraltro Mishima aveva moglie e figli)? Pensate davvero che il valore di un autore sia deciso dalle sue inclinazioni sessuali? Via, non mortificate la letteratura, il pensiero, la coerenza di una vita, giudicandola dal buco della serratura o da altri orifizi. Puntate più in alto i vostri obbiettivi, non solo fotografici.

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16 commenti

@Ginevra_2003

15 giorni fa

uh

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@Carlous_Rex

14 giorni fa

La controcultura è diventata la cultura predominante. Il problema? Essa in realtà non ha una vere essenza in quanto si basa sull'andare contro tutto ciò che rappresentava la vecchia

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@Pali

15 giorni fa

Ho letto con interesse quello che è un punto di vista interessante, ma l'obbiettivo di un artista non è quello di piacere. L'arte può anche essere provocatoria, irriverente e talvolta può anche raggiungere lo scandalo. Perché appunto è arte... e non deve avere alcun limite se si vuole esplorare l'uomo in tutte le sue sfaccettature.

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OP

@Namskot

15 giorni fa

@Pali

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@Namskot

15 giorni fa

@Carlous_Rex

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@Namskot

15 giorni fa

@Ginevra_2003

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@Namskot

15 giorni fa

@Weltanschauung

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@CutiePie02

15 giorni fa

Grazie

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@Weltanschauung

15 giorni fa

Critica alla società semicomprensibile ma un po' confusa, e che poteva decisamente essere riassunta.

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