@Vitupero

2 settimane fa

Diocesi di Prato

Diocesi di Prato

Diocesi di Prato- Dioecesis Pratensis- Chiesa latina- Suffraganea dell'arcidiocesi di Firenze- Regione ecclesiastica Toscana- Vescovo Giovanni Nerbini- Vicario generale Daniele Scaccini- Vescovi emeriti Franco Agostinelli- Presbiteri 120, di cui 104 secolari e 16 regolari (1.655 battezzati per presbitero)- Religiosi 16 uomini, 126 donne- Diaconi 23 permanenti- Abitanti 213.937- Battezzati 198.700 (92,9% del totale)- Stato Italia- Superficie 290 km²- Parrocchie 84 (7 vicariati)- Erezione 22 settembre 1653- Rito cattolico romano- Cattedrale Santo Stefano- Santo patrono Santo Stefano protomartire. La diocesi di Prato (in latino: Dioecesis Pratensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Firenze appartenente alla regione ecclesiastica Toscana. Nel 2021 contava 198.700 battezzati su 213.937 abitanti. È retta dal vescovo Giovanni Nerbini. La pieve di Santo Stefano di Prato è documentata per la prima volta nel X secolo, anche se probabilmente la sua origine è anteriore. Nel 1133 papa Innocenzo II concesse alla pieve di Santo Stefano l'immediata soggezione alla Santa Sede, «salvo il rispetto di alcuni diritti/doveri propri della funzione episcopale, come l'ordinazione dei sacerdoti, l'amministrazione della cresima, la consacrazione di chiese, che vennero lasciati ai presuli pistoiesi». All'inizio del XV secolo, su istanza della signoria di Firenze, furono intavolate le trattative per l'erezione di una diocesi a Prato, con il consenso del Papa Alessandro V. Ma la morte del papa impedì la pubblicazione della bolla, e solamente il 22 settembre 1653, fu eretta la diocesi con la bolla Redemptoris nostri di papa Innocenzo X, contestualmente unita aeque principaliter alla diocesi di Pistoia e resa suffraganea dell'arcidiocesi di Firenze; nel 1682 il vescovo Gherardo Gherardi eresse il seminario diocesano a Prato, prima ancora di istituirlo a Pistoia, dove i vescovi avevano la loro residenza abituale. Prato ebbe per la prima volta un proprio vescovo residente, Pietro Fiordelli, con la separazione definitiva da Pistoia, avvenuta il 25 gennaio 1954 con la bolla Clerus populusque di papa Pio XII. Sede vescovile è la città di Prato, dove si trova la cattedrale di Santo Stefano. Nella stessa città sorgono anche le basiliche minori di Santa Maria delle Carceri e dei Santi Vincenzo e Caterina de' Ricci.

La cattedrale di Santo Stefano è il principale luogo di culto cattolico della città di Prato, situato in Piazza del Duomo. Nel luglio 1996 papa Giovanni Paolo II l'ha elevata alla dignità di basilica minore. All'interno si trova il più importante ciclo di affreschi di Filippo Lippi, all'esterno il pulpito costruito da Michelozzo e decorato da Donatello. È monumento nazionale italiano.<br /> Il primo documento che testimonia l’esistenza dell’edificio religioso è del 994: in seguito la cattedrale, eretta in quella che oggi è Piazza del Duomo, si sviluppò parallelamente alla città, ampliata nel XII secolo e poi nel XIII secolo con l’intervento del maestro Guidetto, marmorario del duomo di Lucca. Il campanile, progettato da Guidetto, fu realizzato nel Duecento, mentre nel Trecento fu realizzata la Cappella della Sacra Cintola, che conserva la reliquia che la Madonna dette in consegna a San Tommaso al momento della sua Assunzione in Cielo: simbolo dell’autonomia cittadina, il “sacro cingolo” viene mostrato ai fedeli cinque volte all’anno (in maniera solenne l'8 settembre), secondo un rituale regolato dagli Statuti del Comune e conservato in altare sormontato da una statua marmorea di Giovanni Pisano. Sempre nel 1386 fu iniziata la costruzione dell’attuale facciata, sovrapposta a quella più antica, lasciando tra le due un’intercapedine in modo da ricavarne un corridoio per l’accesso al pulpito esterno opera di Donatello e Michelozzo. Tra le opere sono rilevanti conservate nel Duomo di Prato il Crocifisso ligneo di Giovanni Pisano, un candelabro di bronzo a sette braccia, opera di Maso di Bartolomeo e il grande transetto che conserva alcuni cicli di affreschi molto importanti, tra cui le Storie della Vergine e di Santo Stefano di Paolo Uccello e le Storie di Santo Stefano e San Giovanni Battista di Filippo Lippi – tra le opere più importanti del Rinascimento, conosciuto per la splendida “Danza di Salomé”, ambientata in un fastoso banchetto rinascimentale. Religione cattolica di rito romano- Titolare Santo Stefano protomartire- Diocesi Prato- Stile architettonico romanico, gotico, barocco- Inizio costruzione XII secolo- Completamento XIV secolo.

Mons. Giovanni Nerbini- vescovo della Chiesa cattolica- Titolo Prato- Incarichi attuali Vescovo di Prato (dal 2019)- Nato 2 giugno 1954 (70 anni) a Figline Valdarno- Ordinato presbitero 22 aprile 1995 dal vescovo Luciano Giovannetti- Nominato vescovo 15 maggio 2019 da papa Francesco- Consacrato vescovo 30 giugno 2019 dal cardinale Giuseppe Betori. Descrizione: Nello stemma di mons. Nerbini, nato a Figline Valdarno e proveniente dalla diocesi di Fiesole, in primo piano è raffigurato l’Agnello Pasquale. L’animale simboleggia l’innocenza e richiama due santi che fanno riferimento al nome del vescovo: Giovanni Battista e Giovanni evangelista. «È simbolo di innocenza – spiega don Pifizzi, autore dell’esegesi dello stemma – e rappresenta l’Agnello dell’Apocalisse che apre i sigilli del libro, indica Gesù che rivela la volontà del Padre e quello che il Padre ha rivelato al Figlio e il Figlio lo ha fatto conoscere agli apostoli». Il libro richiama anche la passata professione di mons. Nerbini, l’insegnamento, che ha segnato in maniera significativa la sua esistenza. Inoltre l’Agnello indica l’arte della lana ed è un chiaro riferimento alla vocazione tessile di Prato, conosciuta come città laniera. Il colore rosso dello sfondo è lo smalto – che per eccellenza – in araldica indica la virtù della carità. Nella cappa sinistra (di chi osserva) è rappresentato un giglio, il più nobile dei fiori araldici e simbolo mariano per eccellenza. Il colore azzurro indica il cielo ed è un riferimento a «Maria Immacolata», titolo dell’ultima parrocchia dove mons. Nerbini ha svolto il suo ministero, sia alla città di Prato, da secoli città mariana. Nella cappa destra c’è una palma, simbolo della vittoria e della pace ma anche del martirio, come quello di San Romolo, patrono di Fiesole, e di Santo Stefano, patrono di Prato. Il fondo argento delle due cappe richiama la luce e le virtù della purezza, innocenza, umiltà, giustizia e temperanza. Motto: «In te Domine Speravi» è il motto scelto dal vescovo di Prato come tratto distintivo del suo nuovo cammino a servizio della Chiesa. Tradotto dal latino significa: «In te Signore mi sono rifugiato», ed è l’incipit del salmo 31, ripreso anche come ultima espressione dell’inno Te Deum («In te, Domine, speravi: non confundar in aeternum»).

0 punti

Nessun commento

Non ci sono ancora commenti. Perchè non inizi tu la conversazione?