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11/06/2024 alle 19:46

I santi di oggi 11 giugno:

I santi di oggi 11 giugno:

nome San Barnaba- titolo Apostolo- nascita I secolo d. C., Cipro- morte 11 giugno 61, Salamina, Cipro- ricorrenza 11 giugno- Santuario principale Monastero di Salamina, Cipro- Attributi bastone del pellegrino, ramo di palma e vangelo di Matteo- Patrono di Cipro, Logrono, Marbella, Villingen, Marino, Leofreni, Carassai, contro la grandine- S. Barnaba nacque da Giudei della tribù di Levi, rifugiatisi a Cipro allorchè Pompeo il Grande invase la Palestina. A 12 anni fu mandato a Gerusalemme ove frequentò la scuola di Gamaliele e strinse cordiale amicizia con due condiscepoli: Stefano e Saulo. Erano tutti e tre della stessa età e dovevano un giorno tutti e tre versare il loro sangue per Gesù Cristo e per la sua Chiesa nascente. Il Salvatore intanto incominciava a riempire la Giudea dei suoi prodigi, ed una folla grandissima lo seguiva entusiasta. In una delle tante volte che Gesù si recò a Gerusalemme, andò alla piscina probatica, e qui trovò un uomo da trentotto anni ammalato, e gli domandò: « Vuoi essere guarito? ». Quello rispose: « Signore, non ho nessuno che mi metta nell'acqua quando essa è agitata ». Allora il Signore, mosso a compassione, gli comandò: « Alzati, prendi il tuo letto e cammina ». E quegli si alzò e fu sano sull'istante. Barnaba presente a questo prodigio, credette in Gesù e ne divenne fedele discepolo. Egli non entrò a far parte del gruppo dei Dodici scelti da Gesù Cristo ma venne comuque considerato uno di loro. Dopo la Pentecoste, quando gli Apostoli iniziarono la loro predicazione fra i pagani, Barnaba fu mandato ad Antiochia. Avendo ottenuto in questa città un numero considerevole di conversioni, e volendo ampliare il campo del suo apostolato, Barnaba pensò a Saulo, che dopo la sua conversione si era ritirato a Tarso. Vi andò, e trovatolo lo condusse ad Antiochia. Dopo avere dimorato più di un anno in questa città, avvenne che lo Spirito Santo fece segregare i due apostoli Barnaba e Saulo per la missione alla quale li aveva assunti. Ricevettero allora la pienezza del sacerdozio, l'episcopato, dopodichè abbandonarono Antiochia e conducendo seco Giovanni Marco si recarono a Cipro, poi a Salamina e a Pafo ove il proconsole Sergio Paolo si convertì. Qui Saulo mutò il suo nome in Paolo. Partiti poi da Pafo andarono a Perge in Panfilia mentre Giovanni Marco ritornava a Gerusalemme. Cacciati di là, raggiunsero Iconio; qui il Signore diede loro una grande consolazione: la conversione della vergine Tecla. In seguito si recarono a Listri ed in molte altre città nelle quali operarono numerose conversioni. Dopo il Concilio di Gerusalemme, essendosi Giovanni Marco riunito a Barnaba, Paolo si separò da essi, e preso Sila con sé, partì per l'Asia Minore, mentre Barnaba e Giovanni Marco fecero vela per Cipro. La tradizione ci dice che Barnaba percorse anche l'Egitto e l'Italia. Ritornato a Cipro si stabilì a Salamina e convertì moltissimi isolani. Ma i Giudei, adirati per il bene che faceva, s'impadronirono dell'Apostolo, e dopo averlo fatto molto soffrire Io lapidarono (11 giugno del 60 ca.). Giovanni Marco ne seppellì le preziose reliquie in una caverna. Nel 485 il santo Martire apparve ad Antemio vescovo di Salamina rivelandogli il luogo della sua sepoltura. Sul suo petto fu trovato un esemplare del Vangelo di S. Matteo, scritto in ebraico di sua propria mano. PRATICA. Imitiamo S. Barnaba nell'amore al S. Vangelo, facendo oggi un piccolo sacrificio per la sua propagazione. PREGHIERA. O Dio che ci allieti per i meriti e l'intercessione del tuo beato apostolo Barnaba, concedici propizio di conseguire per i suoi meriti la felicità eterna. MARTIROLOGIO ROMANO. A Salamina, in Cipro, il natale di san Barnaba Apostolo, il quale, di nazione Cipriota, ordinato dai discepoli Apostolo delle genti insieme a Pàolo, percorse con lui molte regioni, esercitando l'ufficio della predicazione evangelica a lui affidato; finalmente, andato a Cipro, vi onorò il suo Apostolato con un glorioso martirio. Il suo corpo, al tempo dell'Imperatore Zenone, fu ritrovato per rivelazione dello stesso Barnaba, insieme ad una copia del Vangelo di san Mattéo, trascritta di sua mano dallo stesso Barnaba.

nome Beata Iolanda di Polonia- titolo Badessa- nascita 1235, Gniezno, Polonia- morte 11 giugno 1298, Gniezno, Polonia- ricorrenza 11 giugno- Beatificazione 1827 da papa Leone XII- Iolanda di Polonia nacque nel 1235 a Gniezno in Polonia da re Béla IV e da sua moglie Maria Laskarina, settima di dieci fratelli fra i quali Santa Kinga, Santa Margherita di Ungheria e Stefano, futuro re d'Ungheria. La crescita dei Iolanda venne affidata a sua sorella Kinga, che aveva sposato Boleslao V di Polonia; da adulta, anche Iolanda sposò un nobile polacco, il duca Boleslao il Pio, dal quale ebbe tre figlie: Elisabetta, Edvige e Anna. Entrata nel terz'ordine francescano, Iolanda si dedicò alla cura dei bisognosi; rimasta vedova nel 1279, si fece monaca clarissa, entrando nello stesso convento dove già si trovavano la figlia Anna e la sorella. Alla morte di Kinga nel 1292, Iolanda si spostò nel convento di Gniezno, che lei stessa aveva fondato in precedenza e di cui fu eletta badessa, per scampare all'invasione dei mongoli. Ivi morì sei anni dopo, nel 1298. MARTIROLOGIO ROMANO. Presso Gniezno in Polonia, beata Iolanda, badessa, che, dopo la morte del marito, il duca Boleslao il Pio, lasciati i beni terreni, professò insieme alla figlia la vita monastica nell’Ordine di Santa Chiara.

nome Santa Paola Frassinetti- titolo Vergine- nome di battesimo Paola Frassinetti- nascita 3 marzo 1809, Genova- morte 11 giugno 1882, Roma- ricorrenza 11 giugno- Beatificazione<br /> 8 giugno 1930 da papa Pio XI<br /> Canonizzazione 11 marzo 1984 da papa Giovanni Paolo II- La beata Frassinetti nacque da una piissima famiglia di Genova il 3 marzo dell'anno 1809. I suoi quattro fratelli furono tutti sacerdoti ed uno è venerabile: D. Giuseppe Frassinetti. Il suo primo apostolato lo esercitò a fianco del fratello, allora parroco a S. Pietro in Quinto. D. Giuseppe aveva istituito nella sua parrocchia una scuola di fanciulle povere e ne affidò la direzione alla sorella Paola, che subito cominciò ad esercitare quell'attività religiosa che a poco a poco la condusse alla fondazione del nuovo istituto delle Dorotee. Essa però non si occupò esclusivamente dell'insegnamento; ma attese altresì con zelo all'educazione delle bambine e giovanette che si raccoglievano attorno a lei. Nè si limitava alle sole ore della scuola; ma quando questa finiva, Paola chiamava a sè le sue piccole amiche e discepole, e conducendole a passeggio per i boschi, le colline e sulle rive del mare, le tratteneva in elevate conversazioni. L'idea di fondare l'istituto era nella sua mente, ed ella pregava il Signore perchè si degnasse concedere a tante giovanette la grazia di un nuovo mistico giardino, dove poter più facilmente amar Gesù e attendere alla propria santificazione. E la Frassinetti non tardò a concretare i suoi desideri. Il 12 agosto, festa di S. Chiara, insieme a sei altre compagne fece i voti religiosi, e un provvidenziale incontro diede subito alla fondazione il suo proprio carattere. D. Luigi Passi di Bergamo aveva pur egli fondata una Congregazione di donne cristiane per l'istruzione catechistica sotto la protezione di S. Dorotea. Ma l'opera avrebbe terminato con lui e cercava perciò una Congregazione religiosa cui affidarla. Avendo sentito parlare della Frassinetti e della sua iniziativa, le fece la proposta di assumere l'assistenza dell'opera da lui ideata. Paola ne comprese l'opportunità e l'utilità é abbracciò la proposta del Passi e diede alla comunità il nome di Istituto di S. Dorotea. Il Papa Gregorio XVI affidò alle Dorotee il non facile incarico di riformare l'antico Istituto di S. Maria del Rifugio presso S. Onofrio sul Quirinale. E qui la Beata fissò la sua dimora stabile. Presto l'istituto si diffuse a Bologna e in tutte le città italiane; e non tardò a varcare anche i confini diffondendosi in tutto il mondo. Intanto la Frassinetti era prossima alla morte. Gli Angeli stavano ormai mettendo gli ultimi fiori alla sua corona che si era preparata durante una lunga vita tutta spesa per Iddio, nella preghiera, nella lotta interiore e nello spezzare a tante giovinette il pane della santità. Il Signore gradi il suo olocausto e l'11 giugno 1882, dopo aver ricevuta la visita di S. Giovanni Bosco, volò gloriosa al cielo. PRATICA. - Facciamo le nostre azioni per la maggior gloria di Dio e per il bene dell'anima ricordando che tutto è vanità e solo conta ciò che si fa per l'eternità. PREGHIERA. - Dona a noi la grazia, o Signore, oggi che onoriamo la tua beata Paola Frassinetti, di poter essere ammaestrati nella devozione. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma, santa Paola Frassinetti, vergine, che, superate molte difficoltà iniziali, fondò la Congregazione delle Suore di Santa Dorotea per la formazione cristiana della gioventù femminile, prodigandosi per la sua opera con forza d’animo e con dolcezza unita a energica passione.

nome San Giovanni da San Facondo Gonzalez de Castrillo- titolo Sacerdote eremita agostiniano- nascita 1430, San Fagondez, Spagna- morte 11 giugno 1479, Salamanca, Spagna- ricorrenza 11 giugno- Beatificazione 1601 da papa Clemente VIII- Canonizzazione 16 ottobre 1690 da papa Alessandro VIII- Patrono di Salamanca, lattoniere- S. Giovanni nacque a San Fagondez, nel regno di Leone in Spagna, da Giovanni Gonzales de Castrillo e da Sanca Martinez ambedue ragguardevoli per nobiltà di schiatta, e per meriti di virtù: fu ottenuto da Dio per le loro buone opere e le assidue preghiere essendo essi rimasti per lungo tempo senza figliuoli. Fin dai primi anni S. Giovanni diede mirabile indizio della sua futura santità, perchè sovente da qualche luogo elevato predicava agli altri fanciulli per esortarli alla virtù ed al culto di Dio o per comporre i loro dissidi ed indurli alla pace. In patria fu affidato ai monaci benedettini di S. Facondo afTìnchè lo iniziassero ai primi elementi delle lettere. Abbracciato lo stato ecclesiastico, fu ammesso tra i familiari del Vescovo di Burges, il quale gli diede prova di grande stima, lo ordinò sacerdote e gli conferì un canonicato della sua cattedrale. Giovanni era investito contemporaneamente di tre piccoli benefici ecclesiastici, la cui nomina era riservata all'Abate di S. Facondo. Questa pluralità di benefici sarebbe stata illegittima, nel caso che ciascuno fosse stato sufficiente all'onesto sostentamento del giovane sacerdote. La condotta di Giovanni era sempre stata irreprensibile e ben superiore a quella della comune dei cristiani. Pur tuttavia, quando la grazia gli ebbe illuminata la mente e tocco il cuore, il giovane riconobbe che gli mancava molto per essere vero discepolo di Cristo. Vide in sè grandi difetti, dei quali intraprese subito con ardore l'emendazione. Incominciò col chiedere al Vescovo il permesso di rinunciare ai suoi benefici. Potè riuscirvi con grandissime difficoltà: per sè non si riservò che una piccola cappella, dove celebrava la Messa ogni giorno, predicava sovente e insegnava i misteri della fede agli indotti. La povertà, la mortificazione e il ritiro divennero le sue più care delizie. Discendeva nel fondo della sua anima, per conoscerne perfettamente lo stato, ed imparò dall'esperienza che tutti i piaceri del mondo sono nulla in paragone di quei puri godimenti, che si provano nell'esercizio della preghiera, della meditazione e della virtù predicata dal Vangelo. Il desiderio di perfezionarsi sempre più lo spinse a domandare al suo Vescovo il permesso di ritirarsi a Salamanca, ove attese per lo spazio di quattro anni allo studio della teologia. Di poi chiamato alla direzione delle anime nella parrocchia di S. Sebastiano, vi produsse frutti meravigliosi colle frequenti istruzioni che vi teneva. Dimorava in quel periodo di tempo presso un canonico virtuoso dove potè praticare grandi austerità per ben nove anni. Colpito dalla malattia della pietra, sopportò per lungo tempo dolori indescrivibili. Alla fine si assoggettò all'atto operatorio e appena guarito stabilì di lasciare interamente' il mondo e di ritirarsi nel monastero di S. Agostino a Salamanca. Quivi si fece religioso nell'anno 1463. Questo convento di eremitani era allora assai fiorente per severità di osservanza: ma Giovanni novizio vi sorpassò i più provetti nell'obbedienza, nella sottomissione e nella veglia ed orazione. Essendogli stata allora affidata la cura della cantina, gli bastò toccare un piccolo fusto di vino per attingerne un anno intero per tutti i religiosi. Compiuto il noviziato fece la sua professione solenne il 28 agosto del 1464. Avendogli i suoi superiori ordinato di esercitare il dono che aveva ricevuto per la predicazione, annunciò la parola di Dio con zelo straordinario. Parlava con tanta forza ed efficacia, che ben vedevasi essere la sua mente illuminata dalla più pura luce della fede ed il suo cuore acceso del più grande fuoco di carità verso Dio e verso il popolo. Così trascorse tutto il restante della sua vita nella predicazione della parola di Dio, della confessione e della direzione delle anime raccogliendo frutti incomparabili di bene e di santificazione. Infine caduto infermo predisse il giorno della morte, e ricevuti devotissimamente i sacramenti della Chiesa, terminò la sua mortale esistenza l'11 giugno del 1479. Glorioso per molti miracoli prima e dopo la morte, fu beatificato da Clemente VIII nel 1601 e canonizzato nel 1690 da Alessandro VIII. Benedetto XIII infine ordinò che il suo ufficio fosse inscritto nel Breviario romano al 12 giugno. PRATICA. Tutti i giorni, per quanto mi sarà possibile, ascolterò devotamente la Santa Messa. PREGHIERA. San Giovanni da Fecondo pregate per noi. MARTIROLOGIO ROMANO. A Salamanca in Spagna, san Giovanni da San Facondo González de Castrillo, sacerdote dell’Ordine degli Eremiti di Sant’Agostino, che attraverso colloqui privati e con la santità della sua vita riportò la concordia tra i cittadini divisi in sanguinarie fazioni.

nome Beata Maria del Sacro Cuore di Gesù- titolo Fondatrice- nome di battesimo Maria Schininà Arezzo- nascita 10 aprile 1844, Ragusa- morte 11 giugno 1910, Ragusa- ricorrenza 11 giugno- Maria nacque a Ragusa da una nobile famiglia siciliana e aveva sedici anni quando il tradizionale modo di vivere di queste nobili casate fu sconvolto dal movimento risorgimentale e dall'inizio della lotta per l'unificazione dell'Italia. Alla vista di poveri che soffrivano a causa della guerra e della fame, decise di consacrare la sua vita al servizio di chi soffriva materialmente per i rivolgimenti politici e sociali. Data la rigidezza delle tradizioni sociali è comprensibile che la nobiltà locale provasse orrore e considerasse la scelta di Maria come una sorta di diserzione dalle sue file: fecero di tutto per dissuaderla ma, sostenuta dal vescovo di Siracusa fondò con cinque compagne la Congregazione delle suore del Sacro Cuore di Gesù, operando tra i prigionieri di guerra e i contadini. Impiegò i suoi averi e le sue proprietà in questa avventura: la sua casa natale divenne sede per le prime carmelitane che volevano fondare un monastero a Ragusa; lo stesso edificio fu poi asilo per le popolazioni di Messina e Reggio Calabria, vittime del terremoto del 1908. Molti preti diocesani e religiosi impararono in quel luogo come servire Cristo con le opere di misericordia. Maria trascorse la sua vita a Ragusa dove morì l'11 giugno 1910. È stata beatificata da papa Giovanni Paolo 11 il 4 novembre 1990. MARTIROLOGIO ROMANO. A Ragusa, beata Maria Schininà, vergine, che scelse di vivere in umiltà e semplicità dedicandosi alla cura degli infermi, degli abbandonati e dei poveri e istituì le Suore del Sacro Cuore di Gesù perché fossero di aiuto in ogni genere di miseria.

nome Sant'Aleide di Schaerbeek- titolo Vergine, Monaca e mistica- nascita XIII secolo, Schaerbeek, Belgio- morte 11 luglio 1250, Belgio- ricorrenza 11 giugno- Canonizzazione 1907 (estensione del culto)- La Vita di Aleide, o Alice, scritta da un contemporaneo, probabil mente un monaco cistercense e confessore della comunità, è molto semplice ma sincera. Era una bambina delicata e gentile, nata a Schaerbeek, nei pressi di Bruxelles, e a sette anni entrò nel monastero di monache cistercensi di Le Cambre, appena fuori città. Ancora molto giovane contrasse la lebbra e, con grande dolore delle consorelle, dovette vivere segregata (la lebbra era arrivata in Europa al tempo delle crociate ed era molto temuta). Aleide accettò la sua infermità e la segregazione con la sua solita umiltà, con atteggiamento riservato e con totale rassegnazione alla volontà di Dio. La sua unica consolazione era quella di ricevere la S. Comunione, che le era data sotto la specie del pane e non anche del calice per timore del contagio. La Comunione sotto una sola specie o per intinzione non sembra fosse la norma a Schaerbeek, e per lei era un grande dolore questa privazione finché le fu rivelato, nella preghiera, che anche in questo modo non le veniva sottratto nulla: «Dove c'è una parte, c'è anche l'intero». Il giorno della festa di S. Barnaba del 1249 improvvisamente cadde molto malata, le fu portato il Viatico, ma ella profetizzò che sarebbe vissuta un altro anno. Fu un anno di grandi sofferenze, durante il quale perse anche la vista, ma pregò incessantemente offrendo a Cristo la sua sofferenza per le anime del purgatorio, venendo molto confortata da rivelazioni e visioni. Morì, come aveva predetto, nella festa di S. Barnaba del 1250. La sua festa è celebrata il 15 giugno nell'Ordine cistercense e nella diocesi di Malines. Il suo culto fu confermato da papa Pio X nel 1907. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero di La Chambre vicino a Bruxelles nel Brabante, nell’odierno Belgio, sant’Aléide, vergine dell’Ordine Cistercense, che, a ventidue anni, colpita dalla lebbra, fu costretta a una vita di segregazione; negli ultimi anni, perduta anche la vista, neppure un membro del corpo le era rimasto sano, salvo la lingua, per cantare le lodi di Dio.

nome Santa Maria Rosa Molas y Vallvè- titolo Fondatrice- nascita 24 marzo 1815, Reus, Spagna- morte 11 giugno 1876, Tortosa, Spagna- ricorrenza 11 giugno- Beatificazione 1º maggio 1977 da papa Paolo VI- Canonizzazione 11 dicembre 1988 da papa Giovanni Paolo II- Rosa Molas nacque a Reus, vicino a Tarragona nella parte nordorientale della Spagna, dove i suoi genitori gestivano un piccolo negozio. La mamma mori di colera quando lei aveva diciassette anni. Il suo desiderio di farsi religiosa incontrò il rifiuto del padre. Solo dieci anni dopo poté lasciare la casa palerua entrando in un'associazione locale di suore che operavano nell'ospedale cittadino. Ricevette l'abito e il nome di Maria Rosa. Otto anni dopo divenne superiora della Casa della Misericordia, nei sobborghi di Tortosa, nell'estremo sud sulle coste mediterranee, dove trovò trecento ricoverati che vivevano nello squallore e nel disordine, vecchi, malati, ragazzi e bambini. Si mise subito al lavoro per migliorare le condizioni e porre fine a quella situazione caotica. Rimase a Tortosa altri otto anni prima di scoprire che l'ordine nel quale era entrata si era costituito in modo irregolare. Dopo discussioni dolorose, con altre dodici compagne si mise sotto la giurisdizione del vescovo locale, costituendo il primo nucleo di una nuova congregazione: Nostra Signora della Consolazione. Scelse questo nome per significare che si sarebbero occupate dell'educazione, della cura e di tutto ciò che era inerente al soccorso dei bisognosi, in particolare dei ragazzi. Oggi le suore operano particolarmente nel Terzo mondo, lavorando oltre che in Europa, nel Sud America e in parti dell'Africa e dell'Asia. Madre Maria Rosa mori a Tortosa la domenica della Trinità, 11 giugno 1876; fu beatificata da papa Paolo VI nel maggio 1977 e canonizzata da Giovanni Paolo II l'11 dicembre 1988. MARTIROLOGIO ROMANO. A Tortosa in Spagna, santa Rosa Francesca Maria Addolorata (Maria Rosa) Molas Vallvé, vergine, che trasformò un sodalizio di pie donne nella Congregazione delle Suore di Nostra Signora della Consolazione per il servizio ai bisognosi.

nome Beato Stefano Bandelli- titolo Domenicano- nome di battesimo Stefano Bandelli- nascita 1369, Castelnuova Scrivia, Alessandria- morte 11 giugno 1450, Saluzzo, Cuneo- ricorrenza 11 giugno- Beatificazione 21 febbraio 1856 da papa Pio IX- Nato a Castelnuovo Scrivia (Al), ricevette l'abito domenicano a Piacenza. L'esattezza nell'osservanza della regola e la vivissima passione per lo studio caratterizzarono gli anni di preparazione all'apostolato. Ordinario di teologia all'Università di Pavia: alternò all'insegnamento un'efficace e brillante predicazione che gli meritò l'appellativo di "secondo san Paolo". Mori a Saluzzo, e il suo corpo è venerato nella chiesa di san Giovanni battista. La città lo elesse patrono per aver ottenuto miracolosamente da lui, nel 1487, la liberazione da un terribile assedio. MARTIROLOGIO ROMANO. A Saluzzo in Piemonte, beato Stefano Bandelli, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori, insigne nella predicazione e assiduo nell’ascolto delle confessioni.

nome San Remberto- titolo Vescovo di Amburgo e Brema- nascita 820 circa, Bruges, Belgio- morte 11 giugno 888, Brema, Germania- ricorrenza 11 giugno- Remberto (Rimberto), nato a Bruges e fattosi monaco nel vicino monastero di Thourout, fu chiamato da Anscario, arcivescovo di Amburgo (3 feb.), perché lo assistesse nella difficile missione di evangelizzazione della penisola scandinava e della Germania settentrionale. Anscario disse di lui: «Remberto è più degno di essere arcivescovo di quanto io lo sia di essere suo diacono». Nell'848 iniziò la sua opera per l'unificazione della sede episcopale di Brema, fino ad allora sotto la giurisdizione dell'arcidiocesi di Colonia, con quella di Amburgo, e Anscario divenne arcivescovo di Amburgo-Brema con potere anche sulle Chiese scandinave, ricevendo l'approvazione papale nell'864 da papa Nicola I. L'anno dopo Anscario morì e Remberto fu eletto suo successore. Nel periodo in cui Remberto fu arcivescovo la missione in Svezia ebbe un tracollo, ma egli promosse l'evangelizzazione del sud della Norvegia e dello Schleswig; iniziò anche missioni tra gli slavi del nord. Vendette vasellame sacro per riscattare prigionieri dei normanni e in un'occasione offrì il cavallo che stava cavalcando per liberare una ragazza catturata dagli slavi. Scrisse una Vita di Anscario, molto apprezzata per l'accuratezza e lo stile, e una significativa lettera a Valburga, badessa di Nienheerse. Remberto morì l'11 giugno 888; in precedenza la sua festa era celebrata il 4 febbraio, data che ricordava la sua elezione ad arcivescovo. MARTIROLOGIO ROMANO. A Brema in Sassonia, nell’odierna Germania, san Remberto, vescovo di Amburgo e di Brema, che, fedele discepolo di sant’Oscar e suo successore, estese il proprio ministero alle regioni della Danimarca e della Svezia e, al tempo delle invasioni dei Normanni, si prese cura del riscatto dei prigionieri cristiani.

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2 commenti

@chibimoonx

7 mesi fa

oggi è il mio compleanno, speriamo che mi faccia una grazia ahah

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