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30/04/2024 alle 13:56

I santi di oggi 30 aprile:

I santi di oggi 30 aprile:

nome San Pio V- titolo 225º Papa della Chiesa cattolica e Confessore- nome di battesimo Antonio Ghislieri- nascita 17 gennaio 1504, Bosco Marengo- Ordinazione sacerdotale 1528 dal cardinale Innocenzo Cybo- Nomina a vescovo 4 settembre 1556 da papa Paolo IV- Consacrazione a vescovo 14 settembre 1556 dal cardinale Giovanni Michele Saraceni- Creazione a cardinale 15 marzo 1557 da papa Paolo IV- Elezione 7 gennaio 1566- Incoronazione 17 gennaio 1566- Fine pontificato 1º maggio 1572, (6 anni e 115 giorni)- morte 1 maggio 1572, Roma- ricorrenza 30 aprile, 5 maggio messa tridentina- Beatificazione 27 aprile 1672 da papa Clemente X- Canonizzazione 22 maggio 1712 da papa Clemente XI- Attributi Triregno, camauro, bastone pastorale- Patrono di Malta, Congregazione per la dottrina della fede, Bosco Marengo, Cattolica, Diocesi di Alessandria, Pennabilli- S. Pio V nacque in un paese del Piemonte chiamato Bosco, ma discendeva dalla nobile famiglia dei Ghisieri, di Bologna. Frequentando da piccino un convento di Domenicani finì per abbracciarne l'ordine. Si distinse per profondità di sapere e sodezza di virtù, e perciò fu promosso al sacerdozio. Con grande zelo disimpegnò sotto i Papi Paolo IV e Pio IV i gravi uffici di inquisitore di Lombardia e quindi di vescovo di Alessandria: uffici nei quali non solo divenne celebre per il suo ardente zelo, ma anche per la prudenza e perspicacia con cui seppe disimpegnarli. Rimasta, più tardi, vacante la sede romana, il Chisleri venne eletto Sommo Pontefice, assumendo il nome di Pio V. I tempi erano tristi; l'eresia luterana che spargeva faville di ribellione ovunque, minacciava la fede cattolica in tanti paesi, mentre la Chiesa nel Concilio di Trento ricorreva a tutti i mezzi per arrestarla. Fu in questa lotta immane che si svolse l'immenso apostolato del santo Pontefice Pio V. Egli incominciò col condannare la dissolutezza ed il vizio, quindi con l'aiuto del Borromeo pubblicò il catechismo del Concilio di Trento e si adoperò perchè ne venissero osservati i Canoni; promosse pure la correzione del Breviario e del Messale. Ma se tristi erano i tempi quanto al lato morale, non meno tristi erano dal lato politico, poichè i Turchi minacciavano continuamente di saccheggiare Roma. E S. Pio V seppe trionfare anche di questi, assistito dalla SS. Vergine, ch'egli tanto amava. L'esercito riunito di tutti i principi cristiani, benedetto dal Papa, parti, accompagnato dalle preghiere di tutta la cristianità; e nelle acque di Lepanto si incontrò col nemico. Terribile fu la lotta, ma la vittoria fu dei Cristiani; i Turchi furono messi in disordinata fuga e da quel giorno la loro potenza sul mare non fece che declinare. A perenne ricordo di così strepitoso favore, Maria fu onorata col titolo di «Auxilium Christianorum», non solo, ma fu anche istituita la festa del S. Rosario, che ancor oggi si celebra il 7 ottobre. S. Pio V, per purgare poi l'aiuola della Chiesa, non lavorò solo a parole ma soprattutto con l'esempio, mostrandosi esemplare in ogni virtù. Visse sobrio ed umile, passando gran parte della sua giornata nella preghiera per la dilatazione del Regno di Cristo e per la pace della Chiesa. Attaccato da crudele infermità, morì nel maggio del 1572. PRATICA. Il S. Rosario è una preghiera universale: recitiamolo. PREGHIERA. Dio, che a sconfiggere i nemici della tua Chiesa e restaurare il culto divino, ti degnasti eleggere il Sommo Pontefice Pio V, fa' che noi, difesi da lui, siamo così attaccati al tuo servizio che superate le insidie di tutti i nemici possiamo godere di una perpetua pace. MARTIROLOGIO ROMANO. San Pio V, papa, che, elevato dall'Ordine dei Predicatori alla cattedra di Pietro, rinnovò, secondo i decreti del Concilio di Trento, con grande pietà e apostolico vigore il culto divino, la dottrina cristiana e la disciplina ecclesiastica e promosse la propagazione della fede. Il primo di maggio a Roma si addormentò nel Signore.

nome San Giuseppe Benedetto Cottolengo- titolo Sacerdote- nome di battesimo Giuseppe Agostino Benedetto Cottolengo- nascita 3 maggio 1786, Bra, Cuneo- morte 30 aprile 1842, Chieri, Torino- ricorrenza 30 aprile- Beatificazione 29 aprile 1917- Canonizzazione 19 marzo 1934- Giuseppe Benedetto Cottolengo nacque nel 1786 a Bra, una cittadina del Piemonte. Era il primo dei dodici figli di una famiglia borghese profondamente cristiana, e la madre lo educò insegnandogli a prendersi cura dei poveri e degli ammalati. Si narra che a cinque anni lo scoprirono mentre prendeva le misure della casa poiché voleva, una volta cresciuto, metterci più posti letto possibile per gli ammalati. Nel 1802 cominciò a studiare per il sacerdozio a casa, poiché il seminario era stato chiuso durante la guerra napoleonica e infine nel 1811 fu ordinato prete a Torino. Inizialmente desiderava lavorare in una parrocchia rurale e dedicarsi al semplice ministero pastorale tra il popolo, ma i suoi confratelli gli consigliarono di proseguire gli studi e così si iscrisse per il dottorato di teologia all'università di Torino. Si laureò due anni dopo e tornò al paese natale ove lavorò per due anni prima di essere nominato canonico, nel 1818, presso la basilica del Corpus Domini di Torino. Trascorrerà il resto della sua vita in città e là troverà anche la sua vera vocazione. Compì coscienziosamente i vari incarichi del suo ministero per circa nove anni, in special modo la predicazione e le confessioni, guadagnandosi il soprannome di «canonico buono» poiché cercava sempre di aiutare i poveri. Era affascinato dalla vita di S. Vincenzo de' Paoli (27 set.) e cominciò a pensare che avrebbe dovuto dedicare tutte le proprie energie ai malati e ai poveri, finché capitò una cosa che lo convinse che era proprio questa la sua vera vocazione. Nel 1827 una famiglia francese passò per Torino sulla via del ritorno verso casa; non avevano soldi e la madre molto malata non poteva ricevere assistenza medica poiché gli ospedali normali non l'avrebbero accettata perché incinta, mentre il reparto maternità l'aveva rifiutata perché affetta da tubercolosi. Fu portata in una stanza destinata dalle autorità civili ai senzatetto ammalati e il canonico Cottolengo la assistette fino a quando ella morì, cercando di dare conforto a lei, al marito e ai figli. Al ritorno nella basilica decise di aprire una casa per i poveri rifiutati da tutti; disse che l'ispirazione gli era venuta dalla Vergine mentre recitava le litanie davanti all'altare della Madonna delle Grazie. Per cominciare prese in affitto due stanze in una casa antistante la basilica: non aveva un piano generale ambizioso, ma lasciò lo sviluppo dell'opera alla divina Provvidenza. Si riteneva solo l'operaio: «La Provvidenza può fare ogni cosa e deciderà cosa deve accadere». Furono affittate altre stanze e una giovane vedova, Maria Nasi Pullini, radunò un gruppo di ragazze per aiutare nel lavoro. I vicini però cominciarono a lamentarsi del fatto che aumentava il numero dei malati che usufruiva dell'ospitalità, soprattutto quando un'epidemia di colera minacciò parte del Piemonte, per cui le autorità cittadine fecero chiudere la casa. Anche alcuni colleghi del canonico della basilica avevano sollevato obiezioni perché l'impresa era avventata e stava causando loro discredito. A Giuseppe non rimase che trasferirsi, scelse un'area derelitta chiamata Valdocco, nei sobborghi della città, piena di boscaglia e costellata di stamberghe e osterie di infimo livello, e vi affittò un piccolo edificio. Il 27 aprile 1832 vi si trasferì con un unico paziente, un giovane che soffriva di tumore, ma di lì a pochi mesi ebbe bisogno di un altro edificio per gestire più persone. Fu questo l'inizio della sua Piccola Casa della Divina Provvidenza, che pose sotto la protezione di S. Vincenzo de' Paoli e a cui diede come motto Caritas Christz urget nos ("L'amore di Cristo ci costringe"). Diede vita a nuove sezioni per soddisfare ogni necessità: malati incurabili, anziani infermi, epilettici, malati mentali, bambini malati e abbandonati. Non mandava mai via nessuno, in base alla considerazione: «Tutti i poveri sono nostri patroni, ma coloro che sembrano esteriormente più disgustosi e repellenti sono i nostri patroni più cari, sono i nostri gioielli!». La "Piccola Casa" crebbe fino a divenire una ' piccola città" che forniva riparo e assistenza medica, e comprendeva orfanotrofio, casa per ragazze indigenti, scuole e laboratori. Nella sua iniziativa si affidava alla Provvidenza, avendo fiducia nel fatto che Dio lo avrebbe aiutato a superare le inevitabili difficoltà e lo avrebbe reso in grado di trovare sufficienti fondi e aiutanti. Fondò una confraternita di frati laici, i Fratelli di S. Vincenzo, col compito di eseguire lavori manuali e fare i portantini in ospedale, una congregazione di preti secolari, i Sacerdoti della S. Trinità, per avere aiuto nel fornire assistenza spirituale, e diverse congregazioni di suore, ognuna dedicata a una delle particolari funzioni della "Piccola Casa". Le più famose di queste sono le Suore di S. Vincenzo o "Vincenzine" o "Cottolenghine", fondate nel 1830 con l'aiuto di Maria Nasi. Oltre a possedere una tale fiducia nella Provvidenza, Giuseppe era particolarmente devoto alla Madonna, che scelse come patrona dell'Istituto. Esaltò l'importanza della preghiera, definendola «il primo e più importante dei nostri compiti [...i è la preghiera che fa vivere la Piccola Casa». La sua vita spirituale personale si basava fermamente sui sacramenti, insisteva su una celebrazione degna e decorosa della liturgia e raccomandava la comunione quotidiana, in un'epoca in cui ciò non era affatto usuale. Nel curare gli ammalati e gli svantaggiati si interessava tanto al loro benessere spirituale e mentale quanto alla loro condizione materiale: desiderava ricostruire la loro fiducia in se stessi, nelle altre persone e in Dio, oltre che aiutarli a trovare pace e sicurezza. Si definiva «povero tra i poveri», vestiva e mangiava infatti come loro sebbene godesse di fiducia e alta considerazione da parte del re Carlo Alberto, che lo nominò cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, e del papa, che diede approvazione ufficiale al suo operato. Morì il 30 aprile 1842 e fu seppellito sotto l'altare della Madonna nella cappella principale di Valdocco. Fu beatificato nel 1917 e canonizzato nel 1934. Oggigiorno le sue suore operano in numerose istituzioni e ostelli e lo spirito del «canonico buono» sopravvive nell'Istituto Caritativo Cottolengo, ramificato in varie parti del mondo e che continua a servire i sofferenti e gli abbandonati. MARTIROLOGIO ROMANO. A Chieri presso Torino, san Giuseppe Benedetto Cottolengo, sacerdote, che, confidando nel solo aiuto della divina Provvidenza, aprì una casa in cui si adoperò nell’accoglienza di poveri, infermi ed emarginati di ogni genere.

nome San Mercuriale di Forlì- titolo Vescovo- ricorrenza 30 aprile, 26 ottobre- Santuario principale Abbazia di San Mercuriale di Forlì- Mercuriale fu il primo vescovo di Forlì, combatté il paganesimo e l'arianesimo. Molte leggende sono nate sulla sua vita. Le più antiche testimonianze di San Mercuriale si riferiscono al suo culto e alle chiese a lui dedicate, come l'attuale basilica di Forlì, che è sotto il suo patronato. Tra il 1050 e il 1084 uno scrittore anonimo scrisse la prima “Vita", Basato sui dipinti della vecchia basilica. In questa biografia ci sono due elementi caratteristici: a Rimini un giudice pagano di nome Toro, insultava i cristiani e in particolare rideva dell'Eucaristia, che per lui non era altro che un pasto da digerire come gli altri cibi. I santi vescovi della regione, Mercuriale di Forlì, Rufilo di Forlimpopoli, Leone di Montefeltro, Gaudenzio di Rimini e Geminiano di Modena, per evitare che la fede dei loro fedeli non soffrisse, accettarono la sfida del Toro e gli dissero: ora la mangi, ma poi morirai di una morte agonizzante. Il secondo episodio si riferisce a un drago che in quel momento terrorizzava la zona tra Forlì e Forlimpopoli. Di comune accordo, i vescovi Mercuriale e Rufilo, affrontarono il ​​drago e gli posero le loro stole sul collo cosicché in questo modo lo immobilizzarono e lo rinchiusero in un pozzo profondo, dove, secondo la tradizione, il giorno della festa di San Mercuriale trema e ritrema. Mercuriale morì il 30 aprile, dopo aver esortato i suoi fedeli a rimanere saldi nella fede. Fu sepolto in un mausoleo e fu costruita una chiesa in suo onore. MARTIROLOGIO ROMANO. A Forlì, san Mercuriale, vescovo, che si ritiene abbia istituito la sede episcopale in questa città.

nome Sant'Erconvaldo- titolo Vescovo- nascita VII secolo, Inghilterra- morte 30 aprile 693, Barking, Inghilterra- ricorrenza 30 aprile- Beda narra che l'arcivescovo di Canterbury S. Teodoro (19 set.) scelse Erconvaldo (anche detto Eorcenwald o Erkenwald) quale vescovo dei sassoni orientali, con sede episcopale a Londra; ciò accadde nel 675. Continua dicendo che il nuovo vescovo fosse «uomo che visse in perfetta santità sia quando era vescovo, sia prima di esserlo, come tuttora testimoniano prodigi celesti»: i malati guarivano se posti sotto o vicino la lettiga su cui aveva viaggiato il vescovo, altri venivano curati con l'applicazione. di schegge di legno della lettiga stessa. Secondo la tradizione Erconvaldo apparteneva a una stirpe reale e il suo nome indicherebbe che era membro della casa reale del Kent; era abbastanza ricco da permettersi la fondazione di due monasteri prima di diventare vescovo. Uno di questi, maschile, era a Chertsey nel Surrey, l'altro, doppio, a Barking nell'Essex, dove era badessa sua sorella S. Etelburga (12 ott.). In qualità di vescovo aiutò a riportare la pace tra S. Teodoro e S. Vilfrido (12 ott.), ma poco altro si sa della sua amministrazione episcopale. É noto che fece ampliare la cattedrale di S. Paolo e fu abbastanza influente da convincere alcuni ricchi benefattori a donare vaste quantità di terra alla Chiesa. A quanto si dice diede al cristianesimo «basi solide in una diocesi famosa per le ricadute nel peccato» e consigliò re Ine del Wesscx nella stesura del suo importantissimo codice legale. La sua fondazione di Chertsey dichiarava di possedere una lettera papale che le garantiva certi privilegi ottenuta da Erconvaldo in occasione del suo viaggio a Roma avvenuto intorno al 678, ma è dimostrato che la lettera, più tarda, era un falso e non vi sono testimonianze del fatto che egli compì un tale viaggio. In generale, «con Erconvaldo, Londra ebbe un vescovo influente in un periodo molto importante per il consolidamento della Chiesa inglese». Quando morì il 30 aprile 693, probabilmente a Barking, le sue spoglie furono reclamate dalle suore del posto, dal suo primo monastero di Chertsey e, naturalmente, dal clero di Londra. Alla fine su sepolto in S. Paolo, nel 1148 le sue reliquie furono trasferite in un nuovo reliquiario sotto l'altare maggiore e, nel 1326, furono nuovamente trasferite a un altro reliquiario, riccamente abbellito negli anni dai patrocinatori di Londra e dai pellegrini e divenuto una delle glorie della cattedrale e apprezzata meta di pellegrinaggio, a cui furono ascritti miracoli dovuti all'intercessione del vescovo. Nel Medio Evo fu il santo patrono di Londra e comparve anche in altre parti della nazione su transetti (ad esempio, a Guiden Morden nel Cambridgeshire) e su vetrate dipinte (a St Peter Mancroft, Norwich, e nella cattedrale di Wells). MARTIROLOGIO ROMANO. A Barking in Inghilterra, transito di sant’Erconvaldo, vescovo, che fondò due monasteri, l’uno maschile, da lui stesso governato, l’altro femminile, guidato da sua sorella santa Etelburga.

nome Beata Paolina von Mallinckrodt- titolo Religiosa Fondatrice- nome di battesimo Pauline von Mallinckrodt- nascita 1817, Minden, Westfalia- morte 30 aprile 1881, Paderborn, Germania- ricorrenza 30 aprile- Beatificazione 14 aprile 1985 da papa Giovanni Paolo II- Paolina von Mallinckrodt nacque nel 1817 a Minden, in Westfalia; da giovane soffrì molto a causa dell'insicurezza riguardo al suo futuro e riuscì a superare questi problemi solo grazie alla preghiera, a una profonda fede in Dio e nel suo sostegno. Crescendo divenne una persona capace, sicura di sé e amichevole e da quando si trasferì a Padeborn nel 1839 si fece sempre più coinvolgere in opere sociali e caritative di quella zona, come molte donne cattoliche appartenenti alla stessa classe sociale. Si dedicava in modo particolare alla cura dei malati, dei ciechi e dei bambini miseri, e aggiungerà poi ai suoi interessi l'insegnamento ai poveri. Al fine di dedicarsi totalmente a ciò, nel 1849, fondò l'Istituto delle Suore della Carità Cristiana. Non era quella un'epoca favorevole agli ordini religiosi in quella parte della Germania controllata dalla Prussia e questo dimostra la determinazione e fiducia nella divina Provvidenza di Paolina, che trasmise alle proprie sorelle dei solidi princìpi che permisero loro di sopravvivere e, persino, di diffondersi. Quando, nel 1876, il governo prussiano chiuse la casa madre, Paolina decise di trasferirla in Belgio, ove rimase fino al 1887; alcune suore andarono in Italia e in Boemia, altre si recarono successivamente in America. La sua vita spirituale fu basata su una donazione totale di sé a Dio e una profonda devozione a Gesù nell'eucarestia e alla Madonna. «La nostra ricerca di Dio», scrisse, «deve essere costante e attiva: Dobbiamo cercare Dio con coraggio e con fiducia nei nostri fratelli sofferenti». Quando morì a Paderborn, il 30 aprile 1881, l'istituto aveva quarantacinque case, diffuse in Europa, Nord e Sud America, e quattrocentonovantadue membri. Paolina fu beatificata nel 1985. MARTIROLOGIO ROMANO. A Paderborn in Germania, beata Paolina von Mallinckrodt, vergine, che fondò le Suore della Carità Cristiana, dedicandosi all’istruzione dei fanciulli poveri e ciechi e all’assistenza ai malati e ai bisognosi.

nome Beato Benedetto da Urbino- titolo Sacerdote cappuccino- nome di battesimo Marco Passionei- nascita 13 settembre 1560, Urbino- morte 30 aprile 1625, Fossombrone, Marche- ricorrenza 30 aprile- Beatificazione 10 febbraio 1867 da papa Pio IX- Martino, o Marco, nacque a Urbino il 13 settembre 1560 dall'illustre famiglia dei Passionei. Studiò filosofia all'università di Perugia e giurisprudenza a Padova, divenendo famoso in entrambe per la sua cultura e il suo stile di vita virtuoso. Decise di seguire la carriera legale e per questo si trasferì a Roma a servizio del cardinale Gian Girolamo Albani ma scoprì presto che ciò non lo soddisfaceva e perciò cercò di essere ammesso nel convento dei cappuccini di Fossombrone. La sua famiglia si oppose tenacemente al suo desiderio di farsi religioso ed egli non riuscì a ricevere l'abito fino al 1584, quando entrò nel convento di Fano assumendo il nome religioso di Benedetto. Per un certo periodo parve che la salute cagionevole non gli avrebbe permesso di professare ma il maestro dei novizi fu tanto impressionato dalla sua devozione da insistere perché gli fosse concesso di prendere i voti. Per tre anni Benedetto fu assegnato al vicario generale, S. Lorenzo di Brindisi (23 lug.), e viaggiò con lui nelle visite in Austria e Boemia. Durante questi viaggi le sue omelie missionarie riconquistarono numerosi cattolici apostati e determinarono la conversione di molti protestanti, sebbene egli parve avere difficoltà con le lingue del luogo; successivamente, sia per questo che per la cattiva salute decise di tornare in Italia. Uno dei temi fondamentali della sua predicazione fu la passione e la morte di Gesù, sulle quali meditava un'ora al giorno, giacendo prostrato a terra. Uno dei suoi motti preferiti era: «Coloro che sperano e hanno fede in Dio non potranno mai perdersi». Desiderava soprattutto che le persone fossero consumate da quel fuoco che Gesù era venuto ad accendere sulla terra, ma era anche interessato all'istruzione dei giovani. Nel 1625, pur essendo molto malato, partì per la predicazione delle omelie quaresimali a Sassocorbaro, ma era troppo debole per potere continuare oltre. Il Mercoledì delle Ceneri fu riportato a Fossombrone ove morì il 30 aprile. Fu beatificato nel 1867. Varie brevi opere di Benedetto sono rimaste in manoscritti: un trattato sull'idea di povertà di Francesco, una traduzione di brani di S. Agostino riguardanti il libero arbitrio, alcuni poemi, inni e lettere e quattro brani scritti per consolare un parente che non poteva avere figli. MARTIROLOGIO ROMANO. A Fossombrone nelle Marche, beato Benedetto da Urbino, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, che fu compagno di san Lorenzo da Brindisi nella predicazione tra gli hussiti e i luterani.

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