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08/04/2024 alle 14:14

I santi di oggi 8 aprile:

I santi di oggi 8 aprile:

nome Annunciazione del Signore- titolo L'annuncio del concepimento verginale- altri nomi Annunciazione della beata Vergine Maria, Maria Santissima Annunziata- ricorrenza 8 aprile data straordinaria, ricorre ogni anno il 25 marzo- Il mistero che la S. Chiesa celebra oggi è l'Annuncio dell'Arcangelo Gabriele a Maria, che Ella era stata dal Signore scelta fra tutte le donne ad essere la Madre di Dio, e l'incarnazione del Verbo nel suo seno purissimo. Anticamente la festa odierna era designata anche col nome di «Concezione di Cristo», «Annunciazione del Signore». Ciò dimostra che era celebrata più come festa del Signore che della 'Madonna; solo col passare del tempo prese man mano spiccato carattere mariano. Oggi è considerata quasi esclusivamente come festa della SS. Vergine. «Questo giorno, scrive il Guéranger, è grande negli annali dell'umanità; è grande agli occhi medesimi di Dio, perché celebra l'anniversario del più grande avvenimento che siasi compiuto nel tempo. Quest'oggi il Verbo divino, per mezzo del quale il Padre ha creato tutte le cose, s'è fatto carne nel seno d'una Vergine ed ha abitato in mezzo a noi». Questo mistero era già stato preannunciato fin dal Paradiso terrestre, indi più esplicitamente ripetuto e specificato dai Profeti. Isaia, quale segno della Redenzione, all'empio Acaz dice: «Ecco una Vergine concepirà e partorirà un figlio ed Emmanuele sarà il suo Nome». Più innanzi dice ancora: «Dalla radice di Jesse germinerà una verga e un fiore spunterà da essa». Venuta poi la pienezza dei tempi, il tempo accettevole e propizio della Redenzione, mentre la purissima Vergine nazaretana innalza le sue più ferventi preci per accelerare la venuta del Messia, le appare uno dei più fulgidi Arcangeli del Paradiso, Gabriele, e con sommo rispetto e devozione la saluta: «Ave, piena di grazia, il Signore è teco, benedetta tu fra le donne». Udendo queste cose Maria si turba e pensa che specie di saluto sia questo. L'Angelo per rassicurarla le dice: «Non temere, Maria, poiché hai trovato grazia presso Dio; ecco concepirai nel seno e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo e il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà fine ». E Maria, che già ha consacrato la sua verginità a Dio, non comprendendo ciò, dice all'Angelo: «Come avverrà questo se io non conosco uomo?». Rispondendo l'Angelo le dice: «Lo Spirito Santo scenderà in te e la virtù dell'Altissimo ti adombrerà. E per questo quello che nascerà da te sarà santo e sarà chiamato figlio dell'Altissimo... poiché nulla è impossibile a Dio». E Maria risponde: «Ecco la serva del Signore, sia fatto di me secondo la tua parola». E l'Angelo si allontanò da lei. In quel momento il Figlio di Dio scese in lei, prese carne e pur rimanendo vero Dio, cominciò ad essere anche vero uomo, per poi un giorno patire e morire, a fine di salvarci riaprendoci il Paradiso e meritandoci le grazie per bene operare. Come ogni data relativa agli eventi dell'infanzia di Gesù, anche quella del 25 marzo per l'Annunciazione fu stabilita in riferimento a quella del Natale e viene rinviata se coincide con una domenica di Quaresima o altre solennità del tempo pasquale. PRATICA. Credere sempre più nei privilegi mariani, particolarmente in quelli che formano l'aureola più fulgida di Maria, la sua perpetua Verginità e la divina Maternità. PREGHIERA. Dio, che hai voluto che il tuo Verbo all'annuncio dell'Angelo prendesse carne nel seno della Beata Vergine Maria, concedi a noi tuoi devoti che mentre la crediamo veramente Madre di Dio, siamo aiutati dalla sua intercessione presso di te. MARTIROLOGIO ROMANO. Annunciazione della beatissima Vergine Maria, Madre di Dio.

nome San Dionigi di Corinto- titolo Vescovo- nascita Corinto, Grecia- morte II secolo, Corinto, Grecia- ricorrenza 8 aprile- Canonizzazione pre canonizzazione- Attributi bastone pastorale e mitra- Fu nominato vescovo di Corinto, la sua città. Le poche notizie sulla sua vita sono tramandate da Girolamo e soprattutto da Eusebio di Cesarea, il quale ha conservato frammenti interessanti di otto sue lettere, inviate alle Chiese di Atene, di Lacedemone, di Amastri nel Ponto, di Cnosso in Creta. Tali frammenti non contengono notizie su Dionigi, ma forniscono informazioni sulla religiosità di alcune città e regioni, durante il pontificato di Sotere. MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione di san Dionigi, vescovo di Corinto, che, dotato di una mirabile conoscenza della parola di Dio, istruì con la predicazione i fedeli della sua città e con lettere anche i vescovi di altre città e province.

nome Santa Giulia Billiart- titolo Suora- nome di battesimo Marie-Rose-Julie Billiart- nascita 1751, Cuvilly, Piccardia- morte 8 aprile 1816, Fosses, Belgio- ricorrenza 8 aprile- Beatificazione 13 maggio 1906 da papa Pio X- Canonizzazione 22 giugno 1969 da papa Paolo VI- Maria Rosa Giulia Billiart nacque a Cuvilly in Piccardia nel 1751, da genitori piuttosto benestanti che gestivano un piccolo negozio e coltivavano la terra. Nel 1767 la famiglia perse le proprie ricchezze e Giulia dovette farsi carico di pesanti lavori manuali per contribuire al sostentamento della famiglia. Era già stata notata per il suo fervore dal parroco, che le aveva permesso di ricevere la prima comunione a soli nove anni e di fare un voto privato di verginità a quattordici; aveva poi iniziato a insegnare catechismo ai bambini più piccoli e agli agricoltori della parrocchia, e a visitare gli ammalati, mantenendo gli impegni anche quando ebbe un lavoro stabile. Poco più che ventenne, la sua vita cambiò improvvisamente quando qualcuno tentò di ferire o di uccidere suo padre: l'uomo era seduto in casa con la figlia quando uno sparo attraversò la finestra. Giulia si spaventò a tal punto da subire una paralisi nervosa che gradualmente le impedì di camminare e le causò dolori terribili. Le cure la fecero solo peggiorare e, intorno ai trent'anni, era completamente invalida e incapace di stare in piedi. Il parroco continuò a esserne la guida spirituale e la esortò a continuare le lezioni di catechismo dal letto; portò così avanti il suo apostolato, divenendo consigliera spirituale di un numero sempre maggiore di persone, spronandole, ogni qualvolta possibile, a ricevere la comunione con frequenza. Alcune ricche signore cominciarono a farle visita, colpite da ciò che avevano sentito riguardo alla sua pazienza, santità e buon umore. In seguito soffrì di convulsioni tali che la gente la disse posseduta dal demonio; mangiava pochissimo e sembrò più volte sul punto di morire, tanto che le fu impartita l'estrema unzione cinque volte. Quando scoppiò la Rivoluzione nel 1789, Giulia fu accusata di dare rifugio a sacerdoti "refrattari", di essere una fedele sostenitrice della Chiesa prerivoluzionaria e amica dei nobili. Fu fatta uscire di nascosto da Cuvilly su un carro da fieno dai suoi amici e passò i successivi tre anni nascondendosi a Conapiègne, trasferita di casa in casa e soffrendo di dolori sempre più forti: la malattia peggiorò al punto che perse la parola per molti mesi. In questo periodo ebbe una visione particolare nella quale vide il Calvario circondato da religiose in abiti insoliti e udì una voce che le diceva: «Guarda queste figlie dello spirito che ti dò in un istituto contrassegnato dalla croce». Quando cessò il regime del Terrore, Giulia si trasferì ad Amiens, dove fece conoscenza con una giovane devota e ben istruita, Francesca Blin de Bourdon, viscontessa di Gézaincourt, destinata a diventare, da quel momento in avanti, sua fedele compagna, cofondatrice del nuovo istituto e sua prima biografa. Una nuova persecuzione le fece trasferire a Bettencourt, dove ripresero però l'insegnamento del catechismo agli abitanti del paese e dove incontrarono padre Giuseppe Varin. Egli fu un loro appassionato sostenitore, convinto che Giulia fosse stata chiamata da Dio a compiere qualcosa di grande per la Chiesa; sotto la sua guida, tornate ad Amiens, fondarono nel 1803 la congregazione conosciuta con il nome di suore di Nostra Signora di Namur, dedicata all'educazione cristiana, all'istruzione dei poveri e alla formazione degli insegnanti. A Giulia e Francesca Blin si unirono altre due o tre persone; Varin fornì loro una regola provvisoria e le prime sorelle pronunciarono i voti religiosi nel 1804, anno in cui Giulia guarì anche dalla malattia che la aveva resa invalida per tanto tempo. Era in corso una missione parrocchiale nella città, nella quale le nuove suore avevano preparato alcune donne a ricevere i sacramenti. Uno dei sacerdoti organizzò una novena al Sacro Cuore per ottenere la guarigione di Giulia e poi, parlando privatamente con lei, le disse: «Madre, se avete fede, fate un passo in onore del Sacro Cuore». Erano passati ventidue anni da quando si era immobilizzata, e quel giorno riuscì per la prima volta a camminare. Tanti furono gli istituti e le congregazioni femminili fondati nel XIX secolo che è faCile dimenticare gli elementi innovativi nell'opera di Giulia. Abbandonò la divisione abituale tra suore consacrate e secolari, lasciando le suore libere di uscire dal convento e lavorare nelle scuole, eliminando perciò la clausura. La forma principale di autodisciplina stava nella preparazione coscienziosa delle lezioni e nel duro lavoro in classe. Giulia, cosciente della difficoltà di conciliare la vita contemplativa con quella pratica, scrisse: «La nostra è una delle vocazioni più difficili, perché dobbiamo vivere una vita interiore in mezzo a un lavoro esterno. Ma se andasse perduta la vita interiore, la nostra congregazione non durerebbe, oppure, se sopravvivesse, sarebbe solo una vita esteriore caratterizzata dalla piatta abitudine [...]. Se durante le loro occupazioni [le sorelle] non tengono i cuori uniti a quelli del Signore, tutto ciò che faranno non condurrà a nulla». Ma alle parole Giulia unì l'esempio e, come una giovane sorella raccontò, mostrò loro dal vivo «come si possa vivere da soli con Dio, anche in mezzo a una classe numerosa di bambini». Dopo la guarigione Giulia passò alcuni mesi aiutando i Padri della Fede nella loro opera missionaria, istruendo coloro che, a causa delle distruzioni della Rivoluzione, non avevano ricevuto un'educazione religiosa. Era preoccupata dall'apparente perdita di fede del paese, uno dei motivi principali della sua opera didattica. Ciò spiega anche la portata di tale opera, poiché nonostante il suo primo interesse fossero sempre stati i poveri, pure aveva capito che anche le altre classi della società avevano bisogno di una profonda educazione cristiana, bisogno che le sorelle non sarebbero mai state in grado di soddisfare da sole. Dal 1804 fino alla morte avvenuta nel 1816, fu sempre in viaggio e fu responsabile della rapida espansione dell'istituto; aprì scuole in diciannove centri di Francia e Belgio e predispose le tappe successive: scuole per poveri, collegi residenziali e scuole particolari, gruppi professionali e centri di formazione per insegnanti. Lei e Francesca Blin de Bourdon riuscirono a unire con successo le due tradizioni didattiche francesi fino allora seguite, connettendo l'importanza di scuole elementari per i poveri e di insegnanti preparati, con il desiderio di un'istruzione più profonda e centrata sul singolo, come si poteva trovare ad esempio nelle scuole delle orsoline per le classi più agiate (Linscott). L'educazione dei poveri era la sua principale preoccupazione: «Lo scopo principale del nostro istituto è l'istruzione dei poveri. Se smettessimo di aiutare i poveri, non staremmo più realizzando il compito affidatoci». Qualunque altro tipo d'attività era compatibile con il carisma della congregazione, tuttavia nessun convento poteva essere aperto se non fosse in grado di venire incontro ai bisogni dei poveri. L'istruzione formale di Giulia era stata limitata e lei fece sempre riferimento con disprezzo alla propria ignoranza; le altre sue qualità compensavano comunque ampiamente la scarsa formazione scolastica e la sua opera permase «perché era la creazione di una donna sagace, una guida per natura, che univa la capacità di sostenere impegni enormi alla tranquillità del riposo interiore» (Linscott). Le sue lettere rivelano una persona «veloce, attiva e vivace, con una mordacità francese sempre in agguato, svelta nei comportamenti e pronta di ingegno [...]. Aveva un tipo d'intelligenza capace di comprendere una situazione e vederne le implicazioni, fornendo poi un parere serio e pratico [—], sensato, distaccato ed equilibrato» (idem). L'espansione dell'attività dell'istituto non fu scevra da difficoltà. Varin fu sostituito come cappellano da un sacerdote meno comprensivo, intenzionato a interferire con la regola, e che, quando fu contrastato da Giulia e Francesca, mise loro contro il vescovo d'Amiens. Alla fine la comunità abbandonò la città e trasferì la casa madre a Namur, da cui il nome di Sorelle di Notre Dame di Namur. Vi furono tentativi di staccare alcune delle sorelle da Giulia e talora i sacerdoti facevano sorgere dei problemi perché ritenevano di dover avere maggiore controllo sui conventi sorti nelle loro parrocchie. Per un insieme di cause si giunse alla chiusura di tutti i conventi e le scuole di Francia e, nel 1815, vari monasteri in Belgio furono saccheggiati dai soldati, prima e dopo la battaglia di Waterloo. Giulia affrontò le difficoltà con buon senso e una totale fiducia nella provvidenza divina, tenendo unito il giovane istituto grazie a viaggi interminabili da un convento all'altro, incoraggiando, sostenendo e aiutandoli ora con l'insegnamento ora, man mano che aumentavano le necessità, con i lavori manuali. «Ricordo la sua gentilezza e il suo sorriso», scrisse una delle prime sorelle di Namur. «Era felice e le piaceva vedere felici anche noi, per cui ci faceva ridere.» Da parte sua Francesca teneva i rapporti con le autorità religiose e civili con un modo di fare aristocraticamente sicuro, una calma fermezza e la convinzione che Giulia stesse facendo il lavoro di Dio. Pur essendo la fondatrice di una delle grandi congregazioni didattiche della Chiesa, Giulia non scrisse un trattato sull'educazione o sulla gestione delle scuole, e perciò le sue idee vanno desunte dalle sue lettere, dalle conferenze e dalle istruzioni che impartì alle sorelle, e dal modo in cui Francesca le mise in pratica dopo la sua morte. Ovviamente, alla base della sua visione dell'istruzione e della persona da educare, c'era il cristianesimo. Scrisse: «Non siete qui solo per insegnare ai bambini la scienza, la letteratura, le attività pratiche. Queste non sono le cose essenziali del nostro lavoro. Ciò che importa è la cura delle anime [...] mettere i bambini sulla via della salvezza»; e ancora: No, no, no, no! Dirò "no" fino a domani se vuoi!» In un'altra occasione scrisse: «Forza, forza, decidi tu questa volta. Meglio sbagliare che rimanere paralizzati». Non sorprende allora che la regola non fu mai completata durante la sua vita e che questo compito sia stato lasciato a Francesca Blin, che la pubblicò nel 1818 in tre parti: Regola e Costituzioni, la Regola delle Insegnanti e il Direttorio. Questa regola «non conteneva nulla di nuovo per le sorelle. Era stata sviluppata nella pratica da tanto tempo ed era ciò che Mère Giulia definiva "la regola vivente" già prima che fosse messa per iscritto. Proveniva dal cuore stesso della congregazione come espressione del suo stile di vita e del suo approccio verso la sua attività». Per comprendere la spiritualità di Giulia bisogna attingere a ciò che altri scrissero su di lei, poiché ella non scrisse nulla su di sé. Francesca Blin era colei che la conosceva probabilmente meglio di chiunque altro e per questo è interessante la sua descrizione di Giulia: «Tramite le esperienze più difficili imparò il distacco dalle cose create e la verità che solo Dio non muta. Probabilmente fu una lezione necessaria, poiché era persona sensibile e affettuosa, incline a fare troppo affidamento su coloro che la trattavano con gentilezza. Le sue difficoltà le insegnarono invece l'instabilità dell'aiuto dell'uomo e si affidò totalmente a Dio, sua guida e sostegno fedele». Giulia stessa, a chi le chiedeva di spiegare alle sorelle che cosa intendesse dire invitando sempre le sorelle alla semplicità, rispondeva: «I semplici si preoccupano solo di pensare a Dio e al suo dolce piacere; cercano Dio nell'umiltà, confidando e abbandonandosi alla sua volontà; vivono in gioia e pace». Questo affidarsi a Dio, nell'abbandono al volere divino, si rivela in una delle sue preghiere preferite: «Possa Gesù Cristo vivere in noi e possa io vivere per null'altro che il suo puro e santo amore. Possa quest'amore consumarmi in ogni istante della mia vita così che io possa diventare una vittima dell'amore. Sia lodato Gesù Cristo, sia lodata Maria!». La grande stima attribuita ai suoi consigli spirituali è testimonianza della ricchezza della sua vita interiore. Un parroco locale affermò che la ascoltava con «ammirazione e la trovava edificante. Questa donna, la cui istruzione non era andata oltre la scuola di paese, parlava di cose spirituali come un teologo o un padre spirituale, dotata della più alta saggezza spirituale [.. .] e con fluidità e abbondanza». Un altro sacerdote, suo confessore per un certo periodo, scrisse: «Il grande amore di Giulia per la povertà, il distacco da sé, la sottomissione al volere divino, l'intima unione col Signore, dal quale fece dirigere ogni sua azione, la rese esempio di ogni virtù per le sue figlie [...] Era sufficiente vederla, o parlarle, per essere convinti che lo Spirito di Dio dirigesse i suoi pensieri, i suoi sentimenti e la sua vita intera». Quando Francesca Blin morì nel 1838, la nuova congregazione era ormai organizzata stabilmente, la sua finalità e la sua opera erano chiare e la sua presenza accettata e stimata; era innovativa nel modo di fornire istruzione alle ragazze di tutte le classi sociali e nel sottolineare la necessità di educare i poveri. Aveva creato un proprio sistema per le scuole elementari e medie e un nuovo modo di affrontare la formazione degli insegnanti. Giulia aveva vissuto durante la Rivoluzione francese e chiaramente desiderava molto di ciò che questa aveva distrutto. Il suo successo più importante fu, in ogni caso, l'avere creato qualcosa di sufficientemente flessibile non solo capace di sopravvivere, ma anche di evolversi ed essere in grado di rispondere alle necessità del futuro. Alla fine del XIX secolo le suore di Notre Dame si erano diffuse negli Stati Uniti, Gran Bretagna, Guatemala, Repubblica Democratica del Congo e Zimbawe. Nel XX secolo avevano raggiunto Giappone, Cina, Brasile, Perù, Nigeria e Kenya, a testimonianza della verità delle parole di Giulia: «Non si può essere nostalgici del passato e non si può essere ansiosi per il futuro, lo ripeto, per il futuro». Giulia si ammalò nel gennaio 1816 e morì 1'8 aprile. Le sue spoglie furono traslate nel 1882, fu beatificata nel 1906 e canonizzata nel 1969. MARTIROLOGIO ROMANO. A Namur lungo la Mosa nel Brabante, nell’odierno Belgio, santa Giulia Billiart, vergine, che fondò l’Istituto di Santa Maria per la formazione della gioventù femminile e propagò con zelo la devozione verso il Sacratissimo Cuore di Gesù.

nome Sant'Amanzio di Como- titolo Vescovo- nascita IV secolo, Canterbury, Gran Bretagna- Consacrato vescovo 420- morte 448, Como- ricorrenza 8 aprile- Attributi bastone pastorale- Patrono di Agno- Secondo la tradizione S. Amanzio, terzo vescovo di Como dopo Felice e Provino. Amanzio nacque a Canterbury in Gran Bretagna alla fine del IV secolo, prima che quella provincia fosse abbandonata dall'impero romano, ed era imparentato con l'imperatore Teodosio II. Dopo aver ricoperto importanti incarichi nell'amministrazione civile, entrò nelle fila del clero e divenne vescovo di Como. Da Roma portò alcune reliquie degli apostoli Pietro e Paolo che depose in una basilica da lui fatta costruire fuori delle mura della città e che funse da cattedrale fino al 1013 quando la sede del vescovo fu trasferita all'interno della cinta muraria. La chiesa fatta erigere da Amanzio, e ormai dedicata al suo successore S. Abbondio, fu affidata ai monaci benedettini che nel secolo XI la ricostruirono in forme romaniche creando uno dei primi e dei più prestigiosi esempi di questo stile in Lombardia. Sempre stando ai dati tradizionali, Amanzio morì nel 448 e le sue spoglie, dopo aver subito diversi spostamenti, riposano ora nella chiesa comasca di S. Fedele. MARTIROLOGIO ROMANO. A Como, sant’Amanzio, vescovo, che sedette per terzo sulla cattedra di questa Chiesa e fondò la basilica degli Apostoli.

nome Beato Giuliano di Sant'Agostino- titolo Francescano- nome di battesimo Julián Martinet Gutiérrez- nascita 1550, Medinaceli, Spagna- morte 8 aprile 1606, Alcalá de Henares, Spagna- ricorrenza 8 aprile- Beatificazione 23 maggio 1825- Giuliano Martinet nacque nella città spagnola di Medinaceli, da una famiglia scappata dalla Francia per fuggire la persecuzione dei calvinisti; benché discendenti di un'antica dinastia di cavalieri francesi, erano decaduti e Giuliano, ancora giovane, fu mandato come apprendista presso un sarto. Entrò poi in un convento francescano locale per mettere alla prova la sua vocazione, ma le dure ristrettezze che s'imponeva e le insolite devozioni che praticava persuasero i superiori che fosse mentalmente instabile e venne allontanato. Tornò al suo mestiere fino a quando incontrò un sacerdote francescano, Francesco de Torres, che stava organizzando una missione parrocchiale in una città vicina, il quale rimase tanto colpito dalla devozione di Giuliano da prenderlo con sé. Parlò poi in favore di Giuliano al superiore di un'altra casa francescana che accettò di accoglierlo come novizio. Il risultato fu lo stesso: l'estrema religiosità di Giuliano lo fece giudicare troppo poco equilibrato per la vita religiosa. Giuliano si costruì allora una cella nelle vicinanze vivendo per alcuni anni da eremita; presto la gente del luogo cominciò a considerarlo un santo e fu ripreso come novizio dai superiori, questa volta con successo: dopo un anno fece professione come fratello laico, prendendo il nome religioso di Giuliano di S. Agostino. Continuò a imporsi dure privazioni e penitenze corporali, lacerandosi il corpo con vari strumenti e rifiutandosi di dormire nel letto, preferendo trascorrere la notte appoggiato a un muro o all'aria aperta. Di quando in quando Francesco de Torres richiedeva il suo aiuto durante le missioni, poiché Giuliano aveva dimostrato di essere molto eloquente e di avere il dono della profezia. Quando la sua fama giunse a corte, fu invitato a predicare davanti ai reali ma, quando arrivò, l'emozione e la tensione nervosa furono tali da non riuscire a dire nulla. Morì nel 1606; fu immediatamente venerato come santo dalla gente e numerosi furono i miracoli a lui attribuiti, ma la beatificazione venne solo nel 1825. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Alcalá de Henares in Spagna, beato Giuliano di Sant’Agostino, religioso dell’Ordine dei Frati Minori Scalzi, che, ritenuto folle per il suo mirabile spirito di penitenza e più volte allontanato dalla vita religiosa, predicò Cristo più con l’esempio della sua virtù che con le parole.

nome San Dionigi di Alessandria- titolo Vescovo e Padre della Chiesa- ricorrenza 8 aprile, 17 novembre- Nacque ad Alessandria fu discepolo di Origene e poi successore di Sant'Eracle nella direzione della scuola di Alessandria, nonché dell'episcopato. Fu patriarca di Alessandria dal 247 al 265. Scampò alla persecuzione di Decio grazie alla liberazione di alcuni cristiani e si rifugiò nel deserto libico. Nel 257 fu esiliato al tempo di Valeriano, ma ciò non gli impedì di esercitare la sua attività pastorale sulla sua lontana comunità, ma tornò ad Alessandria dopo l'editto di tolleranza di Galieno nel 260. Il suo tentativo di nascondersi fu criticato da alcuni vescovi come Germano però fu avvisato in quel momento che i cristiani, se avessero potuto, sarebbero fuggiti dalle persecuzioni. Sviluppò una grande attività nella sua lotta contro gli eretici, in particolare contro Sabellio, i millennialisti e Paolo di Samosata. Scrisse della sua esperienza prima del martirio dei cristiani di Alessandria, per mezzo di lettere, che poi Eusebio riprese per scrivere la sua "Storia della Chiesa". Sant'Atanasio d'Alessandria lo definisce: "il maestro di tutta la Chiesa". I suoi "Atti di confronto ed esilio" sono stati poco manipolati. Ebbe un'intensa corrispondenza con papa san Dioniso I. Mantenne un atteggiamento moderato sulla questione della "lapsis" (cristiani che, sotto la minaccia delle persecuzioni, compirono atti di adorazione verso gli dèi pagani) e si oppose al novazianismo. Fu il primo vescovo di Alessandria a indirizzare annualmente le cosiddette "Lettere festive" alle chiese d'Egitto, in cui l'indicazione della data esatta della Pasqua di quegli anni era occasione di esortazione di tono pastorale. Morì ad Alessandria dopo aver governato la sua diocesi con grande prudenza e santità per diciassette anni. San Epifanio racconta che la sua memoria si è conservata in città grazie ad una chiesa a lui dedicata, ma soprattutto, grazie alle sue virtù e ai suoi scritti. Il nome di San Dioniso compare nel canone delle Messe maronita e siriana. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Alessandria d’Egitto, san Dionigi, vescovo, che, uomo di grande cultura, insigne per avere più volte professato la fede e mirabile per la varietà dei patimenti e delle torture subite, carico di giorni morì confessore della fede al tempo degli imperatori Valeriano e Gallieno.

nome Beato Augusto Czartoryski- titolo Sacerdote- nome di battesimo Augusto Czartoryski- ricorrenza 8 aprile- Beatificazione 25 aprile 2004 da papa Giovanni Paolo II- Nacque a Parigi dalla principessa María Amparo Muñoz de Vista Alegre, figlia della regina consorte e reggente di Spagna Maria Cristina de Borbon, e di Ladislao Czartoryski, principe di Polonia in esilio entrambi esiliati dopo la Rivolta di novembre. Sua madre morì di tubercolosi quando aveva 7 anni, e lei gli trasmise la malattia, costringendolo a viaggiare in diversi luoghi in cerca di salute: Italia, Svizzera, Egitto, Spagna. Presto si rese conto che non era tagliato per la vita di corte. San Raffaele di San Giuseppe Kalinowski, il suo precettore, lo influenzò fortemente. Dopo aver incontrato san Giovanni Bosco a Parigi, rinunciò ai titoli nobiliari per dedicarsi al servizio dei bisognosi nella famiglia salesiana, sebbene san Giovanni Bosco fosse riluttante ad accoglierlo nella famiglia salesiana, fu lo stesso papa Leone XIII a decidere che Augusto ci sia nei Salesiani. Nel 1887 fu inviato a San Benigno Canavese dove fece il noviziato e dovette superare i tentativi della sua famiglia di abbandonare la vita religiosa. La tubercolosi lo fece mandare sulla costa ligure, e qui studiò teologia. Fu ordinato sacerdote nel 1892. La sua vita sacerdotale durò solo un anno, che trascorse in una stanza di Alassio, vittima della malattia. La sua famiglia, dopo altri tentativi di fargli abbandonare la sua vocazione, accettò ed ebbe la gioia della riconciliazione. Morì ad Alassio all'età di 35 anni e con soli cinque anni di vita salesiana. Fu un uomo di profonda spiritualità. Venne sepolto nella chiesa salesiana di Przemysl in Polonia. È stato beatificato da Giovanni Paolo II il 25 aprile 2004. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Alassio presso Albenga in Liguria, beato Augusto Czartoryski, sacerdote della Società Salesiana, al quale la malferma salute non impedì di raggiungere grandi doni di santità e di seguire con fermezza la divina vocazione.

nome Sant'Agabo- titolo Profeta- ricorrenza 8 aprile- Profeta di Antiochia nominato due volte negli Atti degli Apostoli 11, 28; 21, 11-13. Viveva a Gerusalemme da dove andò ad Antiochia, il suo strano nome potrebbe essere una deformazione greca di una parola semitica. Negli Atti (11, 28) si dice che E uno di loro, di nome Agabo, alzatosi in piedi, annunziò per impulso dello Spirito che sarebbe scoppiata una grave carestia su tutta la terra. Ciò che di fatto avvenne sotto l'impero di Claudio. Ciò accadde quindi sotto il governo di Claudio. Infatti tra il 49-50 l'Impero Romano subì una grande carestia, prima in Grecia e poi a Roma e nel resto delle coste del Mediterraneo. La sua profezia aveva lo scopo intrinseco della solidarietà: la più ricca comunità cristiana di Antiochia in Siria sosteneva i fratelli poveri della Giudea (11,29). Agabo riapparse più tardi, quando San Paolo partì per Gerusalemme per l'ultima volta. Arrivato al porto di Cesarea, fu ospitato dal diacono Filippo, che aveva quattro figlie dotate del carisma profetico. Agabo arrivò nella Giudea: Eravamo qui da alcuni giorni, quando giunse dalla Giudea un profeta di nome Agabo. Egli venne da noi e, presa la cintura di Paolo, si legò i piedi e le mani e disse: «Questo dice lo Spirito Santo: l'uomo a cui appartiene questa cintura sarà legato così dai Giudei a Gerusalemme e verrà quindi consegnato nelle mani dei pagani». All'udir queste cose, noi e quelli del luogo pregammo Paolo di non andare più a Gerusalemme. Ma Paolo rispose: «Perché fate così, continuando a piangere e a spezzarmi il cuore? Io sono pronto non soltanto a esser legato, ma a morire a Gerusalemme per il nome del Signore Gesù»." Atti 21, 10-13. MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione di sant’Ágabo, profeta, che, come attestano gli Atti degli Apostoli, profetizzò, mosso dallo Spirito, una grande carestia su tutta la terra e le torture inflitte a Paolo da parte dei pagani.

nome Beato Domenico del SS. Sacramento- titolo Sacerdote Trinitario- nome di battesimo Domingo Iturrate Zubero- ricorrenza 8 aprile, 11 maggio- Beatificazione 30 ottobre 1983 da papa Giovanni Paolo II- Santuario principale Parrocchia Santissimo Redentore, Algorta- Nacque nella frazione “Biteriño”, una chiesa parrocchiale di Dima nei Paesi Baschi in una famiglia rurale di undici fratelli, profondamente cristiani. Da bambino aveva un temperamento sensibile e un po' incline all'irritabilità, ma mostrava un carattere spirituale insolito. All'età di 13 anni studiò materie umanistiche presso il seminario trinitario di Algorta ed entrò nell'Ordine. Durante il suo noviziato, il suo formatore dovette sollecitarlo a rispettare le norme in modo che durante la ricreazione non fosse permanentemente in cappella. Il suo maestro dei novizi doveva vegliare su di lui in modo che non esagerasse nelle sue penitenze. A 17 anni emise la professione religiosa nel santuario della Bien Aparecida (Cantabria) gestito dai Trinitari e prendendo il nome di Domenico del Santissimo Sacramento. Fu ordinato sacerdote a Roma all'età di 24 anni e viveva nel convento di San Carlo, all'Università Gregoriana studiò Filosofia e Teologia. Con molti sforzi terminò gli studi e ottenne il dottorato. Nella professione solenne, fece un voto specifico di "fare ciò che so più perfettamente". Secondo lui, l'importante non è "fare molte cose, ma fare bene tutto ciò che piace a Dio". Ferito a morte tornò a casa affinché potesse vivere in un clima più favorevole, lo mandarono a Belmonte (Cuenca) e lì morì all'età di 26 anni. La sua lapide che recita così: "Era un esempio di perfezione religiosa, angelico nella sua purezza, acceso di zelo per la gloria della Santissima Trinità, devotissimo alla Madre di Dio, estremo nella carità con i suoi vicini, era un imitatore di Cristo crocifisso, dotato da Dio di grazie davvero uniche". La sua vita fu un esempio di serena semplicità, frutto di una santità vissuta minuto dopo minuto, senza attirare l'attenzione di nessuno. È stato beatificato da Giovanni Paolo II il 30 ottobre 1983. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel convento di Belmonte presso Cuenca in Spagna, beato Domenico del Santissimo Sacramento Iturrate, sacerdote dell’Ordine della Santissima Trinità, che si adoperò con tutte le forze per la salvezza delle anime e magnificare la gloria della Trinità.

nome Beato Clemente da Osimo- titolo Religioso- ricorrenza 8 aprile- Beatificazione 16 settembre 1761 da Clemente XIII- Nacque nella seconda decina del secolo tredicesimo. Scegliendo la vita di consacrazione si unì al movimento eremitico di Brettino (PS) che seguiva la Regola monastica di S. Agostino e che confluì poi nell'Ordine Agostiniano al momento della Grande Unione (1256) voluta da Papa Alessandro IV. Fu Priore Provinciale degli Agostiniani delle Marche e per quattro volte Priore Generale dell'Ordine. Esemplare nella religiosa osservanza, nella preghiera e nella penitenza fu anche illuminato uomo di governo; ispiratore delle celebri Costituzioni Ratisbonensi (1290) diede la miglior organizzazione al nascente Ordine, promosse gli studi e fu convinto assertore della povertà religiosa. Morì a Orvieto l'8 aprile 1291. Il suo culto fu ufficialmente riconosciuto nel 1761. Le sue reliquie sono venerate nella Cappella della Curia generalizia agostiniana di Roma. La sua memoria, associata a quella del suo affezionato collaboratore B. Agostino Novello, è celebrata il 19 maggio. MARTIROLOGIO ROMANO. A Orvieto in Umbria, beato Clemente da Osimo, sacerdote dell’Ordine degli Eremiti di Sant’Agostino, che resse e promosse con efficacia l’Ordine e ne riformò con saggezza le leggi.

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6 commenti

@Raining

9 mesi fa

E oggi mio nonno Alberto festeggia l'onomastico 👍🏻 grazie per essere sempre così puntuale e preciso

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@eliminato

9 mesi fa

Ci sono troppi santi, eventualmente nell'antichità bastava poco per diventarlo

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