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10/11/2024 alle 15:28

I santi di oggi 10 novembre:

I santi di oggi 10 novembre:

nome San Leone Magno- titolo 45º papa della Chiesa cattolica e dottore della Chiesa- nascita 390 circa, Toscana- Elezione 29 settembre 440- Fine pontificato 10 novembre 461, (21 anni e 42 giorni)- morte 10 novembre 461, Roma- ricorrenza 10 novembre- Attributi abiti pontificali, triregno, ferula- Patrono di musicisti e cantori- San Leone visse nella prima metà del fortunoso secolo V, che vide il dissolvimento e lo sfacelo finale dell'Impero dei Cesari, e gli effetti meravigliosi del Pontificato cattolico, che trasformò ed avviò l'Europa in quei secoli di ferro verso la civiltà cristiana.

Nato in Toscana, ma educato nella Città Eterna, rivelò fin da principio un ingegno non comune, applicato con tutto il vigore della sua verginale giovinezza alla scienza sacra. Per l'alta dottrina che ben presto raggiunse e per il suo zelo, fu caro al Papa San Celestino I, che lo creò arcidiacono. Fu stimato dal popolo e dai dotti, tanto che il celebre Cassiano gli dedicò i suoi libri sull'Incarnazione, chiamandolo «decoro e splendore della Chiesa Romana e del sacro ministero».

Ma Dio lo riservava a cose più grandi. Nell'anno 440, trovandosi Leone in Francia, ove s'era recato per dirimere una contesa, morì San Sisto III ed il clero, concorde, lo elesse Papa. Reduce dalle Gallie, umile e fidente in Dio, abbracciò la sublime e ardua missione, che esercitò in modo sì mirabile da meritarsi il titolo di «Grande». Esplicò la sua attività in tutti i campi dello zelo: attese instancabilmente all'istruzione del popolo e alla santificazione del clero, che formarono le sue maggiori preoccupazioni. Nel frattempo, con il concorso di persone ricche e pie, costruì molte chiese. Fu il martello degli eretici: combatté i Manichei, ma soprattutto smascherò l'eresia di Eutiche, il quale, adulterando il mistero adorabile dell'Incarnazione del Verbo, scuoteva i fondamenti della religione cristiana. E nel Concilio di Calcedonia, dove per ordine suo si erano radunati ben 630 vescovi, l'eresia di Eutiche e quella di Nestorio furono confutate e condannate, principalmente grazie all'esposizione della lettera che egli aveva inviato a San Flaviano, capolavoro e monumento dell'antichità cristiana sul dogma dell'Incarnazione.

Leone si prese cura anche delle necessità materiali dell'Italia e di Roma, e quando l'imperatore e l'esercito, impotenti a frenare le orde devastanti del Flagello di Dio, Attila, fuggivano impauriti, il Santo Pontefice, fidente nell'aiuto di Dio, si recò sulle rive del Mincio e fece retrocedere il fiero conquistatore. Poco dopo, risparmiò pure Roma dalla totale distruzione minacciata dal vandalo Genserico.

Questa forza morale per cui Leone s'imponeva perfino agli imperatori più crudeli era l'effetto della sua umiltà, della sua carità e della sua dolcezza, che lo facevano amare e rispettare non solo dal popolo, ma anche dai principi, dagli imperatori, dai barbari e persino dagli stessi eretici. Dopo un pontificato glorioso di ben 21 anni, nel 461 andò a ricevere il premio da quel Dio che aveva tanto amato e glorificato. Fu scrittore profondo, tanto che la Chiesa lo dichiarò Dottore. Anzi, San Leone deve una gran parte della gloria che sempre godé nella Chiesa alle sue 69 omelie e 173 lettere, monumenti autentici della sua pietà e del suo ingegno. Secondo alcuni storici, Leone Magno fu il primo Papa a essere sepolto all’interno della Basilica Vaticana. Ancora oggi, le sue reliquie sono custodite in San Pietro, nella Cappella della “Madonna della Colonna”.

PRATICA. Cerchiamo, nella nostra vita quotidiana, di imitare l'amabilità di questo Santo. PREGHIERA. Deh! Signore esaudisci le nostre preghiere che t'indirizziamo nella solennità del tuo beato confessore e Pontefice Leone e per intercessione dei meriti di lui, che tí servì sì degnamente, assolvici da tutti i peccati. MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di san Leone I, papa e dottore della Chiesa: nato in Toscana, fu dapprima a Roma solerte diacono e poi, elevato alla cattedra di Pietro, meritò a buon diritto l’appellativo di Magno sia per aver nutrito il gregge a lui affidato con la sua parola raffinata e saggia, sia per aver sostenuto strenuamente attraverso i suoi legati nel Concilio Ecumenico di Calcedonia la retta dottrina sull’incarnazione di Dio. Riposò nel Signore a Roma, dove in questo giorno fu deposto presso san Pietro.

nome Sant'Andrea Avellino- titolo Sacerdote- nome di battesimo Lancellotto Avellino- nascita 1521, Castronuovo, Lucania- morte 10 novembre 1608, Napoli- ricorrenza 10 novembre- Beatificazione 14 ottobre 1624 da papa Urbano VIII- Canonizzazione 22 maggio 1712 da papa Clemente XI- Patrono di Castronuovo di Sant'Andrea, Compatrono di Napoli; Monasterace- S. Andrea Avellino nacque a Castronuovo in Lucania l'anno 1521. Costretto fin dalla più tenera età ad abitare lontano dalla casa paterna per ragione di studi, fu in ogni cosa il modello ai suoi condiscepoli. Mirabili erano i suoi progressi nella dottrina e nella santità, che sapeva unire tra loro in bell'armonia, tenendo sempre presente alla sua mente la massima: il principio della sapienza è il timor di Dio. Ebbe anche a lottare per conservare il giglio della purezza, ma con l'aiuto di Dio passò in mezzo ai più gravi pericoli senza offuscare il candore dell'anima sua. Intraprese gli studi ecclesiastici, all'età conveniente; ricevette l'Ordinazione Sacerdotale, e recatosi a Napoli per studiare giurisprudenza, conseguì in breve la laurea di avvocato. Gli accadde che un giorno, mentre stava risolvendo una questione, si lasciasse inavvertitamente sfuggire una bugia; fu tanto l'orrore che ne concepì che decise di lasciar per sempre l'avvocatura e dedicarsi unicamente al ministero ecclesiastico. L'Arcivescovo di Napoli gli affidò allora la cura di alcuni monasteri di religiose ed egli siadoperò con tanto zelo a estirpare gli abusi e ad allontanare le persone senza vocazione, che incorse nell'odio di alcuni malvagi i quali lo perseguitarono fino ad attentare più volte alla sua vita. Non bastando alla sua pietà la vita ecclesiastica, anelava di consacrarsi tutto a Dio nello stato religioso e risolvette di entrare nell'ordine dei Teatini, di recente fondato. Fu accettato e vi entrò il 14 agosto 1556. Era esattissimo nell'osservanza delle regole: dopo appena quattro anni dal suo ingresso in religione fu stimato capace di assumere la delicatissima carica di maestro dei novizi, che disimpegnò per dieci anni con singolare prudenza e grande vantaggio dell'ordine. Desideroso di giungere al più alto grado di perfezione, aggiunse ai tre voti religiosi altri due voti particolari: di progredire tutti i giorni un po' nella via della perfezione cristiana e di rinnegare sempre in tutto la propria volontà: voti che osservò con eroismo fino alla morte. Il suo zelo rifulgeva specialmente nel confessionale e nella predicazione, da cui ottenne abbondanti frutti. Ardente fu la sua carità verso il prossimo che il Signore volle premiare anche con miracoli. Si narra che assalito a tradimento e gravemente ferito, perdonasse di cuore al suo, aggressore e che energicamente si interponesse onde non venisse punito. Nutri in tutta la sua vita una tenerissima devozione verso la SS. Vergine, ricevendone in cambio visibile protezione. Visse in religione oltre cinquant'anni ed il Signore volle premiar anche in questa vita la fedeltà del suo servo, concedendogli il dono della profezia, la conoscenza dei segreti dei cuori e delle cose occulte, e facendogli godere più volte il colloquio degli Angeli. La mattina del 10 novembre 1608, a Napoli, incominciando la S. Messa, alle parole: Introibo ad altare Dei, cadde colpito da apoplessia e la sua bell'anima se ne volò al cielo. PRATICA. - Da S. Andrea Avellino impariamo la perseveranza nel bene e a non mentire mai. PREGHIERA. - O Dio, che per il voto eroico di progredire ogni giorno nella virtù, hai disposto nel cuore del tuo beato confessore Andrea ascensioni ammirabili verso di te, concedici per la sua intercessione di divenire partecipi della medesima sua grazia, così che seguendo quello che è più perfetto, giungiamo felicemente al fastigio della tua gloria. MARTIROLOGIO ROMANO. A Napoli, sant’Andrea Avellino, sacerdote della Congregazione dei Chierici regolari, che, insigne per la sua santità di vita e la sollecitudine per la salvezza del prossimo, si impegnò in un arduo voto di perfezionamento quotidiano nelle virtù e, ricco di meriti, morì santamente ai piedi dell’altare.

nome Santa Ninfa- titolo Martire- nascita III Secolo, Palermo- morte 316 dopo Cristo, Porto,Fiumicino- ricorrenza 10 novembre, 13 novembre- Canonizzazione Pre-canonizzazione- Santuario principale Basilica Cattedrale di Palermo, ove si venera l'urna argentea con la Santa Reliquia della sua testa- Attributi Palma del martirio- Compatrona di Palermo- Ninfa era figlia di Aureliano, prefetto di Palermo, persecutore dei cristiani, fu convertita e battezzata nella sua casa dal vescovo Mamiliano, insieme ad altre trenta persone. Il padre Aureliano mentre arrestava Mamiliano e altri duecento cristiani, cercò di far recedere la figlia dalla nuova religione. Visti vani i suoi tentativi e dopo averli sottoposti a torture, li fece chiudere in carcere, ma un angelo li liberò, conducendoli in riva al mare dove trovarono una barca. In seguito ad una persecuzione religiosa per opera degli Ariani verso l'anno 450 fu mandata in esilio in Africa, forse insieme a S. Mamiliano vescovo di Palermo. Da qui, riscattata dalla pietà dei fedeli, si ritirò in Sardegna e quindi all'Isola del Giglio o in altra viciniore, ove S. Mamiliano pare abbia fondato qualche Monastero per monache eremite. Desiderosi di visitare Roma, sbarcarono sotto indicazione celeste, in un luogo chiamato Bucina; dopo la visita alle tombe degli apostoli, Mamiliano morì e Ninfa lo fece seppellire vicino Bucina; dopo circa un anno anche Ninfa morì e fu sepolta dove erano conservate le reliquie di altri martiri. Per il legame con il Santo monaco, pare si sia recata a Roma per venerarvi i Sepolcri degli Apostoli Pietro e Paolo e sia morta a Porto Romano, cioè Fiumicino, ove i Cristiani Le edificarono una Chiesa. I cristiani del luogo la invocarono perché passasse una siccità che li affliggeva.<br /> Le sue reliquie nel sec. XII, si trovavano in varie chiese di Roma e il capo nel 1592 era venerato nella chiesa di S. Maria in Monticelli. Nel 1593 il capo della Santa fu trasferito a Palermo in un altare della cattedrale, consacrato nel 1598.

nome Sant'Oreste di Tiana in Cappadocia- titolo Martire- nascita Tiana, Turchia- morte Tiana,Turchia- ricorrenza 10 novembre- Dottore in Turchia fu accusato di incitare il popolo e di convertirlo alla nuova fede. Tutto quello che sappiamo di lui è che è un martire di Tyana, che ebbe un monastero dedicato in Cappadocia. MARTIROLOGIO ROMANO. A Tiana in Cappadocia, nell’odierna Turchia, sant’Oreste, martire.

nome San Baudolino di Alessandria- titolo Eremita- nascita 700 circa, Foro, Alessandria- morte 740 circa, Forum Fulvii, Alessandria- ricorrenza 10 novembre- Beatificazione XII secolo- Canonizzazione precanonizzazione- Santuario principale Chiesa di San Baudolino, Alessandria- Attributi bastone pastorale- Patrono di Alessandria- Nacque a Foro in Alessandria nel Piemonte 700 circa, in una famiglia nobile, donò tutta la sua fortuna ai poveri e visse da eremita in una capanna a Foro, sulle rive del fiume Tanaro. Dio gli diede i doni della profezia e della chiaroveggenza, gli animali selvaggi si abituarono ad andare nella sua capanna per sentirlo parlare di Dio. Una leggenda narra che intorno all'anno 1174 durante un assedio alla città di Alessandria un contadino dopo aver chiesto aiuto a San Baudolino protettore della città, nutrì una mucca con l'ultimo grano che gli era rimasto e poi la portò fuori dalle mura finché non trovò l'esercito nemico. Le forze imperiali lo catturarono e la mucca fu macellata per cucinare. Quando gli Imperiali trovarono lo stomaco della mucca pieno di grano, chiesero a Gagliaudo il motivo per nutrire l'animale con tanto agognato cibo, lui rispose che era stato costretto a farlo, visto che c'era così tanto grano accumulato che non c'era più posto per conservarlo aggiungendo che avrebbero avuto scorte di cibo per affrontare l'assedio per ancora molto tempo. L'Imperatore, temendo che l'assedio si prolungasse troppo a lungo, pose fine alle ostilità e la città fu salvata. Molte storie ruotano intorno a lui, alcune indicano che fu nominato vescovo di Alessandria, ma la città non era ancora stata fondata quando visse. Morì per cause naturali al Forum Fulvii di Alessandria. Lo scrittore italiano Umberto Eco nel suo libro " Baudolino " inserisce storie tratte dall'agiografia di San Baudolino, anche se il libro in questione non tratta del santo. Patrono della città e diocesi di Alessandria. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel villaggio di Villa del Foro in Piemonte, san Baudolino, eremita.

nome San Demetriano di Antiochia- titolo Vescovo- morte 260 circa, Antiochia di Siria- ricorrenza 10 novembre- Incarichi ricoperti vescovo di Antiochia- Attributi bastone pastorale, palma, mitra, Bibbia o Vangelo- Martire insieme ad Aniano, Eustosio e un gruppo di 23 martiri che morirono ad Antiochia di Siria. Demetrio era vescovo e Aniano suo diacono. Sembra che Demetrio sia stato deportato in esilio dal re persiano Shapor I. Il Martirologio Geronimiano lo ricorda il 10 novembre San Demetrio di Antiochia, nominato anche in un elenco di santi e vescovi di Antiochia. Chiunque sia questo Demetrio o Demetrio apprendiamo da documenti storici, specialmente dall'Oriente, che parlano di un Demetrio, vescovo di Antiochia, eletto nella prima metà del 253 e morto prima del 261. Lavorò per combattere l'eresia novaziana (una forma di Catarismo, che rifiutò di poter dare il perdono dopo il battesimo). La data dell'elezione è nota da una lettera di Dionisio d'Alessandria a papa Cornelio e dal "Chronicon" di Eusebio di Cesarea. Un documento ritrovato a Seert (l'attuale Iran), racconta che il re Sapore I, dopo aver devastato la Siria nel 256, deportò in massa gli abitanti di Antiochia, stabilendoli in alcune città di nuova creazione nel suo regno: Sadsabur, Sapor e Bendo-Sabora. I cristiani di Antioquia, deportati a Bendo-Sabora, scelsero Demetrio come successore del loro vescovo, un Antiochiano di nome Azdaq morto di dolore in esilio. Sebbene l'attuale Martirologio Romano non lo consideri un martire, perché morto in esilio, in passato questo fatto era già considerato un martirio. C'è anche il fatto della sua nomina a vescovo di Antiochia, ma sappiamo che alcune diocesi persiane, dipendenti da Antiochia, i loro vescovi avevano nomi greci. MARTIROLOGIO ROMANO. In Persia, transito di san Demetriano, vescovo di Antiochia, mandato in esilio dal re Sabor I.

nome San Giusto di Canterbury- titolo Vescovo- nascita VI secolo, Roma- Nominato vescovo 604 da papa Gregorio I- Consacrato vescovo 28 aprile 604 dall'arcivescovo Giusto di Canterbury- Elevato arcivescovo 624 da papa Bonifacio V- morte 627 circa, Canterbury, Inghilterra- ricorrenza 10 novembre- Incarichi ricoperti Vescovo di Rochester (604-624), Arcivescovo metropolita di Canterbury (624-627)- Attributi Bastone pastorale, mitra- Patrono di Volterra- Non si hanno notizie della prima parte della vita di Giusto, ma nel 601, quando papa Gregorio Magno (3 set.) inviò un nuovo gruppo di missionari da Roma che aiutassero S. Agostino (27 mag.) in Inghilterra, vi era anche lui. Nel 604 fu consacrato primo vescovo di Rochester, città in cui re Etelberto del Kent (560-616) aveva costruito una chiesa e l'aveva dedicata a S. Andrea, nome della chiesa sul colle Celio a Roma da cui erano partiti i missionari. Dopo la morte di Agostino nel 605, Giusto si unì a S. Lorenzo (3 feb.), successore di Agostino a Canterbury, e al vescovo di Londra, S. Mellito (24 apr.), e insieme a loro inviò ai vescovi e agli abati irlandesi una lettera con cui li invitava a modificare alcune pratiche ecclesiastiche in base a quelle di Roma; una lettera simile fu inviata ai membri del clero cristiano bretone, suscitando l'osservazione mordace di Beda che «il presente proclama ancora il risultato di questa azione». Dopo la morte di Etelberto nel 616, il paganesimo rifiorì nel Kent, e anche in Sassonia orientale. Accorgendosi che non c'era molto da fare, a meno che non avessero il sostegno del nuovo re del Kent, Edbaldo, figlio di Etelberto, i tre vescovi decisero di ritirarsi per un po', così Giusto e Mellito proseguirono per la Gallia. Dopo neanche un anno, Lorenzo li informò che Edbaldo si era convertito, chiedendo loro di ritornare e consentendo così una maggior diffusione del cristianesimo, grazie ai loro sforzi. Nell'anno 624 Giusto successe a Mellito (che in quanto vescovo di Canterbury era successo a sua volta a Lorenzo), e subito dopo papa Bonifacio V (619-625) mandò a Giusto il pallium e una lettera di delega per la consacrazione dei vescovi in Inghilterra. Giusto chiaramente meritava la fiducia in lui riposta, e nella sua lettera Bonifacio accenna alla «perfezione con cui svolgi il tuo lavoro» e alle doti personali di integrità, sopportazione e sacrificio. Morì nel 624 dopo soli tre anni, sebbene a quel tempo non usasse i poteri ricevuti di recente per consacrare vescovo Paolino, uno dei missionari che aveva compiuto con lui il viaggio da Roma. Quando la sorella di Edbaldo, Etelburga, si recò nel settentrione per sposare il re Edwin di Northumbria, a quel tempo non ancora cristiano, Paolino l'accompagnò in veste di cappellano, aprendo la strada alla grande fioritura del cristianesimo in quella zona del paese. Come gli altri precedenti arcivescovi di Canterbury, Giusto fu sepolto nel monastero di S. Agostino e le reliquie collocate, insieme a quelle degli altri, dietro l'altare maggiore dopo la costruzione della chiesa del monastero nell'XI secolo. Il suo nome compare con quello di Mellito e Lorenzo, gli altri autori della lettera indirizzata ai vescovi irlandesi, nei dittici del Sacramentario irlandese conosciuti come il Messale di Stowe. MARTIROLOGIO ROMANO. A Canterbury in Inghilterra, san Giusto, vescovo, che fu mandato dal papa san Gregorio Magno insieme con altri monaci per aiutare sant’Agostino nell’evangelizzazione dell’Inghilterra e divenne infine vescovo di questa sede.

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