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Diocesi di Avezzano
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Diocesi di Avezzano- Dioecesis Marsorum- Chiesa latina- Suffraganea dell'arcidiocesi dell'Aquila- Regione ecclesiastica Abruzzo-Molise- Vescovo Giovanni Massaro- Vicario generale Giovanni Venti- Vescovi emeriti Pietro Santoro- Presbiteri 96, di cui 81 secolari e 15 regolari (1.098 battezzati per presbitero)- Religiosi 17 uomini, 88 donne- Diaconi 8 permanenti- Abitanti 115.950- Battezzati 105.500 (91,0% del totale)- Stato Italia- Superficie 1.700 km²- Parrocchie 100 (7 vicariati)- Erezione IX secolo- Rito cattolico romano- Cattedrale San Bartolomeo Apostolo- Concattedrale Basilica di Santa Maria delle Grazie- Santa patrona Santa Sabina. La diocesi di Avezzano o dei Marsi (in latino Dioecesis Marsorum) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi dell'Aquila e appartenente alla regione ecclesiastica Abruzzo-Molise. Nel 2022 contava 105.500 battezzati su 115.950 abitanti. È retta dal vescovo Giovanni Massaro. Secondo la tradizione, il primo evangelizzatore e vescovo dei Marsi è stato nel I secolo san Marco il galileo, discepolo di san Pietro e poi vescovo di Atina; un altro dei vescovi dei primi secoli di cui è stata tramandata memoria è stato san Rufino, poi vescovo di Assisi, che fu attivo nell'evangelizzazione. La prima menzione storicamente attendibile di un episcopus Marsicanus risale alla metà del VI secolo con il vescovo Giovanni, documentato in due occasioni: la sua firma appare in una sentenza di papa Vigilio contro Teodoro di Cesarea; inoltre fu presente a Costantinopoli con lo stesso papa durante il secondo concilio ecumenico e la sua firma si trova in calce ad uno dei decreti contro i Tre Capitoli. All'inizio del VII secolo un presbitero nativo della Marsica fu eletto al soglio pontificio con il nome di papa Bonifacio IV. Durante l'epoca del vescovo Rottario (seconda metà del X secolo) si ha la conferma che la sede della diocesi marsicana era la città di Marsia, "Civitas marsicana" costruita in posizione attigua al decaduto foro italico di Marruvium (presso la contemporanea San Benedetto dei Marsi), antico capoluogo della Marsica. Nel 1580, all'epoca del vescovo Matteo Colli, con la bolla In suprema dignitatis apostolicae specula di papa Gregorio XIII, la cattedrale e la sede vescovile vennero trasferite a Pescina, nella chiesa di Santa Maria delle Grazie. Allo stesso vescovo si deve l'istituzione del seminario diocesano, del palazzo vescovile e la fine della ricostruzione della cattedrale. All'inizio del Seicento, il vescovo Bartolomeo Peretti consacrò la cattedrale e indisse il secondo sinodo diocesano; il primo era stato celebrato da Giambattista Milanese al ritorno dal concilio di Trento. Il vescovo Diego Petra (1664-1680) pubblicò postume le Historiae Marsorum libri tres dell'abate Muzio Febonio, prima opera di carattere storico sulle origini e sui vescovi della diocesi dei Marsi. Nel Settecento, il vescovo Benedetto Mattei (1760-1776), per il cattivo stato in cui si trovava il suo palazzo episcopale, trasferì la propria sede da Pescina a Celano. In seguito alla ricostruzione della zona dopo il grande terremoto del 1915 la sede provvisoria fu stabilita presso il palazzo Ducale di Tagliacozzo, mentre il 16 gennaio 1924 con la bolla Quo aptius di papa Pio XI la sede vescovile fu ufficialmente trasferita da Pescina ad Avezzano: la chiesa di San Bartolomeo divenne la nuova cattedrale diocesana, mentre alla precedente fu assegnato il titolo di concattedrale e nel 2016 quello di basilica minore. Il vescovo Pio Marcello Bagnoli ebbe larga parte nell'opera di ricostruzione materiale e morale della diocesi dopo il terremoto. La diocesi, immediatamente soggetta alla Santa Sede fin dal Medioevo, il 15 agosto 1972 entrò a far parte della nuova provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi dell'Aquila, divenendone suffraganea. Il 30 settembre 1986 in forza del decreto Cum procedere della Congregazione per i Vescovi la diocesi ha assunto il nome attuale, pur mantenendo la denominazione latina di Dioecesis Marsorum, diocesi dei Marsi. Il territorio della diocesi coincide quasi per intero con la regione storico-geografica della Marsica, nella zona sud-occidentale della provincia dell'Aquila. Comprende i comuni di Aielli, Avezzano, Bisegna, Capistrello (esclusa la frazione di Pescocanale), Cappadocia, Carsoli, Castellafiume, Celano, Cerchio, Collarmele, Collelongo, Gioia dei Marsi, Lecce nei Marsi, Luco dei Marsi, Magliano de' Marsi, Massa d'Albe, Opi, Oricola, Ortona dei Marsi, Ortucchio, Ovindoli, Pereto, Pescasseroli, Pescina, Rocca di Botte, San Benedetto dei Marsi, Sante Marie, Scurcola Marsicana, Tagliacozzo, Trasacco, Villavallelonga e la frazione di Rovere (Rocca di Mezzo). Sede vescovile è la città di Avezzano, dove si trova la cattedrale di San Bartolomeo, mentre a Pescina sorge la concattedrale della diocesi, la basilica di Santa Maria delle Grazie. Antica e prima cattedrale dei Marsi è stata dall'XI al XVI secolo la chiesa di Santa Sabina di cui resta intatta solo la facciata frontale con il portale romanico-gotico a San Benedetto dei Marsi.
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La cattedrale di San Bartolomeo Apostolo, detta anche cattedrale dei Marsi, è il principale luogo di culto cattolico di Avezzano, chiesa madre della diocesi omonima. Sono almeno quattro le chiese cattedrali dedicate all'apostolo Bartolomeo edificate nel corso dei secoli nella città di Avezzano. Tutte hanno dovuto fare i conti con i terremoti che hanno devastato la zona. La chiesa, in parte distrutta dal terremoto del 1349, fu ricostruita ed ingrandita in stile rinascimentale nel XVI secolo. Nel 1572 ricevette il titolo di collegiata. Anche la struttura cinquecentesca fu gravemente danneggiata dai terremoti del 1654 e del 1703. Ancora riedificata fu completamente distrutta in seguito al terremoto della Marsica del 1915. I lavori del nuovo edificio sacro, realizzato al centro della città ricostruita in una posizione diversa rispetto alla precedente collegiata, furono voluti dal vescovo dei Marsi Pio Marcello Bagnoli e avviati dalla ditta dell'ingegnere tedesco Rodolfo Stoelcker su progetto dell'architetto Sebastiano Bultrini il 15 settembre 1930; vennero però interrotti quasi subito a causa di mancanza di fondi. Dopo la visita che Benito Mussolini fece l'11 agosto 1938 ad Avezzano furono reperiti i fondi necessari, tanto che la chiesa venne completata nei circa tre anni successivi. Fu consacrata il 22 gennaio 1942 diventando la chiesa madre della diocesi dei Marsi. Ad Avezzano, infatti, venne trasferita la cattedra diocesana già dal 1924 con la bolla Quo aptius di Papa Pio XI. Danneggiata dai bombardamenti aerei del 1944 la cattedrale non subì danni irreparabili; fu restaurata su progetto preliminare dell'architetto Pasquarelli e in seguito su quello definitivo dell'ingegnere Giuseppe Mazzocca. Il 4 settembre 1949 la chiesa fu di nuovo consacrata con dedicazione a san Bartolomeo apostolo e riaperta ai fedeli. L'edificio moderno presenta una facciata di travertino in stile neorinascimentale con i tre portali sormontati dai mosaici in cui sono raffigurati il Cristo affiancato dai due protettori della città, San Bartolomeo e la Madonna di Pietraquaria. Sul lato di via Guglielmo Marconi svetta il campanile più alto della città. La cattedrale è a croce latina a tre navate divise da pilastri ed illuminate dal rosone e dalle vetrate della cupola. Sopra gli archi, i cornicioni sono stati aggiunti nel restauro successivo ai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Tutte le navate sono absidate ma solo quella centrale, circolare, lavorata con pietra bianca locale, esce dal perimetro della chiesa. Nel coro, lateralmente rispetto all'altare maggiore, è collocato l'organo realizzato nel 1975 dalla Pontificia Fabbrica d'organi Comm. Giovanni Tamburini. Gli elementi del presbiterio, tra cui l'altare maggiore, l'ambone e il candelabro per il cero pasquale, sono stati realizzati nel 2020 dall'artista Alberto Cicerone con l'utilizzo del marmo di Carrara, mentre per le decorazioni floreali è stata lavorata la porcellana di Capodimonte. Religione cattolica di rito romano- Titolare San Bartolomeo apostolo- Diocesi Avezzano- Stile architettonico neorinascimentale- Inizio costruzione 15 settembre 1930- Completamento 22 gennaio 1942.
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Mons. Giovanni Massaro- vescovo della Chiesa cattolica- Titolo Avezzano- Incarichi attuali Vescovo di Avezzano (dal 2021)- Nato 28 giugno 1967 (57 anni) ad Andria- Ordinato presbitero 5 dicembre 1992 dal vescovo Raffaele Calabro- Nominato vescovo 23 luglio 2021 da papa Francesco- Consacrato vescovo 21 settembre 2021 dal vescovo Luigi Mansi. Blasonatura dello stemma: Partito: nel 1º d'azzurro, alla stella a sette raggi d'argento; nel 2º d'argento al ramo di ulivo di verde posto in decussa con 3 spighe di grano d'oro; al capo di rosso, caricato dell'ombra di sole d'oro caricata dalle lettere IHS di nero. Descrizione: Il motto episcopale di Mons. Giovanni Massaro: “Perdere la vita per amore di Cristo”. Le parole scelte per il motto episcopale si rifanno al vangelo di Marco (Mc 8,34 – 35) laddove l’evangelista narra che Gesù “convocata la folla insieme ai suoi discepoli” descrive le condizioni necessarie per andare dietro a lui: “se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso”. Chi vuole essere discepolo di Gesù non può pensare solo a sé, fare del suo io il padrone di tutta la vita ritenendo così di dare pienezza alla propria esistenza. In realtà “chi vuole salvare la propria vita la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del<br /> vangelo, la salverà”. La vita si realizza donandola e si sviluppa effondendola. Chi invece se la tiene stretta, la soffoca. Gesù con la sua esistenza ci ha mostrato che la vera vita si trova nel dono di sé stessi. Chi la vuole tenere stretta per sé solo, perde la possibilità di un’autentica vita che rende felici. Nelle parole scelte per il motto episcopale ritroviamo così sintetizzato il programma di vita di Cristo e di ogni suo discepolo. In questo caso è stato adottato uno scudo di foggia “bucranica”, frequentemente usato nell’araldica ecclesiastica mentre la croce astile d’oro è “trifogliata” con cinque gemme rosse a simboleggiare le cinque piaghe di Cristo. Il “capo”, parte di privilegio dello scudo araldico, è in rosso, il colore del sangue che Gesù Cristo versò per la nostra redenzione e che intrise la corona di spine impostagli sul capo. Una di queste spine è custodita, sin dal 1308, nella Chiesa Cattedrale di Andria, diocesi di origine del Vescovo Massaro Il rosso, colore della carità, è anche richiamo al sangue di Santa Sabina, Vergine e Martire, Patrona della Chiesa di Avezzano affidata alle cure pastorali del nuovo Vescovo. Sul capo campeggia un sole in oro, “caricato” delle lettere IHS, Jesus Hominum Salvator, Gesù Salvatore dell’umanità, per amore del quale, secondo quanto affermato nel motto episcopale, il discepolo deve essere pronto a perdere la vita. La stella è simbolo della Vergine Maria invocata come “stella mattutina” nelle litanie lauretana e venerata con il titolo di Madonna di Pietraquaria nella diocesi dei Marsi e di Madonna dei Miracoli in quella di Andria. Alla protezione materna della Madre Celeste, il nuovo Vescovo affida il suo nuovo ministero. La “campitura” su cui è posta la stella è in azzurro, colore simbolo della incorruttibilità del cielo. Infine, ecco due prodotti della terra e del lavoro dell’uomo: le spighe di grano e il ramo d’olivo. Le spighe di grano richiamano l’Eucarestia, memoriale della morte e resurrezione di Cristo nonché il dono della vita, condizione primaria richiesta ad ogni seguace di Gesù. L’ulivo costituisce un chiaro riferimento alla terra pugliese, terra di origine di Mons. Massaro, ricca di queste piante durevoli fino all’estremo e prodighe di olio che ne è il loro frutto. L’olivo simboleggia notoriamente la pace mai così invocata in questi tempi recenti anche da parte di Papa Francesco affinché il mondo abbandoni le vie delle guerre, delle discordie che dividono e originano il male. I due simboli delle spighe di grano e del ramo di olivo campeggiano sull’argento, il colore che identifica la trasparenza nonché i principi di verità e di giustizia, doti su cui poggia lo zelo pastorale del Vescovo.