@Vitupero

18/08/2024 alle 16:33

I santi di oggi 18 agosto:

I santi di oggi 18 agosto:

nome Sant'Elena Imperatrice- titolo Madre di Costantino- nascita 250, Roma- morte 329, Roma- ricorrenza 18 agosto- Attributi Croce- Patrona di archeologi, convertiti, matrimoni difficili, divorziati, imperatrici- È impossibile parlare dei primi secoli del Cristianesimo senza ricordare con particolare affetto il nome di S. Elena, della quale si rinvengono notizie contrastanti presso gli storici. Nata a Roma da genitori pagani verso il 250, dimostrò subito eccellentissime doti di ingegno e di bontà d'animo. Divenuta grandicella, per la sua delicatezza e per la sua modestia, piacque al giovane ufficiale Costanzo Cloro, che la volle in sposa, e la condusse con sé in Dardania, dove egli era nato e possedeva delle terre. Altri studiosi vogliono sia nata a Drepanum in Bitinia nel golfo di Nicomedia (attuale Turchia); città rinominata in seguito Helenopolis ("città di Elena") in suo onore, dal futuro figlio Costantino, il che ha causato anche l'incerta e successiva interpretazione dell' indicazione di Drepanum come luogo di nascita di Elena stessa. Nella città di Naisso, nacque da Elena nell'anno 272 Costantino, il grande imperatore che avrebbe data la libertà al Cristianesimo. Cloro assieme a Galerio vennero nominati Cesare dal Senato per ordine degli imperatori Diocleziano e Massimiano, ma Cloro dovette legalmente ripudiare la sua sposa Elena nel 293 per volere di Diocleziano e sposare Teodora, la figliastra dell'imperatore Massimiano, allo scopo di cementare con un matrimonio dinastico l'elevazione di Costanzo a Cesare di Massimiano all'interno della Tetrarchia. Di fatto Elena fu lasciata libera di vivere tranquillamente col figlio Costantino nella quiete della loro villa nell'Illiria. Quantunque ammirabili e singolari fossero le virtù di Elena durante il governo dell'imperatore suo marito, tuttavia non erano che virtù umane, non essendo ancor cristiana. La grazia però del battesimo non era più lontana. Infatti Costantino suo figlio, proclamato imperatore nel 306, dopo la morte di Costanzo, la chiamò subito presso di sé, conferendole il titolo prestigioso di Augusta, e facendole conoscere il vero Dio. È impossibile dire con quanto fervore Elena si mise a far opere di pietà, quantunque fosse in età di circa sessant'anni; cercò in ogni modo di ricuperare il tempo perduto, edificando coi suoi esempi la chiesa di Dio, che suo figlio cercava di dilatare colla sua autorità. Avendo Elena largamente a sua disposizione i tesori dell'impero, se ne servì per fare abbondanti elemosine, e per arricchire di vasi e arredi sacri le chiese della cristianità. Dopo il Concilio di Nicea, l'imperatore Costantino si diede con grandissimo slancio a far costruire templi e basiliche al vero Dio, specialmente in Terra Santa. La piissima Elena si assunse l'incarico di curare le costruzioni di Palestina a nome del figlio, recandosi essa stessa sul luogo. Partì per Gerusalemme l'anno 326: e quel viaggio non fu che una continua effusione di elemosine ch'essa andava spargendo a larghe mani ovunque passava e a chiunque ricorreva a lei. Giunta a Gerusalemme, fece tosto gettare a terra il tempio di Venere che era stato edificato sul Calvario dai pagani, che avevano così voluto profanare il luogo della morte e della risurrezione di Gesù. Qui essa scoprì e ritrovò il Santo Sepolcro ed il legno della Santo Croce. In processione, col Vescovo di Gerusalemme, la Croce su cui Gesù era morto fu portata nella cattedrale della città. Dopo questo, Elena si trattenne ancor un po' a Gerusalemme per vedere iniziata la sontuosa basilica fatta da lei erigere sul Santo Sepolcro; indi, ordinate le costruzioni di altre chiese sul luogo della nascita e della Crocifissione di Gesù, si preparò per il ritorno. Prima di partire da Gerusalemme volle servire a tavola ella stessa le Vergini che erano ricoverate nel monastero da lei fatto costruire. Ritornata a Roma, il Signore la chiamò a godere il premio delle sue fatiche e delle sue elette virtù. Spirò tra le braccia del figlio Costantino l'anno 329. Gli storici non sono sempre concordi nel riferire la vita di Elena e i particolari della sua conversione alla religione ortodossa. Alcuni ne additano la causa ai motivi politici che avrebbero indotto lo stesso Costantino a spingerla a ciò, per riconquistare il favore da lui perso presso i popoli orientali dell'Impero. PRATICA. Facciamo elemosine per soccorrere poveri e promuovere il culto di Dio. PREGHIERA. Concedi, o Signore, che ad imitazione della tua serva Elena disprezziamo i beni della terra, e ci dedichiamo tutti al tuo santo servizio e a procurare la tua gloria. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma sulla via Labicana, santa Elena, madre dell’imperatore Costantino, che si adoperò con singolare impegno nell’assistenza ai poveri; piamente entrava in chiesa mescolandosi alle folle e in un pellegrinaggio a Gerusalemme alla ricerca dei luoghi della Natività, della Passione e della Risurrezione di Cristo onorò il presepe e la croce del Signore costruendo venerande basiliche.

nome Sant'Agapito- titolo Martire- nascita III secolo, Preneste, Palestrina- morte 18 agosto 274, Preneste, Palestrina- ricorrenza 18 agosto- Patrono di Palestrina, Sant'Agapito, Rocca Sinibalda (1º giugno), Maggiora, Lombardore- Tutto quello che si conosce di Agapito è che morì martire a Preneste (Palestrina) e che il suo culto è ben attestato fin dall'antichità. Viene menzionato, infatti, in diversi sacramentari, mentre due chilometri fuori Palestrina vi sono tracce delle rovine di una basilica a lui dedicata e di un'iscrizione con il suo nome. Furono costruite diverse altre chiese in suo onore durante e IX secolo. I suoi Atti, non autentici, narrano che a quindici anni venne portato davanti al governatore Antiochio a Preneste all'epoca dell'imperatore Aureliano. Agapito rifiutò di abiurare e venne frustato, imprigionato e decapitato. Le sue sofferenze sono descritte con efferatezza, a scopo sia di intrattenimento che d'insegnamento. Il genere letterario seguito nel racconto prevede altri particolari tipici come l'adeguato castigo di Antiochio, che ebbe un attacco e morì prima della sua vittima, i segni di elezione divina (le bestie feroci nell'arena rifiutarono di toccare il ragazzo) e la conversione immediata del tribuno Anastasio, rimasto colpito dal giovane. MARTIROLOGIO ROMANO. A Palestrina nel Lazio, sant’Agapíto, martire.

nome San Macario di Pelecete- titolo Abate- nascita Costantinopoli, Turchia- morte 840 circa, Turchia- ricorrenza 18 agosto- Macario era nativo di Costantinopoli e il suo nome di battesimo era Cristoforo. Studioso della Bibbia, decise di entrare nel monastero di Pelecete, dove prese il nome di Macario. Era un monaco modello e venne scelto per diventare abate. Operava miracoli e le folle si raccoglievano a Pelecete per essere guarite. S. Tarasio, patriarca di Costantinopoli (oppositore convinto degli iconoclasti) sentì parlare della santità e dei miracoli di Macario e mandò Paolo, un patrizio, a prenderlo per portarlo in città. Paolo era stato curato dall'abate, che aveva anche guarito sua moglie, dopo che i dottori avevano detto che non c'era più nulla da fare per lei. Tarasio diede la sua benedizione a Macario e, prima di lasciarlo tornare a Pelecete, lo ordinò sacerdote. Il monastero non rimase tranquillo a lungo: l'imperatore Leone l'Armeno, un feroce iconoclasta, attaccò i principali sostenitori del culto delle immagini sante. Macario venne torturato in diversi modi e imprigionato fino alla morte dell'imperatore, Il successore, Michele il Balbuziente, liberò Macario e tentò di convincerlo con lusinghe e minacce ad abbandonare le sue convinzioni. Macario fu irremovibile: fu confinato nell'isola di Afusia, nel Mar di Marinara, e mori là il 18 agosto. L'anno della morte è sconosciuto. MARTIROLOGIO ROMANO. In Bitinia, nell’odierna Turchia, transito di san Macario, egúmeno del monastero di Pelecete, che patì molto sotto l’imperatore Leone V per la difesa delle sacre immagini.

nome San Firmino di Metz- titolo Vescovo- morte Francia- ricorrenza 18 agosto- Firmino rappresenta il tipico caso di scambio di nomi, invenzione di episodi ed esagerazione di avvenimenti, che tuttavia vennero accettati nella devozione popolare. I suoi Atti, che non hanno alcuna credibilità, sostengono che Firmino I (la cui memoria era un tempo il 25 set.) era nato a Pamplona, in Navarra, e che era stato convertito alla fede cristiana da S. Onesto, un discepolo di S. Saturnino di Tolosa (29 nov.). Consacrato vescovo di Tolosa da S. Onorato (16 gen.) con l'incarico di predicare il Vangelo nelle regioni più remote della Gallia, Firmino decise di andare a vivere ad Amiens. Là venne anche martirizzato, e il vescovo S. Firmino II (la cui memoria era un tempo il l set.) fece costruire una chiesa dedicata a Maria sulla sua tomba, conosciuta oggi come S. Acheul. Se mai sono realmente esistiti questi due Firmini, si trattava probabilmente della medesima persona. Prima del a secolo non erano conosciuti: il primo vescovo di Amiens di cui si hanno notizie, infatti, fu Eulogio, nominato alla metà del iv secolo. Forse è esistito un Firmino vescovo missionario in Gallia, tuttavia un altro vescovo, del iv secolo, chiamato Firmino III, è associato alla città di Metz e viene commemorato in questo stesso giorno, secondo il nuovo Martirologio Romano. Si conosce una discussione del IX secolo di un certo vescovo S. Firmino. Agobardo, vescovo di Lione dall'816 fino alla morte, avvenuta nell'860, era, insolitamente per l'epoca, diffidente verso le superstizioni e scettico. Fu l'autore di un trattato, conosciuto ancora oggi, dal titolo «Opinioni popolari errate riguardo le origini della grandine e dei tuoni» e probabilmente tenne diversi discorsi sull'ingenuità. Egli condannò ogni tipo di "cieca stupidità" nella società e mirabilmente delineò e identificò i diversi modi in cui le credenze si diffondevano nel popolo, mostrando come si propaghino le voci e si creino dal nulla testimoni pronti a giurare sull'esistenza dell'impossibile e su fenomeni contro natura che essi avrebbero visto e constatato. Il vescovo Bartolomeo di Uzès si consultò con Agobardo riguardo a un fenomeno di isteria collettiva nella sua diocesi: una chiesa (forse la cattedrale) che sosteneva di possedere il corpo di un «certo S. Firmino» era stata presa d'assalto da folle di uomini e donne con manifestazioni di tipo epilettico che riempivano la chiesa di imbarazzanti doni in argento e di bestiame, invocando l'aiuto di S. Firmino. I fedeli erano presi da una terribile sensazione di bruciore, non ottenevano mai la guarigione ma continuavano ad andare semplicemente, a quanto pareva, per provare l'esperienza. Il vescovo e Agobardo si riferivano a Firmino come quidam ("un certo"), mettendo in dubbio la sua esistenza. Agobardo era convinto che un pellegrinaggio interiore fosse meglio di qualsiasi superstizione e che sarebbe stato più meritevole dare i doni ai poveri. Le sue lettere su quest'argomento e i suoi prudenti giudizi sono arrivati fino a noi. Testimonianze più tarde dicono che il corpo di Firmino venne spostato in più occasioni a causa della distruzione o del saccheggio della cattedrale (da parte dei catari, dei protestanti, e durante la Rivoluzione francese). Le presunte reliquie di S. Firmino, il patrono locale, ritrovate in seguito, furono ricollocate nella cattedrale nel 1873. È invocato: contro erisipela e scorbuto; come protettore di panettieri, fabbricanti di botti e commercianti di vino. MARTIROLOGIO ROMANO. A Metz nella Gallia belgica, in Francia, san Firmino, vescovo.

+1 punto

Nessun commento

Non ci sono ancora commenti. Perchè non inizi tu la conversazione?