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I santi di oggi 29 giugno:
nome Santi Pietro e Paolo- titolo Apostoli- ricorrenza 29 giugno- Pietro:
1º papa della Chiesa cattolica- Elezione 33- Fine pontificato 29 giugno 67- Attributi Catene, Chiavi, Croce, Barca, Libro, Gallo, Rete da pesca, Triregno- Ricorrenza 29 giugno (Chiesa cattolica e ortodossa); 22 febbraio: Cattedra di San Pietro; 18 novembre: Dedicazione delle Basiliche dei Santi Pietro e Paolo in Roma; 18 gennaio (cattedra di San Pietro a Roma nella messa tridentina); 1º agosto (San Pietro in Vincoli)- Patrono di Papi, Lazio, Lamezia Terme, pescatori, pescivendoli, Villafranca di Verona, ciabattini, fabbricanti di chiavi, portieri, panettieri, ingegneri, mietitori, orologiai, Roma, Torraca, Lissone, Ittiri, Assemini, San Pietro Vernotico, Villa San Pietro, Bellinzona, Brema, Colonia, Calascibetta, Cetara, Las Vegas, Umbria, Campremoldo Sopra, Galatina, San Pietro Apostolo, San Pietro in Guarano, Lamon, Aldifreda, San Pietro a Patierno, Schio, Alnicco di Moruzzo, Montecorvino Rovella, Riposto, Sampeyre, Ponte San Pietro, Lonate Ceppino, Brinzio e altri- Santuario principale Città del Vaticano Basilica di San Pietro- Paolo: Santuario principale Basilica di San Paolo fuori le mura, Roma- Ricorrenza 25 gennaio (festa della conversione di San Paolo), 29 giugno (solennità dei Santi Pietro e Paolo), 30 giugno (Commemorazione di San Paolo nella sola messa tridentina del rito romano), 18 novembre (dedicazione delle basiliche dei Santi Pietro e Paolo)-Attributi libro (rotolo o codice), fune, cesta, spada- Patrono di Roma, Lazio, Grecia, Malta, Ponte San Pietro, Palazzolo Acreide, Solarino, Aversa, Villafranca di Verona, Lonate Ceppino, Provaglio d'Iseo, Brinzio, Massa Lombarda- Tutto il Popolo di Dio è debitore verso di loro per il dono della fede. Pietro è stato il primo a confessare che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio. Paolo ha diffuso questo annuncio nel mondo greco-romano. E la Provvidenza ha voluto che tutti e due giungessero qui a Roma e qui versassero il sangue per la fede. Per questo la Chiesa di Roma è diventata, subito, spontaneamente, il punto di riferimento per tutte le Chiese sparse nel mondo. Non per il potere dell'Impero, ma per la forza del martirio, della testimonianza resa a Cristo! (Papa Francesco). L'incontro. Un giorno Saulo decise di andare a Gerusalemme per fare la conoscenza di Kephas (da “Pietra”, in greco), il nome che darà sempre a Pietro e “rimase quindici giorni presso di lui” (Gal. 1,18). Senz’altro quest'ultimo gli insegnò la tradizione orale relativa a Gesù che Paolo non aveva conosciuto (cf. 1Cor. 11,23-35), ed anche una interpretazione cristologica dei profeti, secondo l’insegnamento del Maestro fra i suoi discepoli. L'incidente di Antiochia Verso l'anno 48, quindi prima del Concilio di Gerusalemme, ad Antiochia sorse il dibattito sulla necessità della circoncisione per i non-Giudei, poiché alcuni cristiani giudei insistettero sulla "libertà acquisita in Cristo Gesù". Paolo e Barnaba, insieme al greco Tito, vennero inviati a Gerusalemme per discutere la questione con gli Apostoli e gli Anziani. Questi riconobbero Tito, non circonciso, e confermarono la validità dell'annuncio di Paolo sulla libertà della grazia, assegnando a Pietro la missione verso i Giudei e a Paolo quella verso i pagani. Durante una visita di Pietro ad Antiochia, avvenne il famoso Incidente di Antiochia: Pietro inizialmente accettò di mangiare con i cristiani pagani, ma cambiò comportamento all'arrivo di alcuni inviati da Giacomo, causando la reazione indignata di Paolo: “Mi opposi a lui a viso aperto perché evidentemente aveva torto”. Paolo, vedendo questo comportamento come ipocrita e contrario al vangelo della libertà in Cristo, confrontò Pietro pubblicamente. Paolo accusò Pietro di forzare i gentili a "vivere come giudei" nonostante lui stesso non seguisse più strettamente le leggi giudaiche: «Se tu, che sei Giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei Giudei, come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei Giudei?» Paolo sottolineò che la fede in Cristo superava le distinzioni legali come la circoncisione, insistendo sulla nuova vita nella fede e sulla supremazia della divina promessa rispetto alla legge. Nonostante il compromesso di Gerusalemme permettesse l'esistenza di comunità miste, la piena comunione tra circoncisi e non circoncisi rimase problematica. Paolo, alla fine, proseguì la sua missione con Sila, aprendo un nuovo capitolo nel suo ministero. S. PIETRO APOSTOLO Pietro nacque a Betsaida in Galilea da poveri genitori. Quegli che doveva divenire il primo Papa, la prima colonna della Chiesa, era un semplice pescatore. Però era uno di quegli israeliti semplici e retti che aspettavano con cuore mondo il Redentore d'Israele. S. PAOLO APOSTOLO Saulo, in seguito Paolo, nacque a Tarso, capitale della Cilicia, nei primissimi anni dell'era volgare. Fu circonciso l'ottavo giorno, ricevendo il nome di Saulo a ricordo del primo re d'Israele, il più grande personaggio della tribù di Beniamino, cui la famiglia apparteneva. MARTIROLOGIO ROMANO. Solennità dei santi Pietro e Paolo Apostoli. Simone, figlio di Giona e fratello di Andrea, primo tra i discepoli professò che Gesù era il Cristo, Figlio del Dio vivente, dal quale fu chiamato Pietro. Paolo, Apostolo delle genti, predicò ai Giudei e ai Greci Cristo crocifisso. Entrambi nella fede e nell’amore di Gesù Cristo annunciarono il Vangelo nella città di Roma e morirono martiri sotto l’imperatore Nerone: il primo, come dice la tradizione, crocifisso a testa in giù e sepolto in Vaticano presso la via Trionfale, il secondo trafitto con la spada e sepolto sulla via Ostiense. In questo giorno tutto il mondo con uguale onore e venerazione celebra il loro trionfo.
nome Santa Emma di Gurk- titolo Contessa- nascita 980 circa, Carinzia, Austria- morte 1045 circa, Gurk, Carinzia, Austria- ricorrenza 29 giugno- Beatificazione 21 novembre 1287- Canonizzazione 5 gennaio 1938 da papa Pio XI- Santuario principale Duomo di Gurk- Patrona di Diocesi di Gurk- Emma (o Hemma) era imparentata da parte di madre con Enrico H (13 lug.), imperatore del Sacro Romano Impero, ed era una delle ragazze che a quella corte vennero educate dalla regina S. Cunegonda (3 mar.), che era sterile. Secondo la sua biografia medievale Emma andò in sposa a Guglielmo, conte di Santi (Stiria inferiore), un matrimonio combinato ma che risultò felice. Ebbero due figli, Guglielmo e Hartwig; quando i due furono sufficientemente grandi il conte affidò loro lo sfruttamento delle miniere, la maggior fonte di reddito del casato. Sfortunatamente l'attività mineraria andò declinando, non si sa se perché i minatori ritennero inaccettabili le loro condizioni lavorative o perché i due conti non fossero in grado di dirigere l'impresa, sta di fatto che i due giovani conti ordinarono una repressione che sfociò in una aperta ribellione dei minatori. Quando Guglielmo ordinò l'impiccagione di uno degli uomini accusandolo di grave immortalità, i minatori insorsero e uccisero sia Guglielmo che Hartwig. Gli effetti dell'accaduto furono devastanti sui conti: Emma si lasciò soverchiare dal dolore, il conte minacciò di mettere a morte tutti i ribelli con le loro famiglie; ma alla fine tutti e due si volsero alla preghiera. Emma rimase nella contea mentre il marito, dopo aver perdonato tutti i capi della rivolta, andò pellegrino a Roma. Sulla via del ritorno si ammalò e morì a poca distanza dalla sua casa. Dopo aver perso marito e figli Emma decise di dedicare il resto della sua vita al servizio di Dio e dei poveri: elargì generosamente parte dei suoi beni ai non abbienti, fondò monasteri, uno in una sua proprietà in Carinzia, presso la città di Gurk, dove trovarono ospitalità venti monaci e settanta suore, che si dedicavano alla laus perennis, celebrare l'Ufficio divino giorno e notte senza interruzione. Non è sicuro se ella prese il velo a Gurk, ma alla sua torre, avvenuta nel 1045, fu sepolta in quella chiesa. In seguito Gurk divenne sede arcivescovile. Negli anni '30 del XX secolo le indagini condotte dalla Congregazione dei Riti Sacri modificarono questa biografia medievale: Emma apparteneva alla famiglia del marito, Guglielmo di Sann. Alla di lui morte nel 1035 le rimase un figlio, e solo alla morte di questi, avvenuta vent'anni dopo in battaglia, poté abbracciare la vita religiosa. Su pressione dell'imperatore Federico III nel 1464 il papa Paolo II iniziò il processo di canonizzazione, ma sembra che poi fu lasciato decadere. Nel 1938 la Santa Sede confermò il culto di Emma con il titolo di beata, ma viene comunemente invocata come santa. MARTIROLOGIO ROMANO. A Gurk in Carinzia, nell’odierna Austria, santa Emma, che, contessa, visse per quarant’anni vedova e distribuì generosamente molti averi ai poveri e alla Chiesa.
nome San Cassio di Narni- titolo Vescovo- Consacrato vescovo 19 ottobre 536- morte 558, Roma- ricorrenza 29 giugno- Patrono di Narni- Incarichi ricoperti Vescovo di Narni- Santuario principale Concattedrale di San Giovenale- Gregorio Magno (3 set.) scrive nei suoi Dialoghi che Cassio fu vescovo e pastore esemplare; condusse una vita di grande semplicità prendendosi cura del suo clero e del suo gregge, dando ai poveri elemosine con grande generosità. Gregorio ne fa un elogio in un'omelia. Cassio era vescovo a Narni e la tradizione vuole che un suo sacerdote gli avesse predetto che sarebbe morto a Roma nella festa dei SS. Pietro e Paolo; allora compose il suo epitaffio e chiese di essere sepolto a Narni accanto alle spoglie della moglie Fausta, e a quelle del suo predecessore Giovenale. Quindi si recò a Roma, come faceva ogni anno in occasione della festa dei due Apostoli; per sei volte tornò in diocesi, ma il settimo anno la predizione si avverò: morì serenamente a Roma dopo aver celebrato Messa. La sua tomba è nella cripta dedicata a S. Giovenale, nella cattedrale di Narni; si dice che l'abbia disegnata lui e composto l'iscrizione che vi si trova. MARTIROLOGIO ROMANO. A Narni in Umbria, san Cassio, vescovo, che, come riferisce il papa san Gregorio Magno, ogni giorno offriva a Dio il sacrificio di riconciliazione effondendosi in lacrime e tutto quel che aveva dava in elemosina; infine, nel giorno in cui si celebra la solennità degli Apostoli, per la quale tutti gli anni era solito recarsi a Roma, dopo aver celebrato la Messa nella sua città e distribuito a tutti il corpo di Cristo, fece ritorno al Signore.
nome Beato Raimondo Lullo- titolo Terziario francescano, martire- nome di battesimo Ramon Llull- nascita 1235, Palma di Maiorca, Spagna- morte 1316, Mar Mediterraneo- ricorrenza 29 giugno- Beatificazione 1850 da papa Pio IX- Tra le poche Vite di santi giunta fino a oggi dal Medio Evo, quella di Raimondo Lullo (Lull) fa eccezione per la sua umanità e autenticità. L'identità del biografo, un contemporaneo, ci è sconosciuta, e non è chiaro se il testo originale sia in latino o in catalano; sappiamo che Raimondo stesso raccontò, dietro loro richiesta e con grande candore e onestà, ai suoi seguaci la sua singolare storia. Era un uomo passionale, impulsivo, generoso, entusiasta e coraggioso; gli elevati concetti dell'esistenza erano in lui così chiari da fornirgli una meravigliosa visione che non tollerava ostacoli nell'essere portata a compimento, e se spesso era avventato o imprudente nel giudizio mondano, lo era per la più esaltante delle cause. Nato a Palma di Maiorca probabilmente nel 1232, quando l'isola era un regno autonomo, da uno dei capi dell'esercito che, nel XIII secolo, avevano sconfitto il dominio arabo, crebbe in ambiente dove si fondevano l'elemento cristiano e quello musulmano. Fu paggio a corte e, in età adulta, ufficiale dell'esercito e aiutante di campo del re, del quale guadagnò l'amicizia e il favore. Era ricco, istruito, felicemente sposato (benché spesso infedele alla moglie, vivendo nella lussuria e nel vizio), con un figlio piccolo e una figlia. Dietro questa facciata effimera, egli ragionava profondamente sul mondo arabo che conosceva e sul rapporto tra la sua fede cristiana e quella musulmana. All'età di trent'anni, mentre stava componendo un poema amoroso, ebbe una visione improvvisa del Cristo crocifisso: tentò di ignorarla, ma si accorse che era impossibile; allora cercò di prendere sonno ma la visione si ripeté per cinque volte e alla fine dovette accettarla e cercare di capire che cosa significasse. Decise di abbandonare la sua condotta di vita e dedicarsi all'annuncio del Cristo tra i musulmani. Come 'sacco di Cordova (3 giu.), vissuto cinque secoli prima, non pensò che fosse impresa impossibile: i musulmani credono nel Dio unico e sono popolo del Libro, come i giudei e i cristiani; accolgono le tradizioni d'Israele e i grandi patriarchi; riconoscono Gesù come profeta benché Maometto sia il più grande; la Chiesa li considerava eretici ma non pagani e inoltre possiedono la nobile tradizione della cultura araba. A Raimondo sembrava possibile che le due parti potessero arrivare a una mutua e accettabile comprensione. Altri avevano cullato lo stesso sogno: nell'xi secolo Pietro il Venerabile abate di Cluny (25 dic.) fondò una scuola a Toledo dove il Corano e le opere di autori arabi erano tradotti in latino; nel 1219 S. Francesco d'Assisi (4 ott.) si recò in Terra Santa per evangelizzare, senza successo, i saraceni. Nel 1187 Gerusalemme era caduta in mano al Saladino; la settima crociata (1248-1254) era terminata come le altre in un fallimento militare e in dissensi politici tra i capi crociati, perciò è comprensibile che i cristiani, in particolare gli spagnoli e gli abitanti delle isole Baleari, che avevano esperienze di vita comune con i musulmani, intorno al 1260 cercassero modi di riconciliazione. Una volta chiaro il da farsi, Raimondo, come era nelle sue caratteristiche, si impegnò con tutte le forze: iniziò facendo un pellegrinaggio a San Giacomo di Compostella, poi a Rocamadour, dove una statua della Vergine Nera del xii secolo era meta di pellegrinaggi. Al ritorno, convinto di essere guidato dalla volontà divina, provvide abbondantemente al sostentamento della sua famiglia e delle persone al suo servizio, donando il resto delle sue ricchezze ai poveri. Dopo un periodo di vita da recluso e di preghiera, iniziò a prepararsi al compito per cui si sentiva chiamato: per nove anni studiò la lingua e le basi della cultura araba; fece progetti per un collegio dove accogliere i musulmani convertiti e istruirli. Questo progetto fu realizzato a Palma di Maiorca con l'aiuto di re Giacomo, e affidato ai frati minori, con scopi però assai limitati. Raimondo portò avanti i suoi studi scrivendo in modo prolifico su soggetti teologici e filosofici, e un romanzo Blanquerna, ma al di là del suo grande sforzo il suo progetto non trovò grande sostegno. Al di fuori della sua isola le sue parole non ebbero grande peso nella Chiesa; era un laico non legato ad alcun vescovo diocesano o a un ordine religioso, inoltre apertamente critico degli abusi ecclesiastici; le autorità ecclesiastiche non erano preparate ad autorizzare o assistere il suo progetto. Si recò a Roma (1277), Parigi (1286) e Genova (1290), ma incontrò poco, se non nessun, ascolto; chiese di essere ammesso all'Ordine dei Predicatori (domenicani), ma non fu accettato. Nonostante questi insuccessi rimaneva fermo nella sua visione delle cose ed era determinato a portarla avanti anche a costo della vita. I francescani, infine, lo accettarono come loro terziario, e benché malato s'imbarcò su una galea in viaggio verso il Nord Africa per realizzare il suo sogno di predicare nelle strade di Tunisi. Raccontò poi di una sua miracolosa guarigione che gli permise di annunciare la Buona Novella per le vie di Tunisi; le autorità musulmane non ne furono particolarmente impressionate: dopo averlo incarcerato e maltrattato lo deportarono a Napoli. Fece appello prima a papa Bonifacio VIII a Roma e poi a Clemente V ad Avignone senza però ottenere alcun ascolto. Si rimise in viaggio, questa volta per Cipro, per cercare di convertire il Gran Khan dei tartari, che egli erroneamente considerava il capo dei saraceni, esponendosi a un nuovo fallimento. Allora decise di tornare nell'Africa settentrionale, a Bugia sulla costa berbera, ricominciò la sua predicazione, venne di nuovo incarcerato, torturato c poi espulso; nel viaggio fece naufragio perdendo tutti i suoi libri. Trovato riparo a Pisa si appellò nuovamente alla Santa Sede e partecipò al concilio di Vienne nel 1311, anche questa volta uscendone a mani vuote. Tenne alcune lezioni a Parigi, guadagnando alla sua causa alcuni seguaci, ma poi tornò per la terza volta in Africa. A Bugia fu lapidato, raccolto morente da alcuni mercanti genovesi fu portato a Maiorca, ma spirò, mentre erano in vista del porto, il 29 giugno 1316. Raimondo è il patrono principale di Maiorca. La sua vicenda umana fu contrassegnata da un grande eroismo personale ma, umanamente parlando, da un insuccesso completo. Sottovalutò gli elementi culturali e razziali dell'Islam che portavano i musulmani a un confronto ostile con i cristiani e, inoltre, non si rese conto dell'opposizione della Chiesa a chi seguiva una linea originale senza rapporto con quella già fissata dall'autorità ecclesiastica o senza tener conto della sensibilità del clero. Solo i frati minori gli hanno riconosciuto, entro un certo limite, dei meriti e, in guanto loro terziario, lo celebrano nella liturgia. La sua prodigiosa produzione letteraria unì una genuina pietà con critiche taglienti agli abusi della Chiesa. Nel 1928 papa Pio XI parlò in modo altamente elogiativo di Raimondo nell'enciclica Orientalium rerum, senza però accordargli formalmente il titolo di Beato. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel braccio di mare di fronte all’isola di Maiorca, beato Raimondo Lullo, religioso del Terz’Ordine di San Francesco e martire, che, uomo di grande cultura e di illuminata dottrina, per propagare il Vangelo di Cristo instaurò con i Saraceni un fraterno dialogo.