@Vitupero

16/11/2024 alle 15:50

I santi di oggi 16 novembre:

I santi di oggi 16 novembre:

nome Santa Gertrude di Helfta- titolo Vergine- nascita 6 gennaio 1256, Eisleben, Germania- morte 17 novembre 1302, Kloster Helfta, Eisleben, Germania- ricorrenza 16 novembre- Canonizzazione 1667- Attributi Sacro Cuore di Gesù, bastone pastorale, abito monacale- Patrona di Timau e compatrona di Napoli- S. Gertrude nacque ad Eisleben, nella Sassonia, da illustre famiglia. All'età di cinque anni fu posta nel monastero di Helfta, appartenente all'ordine delle Cistercensi. Questo monastero, fondato dal conte Burchard di Mansfeld nel 1229, era allora diretto dalla badessa Gertrude di Hackeborn, la quale lo governò per lo spazio di circa quarant'anni. Strane confusioni, causate dall'analogia del nome, hanno fatto ritenere la nostra Santa come la badessa del suo monastero. Fin dai primi anni ebbe a maestra S. Matilde, sorella della badessa, la quale trovò in Gertrude una allieva esemplare. Dotata di grande ingegno, di forte volontà e di una penetrazione straordinaria, Gertrude fece presto presagire grandi cose di sè; la lingua latina le divenne familiare, la teologia mistica, i libri ispirati erano il suo pascolo, sì che sovente i più abili dottori ebbero a stupire della sua vasta erudizione. Ma questa sua grande passione per gli studi le impedì alquanto la vita di raccoglimento e di preghiera. Nell'Avvento dell'anno 1281 ebbe una violenta crisi spirituale che determinò la sua conversione, come la chiamò ella stessa. Gertrude si sentiva come isolata nel monastero, senza un'anima cui poter confidare le sue tristezze, senza un appoggio che la sostenesse; perciò si rivolse tutta verso Dio e si sentì attirata da Lui. Il 27 gennaio dell'anno seguente, la calma ritornò in lei in seguito ad una visione. Le apparve Nostro Signore e le disse: « Presto verrà la tua salvezza », e vidi, dice la santa nelle sue Rivelazioni, quella mano divina prendere la mia in segno di solenne ratifica di quella promessa. Poi Gesù aggiunse: « Tu hai lambito la terra coi miei nemici e hai succhiato il miele aderente alle spine; ritorna a me ed io ti farò buona accoglienza inebriandoti al torrente delle mie gioie divine ». In una vigilia dell'Annunziata Santa Geltrude cantando in coro l'Ave Maria vide scaturire improvvisamente dal Cuore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, come tre zampilli che penetrati nel Cuore di Maria Santissima risalivano alla loro sorgente: ed udii una voce che le disse: Dopo la Potenza del Padre, la Sapienza del Figlio, la Tenerezza misericordiosa dello Spirito Santo, nulla è paragonabile alla Potenza, Sapienza e Tenerezza misericordiosa di Maria. La Santa conobbe pure che questa effusione del cuore della Trinità nel cuor di Maria, si compie ogni volta che un'anima devotamente recita l'Ave Maria; effusione che per il ministero della vergine si spande come rugiada benefica sugli Angeli e Santi. Inoltre in ogni anima che dice l'Ave Maria si accrescono i tesori spirituali di cui l'Incarnazione del Figlio di Dio l'ha già arricchita. E Gertrude fu veramente inebriata al torrente delle gioie divine. Ella fu la prima propagatrice della devozione al Sacro Cuore di Gesù. È vero che Santa Margherita Alacoque ricevette da Gesù la missione di far conoscere al mondo l'amore del suo Cuore nel 1674; ma Gertrude aveva ricevuto da Gesù l'ordine di scrivere il libro che rivelava tutto il suo Cuore quattro secoli prima. E il giorno in cui Gertrude finiva quel libro, il Signore apparendole le disse: « Questo libro è mio e lo tengo impresso in fondo al mio Cuore: ivi ciascuna lettera si è imbevuta della mia divinità e chiunque, a mia gloria, lo leggerà con umile divozione, ne ritrarrà frutto per la salute eterna dell'anima sua ». Nel giorno della festa di S. Martino, 11 novembre, Gesù in visione le disse: « Presto ti toglierò da questa vita ». Il mercoledì di Pasqua dell'anno dopo si sentì chiamare: « Vieni, mia eletta, ed io farò di te il mio trono »; era l'avviso di prepararsi alla morte che avvenne dolcemente poco dopo. La sua tomba è oggi sconosciuta perché il monastero di Helfta fu distrutto nel XIV secolo e, dopo una storia movimentata, fu definitivamente chiuso al tempo della Riforma. Solo nel 1999 si è potuto ripopolare con le monache dell'abbazia cistercense di Seligenthal vicino a Landshut sotto la guida di Madre Assumpta Schenkl.

La Santa fu canonizzata nel 1667 e la Chiesa universale ne celebra la festa il 16 novembre. PRATICA. Sviluppiamo nel nostro cuore la devozione al Cuore Sacratissimo di Gesù e inculchiamola agli altri. PREGHIERA. Dio, che ti preparasti nel cuore della beata vergine Gertrude una grata abitazione, pei meriti e l'intercessione di lei cancella, benigno, le macchie del nostro cuore, e concedici di godere della sua compagnia. MARTIROLOGIO ROMANO. Santa Gertrude, Vergine, il cui natale si ricorda il giorno seguente.

nome San Giuseppe Moscati- titolo Traslazione del corpo nella Chiesa del Gesù Nuovo- ricorrenza 16 novembre, 12 aprile- Beatificazione Basilica di San Pietro, 16 novembre 1975 da Papa Paolo VI- Canonizzazione Basilica di San Pietro, 25 ottobre 1987 da Papa Giovanni Paolo II- Santuario principale Chiesa del Gesù Nuovo- Patrono di Operatori del 118 e dell'emergenza sanitaria- Oggi, 16 novembre, si celebra la festa di San Giuseppe Moscati, noto come il "medico santo" di Napoli. La data coincide con l'anniversario della traslazione delle sue spoglie nella Chiesa del Gesù Nuovo, avvenuta nel 1930, tre anni dopo la sua morte. Moscati fu un medico straordinario, conosciuto per il suo impegno nell'assistenza ai poveri e ai malati senza mezzi economici. Divenne una figura di riferimento per il suo approccio umano e spirituale alla medicina, tanto da essere proclamato santo da Papa Giovanni Paolo II nel 1987. Le celebrazioni odierne presso la Chiesa del Gesù Nuovo includono messe solenni, momenti di preghiera e omaggi alla tomba di Moscati, dove i fedeli si recano per chiedere intercessioni e grazie. Tra le tradizioni della giornata vi è quella di accendere candele presso l'altare a lui dedicato, segno di devozione e speranza per i fedeli che ancora oggi vedono in lui un esempio di carità cristiana e dedizione medica. In particolare, la figura di San Giuseppe Moscati è celebrata non solo per la sua competenza medica, ma anche per i numerosi miracoli attribuiti alla sua intercessione, come guarigioni inspiegabili di gravi malattie. Questo ha contribuito a consolidare la sua fama di "santo dei miracoli" e a rendere il suo culto molto sentito, specialmente nella città di Napoli, dove il suo operato ha lasciato un'impronta indelebile.

nome Santa Margherita di Scozia- titolo Regina e vedova- nascita 1045, Mecseknádasd, Ungheria- morte 16 novembre 1093, Edimburgo, Regno Unito- ricorrenza 16 novembre, 10 giugno messa tridentina- Margherita, la più giovane di cinque figli, nacque nel 1045 ca., probabilmente in Ungheria; il padre, Edoardo, erede legittimo al trono e figlio di Edmondo, re del Wessex (1016), si era rifugiato in quel paese per sfuggire alla dominazione danese in Inghilterra e aveva sposato la sorella del re ungherese. Margherita ricevette una buona educazione e sembra aver avuto un discreto senso estetico, dato che apprezzava i bei volumi e i manoscritti, oltre agli abiti eleganti. Nel 1057 il padre fu richiamato in Inghilterra da Edoardo il Confessore (1042-1066; 13 ottobre), che sperava diventasse suo erede; ma Edoardo, che era più giovane, morì subito dopo il suo arrivo in Inghilterra, aprendo la strada ai normanni. Dopo la conquista, Margherita non era più al sicuro, dato che era una dei pochi membri della famiglia reale anglosassone a rimanere in Inghilterra. Perciò seguì il fratello, Edgardo l'Erede, in Scozia, dove fu accolta nella corte di re Malcolm III Canmore (1058-1093), che, attratto dalla sua bellezza e intelligenza, la sposò nel 1070 ca. e visse con lei per almeno venticinque anni. Dei loro sei figli, tre (Edgardo, Alessandro e Davide - quest'ultimo venerato anche come santo, 24 maggio), governarono la Scozia. Matilda, una delle loro due figlie, sposò il re inglese Enrico I (1100-1135). Fu Matilda a chiedere a Turgot, priore di Durham e poi vescovo di S. Andrea, che era stato il confessore di Margherita, di scrivere una Vita di sua madre: la Vita Margaretae Scotiae reginae, scritta tra il 1104 e il 1108. Sebbene segua il modello consueto delle biografie, beneficia del fatto che l'autore conosceva molto bene il suo soggetto. Secondo Turgot, l'importanza di Margherita fu notevole, sia a livello privato che pubblico; la vita presso la corte scozzese, fino ad allora poco elevata e carente dal punto di vista culturale, fu trasformata dalla sua presenza, nonostante alcuni protestassero che stesse diventando troppo "anglicizzata". Ella promosse la riforma della Chiesa di Scozia, contribuendo a portare il culto locale in linea con quello di Roma, in questioni come l'osservanza della Quaresima e della Pasqua, e l'astensione dal lavoro la domenica. Fu una fondatrice entusiasta di monasteri: uno dei suoi progetti più grandi fu la ricostruzione dell'abbazia di Iona e la costruzione di Dunfermline, destinata a diventare il luogo di sepoltura della famiglia reale scozzese. Si interessò anche alla costruzione di ricoveri per i pellegrini di S. Andrea, su entrambe le rive del Forth, mettendo a loro disposizione delle barche per il passaggio. Nel tempo libero, quando non si occupava dei suoi figli o di quelli dei poveri, Margherita pregava, leggeva o ricamava molto abilmente. Malcolm, che si affidava al suo costante supporto e seguiva i suoi consigli, imparò ad apprezzarne la devozione. Secondo il suo biografo, «Cristo dimorava realmente nel suo cuore [...] Ciò che lei rifiutava, lo rifiutava anche lui [...] ciò che amava, lo amava anche lui per amore di lei». E sebbene non imparasse mai a leggere, apprezzava la rilegatura o le illustrazioni dei libri che Margherita leggeva. Esistono ancora alcuni dei suoi libri, inclusa un'edizione tascabile del Vangelo (Biblioteca Bodleiana, Oxford), una Vita illustrata di S. Cuthbert (20 marzo) e un salterio (di dubbia attribuzione, conservato al Collegio Universitario di Oxford). Margherita si ammalò gravemente verso la fine del 1093, probabilmente a causa della sua intensa attività. Proprio prima di morire, le giunse la notizia che Malcolm e uno dei suoi figli minori erano stati uccisi dall'esercito di Guglielmo II il Rosso (1087-1100) ad Alnwick. Cercarono di nasconderle la notizia, ma senza successo, e Margherita accettò questa perdita come un segno del volere di Dio. Morì il 16 novembre 1093 e fu seppellita a Dunfermline insieme al marito. Il culto iniziò subito dopo la sua morte, ma fu confermato solo nel XIII secolo, quando papa Innocenzo IV (1243-1254) ordinò di analizzare la sua vita e i miracoli, permettendo la canonizzazione nel 1250. Dunfermline fu saccheggiata nel 1560, ma le reliquie furono messe al sicuro; i corpi di Margherita e Malcolm furono trasferiti in una cappella all'Escorial, vicino a Madrid, mentre il cranio, inizialmente a Edimburgo, fu poi trasferito presso i gesuiti a Douai. Nel 1673, Santa Margherita fu proclamata patrona della Scozia. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Edimburgo, nella Scòzia, il natale di santa Margherita Vedova, Regina di Scòzia, celebre per la carità verso i poveri e per la povertà volontaria.

nome Sant'Agnese di Assisi- titolo Badessa- nascita 1197, Assisi- morte 16 novembre 1253, Assisi- ricorrenza 16 novembre- Canonizzazione 1752 da papa Benedetto XIV- Caterina Offreduccio era la sorella minore di S. Chiara d'Assisi (11 ago.); all'età di soli quindici anni seguì la sorella Chiara, che aveva lasciato la famiglia per diventare monaca sotto la guida di Francesco Bernardone (S. Francesco d'Assisi, 4 ott.). Dato che la loro residenza permanente a S. Damiano era ancora in costruzione, le due sorelle furono accolte nel convento benedettino di S. Angelo di Panzo, sulle pendici del monte Subasio, vicino ad Assisi. Pare che i parenti di Caterina abbiano usato ogni mezzo, persino la violenza, perché lo lasciasse.<br /> La Chronica XXIV Generalium, che descrive gli eventi, parla anche di alcuni miracoli, sebbene nessuno sia stato citato nella bolla di canonizzazione di S. Chiara emanata da papa Alessandro IV. Caterina ricevette l'abito da S. Francesco, con il nome Agnese, e fu mandata con la sorella a S. Damiano.<br /> Circa otto anni dopo, nel 1220, S. Francesco decise di fondare un nuovo convento di Clarisse Povere a Monticelli, Fuori Firenze, e Agnese fu la sua prima badessa (esiste ancora una lettera commovente scritta a Chiara in questo periodo). Sembra che Agnese abbia diretto la fondazione di diversi conventi, tra cui quelli di Mantova, Padova e Venezia e sostenuto fermamente la sorella durante la lunga lotta per ottenere il privilegio della povertà totale. Era ancora a Monticelli nell'agosto del 1253, quando fu chiamata ad Assisi perché Chiara era in fin di vita, e riuscì ad arrivare in tempo per vederla e ascoltare la sua predizione che anche Agnese sarebbe presto morta. Come predetto da Chiara, Agnese morì il 16 novembre dello stesso anno, e inizialmente fu sepolta a S. Damiano, poi nel 1260 il corpo fu collocato a fianco a quello della sorella nella chiesa di S. Chiara ad Assisi, costruita di recente. Si dice che siano avvenuti alcuni miracoli presso la sua tomba e nel 1752 i francescani ricevettero il permesso da papa Benedetto XIV di commemorare la sua festa. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Assisi in Umbria nel convento di San Damiano, santa Agnese, vergine, che, seguendo nel fiore della giovinezza le orme di sua sorella santa Chiara, abbracciò con tutto il cuore la povertà sotto la guida di san Francesco.

nome Santi Procolo, Eutiche e Acuzio- titolo Martiri di Pozzuoli- ricorrenza 16 novembre- La vita dei martiri di Pozzuoli, Procolo, Eutiquio e Acuzio, va collocata nel IV secolo, ed è strettamente legata al martirio di altri più noti, il vescovo San Gennario insieme ai santi Sosio, Festo e Desiderio. Secondo le cosiddette "Actas Boloniesas", quando si intensificò la persecuzione dell'Imperatore Diocleziano (284-305) contro i cristiani, il Vescovo di Benevento, Gennaro, si trovava a Pozzuoli camuffato per non essere riconosciuto dai pagani, che accorsero in massa per consultarsi alla Sibilla Cumana, una sacerdotessa di Apollo che abitava nella sua grotta, presso la vicina Cumas. La presenza del vescovo era però nota ai cristiani della zona, perché il diacono di Miseno, Sosio, accompagnato dal diacono Festo e dal lettore Desiderio, andò a trovarlo più volte con grande cautela e circospezione. Ma i pagani smascherarono Sosio come cristiano e lo denunciarono al giudice Dragonzio; Il diacono di Miseno fu catturato e imprigionato e poi condannato a essere mangiato dagli orsi nell'anfiteatro di Pozzuoli. Il vescovo Gennaro, Festo e Desiderio, dopo aver appreso del suo arresto, pur sapendo i rischi che correvano, volevano visitare Sosio, per portargli conforto; Furono anche scoperti, confessarono di essere cristiani e furono poi portati alla corte di Dragonzio, che - vedendo il loro rifiuto di ritrattare - li condannò alla stessa sentenza di Sosio. Non si sa perché, ma la frase "ad bestie" è stata commutata per tutti dallo stesso Dagonzio in decapitazione. È a questo punto che entrano nella storia i tre abitanti di Pozzuoli che oggi celebriamo, diaconi e laici cristiani Procolo, Acuzio ed Eutiquio, che protestarono vigorosamente contro la sentenza, quando i martiri furono condotti all'esecuzione. Con la disinvoltura e il fanatismo del tempo, furono anche arrestati e condannati alla stessa pena di decapitazione, avvenuta, secondo la tradizione, il 19 settembre 305, nel Foro Vulcaniano, presso la famosa Solfatara. In quella data si celebra nella Chiesa il martirio di San Gennaro e il nucleo principale di questi sette (Sosio, Festo e Desiderio). Le reliquie di Eutichio e Acuzio furono conservate nel "Praetorium Falcidii", accanto alla basilica paleocristiana di San Esteban, prima cattedrale di Pozzuoli, ma sembra che nella seconda metà dell'VIII secolo fossero state collocate nella cattedrale di Santo Stefano a Napoli . Il santo diacono Procolo, patrono principale della città di Pozzuoli, avrebbe invece trovato un posto stabile nel tempio calpurniano, trasformato nella nuova cattedrale della città. MARTIROLOGIO ROMANO. A Pozzuoli in Campania, santi martiri Proculo, diacono, Euticio e Acuzio.

nome Sant'Edmondo Rich- titolo Monaco, Arcivescovo di Canterbury- nascita 1175, Abingdon, Berkshire- Nominato arcivescovo 10 ottobre 1233 da papa Gregorio IX- Consacrato arcivescovo 2 aprile 1234 dal vescovo Roger Niger- morte 1240, Soisy, Provins, Francia- ricorrenza 16 novembre- Canonizzazione 16 dicembre 1246 da papa Innocenzo IV- Santuario principale Abbazia di Pontigny- Attributi Bastone pastorale, mitra- Patrono di Abingdon-on-Thames; Diocesi di Portsmouth; St Edmund's College; St Edmund Hall- Edmondo, nato nel 1175, era il figlio maggiore di Reginald Rich, un mercante di Abingdon, nel Berkshire, e di sua moglie Mabel; secondo una tradizione, a metà della sua vita, quando i figli erano ancora piccoli, Reginald, dopo aver provveduto al loro futuro e con il consenso della moglie, entrò nel monastero di Eynsham, dove morì poco dopo. Per questo motivo può essere confuso con uno dei suoi figli (sappiamo che Edmondo aveva un fratello e due sorelle, ma è più che probabile che avesse altri due fratelli e che fosse stato uno di questi a entrare nel monastero di Eynsham). Edmondo e i suoi fratelli furono principalmente influenzati dalla loro formidabile madre; Mabel visse in modo molto austero e i figli ricevettero un'educazione religiosa severa, per non dire rigida. A dodici anni, Edmondo frequentò l'università di Oxford per studiare grammatica, e poi, dopo tre anni, partì con il fratello Roberto per Parigi, dove s'iscrisse alla facoltà delle arti. Ritornò per compiere una breve visita alla madre che stava morendo e per ricevere la sua benedizione. Dopo aver sistemato le due sorelle, Margherita e Alice, presso il monastero gilbertino di Catesby, nel Northamptonshire, tornò a Parigi per completare gli studi, osservando fedelmente, «talvolta in circostanze difficili», il voto di celibato pronunciato mentre si trovava a Oxford. Dal 1195 al 1201 ca., frequentò la facoltà delle arti all'università di Oxford; fu un periodo molto stimolante dal punto di vista intellettuale. Il mondo musulmano e quello cristiano riscoprirono la filosofia, in particolare Aristotele, ed è probabile che Edmondo fosse il primo a insegnare la logica di Aristotele a Oxford. Si accorse presto (e in questo fu un pioniere della filosofia scolastica) che la nuova dottrina avrebbe potuto diventare uno strumento valido per la comprensione e l'insegnamento della teologia. Nel 1201, tornò a Parigi per studiare teologia; sebbene non esistano dettagli di questo periodo, fu probabilmente durante il soggiorno a Parigi che scrisse le Moralities on the Psalms (conservate sotto forma di manoscritto in un singolo volume del XIII secolo) e che fu ordinato al sacerdozio. Ritornato in Inghilterra trascorse un anno con i canonici agostiniani a Merton, nel Surrey, e poi si recò a Oxford per tenere una serie di conferenze di teologia. La data più probabile del suo ritorno a Oxford è il 1214, dato che in quell'anno il legato pontificio riuscì a risolvere una disputa tra l'università e le autorità civili consentendo la ripresa regolare delle lezioni. Nel corso del suo insegnamento, Edmondo pose in rilievo il significato letterario e spirituale della Bibbia, oltre al suo contesto storico, e lo usò come fondamento del suo insegnamento; si interessò particolarmente dei suoi alunni, in particolare di quelli poveri o malati. Nel 1222 Edmondo fu invitato dal vescovo Richard le Poore a diventare canonico e tesoriere della cattedrale di Salisbury, ufficio che ricevette assieme a una rendita nella vicina Calne, dove dovette risiedere per almeno tre mesi all'anno. Anche se questo incarico lo costrinse ad abbandonare parzialmente la vita accademica di Oxford, fu in grado di continuare a svolgere un ruolo parziale come conferenziere nella scuola cattedrale a Salisbury, retta e potenziata dal vescovo le Poore. Dato che in questo periodo era in corso la costruzione della cattedrale, i doveri di tesoriere tennero assai occupato Edmondo; non fu un periodo facile, dato che le sue donazioni più che generose, unite al fatto che aveva donato un quarto delle sue entrate per arricchire i fondi destinati alla costruzione della cattedrale, lo lasciarono completamente senza denaro per un certo periodo. Ogni volta che sentiva necessario recuperare le forze fisiche o spirituali, soggiornava presso i cistercensi a Stanley Abbey, vicino a Calne, il cui abate, Stefano di Lexington, era stato uno dei suoi studenti a Oxford; questo rapporto con i cistercensi si rivelò come il più costruttivo della sua vita. Nel 1227, papa Gregorio IX (1227-1241) gli ordinò di predicare in favore della sesta crociata, concedendogli il diritto di ricevere un compenso da ogni chiesa in cui l'avesse fatto, denaro che ad ogni modo non accettò mai, pur svolgendo quell'incarico con grande fervore in un certo numero di luoghi, inclusi Worcester e Leominster. Sembra che in generale la sua predicazione sia stata energica ed efficace, data la sua preoccupazione di mettere in guardia il popolo contro il moltiplicarsi degli aspetti superficiali della preghiera, e basata ogni volta sulla sua ricca erudizione e profonda vita spirituale. «Centomila persone» scrisse una volta «vengono sviate dal fatto di moltiplicare le preghiere; per quanto mi riguarda, pronuncerei cinque parole devotamente nel mio cuore piuttosto che cinquemila senza sentimento e senza comprenderle. Lodare il Signore con coscienza: ciò che l'uomo ripete con la bocca, è necessario sia sentito nell'animo. » Nel 1233, dopo l'annullamento di tre elezioni, il papa decise di nominare un proprio candidato come arcivescovo di Canterbury, sede vacante dalla morte di Riccardo Le Grand il 3 agosto 1231, e scelse Edmondo, che all'inizio rifiutò, protestando che non sapeva nulla di questa elezione (data la sua inclinazione allo studio e all'isolamento, potrebbe probabilmente aver aggiunto che in ogni caso non era adatto a quell'incarico), ma quando il vescovo di Salisbury esercitò la sua autorità e gli ordinò di accettare, alla fine obbedì e fu consacrato il 2 aprile 1234. A dispetto del suo rifiuto iniziale, fu un vescovo eminente e riformatore, grazie alle sue qualità personali, un temperamento caloroso e cordiale, una predisposizione alla meditazione, unita a un profondo senso di giustizia, una grande integrità personale e un gran coraggio morale. I risultati che ottenne erano anche dovuti al calibro dei suoi collaboratori, alcuni ereditati dai suoi predecessori, Stefano Langton e Riccardo Le Grand, altri scelti da lui, come il suo cancelliere Riccardo di Wych (3 apr.), che era stato suo studente e successivamente vescovo di Chichester; inoltre sembra che suo fratello Roberto sia restato al suo fianco per tutta la vita. L'inevitabile coinvolgimento nella politica causato dalla nuova posizione, gli fu sgradito (provava una sfiducia istintiva verso la corte), ma non si sottrasse ai suoi doveri; in effetti, non era ancora stato consacrato quando, subito dopo la sua elezione, contribuì a evitare il rischio di una guerra civile agendo come mediatore nella disputa tra Enrico III (1216-1272) e il suo maresciallo, il conte Riccardo, che capeggiava una rivolta contro la politica del re. In generale fu sempre aperto e diretto nei suoi rapporti con Enrico, che era felice di poter contare su di lui persino mentre tentava di limitarne la giurisdizione. Un esempio delle mosse politiche di Enrico fu il tentativo andato a buon fine di ottenere la nomina del cardinale Ottone a legato pontificio. Lo scopo principale di Enrico era di rinforzare la sua posizione di fronte ai suoi baroni, dopo il suo matrimonio con Eleonora di Provenza; Edmondo lo avvisò che quella nomina avrebbe causato parecchi problemi inutili, e alla resa dei conti ebbe ragione, dato che Enrico iniziò a mettergli contro il legato, i vescovi e i baroni. D'altro canto i rapporti di Edmondo con il cardinale Ottone, che era chiaramente una persona discreta, prudente e onesta, non furono mai così gelidi come a volte è stato detto, principalmente sulla base di un racconto di Matteo Paris. Ma i problemi di Edmondo non erano circoscritti all'interferenza di Enrico e ai suoi tentativi di limitare il potere della Chiesa; in questo senso, il vescovo di Lincoln, Roberto Grossatesta, intransigente in ciò che considerava una questione di principio, lo accusò di essere troppo pronto a sacrificarsi per mantenere la pace con il re. Nel frattempo, dall'altra parte, l'autorità di Edmondo in quanto arcivescovo fu minacciata dai monaci della Christ Church, a Canterbury, in servizio alla cattedrale, che rivendicavano certi diritti e privilegi, e che in generale ostacolavano ogni cambiamento decretato da Edmondo. Visto che nonostante il suo talento di mediatore la questione non fu risolta, Edmondo, nel 1237, si recò a Roma per discuterla con Gregorio IX; al suo ritorno in Inghilterra la situazione non era migliorata e dopo ulteriori disaccordi e dispute scomunicò diciassette monaci. A questo punto, non tutti i vescovi accettarono il nuovo modo in cui Edmondo stava affrontando la situazione; Enrico si oppose apertamente e il cardinale Ottone provò a ottenere una riconciliazione, senza risultato; perciò la questione rimase irrisolta anche dopo la morte di Edmondo. Vi fu un nuovo scontro sulla questione dell'usanza di tenere vacanti uffici e benefici ricevuti in dono, per poter beneficiare delle entrate; nel 1239, Edmondo, con grande rischio e a caro prezzo, ottenne dal papa una bolla in base alla quale il vescovo metropolitano avrebbe potuto occupare qualsiasi cattedrale o chiesa monastica vacante da più di sei mesi, ma Enrico riuscì a convincere il papa a ritirare la bolla, e subito dopo, nell'ottobre 1240, Edmondo partì per il continente. Molti storici, basandosi in gran parte sul racconto di Matteo Paris, hanno interpretato questa partenza come un esilio volontario dato che la sua posizione era diventata impossibile, ipotesi negata dall'evidenza: il gesto non era consono al suo carattere e non è menzionato da nessun altro cronista del tempo. Sembra più probabile che abbia deciso di ritornare a Roma, dove il papa aveva convocato un concilio nel 1241, e che desiderasse partire in anticipo per poter discutere con lui dei suoi problemi; tuttavia si ammalò al suo arrivo in Francia e si fermò all'abbazia dei cistercensi a Pontigny. Quando fu ovvio che il viaggio a Roma sarebbe stato pericoloso per lui — a parte la salute, le truppe dell'imperatore Federico II (1220-1250) avevano invaso lo Stato pontificio, rendendo difficile l'ingresso agli ecclesiastici — decise di tornare in Inghilterra, ma durante il viaggio si ammalò di nuovo e si fermò al convento agostiniano vicino a Soisy, dove morì il 16 novembre, dopo aver revocato la scomunica dei monaci di Canterbury e aver spedito una parte dei suoi oggetti per il culto a suo fratello Roberto e alle sorelle Margherita e Alice, a Catesby; fu sepolto nella chiesa abbaziale a Pontigny, dove riposa ancora. Il papa nominò immediatamente una commissione per esaminare la vita e i miracoli di Edmondo, di cui facevano parte Roberto Grossatesta e il teologo francescano Alessandro di Hales, che si dichiarò favorevole alla canonizzazione nel 1246 (primo insegnante di Oxford a ricevere questo onore; S. Edmondo Hull, uno dei colleghi dell'università, è citato come secondo). Quando la sua festa fu celebrata per la prima volta, Enrico III portò un abito bianco di sciamito, un calice e denaro per comprare le candele del sepolcro. Questa canonizzazione suscitò un grande interesse in Inghilterra e, sebbene la popolarità del sepolcro a Pontigny cominciasse a declinare, verso la fine del XIII secolo il culto di S. Edmondo si diffuse in Inghilterra, in modo particolare a Abingdon, sua città natale, e a Catesby, dove vivevano le sorelle. Gli fu dedicata una chiesa collegiata a Salisbury e un altare nella cattedrale, oltre ad altre dedicazioni già menzionate, come St Edmund Hall, a Oxford, e St Edmund's College, a Ware, nell'Hertfordshire, che è stato fino al 1976 il seminario della diocesi di Westminster. Le opere di Edmondo sono composte per la maggior parte di commentari sulla Bibbia e scritti devozionali, di cui il più famoso è lo Speculum Ecclesiae, un trattato sulla via della perfezione destinato ai monaci e alle monache (più precisamente una summa degli insegnamenti di Ugo di S. Vittore sulla vita contemplativa). Sono stati tramandati circa ottanta manoscritti medievali, in Midolle English, in anglonormanno e in latino, sia in Inghilterra che nel continente; questo fatto suggerisce la sua popolarità, dato che fu letto non solo da monaci e monache, ma anche da sacerdoti secolari e laici. Una volta si pensava che il testo tramandato fosse stato creato per i lettori laici, sotto forma di adattamento di un testo originale, ma studi recenti sembrano aver dimostrato che l'opera è nella forma in cui Edmondo la scrisse, con alcune modifiche secondarie apportate da lui o da qualcun altro, a beneficio dei laici. Lo Speculum illustra un programma semplice affinché i cristiani possano elevarsi dalla contemplazione di Dio nella creazione, nella Scrittura e nell'umanità di Cristo fino all'estasi pura. Ciò riflette le due maggiori influenze sulla spiritualità di Edmondo, tra cui lo scrittore crea un legame: le scuole di Parigi e la tradizione monastica che poneva in rilievo l'ascetismo e la devozione personale per l'umanità di Cristo; inoltre ha un carattere specifico perché Edmondo subì l'influenza di Ugo e Riccardo di S. Vittore, che invece di evidenziare la miseria della condizione umana, tendenza comune tra i cistercensi, si concentrarono sull'immagine di Dio presente dietro al peccato e alle debolezze umane. Edmondo scrisse in un periodo di transizione nella storia dell'espressione religiosa, che si rispecchia nell'arte del periodo, dando come risultato un genere di rappresentazione sensibile e umana delle verità e degli eventi religiosi. L'intensa devozione per l'umanità di Cristo e la compassione per le sue sofferenze erano state le caratteristiche salienti della spiritualità monastica fino dal tempo di S. Bernardo (ca. 1090-1153; 20 ago.) e dei primi cistercensi, ma solo in seguito, grazie al movimento francescano, cominciarono a far parte dell'esperienza spirituale di tutti i laici cristiani. Nello Speculum Edmondo in parte li riavvicina, e proprio come lui stesso era giunto a capire che deve esistere una relazione personale tra l'erudizione e l'attività pastorale, i lettori devono arrivare ad apprezzare il rapporto tra la preghiera e la vita quotidiana. Nel libro offre consigli pratici: Se state bene, alzatevi dal letto la mattina senza badare al freddo, al sonno, o all'agiatezza: più grande è il sacrificio, maggiore sarà la ricompensa perché lo fate volentieri; poi dovreste andare in chiesa e recitare devotamente le lodi mattutine, o ascoltare tranquillamente la Messa e tutte le ore del giorno senza distrazione. Oppure aiuta il lettore a ricostruire un episodio tratto dalla vita di Gesù: Era inverno inoltrato e c'era molto freddo; era mezzanotte, l'ora più dura, e in mezzo alla strada, in una casa senza pareti. lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia davanti a un bue e un asino, e non vi rimase altro spazio. Pensate che gioia Gesù aveva donato a Maria e al suo sposo Giuseppe. Oppure invita i cristiani, muovendoli a compassione, a identificarsi nel Cristo sofferente e nel dolore della madre:<br /> Non so cosa potrei dire, a questo punto; se tutti i mali di questo mondo e tutto il dolore fossero concentrati nel corpo di un singolo individuo, e quell'uomo potesse sopportare le ferite, l'angoscia e il dolore concepibile da tutti gli uomini di questo mondo, sarebbe niente a paragone della sofferenza sopportata per noi in quell'ora [.. .]. Sicuramente, non esiste, e non è mai esistita una sofferenza maggiore della tua, o dolcissimo Gesù; pensate anche alla nostra dolcissima S. Maria e al suo dolore per il suo figlio dolcissimo.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. Presso la cittadina di Provins in Francia, transito di sant’Edmondo Rich, vescovo di Canterbury, che, colpito dall’esilio per aver difeso la Chiesa, morì vivendo santamente tra i monaci cistercensi di Pontigny.

nome Sant'Otmaro di San Gallo- titolo Abate- nascita 689, Germania- morte 759, isola Werd- ricorrenza 16 novembre- Canonizzazione 864- Santuario principale Abbazia di San Gallo- Attributi bastone di abate e botticella o fiaschetta di vino- Patrono di ammalati, calunniati- Nacque in Germania e completò la sua formazione nella diocesi di Costanza. Fu ordinato sacerdote nella diocesi di Coira, nel 719, dal vescovo Voltranno, che lo nominò nel 720 abate di un monastero di regola colombaniana fondato nel 612 dal monaco irlandese San Gallo, allora in pessime condizioni, per restaurare la comunità e l'edificio, che aveva molto sofferto per le incursioni dei Franchi. L'abbazia iniziò un nuovo periodo di prosperità, che presto divenne il più importante dei monasteri svizzeri. Lì fondò un piccolo ospedale per lebbrosi, che divenne il più antico lebbrosario documentato in Svizzera. Dopo la sconfitta degli Alemanni nel 746 e la scomparsa del ducato, nel 747, sotto le pressioni di Pipino il Breve, fu introdotta da Otmar anche nel monastero di San Gallo la Regola benedettina, abbandonando quella precedente adottata da san Colombano, futuro abate di Bobbio, il che corrispondeva alla strategia carolingia di imporre l'unificazione delle chiese del regno anche a livello monastico, lasciando però uno strascico tra i monaci colombaniani. Poiché Otmar si adeguò, il monastero fu in risposta ricompensato con donazioni di terre. Lo sviluppo del patrimonio abbaziale dette luogo a gravi disordini che hanno avuto ripercussioni nel monastero e nella caduta di Otmaro. Fu perseguitato da due conti carolingi della zona e ingiustamente calunniato e condannato all'esilio da un tribunale ecclesiastico presieduto dal vescovo di Costanza, Sidonio, che, a quanto pare, voleva avere maggiore influenza sul monastero e farne una fondazione episcopale. Otmar fu accusato, da un falso testimone, di non aver votato. Fu esiliato in una piccola isola del Reno, dove sopportò questa situazione con grande pazienza. Morì in esilio poco dopo. Il suo corpo riposa nell'abbazia di San Gallo e nella sua tomba avvenero molti miracoli. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel territorio dell’odierna Svizzera, sant’Otmaro, abate, che nel luogo della cella costruita da san Gallo fondò un piccolo lebbrosario e un monastero sotto l’osservanza della regola di san Benedetto e, per averne difeso i diritti, fu poi deportato dai potenti vicini nell’isola di Werden sul Reno, dove morì esule.

nome Sant'Eucherio di Lione- titolo Vescovo- morte 449 circa, Lione, Francia- ricorrenza 16 novembre- Non esiste una Vita ufficiale di S. Eucherio, che fu il più famoso ecclesiastico in rapporto a Lione dopo S. Ireneo (28 giu.); a ogni modo si è meritato una breve menzione nel De viris illustribus di Gennadio e si possono trarre altre informazioni dalle sue opere.<br /> Nato in un'importante famiglia gallo-romana, sposò una certa Galla, dalla quale ebbe due figli, Salonio e Verano, che furono istruiti presso il monastero di recente costruzione, chiamato poi Ile St-Honorat, la minore delle due Iles de Lérins; entrambi diventarono vescovi, uno di Venezia e l'altro di Ginevra, e furono entrambi venerati come santi.<br /> Dopo poco, anche il padre entrò nel monastero di Lérins (come succede spesso, le fonti non parlano del destino della moglie); Eucherio e S. Onorato (16 gen.), abate e fondatore del convento, sono stati descritti da S. Giovanni Cassiano (23 lug.), come «i due maggiori esempi di quella casa di santi». Eucherio non rimase in quel monastero, in ogni caso, ma si trasferì sull'isola vicina, oggi conosciuta come Ste-Marguerite, alla ricerca di una maggiore solitudine. Durante il soggiorno scrisse un libro in cui elogiava la vita da eremita, che dedicò a S. Ilario d'Arles (5 mag.), e una lettera al cugino Valeriano, esortandolo a resistere agli effimeri piaceri mondani e a incentrare la sua vita su Dio: «Ho notato che l'uomo pone al di sopra di tutto l'onore e la ricchezza terrena; la fortuna sembra essere il suo compenso. [...] La prosperità materiale supera í desideri, ma in un momento scompare. Le sue abbondanti ricchezze svaniscono e i padroni non esistono più». Sembra che in generale Eucherio sia stato un prolifico scrittore di lettere, «concise, ma ricche di insegnamenti, facili da leggere, ma perfette nell'esprimere il suo messaggio». Un'altra lettera costituisce un documento importante nella storia di S. Maurizio e la Legione Tebana (22 set.); a ogni modo, non tutte le opere a lui attribuite sono effettivamente sue. A un certo punto, probabilmente nel 434, fu costretto a lasciare il suo ritiro per diventare vescovo di Lione. Si dimostrò un pastore ammirevole (colto ma semplice dal punto di vista intellettuale, predicatore eloquente e instancabile nelle opere di carità); inoltre partecipò alla fondazione di diverse chiese e conventi. Tra i suoi amici vi furono S. Paolino di Nola (22 giu.) e S. Sidonio (21 ago.), S. Onorato e S. Ilario di Arles, che lo stimavano moltissimo. Eucherio morì nel 449 ca. MARTIROLOGIO ROMANO. A Lione sempre in Francia, sant’Eucherio, che, senatore anch’egli, insieme alla sua famiglia si diede dapprima alla vita ascetica nella vicina isola di Lérins e poi, eletto vescovo di Lione, scrisse numerose Passioni di santi martiri.

+4 punti

Nessun commento

Non ci sono ancora commenti. Perchè non inizi tu la conversazione?