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11/04/2024 alle 10:55

I santi di oggi 11 aprile:

I santi di oggi 11 aprile:

nome Santo Stanislao- titolo Vescovo e martire- nascita 26 luglio 1030, Szczepanów, Polonia- morte 11 aprile 1079, Cracovia, Polonia- ricorrenza 11 aprile, 7 maggio messa tridentina- Canonizzazione 1253 da papa Innocenzo IV- Patrono di Polonia- S. Stanislao nacque presso Cracovia in Polonia da nobili e pii genitori, ma nella giovinezza si recò per lo studio delle lettere a Parigi. Rimasto orfano per l'improvvisa morte dei genitori, Stanislao acceso d'amore di Dio e del prossimo, distribuì parte del patrimonio ai poveri, quindi lasciato lo studio delle belle lettere si diede con ardore alle scienze sacre, onde venne ordinato sacerdote e iscritto ai canonici della cattedrale di Cracovia. Singolare era la sua modestia, meravigliosa la sua vita tutta dedicata al servizio della Chiesa e al bene delle anime. Ed è per queste sue virtù, che, divenuta vacante la sede vescovile della sua città, egli venne eletto ad occuparla. Seppe corrispondere a questa segnalata grazia del cielo con uno zelo di apostolo ed un eroismo da martire. Governava allora in Polonia il re Boleslao II che al principio del suo governo erasi dimostrato giusto e forte, ma poi abbandonandosi ad illeciti amori era divenuto lo scandalo del regno. Il santo Vescovo non potendo tollerare tanta rovina di anime, aveva parlato, esortato, pregato, ma sempre inutilmente, poichè il principe sciagurato anziché cedere alle preghiere e alle esortazioni, quale novello Erode aveva giurato in cuor suo di perdere Stanislao. Dapprima accusò il Santo quale usurpatore del fondo di un certo Pietro, già da tre anni passato all'altra vita. Stanislao ne rimase grandemente sorpreso, quindi non sapendo quali testimoni prendere per sua difesa, chiese tre giorni di tempo. Ed ecco che alle preghiere del Santo, Pietro risorse e comparve in giudizio a dare una solenne smentita al re ingannatore. A tale spettacolo, Boleslao II, accecato dall'ira e dall'odio, non potendo sopportare la sua ignominia, immantinente pagò alcuni sicari perché uccidessero il santo Vescovo. Questi andarono, ma alla vista del Santo cadde loro di mano il ferro omicida. A tale nuova il re fu invaso da furore e corse forsennato in cerca del Vescovo che trovò all'altare, e quivi lo trafisse, non solo, ma fatto a pezzi il corpo del santo martire lo fece gettare ai cani. Però l'Angelo del Signore difese e ricompose il sacro corpo, cui i fedeli con grande pompa diedero onorata sepoltura. Era il 7 maggio 1075. Dio, come non lasciò impunito il re omicida, così non lasciò perdere nell'oblio la memoria del Vescovo santo il cui sangue si era mescolato al suo in un medesimo sacrificio. Egli infatti onorò sempre con strepitosi miracoli il suo sepolcro. Fu per questi meravigliosi miracoli che Innocenzo IV, Sommo Pontefice, l'innalzò all'onore degli altari, e Clemente VII ordinò che se ne celebrasse la festa in tutta la Chiesa con ufficio di rito doppio. PRATICA. La correzione fraterna è un comando del Signore: impariamo ad accettarla umilmente facendone frutto. PREGHIERA. Dio, pel cui onore il glorioso vescovo Stanislao cadde trafitto dalla spada degli empi, deh! fa', che quanti implorano il suo aiuto ottengano quanto domandano. MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di san Stanislao, vescovo e martire, che fu strenuo difensore della civiltà e dei valori cristiani tra le ingiustizie del suo tempo; resse come buon pastore la Chiesa di Cracovia, prestando soccorso ai poveri e visitando ogni anno il suo clero; mentre celebrava i divini misteri, fu ucciso dal re di Polonia Boleslao, che aveva severamente rimproverato.

nome Santa Gemma Galgani- titolo Vergine- nome di battesimo Gemma Umberta Maria Galgani- nascita 12 marzo 1878, Camigliano di Lucca- morte 14 aprile 1903, Lucca- ricorrenza 11 aprile, 14 maggio per i passionisti- Beatificazione 14 maggio 1933 da papa Pio XI- Canonizzazione 2 maggio 1940 da papa Pio XII- Santuario principale Monastero-santuario di Santa Gemma, Lucca- Attributi Abito e segni Passionisti, giglio- Gemma Galgani nacque a Camigliano di Lucca il 12 marzo 1878 da Enrico Galgani e da Aurelia Landi, ambedue ferventi cristiani. La buona madre sembrava che presentisse la sua vicina morte e perciò quando poteva stare con la cara bimba, le spiegava le verità della fede, i pregi dell'anima, la bruttezza del peccato, e la vanità delle cose del mondo. Più spesso, mostrandole il Crocifisso, le diceva: «Vedi, Gemma, questo caro Gesù è morto per noi in croce». A quella vista la fanciullina profondamente commossa piangeva. Questo piissimo sentimento di amore verso Gesù appassionato fu la caratteristica della sua vita: vita di amore e di sacrificio. Gesù difatti l'aveva prescelta e la voleva santificare attraverso vie straordinarie, facendola partecipe dei suoi dolori ed attirandola a sè mediante vincoli di amore ineffabili. Il 17 giugno 1887, festa del Sacro Cuore di Gesù, fece la sua prima Comunione con angelico fervore, contando nove anni di età. Non entrò in religione quantunque lo desiderasse ma guidata prodigiosamente dalla Provvidenza Divina, dopo dolorosissime prove fu ricevuta dalla famiglia Giannini nella città di Lucca, e quivi visse fino alla morte. Non è possibile dire in poche righe tutte le meraviglie che il Signore operò in lei: Soffrire per Gesù, con Gesù, amare soltanto Gesù, era il suo altissimo ideale. « Vada, diceva, vada chi vuole sul Monte Tabor, io me ne voglio stare con Gesù sul Calvario ». E sul Calvario Gemma sbocciò come mistico fiore. Già fin dalla fanciullezza ebbe a soffrire: la malattia e la morte della madre; una dolorosissima operazione ad un piede; lo spogliamento di tutti gli averi della famiglia Galgani per cui si trovò nell'estrema miseria, ed un'altra penosissima malattia, da cui fu miracolosamente guarita. Per tanta eroica rassegnazione, Gesù le apparve e le disse: «Figlia, alla grazia che ti ho fatta stamattina (cioè la guarigione), ne seguiranno ancora molte altre maggiori. Io sarò sempre con te, io ti farò da padre, e la mamma tua sarà l'Addolorata». Nel 1889, Gemma Galgani iniziò a frequentare l'Istituto delle Oblate, dove stabilì un legame profondo con la religiosa Giulia Sestini. Giulia incoraggiò Gemma ad approfondire la meditazione dei dolori di Cristo durante la sua Passione e le impartì precetti per migliorare nell'umiltà e compiere piccole penitenze. Anche dopo che Gemma lasciò l'Istituto, il loro legame rimase saldo, nonostante si vedessero raramente. Prima di morire, Gemma chiese di Giulia, dimostrando l'importanza e la profondità del legame che le univa. A Lucca cominciò la lunga serie delle grazie. Gesù non si lasciò vincere in generosità. Tutti i venerdì Gemma soffriva i dolori della passione del Signore, e nel 1899, due anni dopo la sua offerta col voto di perpetua verginità, fu favorita del dono delle stimmate. Con questo, resa più partecipe dei dolori di Gesù, raggiunse in breve il più alto grado della mistica. Diceva con S. Paolo: «Oggi non sono più in me, sono col mio Dio, tutta per lui ed egli è tutto in me e per me». Durante un periodo di malattia, Gemma sarebbe entrata in contatto con lo spirito del passionista San Gabriele dell'Addolorata, il cui influsso avrebbe plasmato il corso della sua vita. La maestra Giulia Sestini la guidò in questo percorso, incoraggiandola a chiedere immagini e reliquie del santo. Inizialmente riluttante a leggere la biografia di Gabriele, a causa dei persistenti mal di testa, Gemma alla fine la abbracciò e ne ammirò le virtù ed esempi. Secondo le sue lettere e relazioni, Gemma avrebbe avuto molte visioni di Gabriele, durante le quali avrebbe avvertito la sua presenza corporea, il calore delle sue mani e persino il suo respiro sul viso. Godette anche la confidenza del suo Angelo Custode, il quale la liberò da molte tentazioni e portò perfino la sua corrispondenza al padre Germano, suo direttore spirituale. Il demonio la perseguitò sotto svariatissime forme, persino apparendole nella persona di Gesù appassionato. La grazia però di cui era favorita, le fece sempre discernere i moti del maligno da quelli dello spirito buono. Consumata più dalle fiamme del divino amore che dalla malattia, se ne volava al suo celeste Sposo l'11 Aprile 1903, vigilia di Pasqua. PRATICA. Non stiamo mai in peccato mortale, ma purifichiamo prontamente la nostra anima. PREGHIERA. O Signore Gesù che nella vita della tua serva Gemma, hai mostrato come prediligi i semplici e gli umili, fa' che imitandola possiamo attirare anche su di noi le tue benedizioni. PREGHIERA A S. GEMMA PER CHIEDERE GRAZIE O cara santa Gemma, che ti sei lasciata plasmare da Cristo crocifisso, ricevendone nel tuo corpo verginale i segni della sua gloriosa Passione, per la salvezza di tutti, ottienici di vivere con generosa dedizione il nostro impegno battesimale e intercedi per noi presso il Signore affinché ci conceda le grazie desiderate. Amen. Santa Gemma Galgani, prega per noi. Padre nostro, Ave Maria, Gloria. MARTIROLOGIO ROMANO. A Lucca, santa Gemma Galgani, vergine, che, insigne nella contemplazione della Passione del Signore e nella paziente sopportazione dei dolori, a venticinque anni nel Sabato Santo concluse la sua angelica esistenza.

nome San Barsanofio- titolo Anacoreta Eremita- nascita metà del sec. V, Egitto- morte VI secolo, Gaza, Palestina- ricorrenza 11 aprile, 30 agosto- Santuario principale Oria, Basilica Cattedrale- Patrono di Oria- Barsanufio, egiziano di nascita, visse in Palestina, in un monastero di Gaza fondato alla fine del v secolo da un monaco di nome Serido. Pur mantenendo i contatti con il monastero, Barsanufio si ritirò in seguito a vivere da eremita, conducendo una vita austera e divenendo noto per santità e saggezza e perciò consultato da persone di ogni estrazione sociale. Egli si rifiutava però di comunicare direttamente con i visitatori e parlava con loro per iscritto attraverso Serido, che fungeva quindi da suo segretario. Lasciava di rado la sua cella, si dice che non mangiasse e non parlasse e divenne poi famoso come il "grande anziano". Domande e richieste di consiglio erano passate a un altro eremita che viveva nelle vicinanze, conosciuto come Giovanni il Profeta (Giovanni di Gaza). Si conosce pochissimo della vita di Barsanufio e gli Acta che lo riguardano sono totalmente inaffidabili; egli fu in ogni caso molto influente con i suoi scritti ed è una figura chiave per la comprensione della spiritualità del tempo. Sono rimaste 850 lettere e, anche se soltanto la metà di queste è attribuibile con certezza a Barsanufio, possono essere considerate, nel loro insieme, un documento unico e coerente, poiché le altre furono comunque scritte da Giovanni e le differenze tra i due uomini sono solo marginali. La prolungata popolarità della raccolta di lettere si deve al fatto che contengono risposte concise e profonde a domande precise, evitando di ripetere gli insegnamenti tradizionali in termini vaghi, e il loro insegnamento si è prestato bene a essere inserito nelle regole monastiche. Entrambi gli scrittori si basavano sulla Scrittura e sui detti dei Padri del deserto e mettevano in guardia anche contro le opere speculative di teologia e misticismo. Ponevano la preghiera come asse fondamentale del progresso spirituale, e sottolineavano la necessità di sviluppare la consapevolezza costante della presenza di Dio anche quando si è occupati nelle attività quotidiane: attraverso la preghiera ognuno può raggiungere l'unione con Dio. Per sviluppare umiltà e abbandono al volere divino consideravano necessari anche un esame di coscienza quotidiano e una consegna onesta dei propri pensieri più ricorrenti a una guida spirituale. Le virtù più importanti erano l'umiltà e l'obbedienza a Dio: «L'obbedienza è questo: non essere liberi di decidere da se stessi. Cosa può essere più prezioso dell'anima, quando il Salvatore ha detto che vale più del mondo intero? Se poi l'hai posta nelle mani di Dio e dei tuoi padri spirituali, perché esiti nel consegnare loro ciò che è meno importante? [...] Chi è vero discepolo obbedisce al suo abate anche nella morte». La Chiesa greca tenne Barsanufio in tale considerazione da collocare la sua icona tra quelle di S. Efrem (9 giu.) e S. Antonio (17 gen.) nella chiesa di S. Sofia a Costantinopoli. Il santo ebbe una profonda influenza su altri scrittori spirituali, quali S. Doroteo il Giovane (5 gen.), S. Dositeo (23 feb.), S. Teodoro Studita (11 nov.) e S. Giovanni Climaco (30 mar.). MARTIROLOGIO ROMANO. Presso Gaza in Palestina, san Barsanufio, anacoreta, che, egiziano di nascita, fu insigne per una straordinarie doti di contemplazione e per l’integrità di vita.

nome Beato Angelo da Chivasso-vtitolo Sacerdote- nome di battesimo Antonio Carletti- nascita 1410 circa, Chivasso, Torino- morte 12 aprile 1495, Cuneo- ricorrenza 11 aprile- Beatificazione 14 aprile 1753- Patrono di Chivasso- Antonio Carletti nacque a Chivasso (Torino) intorno al 1410. Secondo resoconti antichi, fu educato all'università di Bologna, dove ottenne un dottorato in diritto civile e canonico, sebbene il suo nome non appaia nei registri. Tornato a casa, divenne senatore e visse dedicandosi ai doveri pubblici, alla preghiera, alla visita degli ammalati; alla morte della madre donò le proprie ricchezze ed entrò nei Frati Minori Osservanti di Genova.vDopo l'ordinazione sacerdotale, per un periodo insegnò, poi fu inviato in zone remote delle montagne piemontesi per predicare. Sviluppò un particolare apostolato rivolto ai poveri per sostenerli spiritualmente e materialmente; come il suo contemporaneo e confratello francescano B. Marco Fantuzzi (10 apr.) si impegnò nella fondazione dei Monti di Pietà, istituzione tipicamente italiana nata allo scopo di evitare che i poveri finissero in mano agli usurai. Fu molto conosciuto, consultato da S. Caterina da Genova (15 set.) e confessore del duca di Savoia. Scrisse un manuale di teologia morale che divenne noto col titolo di Summa Angelica, un'opera molto popolare che uscì in almeno trenta edizioni; si trattava di una raccolta di casi morali che piacque perché concisa e chiara nella trattazione. Fu uno dei libri bruciati nel 1520, assieme alla Summa di S. Tommaso d'Aquino, da Lutero che le considerava simbolo di tutto ciò che d'errato vi era nella pratica penitenziale del tardo Medio Evo, Angelo lasciò anche un trattato sul dovere della restituzione e un breve commento delle lettere di papa Sisto IV; potrebbe inoltre avere scritto, o almeno ispirato, alcune delle opere attribuite a S. Caterina da Genova. Ricoprì il ruolo di vicario generale degli Osservanti per quattro mandati, mantenendo anche altre funzioni, e, come superiore, fu particolarmente impegnato nella difesa della Regola originale di S. Francesco. Dopo la presa di Otranto a opera dei turchi nel 1480, papa Sisto IV cercò sostegno per una nuova crociata contro i musulmani e nominò Angelo legato pontificio per condurre la predicazione e i negoziati con i governanti europei. Il suo spirito battagliero si manifestò nuovamente alcuni anni più tardi, quando, nel 1491, accettò l'incarico di commissario apostolico per la predicazione ai valdesi, una setta riformista puritana che era stata condannata come eretica. Mostrò grande zelo e indifferenza verso il pericolo fisico; riuscì a ricondurre all'ortodossia molti eretici e anche a riportare alla fede molti cristiani che l'avevano perduta. Come risultato di tutto ciò papa Innocenzo VIII decise di nominarlo vescovo, ma Angelo rifiutò. Infine, nel 1493, poté abbandonare tutti gli incarichi pubblici e ritirarsi a una vita più solitaria, mantenendo come unica attività pubblica l'elemosina a favore dei poveri. Passò i suoi ultimi due anni nel convento di Cuneo, dove morì il 12 aprile 1495; il suo culto fu approvato nel 1753. MARTIROLOGIO ROMANO. A Cuneo, beato Angelo (Antonio) Carletti da Chivasso, sacerdote dell’Ordine dei Minori, insigne per dottrina, prudenza e carità.

nome Beato Lanuino- titolo Monaco certosino- nascita 1090 circa, Normandia- morte 11 aprile 1120, Calabria- ricorrenza 11 aprile- Beatificazione 4 febbraio 1893- Lanuino (Lanvino) nacque in Normandia; intorno al 1090 entrò nella Grande Certosa, all'epoca governata da S. Bruno (6 ott.), e accompagnò quest'ultimo quando si trasferì in Calabria. S. Bruno morì nel 1101 e Lanuino fu scelto come suo successore a dirigere le due certose aperte in Italia. Tale elezione aveva causato qualche malumore ma successivamente papa Pasquale II si congratulò con i monaci per la pacifica soluzione della questione e per la scelta. Nel 1102 il nuovo superiore fu chiamato a Roma per partecipare a un sinodo, e questo viaggio rappresentò l'inizio di una nuova vita, divisa tra la reclusione della certosa e il coinvolgimento negli affari pubblici della Chiesa, così come era stato per lo stesso S. Bruno e come diventerà caratteristica dei certosini. Due anni dopo il papa lo lodò per il modo in cui aveva adempiuto ai suoi ordini, e gli affidò delicati negoziati con uno dei vescovi locali. Nel 1108 lo stesso papa lo nominò ispettore di tutte le case monastiche in Calabria affidandogli il compito di ricondurle alla fedele osservanza delle loro regole. Infine, Lanuino fu nuovamente a Roma nel 1113, ove ottenne da Pasquale II una lettera che proteggeva le fondazioni certosine da ogni interferenza ecclesiale. Divenne famoso per la sua energia e capacità amministrativa; mise in pratica gli ideali di S. Bruno e fu una figura importante nel consolidamento del nuovo ordine, guadagnando a esso il favore e la protezione dei normanni nell'Italia meridionale. Morì l'11 aprile 1120 e fu sepolto nella stessa tomba di S. Bruno; dubbi sull'anno della sua morte nascono dalla testimonianza del Martirologio della certosa meridionale italiana, il documento più antico in nostro possesso, che parla del 1116. Il suo culto fu approvato nel 1893; i certosini ne mantengono la festa il 14 aprile. MARTIROLOGIO ROMANO. In Calabria, beato Lanuíno, che fu compagno di san Bruno e suo successore, insigne interprete dello spirito del fondatore nell’istituire i monasteri dell’Ordine Certosino.

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