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I santi di oggi 3 febbraio:
nome San Biagio- titolo Vescovo e martire- nascita III secolo, Sebaste, Armenia-morte 316 circa, Sebaste, Armenia-ricorrenza 3 febbraio-Attributi Bastone pastorale, candela, palma del martirio, pettine per lana, bambino supplicante, maiale- Patrono di Cento, Rubiera, Anguillara Sabazia, Maratea, Codogno, Palma Campania, pastori, agricoltori, cardatori, fiatisti, materassai, laringoiatri; invocato contro le malattie della gola e per protezione contro gli uragani- S. Biagio nacque a Sebaste nell'Armenia. Passò la giovinezza fra gli studi, dedicandosi in modo particolare alla medicina. Al letto dei sofferenti curava le infermità del corpo, e con la buona parola e l'esempio cristiano cercava pure di risanare le infermità spirituali. Geloso della sua purezza ed amantissimo della vita religiosa, pensava di entrare in un monastero, quando, morto il vescovo di Sebaste, venne eletto a succedergli. Da quell'istante la sua vita fu tutta spesa pel bene dei suoi fedeli. In quel tempo la persecuzione scatenata da Diocleziano e continuata da Licinio infuriava nell'Armenia per opera dei presidi Lisia ed Agricola. Quest'ultimo, appena prese possesso della sua sede, Sebaste, si pose con febbrile attività in cerca di Biagio, il vescovo di cui sentiva continuamente magnificare lo zelo. Ma il sagace pastore, per non lasciare i fedeli senza guida, ai primordi della procella, si era eclissato in una caverna del monte Argeo. Per moltissimo tempo rimase celato in quella solitudine, vivendo in continua preghiera e continuando sempre il governo della Chiesa con messaggi segreti. Un giorno però un drappello di soldati mandati alla caccia delle belve per i giochi dell'anfiteatro, seguendo le orme delle fiere, giunsero alla sua grotta. Saputo che egli era precisamente il vescovo Biagio, lo arrestarono subito e lo condussero al preside. Il tragitto dal monte alla città fu un vero trionfo, perchè il popolo, nonostante il pericolo che correva, venne in folla a salutare colui che aveva in somma venerazione. Fra tanta gente corse anche una povera donna che, tenendo il suo povero bambino moribondo sulle sue braccia, scongiurava con molte lacrime il Santo a chiedere a Dio la guarigione del figlio. Una spina di pesce gli si era fermata in gola e pareva lo volesse soffocare da un momento all'altro. Biagio, mosso a compassione di quel bambino, sollevò gli occhi al cielo e fece sul sofferente il segno della croce. - Mamma, sono guarito,- gridò tosto il bambino- sono guarito!... Per questo San Biagio è venerato come protettore della gola. Proseguendo il viaggio verso Sebaste san Biagio incontrò una donna disperata perché un lupo feroce le aveva sottratto l'unico maiale. Donna, non ti affliggere, rispose il santo alla sua richiesta di aiuto lo riavrai presto. E subito arrivò il lupo restituendo docilmente il maiale. Giunto a Sebaste, il prigioniero venne condotto dal giudice Agricola, che voleva convincerlo a sacrificare agli idoli; ma il Santo con gran calma gli dimostrò che quello era un atto indegno di una creatura ragionevole, perché la ragione dice all'uomo che vi è un Dio solo, eterno, e creatore di ogni cosa, e non molti dei. Per tutta risposta il giudice lo fece battere con verghe e poi gettare in carcere. Dopo qualche tempo lo volle di nuovo al tribunale, per interrogarlo nuovamente, ma trovò sempre in lui la più grande fermezza. Gli furono allora lacerate le carni con pettini di ferro e così lacero com'era fu sospeso ad un tronco d'albero. Sperimentati ancora contro l'invitto martire tutti i supplizi più inumani, fu condannato ad essere sommerso in un lago. I carnefici condottolo sulla sponda lo lanciarono nell'acqua, e mentre tutti si aspettavano di vederlo annegare, Biagio tranquillamente si pose a camminare sull'acqua finché raggiunse la sponda opposta. Il giudice, fuori di sè, vedendo di non poter spegnere altrimenti quella vita prodigiosa, lo fece decapitare. PRATICA. S. Biagio è invocato per il male di gola: un bellissimo ossequio in suo onore sarebbe il non contaminare mai la nostra bocca con bestemmie o con parole disoneste. PREGHIERA. Dio, che ci allieti con l'annua solennità del tuo beato martire e vescovo Biagio, concedi propizio, che come ne celebriamo la festa, così ci rallegriamo ancora della sua protezione. MARTIROLOGIO ROMANO. A Sebàste, in Arménia, la passione di san Biàgio, Vescovo e Martire, il quale, operatore di molti miracoli, sotto il Preside Agricolào, dopo essere stato lungamente battuto e sospeso ad un legno, ove con pettini di ferro gli furono lacerate le carni, dopo aver sofferto un'orrida prigione ed essere stato sommerso in un lago, dal quale uscì salvo, finalmente, per ordine del medesimo giudice, insieme con due fanciulli, fu decapitato. Prima di lui sette donne, le quali raccoglievano le gocce di sangue che scorrevano dal corpo dello stesso Martire, mentre era tormentato, furono arrestate come Cristiane, e tutte dopo atroci tormenti percosse con la spada.
nome Sant’Oscar- titolo Vescovo- nascita 8 settembre 801, Amiens, Piccardia- morte 3 febbraio 865, Brema- ricorrenza 3 febbraio- Canonizzazione papa Niccolò I- Patrono di Danimarca, Germania, Islanda, Svezia- Nell'abbondante materiale riguardante la vita di S. Oscar noto anche col nome di Ansgario, santo patrono della Danimarca, vi è la coeva Vita Anskarii, redatta dal suo compagno missionario e in seguito successore sulla sede arcivescovile, S. Remberto (11 giu). Nato intorno all'801 nei pressi di Amiens, Ansgario fu istruito nel vicino monastero di Corbie in Piccardia. É qui che entrò scegliendo la vita monastica, trasferendosi successivamente a Korvey, filiale del convento di Corbie: situato sul fiume Weser, fu il primo grande monastero della Sassonia (i due conventi sono anche noti come Vecchia Corbie e Nuova Corbie). Questo monastero, grazie all'abate Wala, avrebbe giocato una parte importante nella missione scandinava che partiva dalla Germania settentrionale. Nell'825 il conflitto sorto in Danimarca tra Horik, figlio del re Gottrik, e il pretendente al trono Harald giunse al culmine. Harald si recò a Ingelheim per rendere omaggio al re franco Ludovico il Pio e ricevette il battesimo in S. Albano a Magonza. Luigi quindi gli fece dono della contea frisone di Hriussi, alla foce del Weser, come feudo franco. A Korvey Ansgario aveva intrapreso quel ministero di predicazione che sarebbe diventato l'elemento caratteristico della sua vita apostolica. Quando l'abate Wala suggerì ad Harald di nominare Ansgario come missionario nel suo territorio, quest'ultimo si recò in Danimarca in compagnia di un monaco di nome Autburt allo scopo di convertire i danesi. La loro predicazione, che godeva della protezione del re, riscosse un immediato successo e ottenne numerose conversioni, ma quando l'anno successivo Harald fu destituito, Ansgario dovette tornare in Sassonia e portò con sé alcuni neoconvertiti perché fossero istruiti a Korvey e in altri monasteri locali. Nell'829 il re Bjorn di Svezia inviò dei messi a prendere contatti con l'impero franco e Ansgario fece ritorno con loro in Svezia. La sua missione iniziò nuovamente con notevoli risultati. Nell'83 1 il re Ludovico lo nominò abate di Korvey e lo fece assegnare alla nuova sede di Amburgo, creata per organizzare la missione presso i danesi e gli svedesi. Fu quindi consacrato vescovo dal fratello dell'imperatore, il vescovo Drogo di Metz, e dai metropoliti di Magonza, Treviri e Reims; il papa Gregorio IV (827-844) gli inviò il pallium, elevandolo al rango di arcivescovo e nominandolo legato apostolico della Santa Sede per le popolazioni del Nord. Durante i tredici anni trascorsi come arcivescovo di Amburgo, Ansgario organizzò le missioni in Danimarca, in Svezia e in Norvegia, costruì chiese e fondò una biblioteca. La missione nordica non riuscì tuttavia a raggiungere risultati duraturi finché Ansgario fu in vita, in gran parte a causa del declino dell'impero franco che ne sosteneva gli sforzi. La crescente debolezza del regno favorì le incursioni dei vichinghi, che nell'845 saccheggiarono Amburgo con gravi conseguenze per la missione.<br /> Il re Horik di Danimarca, malgrado fosse ben disposto verso la missione di Ansgario, non si fece mai cristiano. La sua morte (854) segnò la fine temporanea del regno di Danimarca e con esso la fine della missione. Ludovico il germanico assegnò Ansgario alla sede di Brema, suffraganea di Colonia, con la speranza di rafforzare le missioni unificando per questa via le sedi di Amburgo e Brema. L'unione fu approvata dal sinodo di Magonza nell'848 e ratificata da papa S. Niccolò I (858-867; 13 nov.). Ansgario e Remberto (che gli succedette come arcivescovo dall'865 all'868) mantennero basi missionarie a Schleswig e a Ribe in Danimarca e a Birka in Svezia, anche se, mancando i mezzi necessari per consentire alle missioni di espandersi, esse si sarebbero definitivamente concluse tra l'880 e 1'890, per rinascere in Svezia solo quando, nell'XI secolo, la fine dell'era vichinga spinse decisamente la Scandinavia a cercare forti legami con la cristianità dell'Europa occidentale. La ripresa del cristianesimo giunse prima in Danimarca, dove già alla fine del x secolo la Chiesa danese si stava nuovamente espandendo e inviava missionari in Svezia. La grande dote di Ansgario era costituita dalla predicazione, ma era rinomato anche per la sua carità verso i poveri: prendendo alla lettera i consigli evangelici lavava loro i piedi e li serviva a tavola. Personalmente austero, indossava il cilicio e, finché la salute glielo concesse, si nutrì esclusivamente di pane e acqua. Introdusse inoltre l'usanza di aggiungere una breve preghiera al termine di ogni salmo del salterio, novità che vide presto una larga diffusione. Morto nell'865, fu sepolto a Brema. MARTIROLOGIO ROMANO. Sant’Oscar, vescovo di Amburgo e poi insieme di Brema in Sassonia: dapprima monaco di Corbie, fu nominato da papa Gregorio IV suo legato in tutto il Settentrione; in Danimarca e Svezia annunciò il Vangelo a una moltitudine di popoli e vi fondò la Chiesa di Cristo, superando con forza d’animo molte difficoltà, finché, sfinito dalle fatiche, a Brema trovò riposo.
nome San Simeone il Vecchio- titolo Primo anziano giusto e pio- nascita I secolo a.C., Galilea, Israele- morte I secolo d.C., Galilea, Israele- ricorrenza 3 febbraio- Santuario principale<br /> Venezia, chiesa di San Simeone Profeta- Patrono di Zara- Quando San Giuseppe con Maria e il Bambino Gesù entrarono nel cortile del Tempio per adempiere alle osservanze legali riguardanti la purificazione della madre e il riscatto del primogenito, si fece loro incontro un vecchio di nome Simeone, uomo giusto e pieno di timor di Dio. Lo spirito Santo gli aveva rivelato che non sarebbe morto senza aver visto il Messia, e dallo Spirito Santo fu condotto nel Tempio incontro alla Sacra Famiglia. Simeone prese tra le braccia il fanciullo e salutò in lui colui che avrebbe salvato tutti i popoli, la luce delle nazioni e la gloria di Israele, ma predisse anche la condanna a morte di Gesù. L'annuncio doloroso riguardò la stessa Maria: «Anche la tua anima sarà trapassata da una spada», le disse Simeone. Infine il «Nunc dimittis», il sublime cantico che pronunziò San Simeone per accomiatarsi, entrò nel più profondo della coscienza dei cristiani. È un inno di ringraziamento che ha la malinconia di un addio: Ora puoi, o Signore, lasciare andare il tuo servo<br /> secondo la tua promessa, in pace;<br /> poiché i miei occhi hanno visto il Salvatore da te mandato per tutti i popoli, luce a rischiarar le genti e gloria del tuo popolo, Israele. San Simeone benedisse poi Maria e Giuseppe, non perché fosse sacerdote, ma perché venerato da tutti per la sua età e la sua santità. Sant'Anna- Attributi<br /> Rotolo della profezia, Cartiglio della Legge- Patrono di Vedove, Vergini, Monache- Anna visse al tempo di Cristo, lo riconobbe quando fu presentata al tempio di Gerusalemme 40 giorni dopo la sua nascita (Lc 2, 36-39): “C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuel, della tribù di Asher, in età avanzata, dopo essersi sposata visse sette anni con il marito, ed rimase vedova fino all'età di ottantaquattro anni; non si allontanò mai dal Tempio, adorando Dio notte e giorno in digiuno e preghiera. Quando apparve in quella stessa ora, lodò Dio e parlò del bambino a tutti coloro che attendevano la redenzione di Gerusalemme. Così adempirono ogni cosa secondo la legge del Signore, tornarono in Galilea, nella loro città di Nazaret ”; è tutto ciò che si sa di lei. MARTIROLOGIO ROMANO. A Gerusalemme, commemorazione dei santi Simeone e Anna, il primo anziano giusto e pio, l’altra vedova e profetessa: quando Gesù bambino fu portato al tempio per essere presentato secondo la consuetudine della legge, essi lo salutarono come Messia e Salvatore, beata speranza e redenzione d’Israele.
nome Santa Maria Anna Rivier- titolo Fondatrice- nome di battesimo Marie Rivier- nascita 19 dicembre 1768 Motpezat-sous-Bauzon, (Viviers), Francia- morte 3 febbraio 1838, Bourg-Saint-Andéol, Francia- ricorrenza 3 febbraio- Beatificazione 23 maggio 1982 da papa Giovanni Paolo II-Canonizzazione 15 maggio 2022 da papa Francesco- Contemporanea di S. Claudina Thévenet, la vita di Maria Rivicr seguì un corso straordinariamente parallelo a quello della santa: entrambe vissero infatti il dramma della Rivoluzione francese e fondarono una congregazione di donne operante nel campo educativo. Nata a Montpezat-sous-Bauson nell'Alvernia il 19 dicembre 1768, pare abbia nutrito fin da giovane la passione per l'educazione dei bambini, di cui si prendeva cura "come una madre". La congregazione da lei fondata, le Suore della Presentazione di Maria, si dedicava ai bambini poveri, orfani o abbandonati. La beata non solo si prendeva cura dei bambini, ma si occupava anche delle loro madri, convinta del valore evangelizzante della famiglia e soprattutto della prima educazione religiosa che i bambini ricevono naturalmente dalla madre: «La vita intera di una persona dipende dalle sue prime impressioni!», dichiarava. Papa Pio IX la definì "apostola", affermando che «il suo spirito è saldamente teologico e chiaramente apostolico». Da bambina soffrì per una salute molto precaria, guarendo definitivamente grazie all'intercessione della Madre di Dio in occasione di una delle sue feste. Pagò per tutta la vita le conseguenze di queste malattie, con una gracilità costituzionale e una salute molto cagionevole (che però non le impedirono di vivere fino a settant'anni).<br /> Oltre agli ostacoli fisici, la beata dovette misurarsi con la diffusa generale apatia, e anche antipatia, religiosa e tale contesto sociale la oppresse per tutta la vita. Ma Maria Rivier non si lasciò scoraggiare da queste difficoltà, predicando che si deve sempre essere pieni dello spirito di Gesù, «nostra vocazione», per rendere presente il suo regno, soprattutto tra i giovani. Morì a Bourg-Saint-Audéol, sempre nell'Alvernia, il 3 febbraio 1838. Fu beatificata da papa Giovanni Paolo II il 23 maggio 1982. MARTIROLOGIO ROMANO. A Bourg-Saint-Andéol nel territorio di Viviers in Francia, beata Marianna Rivier, vergine, che, al tempo della rivoluzione francese, quando tutti gli Ordini religiosi e le Congregazioni venivano chiusi, fondò la Congregazione delle Suore della Presentazione di Maria per istruire il popolo cristiano nella fede.
nome Beata Maria Elena Stollenwerk-titolo Fondatrice delle Serve dello Spirito Santo- nascita 28 novembre 1852, Rollesbroich, Germania- morte 2 febbraio 1900, Steyl, Paesi Bassi- ricorrenza 3 febbraio- Beatificazione<br /> 17 maggio 1995 da papa Giovanni Paolo II- Nacque a Rollesbroich (Germania). Il suo nome era Anna Helena Stollenwek. Fin da piccola fu posseduta dal desiderio di andare in Cina come suora missionaria per dedicarsi alla cura degli orfani poveri e abbandonati. Ma in Germania non c'era congregazione femminile che lavorasse nei paesi di missione, tanto meno in Cina. A Helena, invece, ardeva un fuoco che nessun impedimento umano poteva spegnere. Nel novembre 1881 scrisse a sant'Arnold Janssen, un prete tedesco, che aveva fondato una Congregazione Missionaria maschile, la Società del Verbo Divino a Steyl in Olanda: "Desidero dare tutta la mia vita e tutto il mio amore al servizio del Vangelo." Dopo aver incontrato Janssen, si trasferì a Steyl, e lì offrì i suoi servizi di lavanderia e cucina per i religiosi dello Spirito Santo. Fu co-fondatrice della congregazione missionaria dei Servi dello Spirito Santo, insieme a sant'Arnold Janssen. Nel 1894 emise i primi voti. Superiora della neonata Congregazione, inviò suore in Argentina e Togo. "Quando ci amiamo gli uni e gli altri, la preghiera è più facile e il lavoro e le difficoltà sono affrontate meglio". Nel 1898 entrò a far parte del ramo di clausura dei Servi dello Spirito Santo, fondato dal Beato Janssen nel 1896. Sr. Maria Helena si chiamava allora suor Maria Virgo: "La mia fortuna è ardere di amore per Dio, perseverare nella preghiera e condurre una vita povera e ignorata". La chiamata che Elena ricevette e che la contraddistinse dalla sua infanzia, fu la chiamata alla missione. Si sentì chiamata a portare calore, luce e la sicurezza dell'amore di Dio ai bambini abbandonati della Cina. Le sue speranze di andare in missione non si sono mai realizzate, ma oggi le sue sorelle sono sparse in tutto il mondo. La sua vita religiosa fu caratterizzata da un rapporto vivo e profondo con lo Spirito Santo e dal suo profondo amore per Gesù Sacramento.<br /> Morì a Steyl (Olanda) di meningite tubercolare. È stata beatificata il 7 maggio 1995 da San Giovanni Paolo II.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. Nel villaggio di Steyl in Olanda, beata Maria Elena Stollenwerk, vergine, che collaborò con il beato Arnoldo Janssen alla fondazione della Congregazione delle Serve Missionarie dello Spirito Santo e, dopo aver lasciato l’incarico di superiora, si diede all’adorazione perpetua.
nome Santa Vereburga- titolo Badessa- nascita 650 circa, Stone, Inghilterra-morte 700 circa, Trentham, Regno Unito- ricorrenza 3 febbraio- Attributi bastone pastorale, oche- Patrona di Chester- Secondo la tradizione, Vereburga (o Werburga) discende da una famiglia di santi. Figlia del re Wulfhere di Mercia e di sua moglie, S. Ermenilda (13 feb.), Vereburga era nipote di S. Sexburga (6 lug,) e pronipote della sorella di Sexburga, S. Eteldreda, prima badessa di Ely (23 giu.), carica successivamente ricoperta dalla sorella. Alla morte di Wulfhere nel 675, Vereburga rinunciò al mondo e si ritirò nell'abbazia di Ely. Il fratello di Wulfhere, Etelredo, che succedette a quest'ultimo sul trono di Mercia, fece tornare Vereburga da Ely, affidandole un gruppo di case per religiose situate nelle contee dell'Inghilterra centrale, con il compito di introdurvi una più rigida osservanza. Questi monasteri includevano quello di Weedon nel Nothamptonshire (abitazione reale dove la santa trascorse un po' di tempo e che trasformò in monastero), Trentham nel Lincolnshire, dove ella morì, e Hanbury nello Staffordshire, dove su sua richiesta venne seppellita. Le sue reliquie furono in seguito spostate a Chester, probabilmente per salvarle dagli invasori danesi, e il suo sacrario nella cattedrale divenne popolare meta di pellegrinaggi. Vereburga deve molta della sua popolarità a una romanzesca leggenda, riportata nella Vita di Goscelino databile intorno alla fine dcll'xi secolo, secondo la quale la santa, pur essendo una bella ragazza, respinse numerosi corteggiatori, tra cui alcuni principi, a motivo della consacrazione al Signore Gesù Cristo. Il principale dei suoi ammiratori, chiamato Werbod, era particolarmente in vista alla corte di suo padre e il re gli concesse la figlia in sposa, a condizione che egli ottenesse il libero consenso di Vereburga. Ora, siccome Werbod non era cristiano, già la regina Ermenilda e i suoi figli si opposero alla proposta di matrimonio, suscitando la rabbia del pretendente. I principi avevano ricevuto l'istruzione religiosa da S. Chad (2 mar.), che era vescovo di Lichfield e vivendo in una foresta dava a essi la possibilità di mascherare le loro visite con delle spedizioni di caccia, e Werbod li denunciò al re, facendoli mettere a morte; Werbod stesso però incontrò subito dopo una miserabile morte e re Wulfhere, roso dal rimorso, mutò i suoi rapporti con la santa regina e S. Chad. Ciò incoraggiò Vereburga a chiedere al padre il permesso di entrare a Ely, ed egli acconsentì. Un'altra leggenda riportata da Goscelino spiega perché l'emblema principale della santa sia un'oca: si narra che quando un gruppo di oche selvatiche devastò i raccolti di Weedon, la santa le fece catturare. Il mattino successivo però ne mancava una e avendo scoperto che un servo l'aveva uccisa e cotta, la santa riportò in vita l'animale, che volò via insieme al resto dello stormo e non tornò più ad attaccare i raccolti. Le reliquie di Vereburga furono nuovamente traslate nella cattedrale di Chester nel 1095 (quando Goscelino scrisse la Vita), e questa storia è raffigurata su una mensola d'appoggio di un sedile del coro: al centro vi è Vereburga con un pastorale in mano, mentre un servo le porge l'oca; sulla destra un uomo confessa di avere rubato l'animale e sulla sinistra si vedono le oche rinchiuse. In realtà Goscelino prende in prestito tale storia da una sua stessa opera, la Vita di S. Amalberga (o Amelia, 10 lug). Vereburga, santa protettrice della cattedrale di Chester, dove il 21 giugno si commemora la traslazione delle sue reliquie, attirò pellegrini anche da molto lontano ma durante il regno di Enrico VIII il suo sacrario fu distrutto. MARTIROLOGIO ROMANO. A Chester nella Mercia in Inghilterra, santa Verburga, badessa di Ely, fondatrice di vari monasteri.
nome Santa Maria di Sant'Ignazio- titolo Religiosa- nome di battesimo Claudina Thevenet- nascita 30 marzo 1774, Lione, Francia- morte 3 marzo 1837, Lione, Francia- ricorrenza 3 febbraio- Beatificazione 1981- Canonizzazione 21 marzo 1993 da papa Giovanni Paolo II- Nata a Lione il 30 marzo 1774, secondogenita di Filiberto e Maria Antonietta Guyot, Claudina ricevette la propria istruzione nell'abbazia di Saint-Pierre-les-Nonnais fino all'età di quindici anni, quando scoppiò la Rivoluzione francese. La città di Lione patì in maniera eccezionale gli anni del Terrore (così si chiama il periodo che va dal 1793 al 1794), in cui vennero compiute diverse stragi di massa. Una mattina del gennaio 1794 Claudina, allora diciannovenne, visse la terribile esperienza di vedere due dei propri fratelli, Luigi Antonio e Francesco Maria, condotti via insieme a un gruppo di persone destinate all'esecuzione. Incontrando lo sguardo della sorella, le raccomandarono di perdonare i loro giustizieri, come essi stessi avevano già fatto. Furono queste le loro ultime parole. La santa riuscì a trovare in sé la forza di perdonare, anche se l'evento, probabilmente determinante per la sua futura vocazione, le lasciò conseguenze fisiche incancellabili, come un tremolio della testa e difficoltà respiratorie. Claudina cominciò a inserirsi nelle attività caritative della parrocchia, dapprima da sola, quindi in compagnia di altre giovani guidate dal suo esempio. Il parroco, Andrea Coindre, riconoscendo le straordinarie doti di Claudina, sostenne e guidò il gruppo. Nel 1816 Claudina si adoperò per costituire, insieme alle sue collaboratrici della parrocchia, la Pia Unione del Sacro Cuore di Gesù; due anni dopo, lasciata la famiglia, fondò la congregazione dei SS. Cuori di Gesù e Maria, con l'intento di portare in una società dilaniata dalla rivoluzione il messaggio del perdono divino attraverso l'educazione delle ragazze, particolarmente di quelle più povere, ridotte spesso in condizioni disperate. Furono quindi aperti due istituti a Fourvière a Lione, uno per l'istruzione delle ragazze di buona famiglia, l'altro per accogliere orfane e bambine di strada, a cui veniva insegnato il mestiere delle filandaie: ciò avrebbe loro permesso di trovare impiego nella lavorazione della seta, di cui Lione era un centro importante. Nel 1835 fu avanzata l'idea di unire la congregazione della santa con la Società del Sacro Cuore fondata circa trent'anni prima da S. Maddalena Sofia Barat (25 mag.). Claudina respinse però la proposta e la battaglia condotta per salvaguardare l'indipendenza della propria congregazione la esaurì. Da allora la sua salute peggiorò progressivamente fino al giorno della morte, avvenuta il 3 febbraio 1837. La sua fondazione continuò a progredire e oggi quasi duemila suore portano avanti il suo ideale di un'educazione segnata da un forte spirito materno, preparando le giovani donne al matrimonio e alla maternità, ma anche offrendo una competente conoscenza tecnica e professionale che permetta loro di inserirsi più agevolmente nel difficile mondo del lavoro. Qualunque sia la strada scelta, alla base devono esservi forti principi cristiani: «Non vi è peggiore disgrazia — diceva — che vivere e morire senza conoscere Dio». La sua causa fu introdotta ufficialmente nel 1973; beatificata da papa Giovanni Paolo II il 4 ottobre 1981, fu poi da lui canonizzata il 21 marzo 1993. MARTIROLOGIO ROMANO. A Lione in Francia, santa Maria di Sant’Ignazio (Claudina) Thévenet, vergine, che mossa da carità e da forza d’animo fondò la Congregazione delle Suore dei Sacri Cuori di Gesù e Maria per la formazione cristiana delle giovani, soprattutto povere.
nome Santa Berlinda di Meerbeke- titolo Benedettina- nascita fine del IX secolo, Meerbeke, Belgio- morte 935 circa, Meerbeke, Belgio-ricorrenza 3 febbraio- Era la figlia di Odelardo, signore di Meerbeke a Ninova (Fiandre orientali) e di Nona, sorella di sant'Amando de Elnone. Intorno all'880 durante l'invasione normanna delle Fiandre, Odelardo fu incaricato della difesa dei territori di Anversa e Condé. Durante la guerra perse il figlio Eligardo, e dopo la sconfitta dei Normanni nell'891, tornato a Meerbeke, si ammalò di lebbra. Berlinda, allora orfana di madre, viveva con suo padre prendendosi cura di lui con tutto il suo amore. Ma un giorno Odelardo credette di notare nella figlia un certo disgusto per la sua malattia, e irritato la rinnegò a favore del monastero di Santa Gertrude de Nivelles. Berlinda, abbandonata dal padre, entrò come benedettina nel convento di Santa Maria in Moorsel (Fiandre, Belgio). Un giorno ebbe la rivelazione della morte del padre tornò così a Meerbeke per seppellire il padre nella chiesa del devastato monastero di San Pietro. Su richiesta dei suoi parenti visse reclusa a Meerbeke, dove condusse una vita di austerità, preghiera e carità, insieme ad altre pie donne che si unirono a lei. Nella sua vita, oltre ai tanti miracoli a lui attribuiti dopo la sua morte, gli vengono attribuite anche tante altre meraviglie. Morì 27 anni dopo la morte di suo padre e fu sepolta nella chiesa di San Pedro. È una delle sante più venerate del Belgio.<br /> MARTIROLOGIO ROMANO. A Meerbeke in Brabante, nell’odierno Belgio, santa Berlinda, vergine, che condusse in questa città una religiosa vita di povertà e di carità.