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22/03/2024 alle 15:52

I santi di oggi 22 marzo:

I santi di oggi 22 marzo:

nome Santa Lea di Roma- titolo Vedova- nascita IV Secolo, Roma- morte 22 marzo 384, Roma- ricorrenza 22 marzo- Nel 384 a Roma morivano quasi contemporaneamente il patrizio Vezio Agorio Pretestato, console designato a prefetto dell'Urbe, e la matrona Lea, che, rimasta vedova in giovane età, aveva rifiutato le seconde nozze col ricco rappresentante della nobiltà romana per aderire alle prime comunità femminili cristiane, organizzate da S. Girolamo. Il vecchio asceta di Stridone, che, amareggiato dalle maligne insinuazioni di esercitare un ascendente non solo spirituale sulle virtuose matrone Marcella, Paola, Proba e Lea, aveva abbandonato Roma, e si era ritirato nei pressi di Betlem a condurvi vita solitaria, prese lo spunto dalla notizia della morte di Lea e del console per stendere in una delle sue numerose epistole alcune considerazioni. Questa lettera rappresenta l'unico documento, ma di qual forza e suggestività, sulla vita della santa: « Dal coro degli Angeli ella è stata scortata nel seno di Abramo e, come Lazzaro, già povero, vede ora il ricco Console, già vestito di porpora, e che adesso, non adorno della palma ma avvolto nell'oscurità, domanda a Lea che gli faccia cadere una goccia dal suo dito mignolo». S. Girolamo amava i parallelismi e in questo caso il confronto gli venne facile: Vezio Agorio passa dagli splendori terreni alle tenebre dell'oblio, mentre Lea «la cui vita era considerata né più né meno che un fenomeno di pazzia, ecco che è del séguito di Cristo», nella gloria, per essere stata al suo séguito nella totale rinuncia al mondo. Lea si era consacrata «tutta al Signore, - dice ancora S. Girolamo - diventando nel monastero madre superiora delle vergini, mutando le vesti delicate di un tempo nel ruvido sacco che logorò le sue membra, passando inoltre in preghiera intere notti, maestra di perfezione alle altre più con l'esempio che con le parole. Fu di una umiltà così profonda e così sincera che, dopo essere stata una grande dama, con molta servitù ai suoi ordini, si considerò poi come una serva. Spregevole la sua veste, grossolano il cibo, trascurava l'acconciatura del suo corpo; mentre poi adempiva a ogni dovere, rifuggiva dal fare anche la minima ostentazione delle opere buone per non riceverne la ricompensa in questa vita». Questo «fenomeno di pazzia» o meglio questa scelta scomoda, che le fece preferire «il segreto ambito ristretto di una cella» agli agi della lussuosa dimora, che avrebbe potuto godere come futura «prima donna» di Roma, ha collocato questa matrona romana sul piedistallo di una gloria che non teme l'usura del tempo, la santità. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma santa Lea Vedova, delle cui virtù e del cui transito a Dio scrive san Girolamo.

nome Maria Santissima Addolorata di Castelpetroso- titolo Apparizione- ricorrenza 22 marzo- Tra le tante apparizioni mariane che si sono susseguite nel corso dei secoli in varie parti del mondo, si colloca quella avvenuta in Italia il 22 marzo 1888 nel Comune di Castelpetroso, in Molise, nella provincia di Isernia. Le due contadine Fabiana Cicchino, detta Bibiana, di 35 anni e Serafina Valentino, di 34, recatesi nella frazione Cesa tra Santi per zappare la terra, sono costrette a dividersi per andare alla ricerca di un agnellino allontanatosi, quando Bibiana scorge una luce provenire da una grotta. Avvicinatasi, vede da una fenditura l'immagine della Vergine inginocchiata con mani e occhi rivolti al cielo e ai suoi piedi Gesù morto e coperto di sangue e piaghe. In quell'occasione Serafina non vedrà nulla, ma sarà testimone dell'apparizione seguente il primo aprile. Ovviamente la notizia si sparse nel paese e arrivò alla Chiesa, e qualche mese dopo l'allora Papa Leone XIII incaricò il Vescovo di Bojano (comune nella provincia di Campobasso) Francesco Macarone Palmieri, di indagare. Il 26 settembre anche il Vescovo assisté a una visione, come ebbe modo di scrivere: “Anche io posso testificare che, recatomi nel luogo sacro, riconcentrandomi nella preghiera ebbi l’apparizione della Vergine” e nei pressi della grotta iniziò a sgorgare dell'acqua. Dopo due mesi, il direttore della rivista mariana “Il servo di Maria” di Bologna, Carlo Acquaderni, si recò alla rupe assieme al figlio Augusto malato di tubercolosi ossea, incurabile e quindi destinato alla morte, per chiedere una grazia per la sua guarigione; dopo aver bevuto l'acqua ritenuta miracolosa e aver avuto anch'essi la visione della Madonna, Augusto guarì. Negli anni successivi altri poterono assistere alla stessa apparizione, e sul luogo nel 1948 fu eretta una cappella in pietra, mentre per la costruzione del Santuario dedicato alla Madonna Addolorata di Castelpetroso si impiegarono più di 80 anni, poiché vennero usate le offerte dei fedeli. Fu considerato finito e consacrato il 21 settembre 1975.

nome San Nicola Owen- titolo Gesuita, martire- nome di battesimo Nicholas Owen- nascita 1550 circa, Oxfordshire, Inghilterra- morte 22 marzo 1606, Londra, Inghilterra- ricorrenza 22 marzo- Beatificazione 1929 da papa Pio XI- Canonizzazione 25 ottobre 1970 da papa Paolo VI- Nicola Owen, conosciuto anche con i nomi di Andrea e Draper, era probabilmente uno dei quattro figli di Walter Owen, un carpentiere di Oxford, da cui apprese una straordinaria abilità manuale. Dei suoi fratelli, Enrico fece lo stampatore e commerciante di libri cattolici, mentre Walter e Giovanni divennero preti. Nicola lavorò con i padri della Compagnia di Gesù per molti anni prima di diventare un converso gesuita nel 1597. Era un uomo piccolo, soprannominato affettuosamente "Giovannino" o "Michelino". Dopo che un cavallo da soma gli cadde sopra, rompendogli una gamba, rimase zoppo. Nonostante la sua statura non molto alta, doveva essere molto robusto tenuto conto del lavoro che fece per molti anni. Il suo nome compare per la prima volta in relazione a S. Edmondo Campion (1 dic.), di cui pare sia stato il servitore e di cui prese le difese quando venne accusato di tradimento. Proprio come conseguenza di questo gesto venne egli stesso arrestato nel 1581. In prigione le condizioni erano così dure che, quando un suo compagno di cella morì, il corpo non venne rimosso. Dopo la scarcerazione Nicola sparì per un certo periodo, ma si sa che dal 1586 al 1606 fu al servizio di Enrico Granet, il padre provinciale gesuita, e che viaggiò molto con lui, venendo ospitato nelle case dei cattolici e costruendo rifugi per i preti missionari ricercati. Non si conoscono le date della costruzione dei vari nascondigli, che salvarono numerosi preti dall'esecuzione e le famiglie cattoliche che li ospitavano dal sequestro dei beni, ma sicuramente Owen impiegò molto tempo in quel lavoro, a giudicare dal grande numero di nascondigli e dalla loro elaboratezza. Organizzò la costruzione di rifugi geniali i cui punti di ingresso erano così ben nascosti da non venire scoperti nemmeno dopo ricerche accuratissime. Questi rifugi potevano alloggiare comodamente uno o due uomini per alcuni giorni, assicuravano luce e aria e potevano contenere scorte adeguate di cibo. Prima di iniziare la costruzione di un nuovo luogo segreto, Owen si comunicava e durante il lavoro pregava incessantemente. Come misura di precauzione non parlava mai dei nascondigli così che nessuno potesse divulgare informazioni, spontaneamente o sotto tortura. Fingeva di farsi assumere per fare riparazioni in altre parti della casa durante il giorno e durante la notte lavorava ai nascondigli, spesso dovendo rompere muri e spostare pesanti pietre senza alcun aiuto. Quando un nascondiglio era completato solo lui e il proprietario della casa ne conoscevano l'ubicazione e l'accesso. Giovanni Gerard scrive di lui: «Davvero penso che nessuno abbia fatto più bene di lui tra tutti quelli che lavorarono nella vigna inglese». Nicola andò con padre Gerard a Londra nel 1594 per aiutarlo nell'acquisto di una casa. L'affare era stato completato, ma prima di partire si fermarono in un appartamento e vennero denunciati da un servo fidato della famiglia Wiseman di Braddocks nell'Essex. Giovanni Frank aveva già tentato di tradire Gerard a Braddocks, ma non vi era riuscito proprio grazie a uno dei rifugi di Nicola.<br /> Quella volta seguì il prete fino alla casa di Londra e finse di essere un portalettere con un messaggio urgente per avere conferma del luogo esatto e poi chiamò le autorità. Giovanni Gerard e Nicola Owen vennero arrestati e poi incarcerati separatamente. Nicola e un compagno, Riccardo Fulwood, furono torturati insieme «per tre ore, con le braccia legate ad anelli di ferro e i corpi sospesi in aria». Non riuscendo a ottenere alcuna informazione, lasciarono libero Owen dietro pagamento di una somma di denaro.<br /> Nicola continuò a incontrare Gerard, e questi di conseguenza fu portato alla Torre nel 1597. Nicola Owen fu uno dei complici della sua spettacolare fuga, e probabilmente colui che lo nascose. I sentimenti di opposizione verso i cattolici si accrebbero come conseguenza della Congiura delle polveri alla fine del 1605. Quattro gesuiti si rifugiarono a Hindlip Hill nel Worcestershire: i padri Garnet e Oldcorne, Rodolfo Ashley e Nicola Owen. Roberto Cedi, il segretario di stato, venne a conoscenza tuttavia del luogo dove si trovavano; egli attese l'esecuzione di tutti i cospiratori prima di agire e poi suggerì al giudice di pace locale, Enrico Bromley, di fare una accurata ricerca nella casa. Appena Bromley arrivò con un centinaio di uomini, i sacerdoti entrarono in un nascondiglio e Owen e Ashley in un altro. Per una settimana i ricercatori passarono la casa al setaccio, battendo e saggiando i muri invano. Dopo una settimana, Owen decise di consegnarsi, sperando così di interrompere la ricerca: scivolò fuori dallo stanzino senza farsi vedere, ma gli uomini non furono soddisfatti. Per un'altra settimana continuarono a cercare i sacerdoti, che ormai erano rimasti senza cibo. Alla fine trovarono il nascondiglio. Padre Oldcorne e Ashley vennero impiccati, sventrati e squartati nel 1606 a Worcester, mentre padre Garnet e Owen vennero portati a Londra. Il primo fu processato e giustiziato nel maggio del 1606, mentre Nicola non venne processato subito ma torturato senza pietà per strappargli informazioni che solo lui poteva fornire riguardo alle case che ospitavano sacerdoti e in cui si celebrava la Messa. Fu portato nella Torre e torturato ogni giorno per sei giorni. Egli soffriva già di ernia a causa dei pesanti lavori manuali compiuti, così gli fu messa una cintura di ferro attorno al corpo per evitare che morisse prima che le torture lo costringessero a rivelare le informazioni necessarie. Gli misero anelli di ferro attorno ai polsi e con questi venne appeso per sei ore consecutive, con dei pesi alle caviglie. Confessò informazioni riguardanti il suo rapporto con Giovanni Garnet, ma non rivelò nulla che non fosse già noto alle autorità. Non si lasciò sfuggire nemmeno una parola sul suo lavoro, durante le torture ripeteva solamente le parole "Gesù" e "Maria". Per la trazione, il suo corpo si squarciò ed egli morì dopo una terribile agonia il 22 marzo 1606. Fu detto che si era suicidato, ma nessuno vi credette. Il suo carceriere, più sinceramente, disse: «L'uomo è morto, ci è morto tra le mani». Nicola Owen è stato beatificato nel 1929 e fa parte dei quaranta martiri d'Inghilterra e Galles canonizzati da Paolo VI nel 1970. MARTIROLOGIO ROMANO. A Londra in Inghilterra, san Nicola Owen, religioso della Compagnia di Gesù e martire, che per molti anni costruì rifugi per nascondervi i sacerdoti e per questo sotto il re Giacomo I fu incarcerato e crudelmente torturato e, messo infine sul cavalletto, morì seguendo gloriosamente l’esempio di Cristo Signore.

nome San Basilio di Ancira- titolo Sacerdote e martire- nascita 336, Ancira- morte 362, Ankara- ricorrenza 22 marzo, 28 giugno- Nella città di Ancira in Galizia vi era un santo sacerdote di nome Basilio, il quale sotto l'impero di Costantino e poi di Costanzo si era segnalato nella difesa della divinità del Verbo contro gli Ariani. La sua assiduità nel predicare la parola di Dio portò frutti meravigliosi tra i fedeli di Ancira. Per questo gli Ariani, che lo riguardavano come il più pericoloso nemico della loro setta, gli proibirono nel 360 di tenere assemblee, ma egli non fece alcun conto di questa ingiusta proibizione e continuò sempre a combattere i loro errori perfino al cospetto dell'imperatore Costanzo. Quando Giuliano l'Apostata si mise in capo di ristabilire l'idolatria sulle rovine del Cristianesimo, Basilio correva per tutta la città, per invitare i fedeli a combattere coraggiosamente per la causa di Dio e a non insozzarsi con le abbominevoli cerimonie dei pagani. Costoro non potendo più sopportare questo suo santo ardire, gli si fecero addosso e lo trascinarono innanzi la proconsole Saturnino, accusandolo di aver rovinato i loro altari, distolto il popolo dal culto degli dei e tenuti discorsi offensivi contro l'imperatore e la sua religione. Saturnino assoggettò il Santo ad un serrato interrogatorio che egli sostenne vittoriosamente professando con coraggio la fede in Cristo: allora il proconsole lo fece chiudere in prigione e informò del fatto l'imperatore. Giuliano approvò l'operato di Saturnino c diede l'incarico ad Elpidio e Pegasio perchè esaminassero il caso sul posto. Questi due commissari. erano apostati e, passando per Nicomedia, presero con sè anche Asclepio, sacerdote d'Esculapio, un brutto figuro e giunsero tutti e tre in Ancira. Frattanto Basilio non cessava di rendere gloria a Dio nella sua prigione. Pegasio andò a visitarlo, sperando di guadagnarlo con promesse lusinghiere, ma se ne tornò svergognato, avendogli il Santo rinfacciato la sua apostasia. Condotto Basilio in tribunale davanti a ,Saturnino e presenti i tre commissari, confessò di nuovo la sua fede, venne steso sul cavalletto e quivi martoriato con inaudita crudeltà, ma inutilmente: carico di catene fu di nuovo rinchiuso in carcere. Le cose erano a questo punto, quando giunse ad .Ancira lo stesso imperatore Giuliano. Egli si fece tosto condurre alla sua presenza Basilio e cercò di persuaderlo a rinunciare a Cristo. Basilio rispose facendo la più bella apologia della religione cristiana e predicendo all'Apostata i più terribili castighi da parte del Signore. — «Io volevo salvarti, - rispose Giuliano-: ma, poiché non solo rigetti i miei consigli, ma osi anche oltraggiarmi, ti tratterò come tu meriti. Perciò ordino che ogni giorno siano strappati sette pezzi della tua pelle, finchè non te ne rimanga più». Incaricò sullo stesso istante il conte Fromentino, capitano delle sue guardie, a mandare in esecuzione la sua sentenza. Basilio, dopo aver sofferto con ammirabile pazienza i primi tagli, chiese di poter parlare all'imperatore. Fromentino, credendo ch'egli fosse per arrendersi, lo condusse senz'altro al tempio di Esculapio dove Giuliano lo invitò a sacrificare con lui alle false divinità. Non solo Basilio si rifiutò di farlo, ma, prendendo un pezzetto della carne, che gli era stata tagliata via poco prima, la gittò in faccia a Giuliano. Il principe montò su tutte le furie e. Fromentino, per calmarlo, ordinò di raddoppiare i tormenti sul martire, a cui vennero fatti degli squarci cosl orribili e profonde lacerazioni sul corpo che si vedevano le viscere. Gli spettatòri, presi da pietà, non potevano trattenere le lacrime: ma Basilio, in tutto questo tempo assorto nella preghiera, non emise neppure un gemito. A tarda sera venne di nuovo condotto in carcere. Il dì appresso Giuliano partì per Antiochia, senza voler vedere Fromcntino: e il conte, temendo di aver perduto il favore dell'imperatore, volle tentare un ultimo, assalto per vincere la costanza del martire. Si fece condurre innanzi Basilio, il quale dichiarò che sarebbe stato vano ogni tentativo. Mirate, egli disse, le mie spalle ed i miei fianchi e vedete se ,vi è qualche segno di scarnamento: Iddio mi ha guarito all'istante appena ieri sera sono entrato nella prigione. Fatelo sapere all'imperatore affinchè egli vegga qual'è il potere di quel Dio a cui si è ribellato. Egli ha rovesciato quegli stessi altari sotto i quali salvò la vita, quando Costanzo lo ricercava per metterlo a morte. Ma Dio mi ha rivelato che la tirannia sarà spenta ben, tosto col suo autore». Fromentino, digrignando i denti per il furore, comandò che il martire fosse coricato sul ventre, per fargli conficcare nel dorso delle punte di ferro arroventato. Il santo spirò in questo orribile supplizio lodando il Signore: era il 29 giugno dell'anno 362. I greci e i latini celebrano la sua festa il 22 di marzo. MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Ankara sempre in Galazia, san Basilio, sacerdote e martire, che, per tutto il tempo dell’impero di Costanzo, si oppose con forza agli ariani e in seguito, sotto l’imperatore Giuliano, avendo pregato Dio perché nessun cristiano venisse meno alla fede, fu arrestato e condotto davanti al governatore della provincia e, dopo molti tormenti, consumò il suo martirio.

nome San Benvenuto Scotivoli- titolo Vescovo- nome di battesimo Benvenuto Scotivoli- nascita 1188 circa Ancona- Nominato vescovo 13 marzo 1264 da papa Urbano IV- Consacrato vescovo aprile 1264 da papa Urbano IV- morte 1282 circa, Osimo, Ancona- ricorrenza 22 marzo- Incarichi ricoperti Vescovo di Osimo (1264-1282)- Santuario principale Cattedrale di Osimo- Patrono di Osimo- Nacque in Ancona e studiò Giurisprudenza a Bologna, insieme a San Silvestro Gozzolini. Nominato Cappellano Pontificio, poi Arcidiacono di Ancona. Il primo agosto 1263 fu nominato amministratore della diocesi di Osimo, che era stata unita a Numana da Gregorio IX come punizione per l'adesione alla festa dell'imperatore Federico II. Con il ripristino della sede il 13 marzo 1264, Urbano IV affidò il suo governo a Benvenuto, che nel 1267 fu anche incaricato da Clemente IV del governo del Marchio di Ancona. In questo periodo ordinò sacerdote San Nicola da Tolentino. Era molto devoto a San Francesco, accolse i Frati Minori nella sua diocesi e chiese di appartenere al Primo Ordine. Indossò con fervore l'abito e si sforzò di vivere lo spirito serafico. Alla sua passione e affabilità corrispondevano pazienza e perseveranza, nonché il suo spirito di semplicità francescana, senza trascurare la fermezza nella riforma che applicava alla vita della sua diocesi. Benvenuto fu anche un grande riformatore. Con un provvedimento del 15 gennaio 1270 proibì al monastero di monastero di San Fiorenzo, di cui era amministratore, l'alienazione dei beni. In un sinodo tenutosi il 7 febbraio 1273 proibì la vendita dei beni ecclesiastici e nel 1274 avviò le riforme del Capitolo della Cattedrale e difese i diritti della diocesi sulla città di Cingoli. Nella sua performance seppe unire la forza e la morbidezza dei costumi, per il trionfo della giustizia e della pace nel vincolo dell'amore. Era un vero e buon pastore del suo gregge e un vigile custode delle leggi di Dio e della Chiesa. Zelante nella predicazione evangelica e nell'istruzione catechetica, visitò molte volte la diocesi, tenne un sinodo diocesano in cui dettò norme sagge per promuovere la disciplina ecclesiastica. Promosse la cultura e la formazione dei nuovi leviti, che preparò per il sacerdozio, con una parola ispirata, con un buon esempio e con la sua santa vita. Benvenuto morì a 94 anni. Fu sepolto nella chiesa cattedrale di Osimo in un nobile mausoleo, per ordine del clero e del popolo. Grazie e miracoli avvennero sulla sua tomba. Papa Martino IV ne approvò il culto di santo nel 1284. MARTIROLOGIO ROMANO. A Osimo nelle Marche, san Benvenuto Scotivoli, vescovo, che, nominato in questa sede dal papa Urbano IV, promosse la pace tra i cittadini e, nello spirito dei Frati Minori, volle morire sulla nuda terra.

nome Beato Clemente Augusto von Galen- titolo Vescovo- nome di battesimo Clemens August Joseph Pius Emanuel Antonius von Galen- nascita 16 marzo 1878, Dinklage, Germania- Ordinato presbitero 28 maggio 1904 dal vescovo Hermann Jakob Dingelstad- Nominato vescovo 5 settembre 1933 da papa Pio XI- Consacrato vescovo<br /> 28 ottobre 1933 dal cardinale Karl Joseph Schulte- Creato cardinale 18 febbraio 1946 da papa Pio XII- morte 22 marzo 1946, Münster, Germania- ricorrenza 22 marzo- Incarichi ricoperti<br /> Vescovo di Münster (1933-1946), Cardinale presbitero di San Bernardo alle Terme Diocleziane (1946)- Beatificazione 9 ottobre 2005 da papa Benedetto XVI- Si richiamava al principio fondamentale del diritto naturale il vescovo von Galen nella sua terza predica contro i soprusi dei nazisti in Germania. Riferiva poi di aver presentato denuncia al capo della polizia per la premeditata soppressione dei malati di mente, dei disabili e degli invalidi. Sorprendentemente, il regime non osò strappare il pastore al suo gregge. Nelle sue Conversazioni a tavola Hitler dichiarava di voler regolare i conti con la Chiesa cattolica e con von Galen dopo aver raggiunto la vittoria. II conte von Galen nacque il 16 marzo 1878. Di antica, nobile famiglia cattolica, studiò presso il ginnasio dei Gesuiti e venne ordinato sacerdote nel 1904. Non particolarmente brillante negli studi, si fece apprezzare come parroco e pastore d'anime a Berlino e a MOnster. Impegnato nella questione sociale, viveva in povertà ascetica e si dedicava fino all'esaurimento ai compiti pastorali. Da vescovo di Miinster non mutò il suo orientamento, a sua agio nelle celebrazioni liturgiche e nelle manifestazion di fede. Il principe della Chiesa di alta statura, dal passo solenne, dalla parola franca divenne un pericoloso oppositore della «banda bruna» mai stanco di protestare e di ammonire. Venerato dai fedeli che in lu vedevano un sostegno sicuro, a conclusione della guerra levò la sua voc( contro i bombardamenti indiscriminati degli alleati. Nominato cardinalE da Pio XII, morì il 22 marzo 1946 rimpianto in patria e all'estero. È stato beatificato da Benedetto XVI.

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