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25/05/2024 alle 15:06

I santi di oggi 25 maggio:

I santi di oggi 25 maggio:

nome San Beda il Venerabile- titolo Sacerdote e dottore della Chiesa- nascita 672, Scozia- morte 25 maggio 735, Jarrow, Inghiltérra- ricorrenza 25 maggio- Canonizzazione 13 novembre 1899 da papa Leone XIII- Patrono di studiosi- Beda significa uomo che prega. Nacque l'anno 672 sui confini della Scozia. A sette anni i genitori lo affidarono a S. Benedetto Biscopio, il quale ammirando le belle disposizioni del fanciullo, lo predilesse e lo formò nella pietà e nella scienza. A 12 anni fu vestito dell'abito benedettino. Nel 691 fu ordinato diacono ed alcuni anni dopo sacerdote. La vita di questo grande fu tutta nascosta: la spese nell'osservanza monastica, nella preghiera, negli studi sacri, nell'insegnamento e nello scrivere libri. Dalla sua scuola uscirono uomini grandi, e dalla sua penna una cinquantina di opere in cui tratta di quasi tutto lo scibile umano sacro e profano. Interpreta in modo ammirabile la Sacra Bibbia alla luce delle opere dei Padri della Chiesa che egli conosceva profondamente. I suoi scritti eran sì sodi, sì sapienti e di tanta autorità, che lui vivente, venivano letti pubblicamente nelle chiese. Il sapere di quest'uomo desta meraviglia! Vi fu uno che geloso di tanta scienza lo accusò di eresia. Beda, amante della verità, compose uno scritto in sua difesa, mostrandosi però pronto ad abbandonare le sue idee, qualora apparissero erronee. La moderazione, la dolcezza, l'umiltà e la chiarezza che traspaiono da quell'apologia dissiparono come per incanto la calunnia, e il Santo ebbe nuovi e più entusiasti ammiratori. Gran numero di persone ricorrevano ai lumi dei suoi consigli, ed egli accoglieva tutti amorevolmente e soddisfaceva con somma carità tutti, dal più umile e rozzo al Più alto dignitario. Praticando in tutta l'estensione il motto: ora et labora del suo padre, S. Benedetto, ravvivò lo studio col soffio della pietà più profonda e studiò non per sfoggio di erudizione, ma per conoscere e far conoscere sempre meglio le meraviglie di Dio, per sentire più profondamente nel cuore le verità della fede e per metterle in pratica con l'esercizio delle più sublimi virtù. Fu perfetto monaco e perfetto studioso! Anche nell'ultima sua dolorosa infermità, non diminuì punto la sua grande attività di scrittore. Godeva tal fama di santità, che, ancora vivente, fu soprannominato Venerabile, soprannome che ancor oggi gli rimane. Mentre con la faccia rivolta alla chiesa recitava con fervore e ad alta voce il Gloria Patri, il divino programma della sua vita, gli Angeli si presero la sua bell'anima e la portarono in Paradiso (a. 735), poichè: Qui fecerit et docuerit, magnus vocabitur in regno coelorum: «chi avrà praticato e insegnato, sarà grande nel regno dei cieli ». PRATICA. Aiutare e pregare per il più grande apostolato dei nostri tempi: l'Apostolato della Stampa. PREGHIERA. O Signore, che illustri la tua Chiesa coll'erudizione del tuo beato confessore e dottore Beda, concedi propizio ai tuoi servi d'essere sempre illuminati dalla sua sapienza e aiutati dai suoi meriti. MARTIROLOGIO ROMANO. A Jarrow, in Inghiltérra, San Beda Venerabile, Prete, Confessore e Dottore della Chiesa, celeberrimo per santità e per dottrina.

nome Santa Maria Maddalena de' Pazzi- titolo Vergine- nome di battesimo Caterina de' Pazzi- nascita 2 aprile 1566, Firenze- morte 25 maggio 1607, Firenze- ricorrenza 25 maggio- Beatificazione 8 maggio 1626 da papa Urbano VIII- Canonizzazione 22 aprile 1669 da papa Clemente IX- Nacque nel 1566 da nobilissima famiglia fiorentina. Crebbe nella pietà, nell'amore alla ritiratezza, alla meditazione ed alla mortificazione. Fin da piccola radunava le fanciulle e con lo zelo di apostolina insegnava loro le preghiere e il catechismo. La sua meditazione prediletta era la Passione del Signore, che la infiammava del desiderio d'amare tanto Gesù, e di patire con lui. La SS. Eucarestia attirava in modo singolarissimo questa fanciulla. Il suo cuore era infiammato del suo Gesù e godeva sensibilmente nello stare accanto a chi aveva appena fatto la S. Comunione. A dieci anni ricevette la Prima Comunione. A dodici anni offrì il suo cuore verginale all'Amante Divino. Quando suo padre le propose un vistoso matrimonio, ella rispose che non vi poteva più pensare: Gesù la chiamava alla vita religiosa. Dopo varie contrarietà ottenne l'assenso desiderato, ed entrò nel monastero delle Carmelitane di Firenze, ove vestì l'abito religioso (a 15 anni). Durante il noviziato fu l'esempio e la ammirazione di tutte le consorelle, per la sua infiammata carità e per il suo gran desiderio di patire. Nel maggio del 1584 fece la sua professione religiosa, mutando il nome di Caterina in quello di Maria Maddalena. Da quel punto incominciarono quelle estasi meravigliose che resero celebre la Santa. Era rapita fuori dei sensi dopo la S. Comunione, durante la comune preghiera od anche mentre attendeva alle ordinarie occupazioni. Sempre assetata di patire, il Signore la visitò colla sua croce. Permise che il demonio la tormentasse orribilmente con ogni sorta di tentazioni, ed ella, angosciata, pregava e martoriava il suo corpo con cilici, discipline, veglie e digiuni. Ma a nulla pareva giovassero queste penitenze, anzi sembrava crescesse la forza del maligno. In questo stato d'animo, tutto le spirava orrore: non aveva un momento di pace, onde qualche volta pregava le consorelle che avessero pietà e pregassero per lei. Tutto le era insopportabile ed anche la comunità ora la disprezzava, tacciandola di ipocrita e di illusa. Gesù volle farle sorbire fino all'ultimo sorso il suo amaro calice. Passarono così cinque lunghi anni. Finalmente la tempesta cessò ed insieme alla pace e alle consolazioni ebbe il dono della profezia. La sua unione con Dio divenne ancor più perfetta. Fu eletta maestra delle novizie, poi vice priora, e lo fu fino alla morte. Nessuna di tali occupazioni disturbava la sua intima unione con Dio. Divorata dalla fiamma dello zelo, faceva di tutto per guadagnare anime al suo Sposo. La sua umiltà era prodigiosa: riguardava se stessa come l'obbrobrio del monastero, la più miserabile di tutte le creature: godeva di essere dimenticata, disprezzata e di fare i servizi più bassi. Patire e non morire, ecco la sua eroica espressione! Dolorose infermità e forti aridità spirituali la colpirono negli ultimi anni; croci da lei bramate e sopportate pel suo celeste Sposo, finché andò ad unirsi a lui il 25 maggio del 1607, in età di anni 41. PRATICA. L'uomo rifugge per istinto naturale dalle croci e dalla sofferenza e spesso si lagna dei suoi patimenti, senza pensare che il dolore è il crogiuolo attraverso al quale l'anima si purifica e diventa degna di veder Dio.<br /> PREGHIERA. O Signore, amante della verginità, che hai favorito di celesti doni la beata Maria Maddalena vergine, accesa dal tuo santo amore, fa' che mentre la veneriamo celebrandone la festa, la imitiamo nella purità e nella carità. MARTIROLOGIO ROMANO. Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, vergine dell’Ordine delle Carmelitane, che a Firenze in Cristo condusse una vita nascosta di preghiera e di abnegazione, pregò ardentemente per la riforma della Chiesa e, arricchita da Dio di doni straordinari, fu per le consorelle insigne guida verso la perfezione.

nome San Gregorio VII- titolo 157º papa della Chiesa cattolica- nome di battesimo Ildebrando di Soana- nascita 1015 circa, Soana, Grosseto- Ordinazione sacerdotale 22 maggio 1073- Consacrazione a vescovo 30 giugno 1073- Creazione a cardinale 6 marzo 1059 da papa Niccolò II- Elezione 22 aprile 1073- Insediamento 30 giugno 1073- Fine pontificato 25 maggio 1085 (12 anni e 33 giorni)- morte 25 maggio 1085, Salerno- ricorrenza 25 maggio- Canonizzazione 1606 da papa Paolo V- Santuario principale Cattedrale di Salerno- Attributi triregno, mitra, casula- S. Gregorio, settimo Pontefice di questo nome, nacque in Soana in provincia di Grosseto, e fu educato nella pietà e nelle lettere in un monastero di Roma. Andò in Francia nel monastero di Cluny, governato da S. Odilone, e sotto sì santo maestro fece tali progressi nelle virtù cristiane, che tornato in Roma fu ascritto al clero, quindi impiegato da vari Pontefici in difficilissimi affari della Chiesa. Animato il santo da un ardente zelo per l'onor di Dio e della sua Chiesa, soddisfece alle sue incombenze con mirabile successo. Innalzato poi alla Cattedra di S. Pietro, fu allora che maggiormente spiccò il suo zelo e la sua costanza per la difesa della causa di Dio. Riformò gli abusi che si erano introdotti specialmente nel clero, combatté il vizio, e difese e sostenne i diritti della Chiesa. Per questa sua condotta si tirò addosso l'odio dei cattivi, che erano moltissimi e potenti in quei tempi. Indicibili sono i travagli e le strane vicende a cui fu soggetto per la malizia dei suoi nemici, i quali però non poterono vincere la sua intrepida costanza, amando piuttosto morire in esilio, che rallentare il suo zelo per la difesa della verità e della giustizia. PRATICA. Dall'esempio di questo Santo, che deve proteggervi nel presente mese, imparate ad armarvi d'invincibile costanza, ed a superare qualunque timore e rispetto umano, qualora si tratti di sostener la causa di Dio. MASSIMA. Beati quelli che soffrono persecuzione per la giustizia, perchè di essi è il regno dei cieli. Il Divin Salvatore. MARTIROLOGIO ROMANO. San Gregorio VII, papa, che, portando il nome di Ildebrando, condusse dapprima la vita monastica e con la sua attività diplomatica aiutò molto i pontefici del suo tempo nella riforma della Chiesa; salito alla cattedra di Pietro, rivendicò con grande autorità e forza d’animo la libertà della Chiesa dal potere secolare e difese strenuamente la santità del sacerdozio; per tutto questo, costretto ad abbandonare Roma, morì in esilio a Salerno.

nome Santa Maddalena Sofia Barat- titolo Vergine- nascita 13 dicembre 1779, Joigny, Borgogna- morte 25 maggio 1865, Parigi, Francia- ricorrenza 25 maggio- Beatificazione 24 maggio 1908- Canonizzazione 24 maggio 1925- Maddalena può essere presa come straordinario esempio della vi talità della Chiesa di Francia nel periodo successivo alla Rivoluzione. La sua lunga vita e la fondazione di oltre cento case della congregazione delle suore della Società del Sacro Cuore di Gesù, tra cui alcune negli Stati Uniti e in Inghilterra, furono straordinarie rispetto a qualsiasi tempo. Eppure ciò si costituì a partire da un'educazione che oggi giudicheremmo repressiva, dovuta particolarmente al fratello di lei, Luigi. Maddalena era nata a Joigny (Monne), a nord di Auxerre in Borgogna, dove il padre possedeva una piccola vigna e lavorava come fabbricante di botti. Luigi, più vecchio di undici anni, fu il suo padrino di battesimo; dieci anni dopo, ormai diacono, ritenne suo dovere istruirla come venivano istruiti i seminaristi: latino, greco, storia, fisica, matematica, senza alcuna interruzione e svago. Volle inoltre reprimere la sua sensibilità, rimproverando e punendo invece d'incoraggiare. Nonostante ciò, o forse a causa di questo trattamento, ella sviluppò un grande amore per l'erudizione e una solida formazione. Durante la persecuzione del 1793, il periodo del Terrore, Luigi fu imprigionato a Parigi. Tornato a casa già prete, riprese l’educazione della sorella: dall’età di quindici anni le sue principali materie di studio furono la Bibbia, i Padri e la teologia, cui si aggiungevano le penitenze e la disciplina spirituale. Si narra che ella accettasse tutto ciò con «gioiosa rassegnazione». Nel frattempo, con la soppressione delle scuole cristiane operata dalla Involuzione, molti si chiedevano come si sarebbe fatto fronte all’educazione dei giovani. Giuseppe Varin, che lavorava alla ripresa dei gesuiti, s’interessò molto al problema dell’educazione delle fanciulle, e si risolse a ritenere che Maddalena non fosse adatta alla vita di conversa carmelitana cui aspirava ma che dovesse piuttosto entrare a far parte del suo progetto. Anche questa volta Maddalena sembrò accettare quanto le veniva proposto. Nel 1800, insieme a tre compagne, intraprendeva la vita religiosa e, nel 1801, veniva inviata a insegnare in una scuola di Amiens, che sarebbe diventata il primo convento della nuova congregazione. Fu subito aperta una nuova scuola, per poveri. Le postulanti andavano e venivano, ma a un certo momento anche la prima superiora si trasferì altrove. Maddalena venne quindi nominata al suo posto all’età di ventitré anni, incarico che, certo imprevedibilmente, avrebbe ricoperto per sessantatré anni. Nel 1804 ri¬levò un convento abbandonato a Grenoble, accogliendo anche alcune componenti di una comunità della Visitazione (fondata da S. Francesco di Sales, t 1622, 24 gen.); tra costoro c’era Filippina Duchesne (18 nov.), che avrebbe diffuso la congregazione negli Stati Uniti d’America. Dopo Grenoble, Maddalena si recò a Poitiers, dove le fu offerta un’abbazia dei “fogliatiti” (cistercensi riformati), nella quale collocò il noviziato. Come molti altri fondatori e fondatrici, Maddalena dovette affrontare contrasti con la sua congregazione: durante una delle sue assenze, una superiora locale, sostenuta e incoraggiata dal cappellano, cercò di alterare in modo determinante le costituzioni, senza consultarsi con la fondatrice e mirando in definitiva a sbarazzarsi di lei; la frattura durò parecchi anni, ma nel 1815 l’opposizione si placò e a ciò seguì un periodo di espansione e di consolidamento. Tutte le superiori locali furono convocate a Parigi nella casa madre per redigere un programma di studio per le scuole: si redasse¬ro e si approvarono i principi generali, ma si lasciò aperta la possibilità per nuovi adattamenti e sviluppi in vista di una migliore adesione ai bisogni sempre mutevoli dei tempi. Questi collegi erano così altamente stimati a Parigi che si fece sempre più forte la richiesta della loro diffusione. Parallelamente al consolidamento dei collegi a pagamento si ebbe anche lo sviluppo di scuole per i poveri; senza dubbio una parte dei profitti dei primi era destinata ad aiutare le seconde. La congregazione del Sacro Cuore di Maddalena rispose alla necessità, propria di quel tempo, di un corpo insegnante forte, ben formato, impegnato, nuovo e non collegato a nessun ordine operante durante l'ancien régime. La vita di Maddalena a questo punto fu occupata quasi interamente da viaggi, su e giù per la Francia, tre volte a Roma, una almeno in Svizzera, Inghilterra e Austria. Lei stessa diceva di essere sempre per strada, spesso a scrivere lettere e instancabilmente occupata con l'amministrazione e l'accoglienza di visitatori. Scriveva ad una delle sue suore che «il troppo lavoro è un pericolo per un'anima incompleta, ma per chi ama Nostro Signore esso è un abbondante raccolto». Le sue suore si sono sempre contraddistinte per l'impegno profuso verso i bambini loro affidati; non poche tra esse hanno imitato la loro fondatrice anche nel conseguimento di un impressionante grado di preparazione intellettuale (pur senza passare per i metodi utilizzati con Maddalena dal fratello, che comunque produssero frutti singolarmente fecondi). Nel 1826 la Società del Sacro Cuore ricevette formale approvazione dal papa. Tredici anni dopo si registrarono nuovamente posizioni differenti circa le costituzioni, che vennero tuttavia superate grazie alla garbata imparzialità e alla paziente perseveranza della fondatrice. Nel 1864 espresse il desiderio di dimettersi, e le fu affiancata una vicaria. L'anno successivo fu colpita da paralisi e morì nella festa dell'Ascensione. Fu canonizzata nel 1925. Il suo corpo riposa a Jette (Belgio). MARTIROLOGIO ROMANO. A Parigi in Francia, santa Maddalena Sofia Barat, vergine, che fondò la Società del Sacro Cuore di Gesù e si adoperò molto per la formazione cristiana delle giovani.

nome San Cristoforo Magallanes Jara- titolo Sacerdote Martire- nome di battesimo Cristóbal Magallanes Jara- nascita 30 luglio 1869, Totatiche, Messico- morte 25 maggio 1927, Catatlán, Messico- ricorrenza 25 maggio- Beatificazione 22 novembre 1992 da papa Giovanni Paolo II- Canonizzazione 21 maggio 2000 da papa Giovanni Paolo II- I ventidue preti e i tre laici qui commemorati furono uccisi in Messico, diversi dei quali nel periodo di accesa persecuzione associata all'insurrezione «Cristero», fra il 1926 e il 1929. Il trionfo della rivoluzione messicana nel 1920 produsse leggi e sentimenti anticlericali. La gerarchia aveva profittato della dittatura di Porfirio Diaz (1876-1910) per consolidare le proprie posizioni dopo decenni di periodiche sofferenze sotto i governi liberali. Una nuova costituzione, approvata nel 1917, limitò drasticamente i diritti civili e politici del clero e la legittimità dei beni posseduti dalla Chiesa. Gli articoli più significativi divennero legge nel 1926 con il presidente Plutarco Elías Galles, provocando forti reazioni da parte della gerarchia, che dichiarò la sospensione di ogni forma di culto pubblico. La decisione non colpì la classe ricca, che considerava i preti quali cappellani domestici e poteva ricevere i sacramenti a richiesta. Al clero delle campagne i vescovi ordinarono di nascondersi nelle città, mentre i contadini sorsero in armi al grido di «Viva Cristo Re e viva la Vergine di Guadalupe» che fornì il nome del movimento. La Chiesa ufficiale non appoggiò la ribellione armata, ma attorno ad essa si formò un vasto gruppo, la "Lega per la difesa della libertà religiosa", che coinvolgeva la Chiesa a quasi tutti i livelli. Nel 1923 la rivolta Cristero ebbe una tregua, con l'accordo che la "Legge di Galles", pur restando in vigore, non avrebbe avuto rigida applicazione. Ma per un altro decennio il conflitto continuò a covare sotto la cenere nei sette stati della repubblica. I pochi preti che vollero restare nella campagna per amministrare i sacramenti erano in varia misura coinvolti con i Cristero. Tutti rischiavano la vita se scoperti, e infatti circa novanta caddero. Vennero considerati martiri solo se personalmente impegnati in azioni non violente. L'unico a morire nel 1915 fu David Galvàn Berm6dez. Nato nel 1881, dopo alcuni anni di seminario, aveva condotto vita dissipata. Poi era rientrato e, compiuto un anno di noviziato, era stato ordinato nel 1909. Insegnava nel seminario diocesano quando, durante la sommossa di Carranza, fu arrestato come prete e poi rilasciato. Il 30 gennaio 1915, in un conflitto a fuoco fra i sostenitori di Carranza e quelli di Pancho Villa, mentre soccorreva i feriti nella strada, fu arrestato da un gruppo di soldati, portato via e ucciso. Le prime vittime della rivolta Cristero furono p. Luis Batiz Sainz e i laici David Roldàn Lara, Salvador Lara Puente e Manuel Morales. Vennero arrestati per aver fomentato la ribellione attraverso la Lega nazionale per la difesa della libertà religiosa. Luis Batiz, nato nel 1870 e ordinato nel 1894, era direttore spirituale nel seminario (li Durango, e parroco a Chachihuites, dove aveva fondato un laboratorio e una scuola e catechizzato adulti e bambini. In una assemblea della Lega precisò che la chiusura al culto pubblico era stata decisa dalla Chiesa e non da un decreto governativo e che come tale andava rispettata. Dopo di che, lasciato il presbiterio, si rifugiò in un'abitazione privata. Il 14 agosto 1926 fu scoperto da un plotone di soldati. Le autorità lo fecero tradurre a Zacatecas, ma durante il percorso i militari l'obbligarono a scendere dall'auto e gli spararono. I tre laici erano membri dell'ACJM (Azione cattolica della Gioventù Messicana), movimento che faceva parte della Lega, il cui cappellano era p. Luis. Manuel Morales, nato nel 1898. Entrato in seminario a Durando, era dovuto uscire per mantenere la famiglia. Si era, quindi, sposato e aveva avuto tre figli. Era membro della Lega nazionale. Tentò di opporsi all'arresto di p. Luis, ma fu con lui imprigionato e ne condivise la fine, sebbene il sacerdote avesse supplicato di risparmiarlo per la sua famiglia. Anche David Roldb, nato nel 1907, aveva dovuto lasciare il seminario per occuparsi dei suoi. Il padre era morto quando lui aveva un anno. Cristiano impegnato, fu eletto presidente dell'ACJM nel 1925 e, poco dopo, vicepresidente della Lega. Insieme con Salvador Lara era nella seconda delle auto destinate a Zacatecas: furono uccisi come i primi due, nello stesso luogo. Salvador era nato nel 1905. L'indigenza dei suoi non gli aveva permesso di continuare il seminario. Era segretario della Lega e presidente locale di Azione cattolica. Si adoperò per la liberazione di p. Luis, ma ne condivise la sorte. Sebbene lui e David avessero esplicitamente negato il loro coinvolgimento nelle violenze, morirono al grido dei Cristero: «Viva Cristo Re e viva la Vergine di Guadalupe». Altri otto subirono il martirio fra il gennaio e il maggio 1927. Jenaro Skichez, nato nel 1886, era stato ordinato nel 1911. Aveva servito in varie parrocchie, considerato sacerdote devoto e predicatore ottimo. Arrestato in campagna mentre passeggiava con alcuni parrocchiani, fu impiccato a un albero, il 18 gennaio, a Tecolotn. Era stato così selvaggiamente percosso e baionettato che fu difficile riconoscere il corpo. Mateo Correa, nato nel 1866, aveva servito in diverse parrocchie, fra cui Concepción del Oro, dove aveva stretto amicizia con la famiglia del B. Miguel Pro (23 nov.) al quale aveva amministrato la prima comunione. Nel 1926, parroco a Valparaiso, fu arrestato per ordine del generale Ortiz insieme con parecchi membri dell'ACJM, poi rilasciato con grande ira del generale. Di nuovo arrestato all'inizio del 1927, fu condotto alla caserma di Durango, dove Ortiz gli ordinò di confessare diversi prigionieri per poi riferire a lui quanto avevano detto. Fu fucilato il 6 febbraio per aver rifiutato di violare il segreto confessionale. Julio Alvarez Mendoza, nato anch'egli nel 1866, era stato ordinato nel 1894. Rifiutò di nascondersi e fu arrestato mentre si apprestava a celebrare la Messa in un ranch. Legato alla sella di un cavallo, attraverso molte città fu condotto a Léon, dove fu condannato a morte. La sentenza fu eseguita il 30 marzo e il corpo gettato in una discarica, dove ora sorge un cippo in sua memoria. David Uribe Velasco, nato nel 1888 e ordinato nel 1913, lavorò con il vescovo di Tabsco. Costretto diverse volte a nascondersi, era infine ritornato fra la sua gente quando fu arrestato. Fu ucciso con un colpo alla nuca in Cuernavaca il 12 aprile. Sabàs Reyes Salazar, nato nel 1879, studiò al seminario di Guadalajara. Ordinato nel 1911, era parroco di Totolàn in Jalisco al tempo della persecuzione. Stava rientrando dall'aver amministrato un battesimo, quando le truppe attaccarono il villaggio. Per diversi giorni rimase nascosto in una casa, ma i soldati lo trovarono in seguito a una spiata; lo torturarono e infine lo uccisero, il 13 aprile. Romàn Adame Rosales nacque nel 1859. Anch'egli studiò a Guadaljara, dove fu ordinato nel 1890. Parroco di profonda devozione mariana, fondò l'associazione delle Figlie di Maria. Costretto a nascondersi, continuò il proprio ministero in case private e ranch, in uno dei quali venne denunciato. Condotto alla locale caserma, fu fucilato il 12 aprile. Un militare del plotone d'esecuzione rifiutò di sparare e venne fucilato dopo p. Romàn. Padre Cristoforo (Cristóbal) Magallanes, che (là il nome a questo gruppo di martiri, era un pastore di imponente statura che dal 1914 alla morte (1927) guidò la rievangelizzazione degli indiani Huichole che avevano praticamente perso i contatti con la Chiesa da quando i gesuiti erano stati espulsi nel XVIII secolo. Nato da una famiglia povera nel 1869, aveva lavorato la terra fino all'età di 19 anni, quando era entrato nel seminario di Guadalajara. Era stato ordinato nel 1899 e l'anno seguente era divenuto parroco di Totaltiche. Aveva fondato centri catechistici e scuole nei villaggi della sua parrocchia, costruendo persino una diga per l'approvvigionamento idrico e messo i contadini in grado di acquistare piccoli appezzamenti di terreno. Sebbene totalmente fautore della non violenza, fu coinvolto in una battaglia fra Cristero e truppe governative, il 21 maggio 1927. Arrestato e accusato come fomentatore della rivolta, fu fucilato quattro giorni dopo. Prima di morire dichiarò la propria innocenza: «Spero che il mio sangue serva a portare la pace ai messicani divisi». Il suo curato a Totaltiche fu p. Augustín Caloca, nato nel 1898 e ordinato nel 1923. Era anche prefetto del locale seminario ausiliare e responsabile dell'esercizio del ministero nei ranch. Fu arrestato mentre disponeva che i seminaristi si disperdessero, e fucilato con p. Magallanes. Fra il giugno 1927 e la fine dell'anno morirono martiri altri sei di questo gruppo. José Isabel Flores, nato nel 1866, era stato un valente seminarista a Guadalajara, ordinato nel 1896. Come parroco in diverse località, noto per la sua abnegazione, aveva fondato parecchie associazioni, fra cui le Figlie di Maria. Arrestato, gli fu offerta la libertà se avesse sottoscritto la legge Calles. Rifiutò e venne fucilato a Zapotlanejo il 21 giugno. Anche José Maria Robles era stato uno dei migliori seminaristi di Guadalajara. Nato nel 1888, fu ordinato nel 1913. Molto devoto al Sacro Cuore, nel 1918 fondò la Congregazione delle "Vittime del Cuore Eucaristico di Gesù". Costretto a nascondersi durante la persecuzione, fu arrestato mentre si apprestava a celebrare la Messa in una casa privata. Fu condotto alla locale caserma, poi, a cavallo, in aperta campagna, dove il 26 giugno fu impiccato a una quercia. Miguel de la Mora, nato nel 1874 in una famiglia contadina, si era dedicato al lavoro dei campi. Chiamato da Dio al sacerdozio, fu ordinato nel 1906 e divenne parroco nella diocesi di Colima. Venne arrestato all'inizio della persecuzione, rilasciato, e di nuovo arrestato, quando una donna gli chiese, se era prete, di presiedere la cerimonia nuziale della propria figlia. Condotto a Cardona, fu fucilato in una stalla il 27 agosto divenendo il primo martire della diocesi. Rodrigo Aguilar Alemàn, nato nel 1875, aveva studiato al seminario minore di Gusmàn, rivelando un grande talento letterario. Ordinato nel 1905, aveva lavorato in varie parrocchie. Nel 1927, mentre era parroco a Unión de Tula, fu denunciato e costretto a nascondersi in un ranch. Scoperto, fu condotto nella piazza principale di Ejutla, dove venne impiccato a un mango il 28 ottobre. Margarito Flores, nato nel 1899 da famiglia contadina, aveva lavorato la terra fino all'entrata nel seminario di Chilapa, dove era stato ordinato nel 1924. Poco dopo era divenuto professore. Durante la persecuzione si rifugiò a Città del Messico e insegnò in una scuola. Catturato, fu poi rilasciato e poté tornare a Chilapa al servizio del vescovo, offrendosi di andare in una parrocchia dove il governatore municipale aveva minacciato di far fucilare qualunque prete sorpreso in quel luogo. Fu arrestato mentre vi si recava, e ucciso a Tuliman il 12 novembre. Pedro Esqueda Ramírez, nato nel 1887, aveva studiato a Guadalajara fino alla chiusura del seminario nel 1914, quando era tornato alla propria città natale, San Juan de los Lagos, come diacono. Ordinato nel 1916, aveva svolto il ministero come cappellano. Nel 1926, con l'inasprirsi della persecuzione operò di nascosto nella parrocchia, ma fu scoperto in un'abitazione privata dove aveva nascosto i vasi sacri sotto il pavimento. Trascinato fuori, fu torturato per diversi giorni, condotto a Teocaltitlàn e fucilato il 22 novembre 1927. Nel 1928 altri cinque del gruppo subirono il martirio, mentre l'ultimo morì nel 1937 in una nuova esplosione della persecuzione. jesús Méndez Montoya, nato nel 1880, aveva frequentato i corsi di studi presso il seminario di Michoacàn ed era stato ordinato nel 1906. Era parroco a Valtierrilla quando scoppiò la persecuzione. Sacerdote impegnato, era noto per la sua devozione eucaristica, per le lunghe ore nel confessionale e l'attenzione alle associazioni parrocchiali. Quando le truppe federali entrarono nel paese, tentò di fuggire con il ciborio pieno di ostie consacrate nascosto sotto il mantello. Catturato, riuscì a consumarle tutte, prima che i soldati si facessero sedere su un tronco d'albero per sparargli. Forse di proposito, costoro fallirono il colpo, ma il comandante lo fece alzare e uccidere. Il suo corpo fu posto sulla strada ferrata perché i treni lo facessero a pezzi, ma le mogli degli ufficiali lo trasportarono via per fargli una veglia e seppellirlo degnamente. Era il 28 febbraio 1928. Toribio Romo Gonzàlez, nato nel 1900, si era distinto nell'Azione cattolica quando era seminarista a Guadalajara; in questa città era stato poi ordinato nel 1922. Visse una vita randagia durante la persecuzione, organizzando nella clandestinità un oratorio in una fabbrica abbandonata ed esercitando il ministero di notte nella città di Tequila. Nel primo mattino del 25 febbraio i soldati lo sorpresero, gli spararono, ne spogliarono il corpo e lo abbandonarono di fronte al municipio. Justino Orona Madrigal era nato nel 1877 in una famiglia poverissima. Aveva abbandonato gli studi al seminario di Guadalajara per aiutare i suoi, ma lavorando intensamente era infine riuscito a essere ordinato nel 1904. Era stato parroco in quattro diverse parrocchie urbane dove regnavano l'anticlericalismo e l'indifferenza. Scoppiata la persecuzione, preferì rimanere con la sua gente e la sua famiglia a Cuquío, ma fu catturato in un ranch di amici e fucilato il primo luglio insieme con il fratello e con il cappellano, Atilado Cruz Alvarado. Atilano, nato nel 1901, era di razza indigena, sebbene i genitori fossero cattolici praticanti. Nell'infanzia era stato contadino, finché i genitori non lo ebbero portato a Teocaltiche perché imparasse a leggere e scrivere. Nel 1918 era entrato nel seminario minore e due anni dopo in quello di Guadalajara; era stato ordinato nel 1927. Era stato mandato al ranch solo il giorno prima che i soldati lo raggiungessero e gli sparassero nella sua stanza. Il suo corpo e quello di p. Orona furono scaricati nella piazza, ma i parrocchiani li raccolsero e li tumularono il giorno stesso. Tranquilino Ubiarco, anch'egli di origine india, nato nel 1899, aveva avuto un'infanzia poverissima. I suoi studi per il sacerdozio erano stati continuamente interrotti durante la rivoluzione di Carranza, ma, grazie alla sua perseveranza, era giunto all'ordinazione nel 1923. Aveva poi avviato centri per lo studio del catechismo e un giornale di dottrina cristiana. Era stato cappellano a Tepatitlan, lavorando per quindici mesi presso le case private, quando fu arrestato, il 5 ottobre. Gli fu consentito di confessare coloro che avevano subito la sua stessa sorte, e poi con essi venne fucilato. Pedro de Jesús Maldonado era nato a Sacramento nel 1892. Anch'egli aveva interrotto gli studi al seminario di Chihuahua a causa della rivoluzione, e per un certo tempo aveva studiato musica. Finalmente aveva ricevuto l'ordinazione a El Paso in Texas, nel 1918, ed era ritornato a Santa Isabel in Chihuahua. Il suo ministero consisteva nel catechismo ai fanciulli, nell'adorazione notturna e nella formazione di associazioni mariane. Superò gli anni della persecuzione, la quale però ebbe una recrudescenza nel 1931, quando le chiese furono nuovamente chiuse. Fu arrestato, malmenato e rilasciato nel 1932; nel 1934 venne esiliato a El Paso. Al suo ritorno nel 1937 le autorità lo accusarono di aver appiccato un incendio nella scuola pubblica. Venne catturato da un gruppo di uomini armati e ubriachi che lo fecero camminare fino a Santa Isabel, dove svenne in seguito alle percosse. Morì all'ospedale di Chihuahua l'11 febbraio 1937. Questi 25 martiri sono stati beatificati da papa Giovanni Paolo II il 22 novembre 1992. Alla loro intercessione sono stati attribuiti e riconosciuti (1999) dei miracoli, e sono stati canonizzati il 21 maggio 2000. MARTIROLOGIO ROMANO. Nella cittadina di Catatlán nel territorio di Guadalajara in Messico, santi Cristoforo Magallanes e Agostino Caloca, sacerdoti e martiri, che, durante la persecuzione messicana, confidando strenuamente in Cristo Re, ottennero la corona del martirio.

nome San Dionigi di Milano- titolo Vescovo- nascita IV secolo- Nominato vescovo circa 349- Consacrato vescovo circa 349- morte 360, Cappadocia- ricorrenza 25 maggio- Incarichi ricoperti Vescovo di Milano (349-355)- Canonizzazione pre canonizzazione- Attributi bastone pastorale e mitra- Patrono di Milano- Dionigi divenne vescovo di Milano nel 351. Quattro anni dopo partecipò a un concilio nel palazzo dell'imperatore ariano Costanzo, convocato al fine di condannare S. Atanasio (2 mag.). Quasi lutti i vescovi presenti, spinti dalla paura, firmarono il decreto, mentre Dionigi, Eusebio di Vercelli e Lucifero di Cagliari si rifiutarono di farlo. Vennero pertanto esiliati: Dionigi fu mandato in Cappadocia, dove nel 360 morì, non molto prima che l'imperatore Giuliano decidesse il loro rientro in patria. I suoi resti vennero inviati dalla Cappadocia a Milano da S. Basilio (2 gen.); si conserva ancora la lettera in cui egli spiega a S. Ambrogio (7 dic.) come verificare l'autenticità delle reliquie. MARTIROLOGIO ROMANO. A Milano, commemorazione di san Dionigi, vescovo, che per la sua retta fede fu relegato dall’imperatore ariano Costanzo in Armenia, dove concluse la sua vita insignito del giusto titolo di martire.

nome Sant'Aldelmo- titolo Abate e vescovo- nascita 639 circa, Regno del Wessex- morte 25 maggio 709, Dulting, Somersetshire- ricorrenza 25 maggio- Attributi Bastone pastorale- Aldelmo fu il primo scrittore anglosassone di spicco. Scrisse in inglese arcaico e in latino: di lui però ci rimangono solo le opere in latino, sia in prosa che in versi. Non meno importante è che egli fu successivamente abate e vescovo, diventando il primo abate di Malmesbury e il primo vescovo di Sherborne. Imparentato con la famiglia reale del Wessex, fu istruito dapprima a Malmesbury e poi a Canterbury nella scuola fondata da S. Teodoro (19 sett.). Nel 675 circa tornò a Malmesbury come abate: vi introdusse probabilmente la Regula di S. Benedetto e istituì famiglie monastiche sia a Frome che a Bradford-on-Avon. Nel 705 divenne vescovo della diocesi di Wessex, da poco divisa, e fissò la sua sede a Sherborne, facendovi edificare una chiesa. Fu vescovo per soli quattro anni ma lasciò una significativa impronta nella sua vasta diocesi, costruendo chiese a Wareham e sull'isola di Purbeck (la cui punta meridionale si chiama "testa di S. Aldelmo"). Morì a Doulting (Somerset) e fu sepolto a Malmesbury; una serie di croci di pietra segnava un tempo le tappe del viaggio di ritorno del suo corpo al monastero. Come scrittore godette di molta stima nell'Inghilterra anglosassone: il suo latino, spesso prolisso e difficile, fu ammirato (seppur non imitato) anche da Beda, che dedicò al santo un capitolo della sua Storia. Le sue opere comprendono lettere e trattati in prosa e in versi. Il più famoso di questi fu quello Sulla verginità, consistente in una raccolta di esempi significativi tratti dalla Bibbia e dalla storia della Chiesa primitiva (esiste un pregevole manoscritto che lo raffigura mentre presenta questo trattato alle suore di Barking). Le sue lettere sono interessanti per la luce che gettano sulle scuole di Canterbury (migliori, a suo parere, di qualsiasi altra in Irlanda), sulla controversia a proposito della datazione della Pasqua che interessava la parte sud-occidentale del paese, sulla lealtà del clero di S. Wilfrido; i poemi contengono invece passi interessanti sulla costruzione e l'arredamento delle chiese del Wessex. Il re Alfredo apprezzava molto i poemi in inglese arcaico di Aldelmo, che egli cantava a Malmesbury con l'accompagnamento dell'arpa per indurre i suoi contemporanei a recarsi in chiesa. Aldelmo completa, in sostanza, ciò che sappiamo della vita della Chiesa anglosassone, fornendo una descrizione della situazione nel Wessex, distinta da quella della Northumbria di Beda. Tra questi due santi si possono riconoscere parecchi elementi comuni: Aldelmo fornì materiale prezioso per la formazione di S. Bonifacio (5 giu.) e fu un modello importante di monaco-vescovo-poeta.bMalmesbury, più che Sherborne, diventò centro di un culto che fu interrotto per un certo periodo dalla conquista normanna, ma poi felicemente ripristinato qualche anno dopo da S. Osmondo di Salisbury, grazie a una nuova traslazione delle reliquie (1078). Il 25 maggio è il giorno della sua morte; feste secondarie si celebrano il 5 maggio e il 3 ottobre, giorni delle trasla ioni del 986 e del 1078. MARTIROLOGIO ROMANO. In Inghilterra, sant’Aldelmo, vescovo, che, celebre per la dottrina e gli scritti, già abate di Malmesbury, fu poi ordinato primo vescovo di Sherborne tra i Sassoni occidentali.

nome San Zanobi- titolo Vescovo- nascita IV secolo, Firenze- morte 417 circa, Firenze- ricorrenza 25 maggio- Attributi abito vescovile, mitria, bastone pastorale e albero fiorito- Patrono di arcidiocesi di Firenze e Scandicci- Incarichi ricoperti Vescovo di Firenze (V secolo)- A Firenze si conservano molti dipinti di Zenobio, opera dei maestri del primo Rinascimento, ma non molto si conosce della sua vita: il fatto di essere vissuto in tempi antichi e di essere stato vescovo lo ha fatto considerare uno dei patroni della città. Si dice che sia stato membro della famiglia de' Gerolami e che sia stato battezzato da Teodoro, vescovo di Firenze, all'età di ventun anni; questo stesso vescovo successivamente lo ordinò presbitero e lo nominò arcidiacono. Colpito dalla sua erudizione e pietà, S. Ambrogio (7 dic.) lo raccomandò a papa S. Damaso ( 11 dic.), che lo inviò in missione a Costantinopoli. Alla morte di Teodoro fu consacrato vescovo di Firenze, dove si distinse per santità e prodigi: in una sua Vita si sostiene che (cosa improbabile) abbia risuscitato cinque persone, tra cui un bambino investito da un carro di fronte alla cattedrale. Zenobio visse fino all'età di ottanta anni e venne sepolto in S. Lorenzo, da dove poi fu traslato nel Duomo. MARTIROLOGIO ROMANO. A Firenze, san Zenobio, vescovo.

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