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18/04/2024 alle 08:45

I santi di oggi 18 aprile:

I santi di oggi 18 aprile:

nome San Galdino- titolo Vescovo e Cardinale di Santa Romana Chiesa- nascita 1096, Milano- Creato cardinale 1166 da papa Alessandro III- morte 18 aprile 1176, Milano- ricorrenza 18 aprile- Attributi Bastone pastorale- Patrono di Lombardia- Incarichi ricoperti Arcivescovo di Milano dal 1166 al 1176- Nel 1162 Federico Barbarossa, Imperatore di Germania, saccheggia Milano. È il periodo in cui nelle città italiane si sono costituiti i Liberi Comuni e contro queste autonomie lotta appunto il Barbarossa; è il periodo della Lega Lombarda, del giuramento di Pontida, quando i comuni si alleano per resistere all'autorità imperiale e conservare le loro libertà, sostenuti spesso dai vescovi locali. È lotta di potere anche nella Chiesa, lacerata tra Papa Alessandro III e l'antipapa Vittore IV che sostiene l'Imperatore con i cardinali a lui fedeli. Galdino della Sala, nominato da Papa Alessandro arcivescovo di Milano nel 1166, diede il suo appoggio politico alla Lega Lombarda ma si occupò soprattutto dei poveri di Milano, dei diseredati, dei carcerati per debiti. Il Vescovo predicò con grande energia contro l'eresia catara che sosteneva un rigido contrasto tra il principio del bene e quello del male, dicendo che al male e non a Dio apparteneva ogni forma di possesso e di potere. Galdino morì improvvisamente, dopo aver predicato un'ultima volta, sul pulpito della sua Cattedrale. MARTIROLOGIO ROMANO. A Milano, san Galdino, vescovo, che si adoperò per la ricostruzione della città distrutta dalle guerre per il potere e, al termine di un discorso contro gli eretici, rese lo spirito a Dio.

nome Beata Maria dell'Incarnazione- titolo Carmelitana- nome di battesimo Barbara Avrillot Acarie- nascita 1 febbraio 1566, Parigi- morte 18 aprile 1618, Pontoise, Francia- ricorrenza 18 aprile- Beatificazione 5 giugno 1791- Patrona di famiglie parigine- Barbara Avrillot era figlia di un alto funzionario regio di Parigi; fu educata a Longchamp, nel convento di sua zia, dove mostrò segni di devozione non comune e parve destinata a diventare suora. I genitori volevano però che si sposasse, poiché era la loro unica figlia. Lei accettò con riluttanza, dicendo: «Se non sono degna per i miei peccati di essere la sposa di Cristo, posso almeno essere la sua serva». A diciassette anni sposò Pietro Acarie, un aristocratico impiegato al Tesoro, persona pia e caritatevole che fece molto per aiutare i cattolici inglesi esiliati. Lei era affabile e graziosa (da cui il soprannome "la belle Acarie") e divenne famosa e influente negli ambienti ecclesiastici e di corte. Ebbero sei figli: le tre figlie divennero carmelitane e uno dei figli sacerdote. Pietro aveva speso un'ingente somma di denaro a sostegno della. Lega Cattolica durante le guerre civili di religione in Francia c quando, nel 1589, divenne re il protestante Enrico IV, fu esiliato da Parigi, le sue proprietà confiscate dai creditori la famiglia lasciata in una situazione molto difficile. Barbara lo difese nei tribunali, recuperò parte della terra confiscata e infine ottenne per lui il permesso di tornare nella capitale, aiutata senza dubbio in questo dalla conversione al cattolicesimo del re (1593). Divenne famosa a Parigi per le sue opere di carità e risulta che altre persone le affidarono la distribuzione delle proprie elemosine. Era impegnata nel visitare gli ammalati, dare da mangiare ai poveri, assistere i morenti come anche nell'istruire coloro che si convertivano dal protestantesimo e nell'aiutare varie case religiose. Ispirata, a quanto risulta, da due visioni di S. Teresa d'Avila (15 ott.), convinse il re a permettere alle suore carmelitane di aprire un convento nella capitale, dove nel 1604 ella stessa accolse il primo gruppo di carmelitane spagnole riformate a Parigi. Con il suo aiuto, nei cinque anni seguenti furono aperti altri quattro conventi in luoghi diversi e Barbara si adoperò per la preparazione di giovani donne che desideravano entrare nel Carmelo, organizzando una piccola congregazione che l'aiutasse nel compito, divenendo di fatti) la «maestra delle novizie sposata» (B.T.A.). All'epoca tra i suoi consiglieri spirituali vi erano S. Francesco di Sales (24 gen.) e Pietro di Bérulle, fondatore degli oratoriani francesi. Sebbene la maggior parte delle persone la conoscesse come donna estremamente attiva, aveva una vita interiore molto sviluppata e raggiunse sempre più frequenti estasi; queste esperienze dapprima la spaventarono, ma in seguito ebbe la certezza che venivano da Dio. Quando Pietro morì nel 1613, Barbara entrò nel convento carmelitano di Amiens come suora laica, assumendo il nome religioso di Maria dell'Incarnazione. Le sue tre figlie erano già carmelitane e quando, poco tempo dopo, la maggiore fu nominata vicepriora, Barbara fu la prima a prometterle obbedienza. Incomprensioni con Pietro di Bérulle causarono il suo trasferimento a Pontoise nel 1616, dove lei si augurò di diventare «l'ultima e la più povera di tutte».Durante la sua ultima malattia la priora le chiese di benedire le suore che si trovavano intorno al letto e, prima di, Maria pregò: «Signore, perdonami per il cattivo esempio che ho dato» e poi aggiunse «se dovesse piacere a Dio Onnipotente di ammettermi nella sua beatitudine eterna chiederò che la volontà del suo Figlio divino sia compiuta in ognuna di voi». Morì il 18 aprile 1618; le furono attribuiti alcuni miracoli e venne beatificata nel 1791. Le sue spoglie sono ancora venerate al Carmelo di Pontoise. Dell'ampia corrispondenza rimangono solo alcune lettere, mentre lei stessa bruciò un suo trattato sulla vita spirituale; rimane invece una breve opera, pubblicata in seguito, dal titolo I veri esercizi della Beata Maria dell'Incarnazione [...] adatto alle anime che desiderano una vita giusta. MARTIROLOGIO ROMANO. A Pontoise presso Parigi in Francia, beata Maria dell’Incarnazione (Barbara) Avrillot, che, provata madre di famiglia e moglie devotissima, introdusse il Carmelo in Francia e fondò cinque monasteri, finché, alla morte del marito, fece lei stessa professione di vita religiosa.

nome San Calogero di Brescia- titolo Martire- nascita I secolo, Brescia- morte 18 aprile 121, Albenga- ricorrenza 18 aprile- Patrono di Albenga, Caluso- Calogero, il cui nome è spesso riportato anche nella particolare forma di Calocero e che le fonti agiografiche chiamano anche col nome romano di Caio, era stato cresciuto nelle superstizioni pagane, e per i pregi suoi era salito in alto grado nella milizia sotto l'imperatore Adriano. Accadde che d'ordine dell'impero Calocero dovette recarsi di presidio a Brescia, terra sua natia. Quivi s'imbattè in quei valorosi confessori Faustino e Giovita, e i loro tratti, le loro parole, la luce divina che brillava sulle loro fronti lo colpirono, e per una ispirazione celeste volle tosto stringere con loro amicizia non solo, ma condividere la loro fede. Calogero venne istruito, battezzato, e rimanendo fedele al padrone terreno, prese a servire il padrone celeste, benchè sapesse che il suo proposito gli frutterebbe strazi d'ogni genere e la morte. Adriano nel suo carattere versipelle, se parve tollerasse i cristiani, non aveva mai revocato il rescritto di Trajano, che lasciava mano libera ai prefetti di mettere a morte i cristiani convinti. Quindi se fu sotto Adriano che si consumò in Roma il martirio della nobile matrona Sinforosa e de' suoi sette figli, ora in Brescia per la fede sono incatenati i santi fratelli Faustino e Giovita e con essi è accusato Calocero; e tutti tradotti a Milano, onde a forza di tormenti avessero a sacrificare a Silvano, Dio delle selve. Quell'Adriano che intese annoverare tra i numi dell'impero il Nazareno Signore, or intrideva le mani nel sangue dei suoi seguaci. « È dunque vero, che tu, officiale dell'impero, hai dato il nome alla setta dei cristiani? — Io lo confesso, o sire, sono cristiano, ma con ciò io non ho cessato d'essere fedele al giuramento di soldato, e in nulla mancai al mio dovere. — Tu dunque confessi di essere cristiano. — Ebbene o vi rinunzia e giura fedeltà alle leggi dell'impero, o morrai. - Io morrò, ma sappi, o sire, che morendo condanno la tua violenza di volermi far rinnegare la fede e che assieme a tutti i miei fratelli cristiani detesto e abbomino i riti osceni delle tue leggi. » — Dopo ciò il valoroso soldato fu diviso di viva forza dai gloriosi Faustino e Giovita, incatenato e sotto buona scorta dato nelle mani del prefetto della Liguria il quale lo condannò al taglio della testa. I pietosi fedeli raccolsero le venerate spoglie di lui, le riposero là ove sorse e chiesa e monastero delle Sacre Vergini; quelle reliquie furono poi tratte in luce nel secolo XIII, e feste si fecero nel secolo XVI, quando la diocesi di Albenga prese ad invocare quale principale patrono il martire illustre S. Calocero; e Milano, avutane parte delle reliquie del martire, edificò una chiesa al suo nome. MASSIMA. Chi aspira veramente al cielo, non piegherà alle lusinghe della terra. PREGHIERA. O Signore, create un cuor nuovo in quelli che comandano e in quelli che obbediscono; affinchè gli uni non comandino cosa contraria alla ss. vostra legge e comprendano gli altri, ciò che non è lecito di fare. MARTIROLOGIO ROMANO. A Bréscia san Calogero Martire, il quale, convertito a Cristo dai santi Faustino e Giovita, sotto il Principe Adriano finì la gloriosa battaglia della confessione.

nome Beata Savina Petrilli- titolo Vergine- nome di battesimo Savina Petrilli- nascita 1851, Siena- morte 18 aprile 1923, Siena- ricorrenza 18 aprile- Beatificazione da papa Giovanni Paolo II, 24 aprile 1988- Savina nacque a Siena nel 1851 da Gelso e Matilda Vetturini. Frequentando una scuola gestita dalle Figlie della Cariti, crebbe in lei una grande ammirazione per S. Caterina da Siena (29 apr.) e l'interesse per i poveri e gli ammalati. Si unì alle Figlie di Maria e ciò la condusse a un nuovo apostolato, l'insegnamento del catechismo ai bambini di strada che era solita accogliere in casa propria. Si senti sempre più chiamata a dedicarsi totalmente a Dio e alla cura dei bambini abbandonati e dei poveri. Professò i voti temporanei con tre amiche nel 1868 e quelli perpetui l'anno seguente, cominciando, già a ventidue anni, a lavorare alla fondazione di una nuova congregazione. Dovette affrontare gli usuali ostacoli e contrasti, ma la sua fiducia nella provvidenza divina era forte e riuscì a guadagnarsi un numero sufficiente di sostenitori e benefattori per mantenere la fondazione in vita. L'opera della congregazione si ampliò fino a comprendere la cura domiciliare e ospedaliera degli ammalati e degli anziani, sebbene il suo apostolato principale fosse rivolto sempre ai poveri e agli svantaggiati. Per Savina e le sue sorelle, Cristo viveva nel povero e scrisse: «Chiunque ci guardi deve vedere in noi Gesù, perché la carità è la virtù che più di ogni altra rende Dio presente». Impulsiva per natura, lottò per imparare la pazienza e la sottomissione e gradualmente giunse a comprendere che per lei la via della croce consisteva nel temperare lo zelo con cui desiderava aiutare gli altri. Fece un voto speciale di non rifiutare mai deliberatamente nulla a Dio. Quando Savina morì il 18 aprile 1923 la sua Congregazione delle Sorelle dei Poveri di S. Caterina da Siena contava più di cinquecento sorelle e aveva case in Italia, Sud America, Stati Uniti, India, Filippine e in altri luoghi. È stata beatificata nel 1988. MARTIROLOGIO ROMANO. A Siena, beata Sabina Petrilli, vergine, che fondò la Congregazione delle Suore di Santa Caterina da Siena per sovvenire alle necessità delle ragazze bisognose e dei poveri.

nome Sant'Ursmaro- titolo Vescovo-abate di Lobbes- nascita 17 luglio 644, Floyon, Francia- morte 18 aprile 713, Lobbes, Belgio- ricorrenza 18 aprile- Canonizzazione 26 marzo 823- Intorno al 689 l'abbazia di Lobbes nell'attuale Belgio, fondata nella prima parte dello stesso secolo da S. Landelino (15 giu.), fu affidata alle cure di Ursmaro, forse già vescovo o più probabilmente ancora abate. Riguardo alla prima parte della sua vita non si hanno notizie certe, nonostante esistano un certo numero di Vite, scritte circa un secolo dopo la morte, che ricalcano modelli stereotipi di santità, austerità e zelo apostolico. Sembra essere nato a Floyon nella Francia settentrionale, forse intorno all'anno 640, e aver ricevuto un'istruzione monastica. Probabilmente divenne monaco a Lobbes e infine ne fu eletto abate; vi introdusse probabilmente la regola benedettina e fu certamente responsabile dell'ampliamento degli edifici dell'abbazia. Consacrò la chiesa abbaziale di Lobbes dedicandola ai SS. Pietro e Paolo nell'agosto del 697, poi costruì un'altra chiesa dedicata alla Vergine a uso della gente del luogo; gli si ascrive inoltre 'a fondazione di numerosi altri monasteri e sembra avere ricoperto un ruolo importante nell'evangelizzazione delle Fiandre. Morì íl 18 aprile 713 e fu sepolto nella chiesa dedicata alla Beata Vergine Maria; le sue reliquie furono poi venerate nella chiesa abbaziale e traslate nel xv secolo a Binche, a est di Mons nell'attuale Belgio, dove rimasero fino alla loro distruzione, avvenuta nel 1794. Il suo culto fu popolare a livello locale ed egli è tuttora invocato in favore dei bambini tardi a camminare. MARTIROLOGIO ROMANO. Nel cenobio di Lobbes nell’Hainault, nell’odierno Belgio, sant’Ursmaro, vescovo e abate, che propagò la regola di san Benedetto e condusse il popolo alla fede cristiana.

nome Beato Andrea Hibernon- titolo Francescano- nome di battesimo Andrés Hibernón Real- nascita 1534, Alcantarilla, Spagna- morte 18 aprile 1602, Gandia, Spagna- ricorrenza 18 aprile- Beatificazione 1791 da papa Pio VI- Andrea Hibernón proveniva da una famiglia povera di Alcantarilla, vicino a Murcia (Spagna). A causa della povertà Andrea già dall'infanzia fu preso a salario dallo zio. Si narra che sentì la vocazione per la vita religiosa mentre tornava a casa dopo avere risparmiato abbastanza denaro per provvedere una dote alla sorella: assalito e derubato durante il viaggio, imparò quanto sia vano e folle far dipendere la felicità dai beni terreni. Entrò in una casa di francescani conventuali, abbandonandola dopo sette anni per divenire fratello laico in una comunità più austera che seguiva la riforma alcantarina, intorno al 1563. Desiderava vivere in umiltà, moderazione e preghiera nella maggiore solitudine possibile, ma la nomea di taumaturgo e il dono della profezia glielo impedirono; numerosi visitatori del monastero ne cercavano il consiglio e molti dichiararono di essere stati convertiti a una vita più santa dal suo ammonimento e dal suo esempio. S. Pasquale Baylon (17 mag.), un confratello laico, rimase particolarmente impressionato dalla sua santità. Andrea morì a Gandia nel 1602; era stato onorato come santo ancora in vita e dopo la morte si diffuse un forte culto locale. Fu beatificato nel 1791. MARTIROLOGIO ROMANO. Nella città di Gandía nel territorio di Valencia sulla costa della Spagna, beato Andrea Hibernón, religioso dell’Ordine dei Frati Minori, che, da giovane derubato del suo denaro dai briganti, coltivò poi mirabilmente la povertà.

nome San Láisren- titolo Abate- nascita VI secolo, Ulster, Irlanda- morte 639, Leighlin, Irlanda- ricorrenza 18 aprile- Laisren, o Laserian, è noto anche con il vezzeggiativo Molaise. Fu un importante santo irlandese del VII secolo, su cui si hanno poche informazioni certe. A quanto risulta, nacque da una famiglia reale dell'Ulster e il re della contea, Cairell, potrebbe esserne stato il nonno. Studiò con S. Fintan di Taghmon (21 ott.) per poi stabilirsi a Leighlin, contea di Carlow, dove vi era un monastero di cui divenne poi abate. Si oppose al suo primo maestro, S. Fintan, riguardo alla data della Pasqua e pare che andò a Roma per cercare testimonianze utili alla risoluzione di questa e altre controversie, motivo di divisione all'interno della Chiesa irlandese. Secondo una tradizione, quasi certamente non vera, a Roma incontrò papa Onorio che lo consacrò vescovo e lo nominò legato per l'intera Irlanda; Leighlin divenne però sicuramente un importante centro di diffusione delle tradizioni latine. In un qualche momento, durante la giovinezza, Laisren aveva visitato Tona, in Scozia; è patrono di Lamlash Bay sull'isola di Arran al largo della costa scozzese, dove si trova un luogo noto come Grotta di Molaise. Laisren morì nel 639 e per secoli una fonte sacra a Leighlin fu associata al suo culto; tale devozione fu ripristinata nel 1914, dopo che un contadino del luogo dichiari di essere stato guarito per intercessione del santo grazie proprio all'acqua della fonte; fu nuovamente eretta un'antica croce di pietra e il luogo tornò a essere meta di pellegrinaggio. Secondo alcuni Laisren fondò un monastero a Inishmurray, contea di Sligo, anche se questa notizia deriva quasi certamente dalla confusione con un altro S. Molaise (12 ago.), poiché tale monastero era stato fondato nel secolo precedente. MARTIROLOGIO ROMANO. A Leighlin in Irlanda, san Láisren o Molaise, abate, che diffuse pacificamente nell’isola il rito romano della celebrazione pasquale.

nome Beato Idesbaldo delle Dune- titolo Abate- nascita 1090 circa- morte 1167- ricorrenza 18 aprile- Beatificazione 1894 da papa Leone XIII- Tutto ciò che si conosce riguardo alle origini di Idesbaldo è la sua provenienza dalla famiglia aristocratica dei Van der Gracht e il fatto che divenne canonico di S. Valburga a Furnes nelle Fiandre. Potrebbe essere divenuto sacerdote da vedovo; dopo qualche tempo abbandonò il canonicato e chiese di entrare nell'abbazia cistercense di Dune. Fece un'ottima impressione alla comunità per la sua integrità e la sua saggezza, oltre che per le sue doti di cantore meticoloso; in seguito fu eletto abate e la comunità prosperò sotto la sua conduzione ottenendo alcuni privilegi da papa Alessandro III (1159-1181). Quando morì nel 1167 fu seppellito nella chiesa del monastero, cosa eccezionale per i cistercensi e permessa solo per ragioni speciali, nel suo caso la santità. L'abbazia fu distrutta nel 1577 durante le guerre di religione tra ugonotti e cattolici, ma i monaci riuscirono a salvare il suo corpo e a trasportarlo quindi a Bruges, dove è ancora venerato. In un'ispezione all'inizio del xvii secolo fu trovato incorrotto. Il suo culto fu approvato nel 1894. MARTIROLOGIO ROMANO. A Bruges nelle Fiandre, nell’odierno Belgio, beato Idesbaldo, abate, che, rimasto presto vedovo ed esercitati per altri trent’anni incarichi nel palazzo dei conti, entrò in età matura nel monastero di Down, che resse santamente come terzo abate per dodici anni.

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8 commenti

@IDROGENO

9 mesi fa

ciao vituperooooo

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