@Robin_
Che bello il sole
Niente è normale e tutto è sbagliato. Lo specchio inganna, riflette l’esterno e ciò che vedono gli altri. È facile identificarsi con quell’immagine. È rassicurante e fa sembrare di avere il controllo su di sé.
Se però si prova a non specchiarsi, si tolgono per un attimo gli abiti migliori e ci si guarda dentro: il vuoto.
Questo vuoto spiega molte cose della vita vissuta fino a quel momento. Ogni relazione con gli altri sfruttata semplicemente per provare a sentire qualcosa. Quasi mai avviene, ma finché si hanno le forze ci si prova disperatamente. Il bisogno angoscioso di sentirsi qualcuno porta a comportamenti di tutti i tipi, ma sono solo recite, tentativi senza speranza di avere effetto.
Si viene etichettati in mille modi dalle diverse persone perché effettivamente si è solamente ciò che vedono gli altri. Come se non si avesse un’identità, una personalità, un carattere. In effetti, questi tre elementi mancano o sono estremamente frammentati. Pane ridotto a briciole sparse. Non è importante la causa, ciò che conta sono gli effetti. Le briciole nemmeno sfamano un uccello, figurarsi le persone. Per questo la propria presenza col tempo risulta indifferente, se si è presenti bene, se non si è presenti nessuno sente una mancanza.
Un punto su cui soffermarsi è il vuoto che si sente. Si sente il vuoto e non ci si sente allo stesso tempo. Non si riesce a sentire gli altri, gli altri non ti sentono. Ogni tentativo come i mille altri precedenti è fallito in partenza.
Per gran parte de tempo, però, si riesce ad andare avanti. Riempendo il proprio tempo nei vari modi possibili pur di non fermarsi mai e guardarsi dentro. Come un alcolizzato che beve per sentirsi intontito e non soffrire. È un arma a doppio taglio. Perché permette sì di tirare avanti anche per lunghi periodi. Ma quando ci si ferma un attimo è chiaro che si sta perdendo sempre di più il contatto con sé stessi. Ci si scolla dal proprio essere, come una vecchia etichetta che perde l’adesivo. Ci si immedesima talmente bene nella parte, che per mesi si è convinti che tutto sia così. Studente, Figlio, Fratello, Amico, Compagno. Poi si scende dal palco, ci si siede 5 minuti e si osserva la propria performance. La pagella sempre la solita…recitazione: dieci decimi; identità: zero decimi.
Il problema? Ogni volta non esistono esami di riparazione. Si viene bocciati, e la punizione è ripetere tutto da capo. Non prima di aver passato qualche giorno a prendere mazzate sui denti da parte dei propri neuroni. In senso figurativo, ovviamente. Sarebbe un favore concedere al proprio corpo di sentire mezza emozione, per quando negativa.
Quindi come concludere questa riflessione? Credo non ci sia un modo intelligente. Torna sempre il tormento della razionalizzazione… Invidio chi di natura riesce a pensare anche con il cuore.
Quindi la vita per questa persona è destinata a rimanere sempre uguale? Un circolo continuo, passaggi e stati in sequenza? Probabilmente sì. Si scontra un po’ con la visione che di norma ha la gente. La vita come linea retta, con tratti in salita e tratti in discesa. Ma per una persona così la vita è un cerchio. Non ha un inizio né una fine, può soltanto andare piano o veloce, ma sempre attorno ad un unico punto. Non ci si allontana mai, non ci sono strade da esplorare. Non c’è nascita né morte.
Non può morire chi è già morto dentro.