@Pali
55 anni dopo la Strage di Piazza Fontana non è storia, è presente.
17 morti e 88 feriti, questo è il bilancio della Strage di piazza Fontana. Il 12 dicembre 1969 segna l'inizio del periodo più buio della storia italiana: gli anni di Piombo.
Piazza Fontana, è una piccolissima piazza a pochi metri dal Duomo di Milano, prima di allora era nota solamente per la sua bellissima fontana del Piermarini, la prima fontana costruita a Milano. Sulla Piazza si affaccia la Banca Nazionale dell'Agricoltura. Questa non è una banca come altre, la Banca Nazionale dell'Agricoltura si occupa principalmente delle contrattazioni tra imprenditori agricoli. Girono per giorno, gli agricoltori del Parco Agricolo Sud di Milano, della Lomellina, del Pavese e della Brianza, giungevano a Milano per contrattare. Uomini di umili origini, che giungevano nel capoluogo lombardo per vendere o acquistare cascine, capi di bestiame, macchinari e prodotti agricoli.
Immaginatevi lì: sono le ore 16:30, mentre a quest'ora gli istituti di credito chiudono, nel grande salone centrale c'è grande fermento. Ci si siede al tavolo, si contratta il proprio prodotto e una volta conclusa la compravendita ci si stringe la mano. Un impiegato della banca "taglia" la stretta di mano, sugellando l'accordo, e una volta conclusa l'operazione, i due contadini, spesso accompagnati dall'impiegato, vanno in un bar a festeggiare. Un'antica tradizione che si ripete di continuo, la gente entra ed esce dalla Banca, qualcuno a volte entra senza concludere nulla, può capitare magari che una persona, in attesa dell'impiegato lasci la propria valigetta ed esca a fumare una sigaretta, nessuno fa caso dunque a una valigetta nera, lasciata sotto il grande tavolo delle contrattazioni, situato al centro della sala. Dentro quella valigetta però non ci sono documenti, ma 7 chili di tritolo.
Ore 16:37... un forte boato spacca le vetrate del salone, disintegra letteralmente il grosso tavolo in legno, i documenti volano in aria ovunque, sul pavimento rimangono copri inerti, e là, dove poco prima si contrattava, c'è una voragine nel pavimento. Non esiste internet, la televisione trasmette ancora su due canali in bianco e nero. In giro per Milano però inizia a diffondersi la voce… "è scoppiata una caldaia". Una caldaia?
Una seconda valigetta viene ritrovata nella sede milanese della Banca Commerciale Italiana, in piazza della Scala. Fortunatamente questa non esplode.
Alle 16:55, a Roma, un ordigno esplode all'ingresso della Banca Nazionale del Lavoro. Ore 17:20: un secondo ordigno esplode all'Altare della Patria, 10 minuti dopo... un terzo ordigno al Museo centrale del Risorgimento. Nella Capitale si registrano 16 feriti, ma è a Milano che si concentra l'attenzione mediatica, perché quella che prima sembrava l'esplosione di una caldaia, in realtà è un'ordigno che ha ucciso 13 persone. Nella serata i morti salgono a 16, la diciassettesima vittima morì un'anno dopo.
Perché quegli ordigni contro degli innocenti? umili lavoratori, persone che non centravano nulla con gli scontri di piazza di quel periodo.
C'è un complesso sistema di organi dello Stato, che su pressione americana, agisce contro il funzionamento democratico del paese. In quell'anno il Partito Comunista ha avuto un incredibile aumento di consenso, alimentato dai moti operai e studenteschi, in piazza per rivendicare i propri diritti. L'Europa è spaccata in due dal muro di Berlino e l'Italia si trova in una posizione strategica per gli americani. Ecco il perché di quelle bombe… attraverso la violenza, si voleva mettere pressione al Primo Ministro Mariano Rumor, per dichiarare lo "Stato d'emegenza". Cosi facendo sarebbe stato possibile fermare gli scioperi in piazza e impedire un possibile ingresso dei comunisti al governo. E chissà, forse sarebbe stato possibile anche un colpo di stato.
Mariano Rumor non dichiarò lo stato d'emergenza, secondo molti, spinto da quello che accadde in Piazza Duomo nel giorno dei funerali. Alle bombe Milano non reagì con violenza, come queste ombre nello stato pensavano, Milano reagì con compostezza! Piazza Duomo era stracolma di una folla silenziosa, ordinata. La Piazza era talmente piena che si trovavano anche giovani arrampicati sui lampioni e sulla Statua di Vittorio Emanuele II. Migliaia di persone in un silenzio spettrale… pioveva, ma nessuno aveva l'ombrello. Un silenzio talmente impressionante che all'ingresso dei feretri nella Cattedrale, riecheggiavano i passi. Quel silenzio era dovuto allo sconcerto, nessuno poteva sapere di quella macchinazione all'interno dello Stato, nessuno si spiegava perché quelle persone erano state uccise in una maniera così brutale. Oggi lo sappiamo, ma c'è voluto tempo per scoprirlo… La democrazia è un bene troppo delicato, basta un niente per perdere tutto ciò che abbiamo conquistato in quegli anni, ecco perché bisogna ricordare queste 17 vittime.