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08/07/2024 alle 15:02

I santi di oggi 8 luglio:

I santi di oggi 8 luglio:

nome Sant'Adriano III- titolo 109º papa della Chiesa cattolica- nascita Roma- Elezione 17 maggio 884- insediamento 17 maggio 884- Fine pontificato agosto/settembre 885- morte agosto/settembre 885- ricorrenza 8 luglio- Canonizzazione 1891 da Leone XIII- Adriano, romano di nascita, divenne papa nell'884, in «un periodo tormentato della storia del papato», benché la sua elezione sía avvenuta «in circostanze imprecisate» (O.D.P.). Si sa pochissimo del suo breve papato, e non è del tutto chiaro perché fosse considerato un santo. Fece accecare un alto ufficiale del palazzo dcl Latcrano, Giorgio dell'Aventino, nemico giurato di papa Giovanni VIII (872-882), inoltre la tradizione racconta che fece frustare con la verga la moglie di un altro ufficiale, dopo averla spogliata degli abiti, per le strade della città; come suggerisce Kelly, Adriano sembra aver continuato le vendette sanguinose che erano prevalse al tempo dell'assassinio di Giovanni. Adottò una politica conciliante verso la Chiesa orientale, in linea con i suoi immediati predecessori. Nell'885 l'imperatore Carlo il Grosso (881-888), che non aveva eredi maschi legittimi, invitò il papa a partecipare alla dieta di Worms, per riconoscere il suo figlio illegittimo e nominarlo così suo erede ufficiale. Ciò può essere prova di un patto stipulato tra l'imperatore e Adriano al tempo dell'elezione del papa: il primo offriva il suo sostegno in cambio di successivi favori da parte del secondo. Adriano partì per la Germania, ma morì mentre era in viaggio, a San Cesario sul Panaro, vicino a Modena, nel settembre dell'885. Il fatto che il suo corpo non sia stato riportato a Roma conferma l'ipotesi che sia stato ucciso. Seppellito nell'abbazia di S. Silvestro a Nonantola, intorno alla sua tomba nacque un culto locale che dura da allora, approvato nel 1891. Resoconti successivi narrano che scongiurò la carestia a Roma mentre era papa, e Flodardo, storico della chiesa di Reims, lo loda per la sua disponibilità verso gli altri vescovi. MARTIROLOGIO ROMANO. A Spina Lamberti in Emilia, transito di sant’Adriano III, papa, che cercò con ogni mezzo di riconciliare la Chiesa di Costantinopoli con quella di Roma e morì santamente, colpito durante un viaggio in Francia da una grave malattia.

nome Santi Aquila e Priscilla- titolo Sposi e martiri, discepoli di San Paolo- ricorrenza 8 luglio- Patroni di S.S. Lazio- Questi due sposi (Aquila era giudeo originario del Ponto trapiantato a Roma, mentre Prisca detta anche Priscilla era romana) convertiti al cristianesimo, erano molto legati a San Paolo apostolo e furono suoi collaboratori nella diffusione del Vangelo. Erano stati scacciati da Roma da un editto dell'imperatore Claudio che espelleva i giudei, ed erano venuti a stabilirsi a Corinto. Qui Paolo li incontrò al suo arrivo nella città, nel 50: "si stabilì nella loro casa e lavorava"; di mestiere facevano i tessitori di tende. Quando Paolo andò a Efeso, verso l'anno 54, tutti e due lo accompagnarono. Nella loro casa si riunivano i cristiano, come precisa l'Apostolo stesso: "Vi salutano molto nel Signore Aquila e Prisca, con le comunità che si raduna nella loro casa". E sempre loro, a Efeso, completarono l'istruzione cristiana di Apollo . Verso il 57 tornarono a Roma, come attesta ancora Paolo: "Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù". Egli aggiunge, alludendo ad avvenimenti per altro sconosciuti "per salvarmi la vita, essi hanno rischiato la loro testa, ed ad essi non io soltanto sono grato, ma tutte le chiese dei gentili". Verso la fine della sua vita Paolo prega Timoteo di salutare "Prisca e Aquila", i quali si erano recati evidentemente di nuova a Efeso, dove risiedeva Timoteo. Le reliquie di Aquila sono a Roma, dove la tradizione sostiene sia morto; lo hanno rivendicato come patrono i fabbricanti di tele per tende, naturalmente, ma anche gli architetti. MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione dei santi Aquila e Prisca o Priscilla, coniugi, che, collaboratori di san Paolo, accoglievano in casa loro la Chiesa e per salvare l’Apostolo rischiarono la loro stessa vita.

nome San Procopio di Cesarea di Palestina- titolo Martire- nascita III secolo, Aelia, Gerusalemme- morte 8 luglio 303, Cesarea di Palestina- ricorrenza 8 luglio- Patrono di San Procopio e Fiesco- Un resoconto della Passio di Procopio, il protomartire della persecuzione avvenuta sotto l'imperatore Diocleziano in Palestina, è offerto da Eusebio di Cesarea, un contemporaneo, nel suo Martiri della Palestina, secondo cui Procopio era stato partorito a Gerusalemme e visse in estrema austerità, dedicandosi allo studio della Bibbia e alla meditazione. Trasferitosi a Scitopoli (la moderna Bet She'an) fu lettore e interprete di siriaco, oltre che esorcista. Fu arrestato a Cesarea e gli fu ordinato di fare sacrificio agli dèi; poiché rifiutò, affermando che esisteva un solo Dio, fu decapitato l'8 luglio 303. B.T.A.: «Si riesce a mala pena a credere che questa narrazione semplice e vivace possa essere stata il seme delle leggende incredibili che nacquero poi intorno al nome di Procopio: miti e ornamenti sbalorditivi e assurdi che alla fine trasformarono l'austero ecclesiastico in un potente guerriero, e addirittura lo divisero nei tre aspetti dell'asceta, del soldato e di un martire morto in Persia». MARTIROLOGIO ROMANO. A Cesarea in Palestina, san Procopio, martire, che condotto qui sotto l’imperatore Diocleziano dalla città di Scitopoli, alla prima audacia nelle risposte, fu messo a morte dal giudice Fabiano.

nome Beato Eugenio III- titolo 167º papa della Chiesa cattolica- nascita 1080 circa, Montemagno, Asti- Ordinazione sacerdotale 1135 da papa Innocenzo II-Consacrazione a vescovo 18 dicembre 1145- Elezione 15 febbraio 1145- Insediamento 18 febbraio 1145- Fine pontificato 8 luglio 1153 (8 anni e 143 giorni)- morte 1153 circa, Tivoli- ricorrenza 8 luglio- Beatificazione 3 ottobre 1872 da papa Pio IX- Pietro Pignatelli nacque a Montemagno, tra Pisa e Lucca. Secondo B.T.A. il suo cognome era Paganelli, e si affermava che era di famiglia nobile; studi più recenti suggeriscono il cognome Pignatelli e concludono che era «di famiglia non identificata ma certamente di umili condizioni» (O.D.P.) Non si sa nulla dei primi anni di vita: forse fu priore del monastero di S. Zeno a Pisa nel 1128, anche se quest'ipotesi è difficile da conciliare con altre testimonianze, compresa quella di S. Bernardo (20 ago.), che pensava fosse un canonico importante della Chiesa di Pisa. Un incontro con S. Bernardo nel 1137 o 1138 lo convinse a entrare nel monastero di Clairvaux, con il nome di Bernardo, e infine diventò vescovo del monastero cistercense dei SS. Vincenzo e Anastasio fuori Roma. Era ancora là quando fu inaspettatamente eletto papa nel febbraio del 1145, con il nome d'Eugenio III; S. Bernardo fu sbalordito dalla scelta di una persona così inesperta e scrisse ai cardinali per rimproverarli, dicendo: «Possa Dio perdonarvi per ciò che avete fatto!». Eugenio, benché continuasse a indossare l'abito cistercense il più possibile e seguisse uno stile di vita monastico, si dimostrò più risoluto e capace di quanto molti si aspettassero. Il predecessore d'Eugenio, papa Lucio II, era morto per le ferite riportate nel tentativo di prendere d'assalto il Campidoglio per ripristinare il controllo del papato sulla città. Eugenio rifiutò di riconoscere l'autorità del senato romano e dovette essere consacrato a Farfa, a nord di Roma, scegliendo poi come residenza Viterbo. Nel 1145 emise una bolla con cui proclamava la seconda crociata, e nel marzo del 1146 incaricò S. Bernardo di divulgarla, mediante la predicazione, in Francia, dove egli stesso si recò per i preparativi. La crociata iniziò nel 1147, ed Eugenio sperava che avrebbe contribuito a migliorare le relazioni con la Chiesa orientale. Fu un fallimento totale, ed Eugenio saggiamente rifiutò di seguire il consiglio di S. Bernardo di riprovarci e di includere la conquista di Costantinopoli nei suoi scopi. Il papa fu un riformatore accanito e sfruttò la sua permanenza in Francia per tenere sinodi a Parigi, Treviri, e Reims, su questioni dottrinali e di disciplina e sulle visioni e l'insegnamento di S. Ildegarda di Bingen (17 set.). Su consiglio di S. Bernardo, Eugenio approvò queste ultime, ma prudentemente la mise in guardia contro l'orgoglio, stimolandola a far sì che il suo messaggio spirituale fosse «rivelato con cautela». Il pontefice intervenne vigorosamente nella disputa tra l'arcivescovo Teobaldo di Canterbury e S. Guglielmo di York (8 giu.), deponendo quest'ultimo nel 1147 su consiglio di S. Bernardo, forse scorrettamente; le questioni sottese erano complesse, e la disputa faceva parte di una controversia maggiore nata in seguito alla guerra civile tra re Stefano e la regina Matilda, inoltre S. Bernardo non sempre aveva vedute imparziali. Nel 1148, Eugenio approvò la regola che era stata stilata da S. Gilberto di Sempringham (4 feb.) per l'Ordine inglese dei gilbertini. Eugenio fu un tenace sostenitore del potere di giurisdizione del papato. Invitando i vescovi al sinodo di Reims nel 1148, dichiarò che, attraverso S. Pietro, Cristo aveva dato al papa la suprema autorità temporale e spirituale. Riorganizzò la Chiesa d'Irlanda, riuscendo a rafforzare il legame con la sede romana, e nel 1152 inviò un nunzio apostolico (Nicola Brcakspear, il futuro Adriano IV) in Scandinavia per riformare la Chiesa e per legarla più strettamente a Roma. In tutto ciò, Eugenio stava seguendo la politica dei papi riformatori, come S. Gregorio VII (25 mag.), del secolo precedente. S. Bernardo nutriva grandi speranze sui risultati che Eugenio avrebbe potuto ottenere, e, in occasione della sua elezione, scrisse che il Signore gli avrebbe permesso di vedere «la Chiesa di Dio come nell'antichità, quando gli apostoli lasciarono le loro reti per una pesca, non d'argento e oro, ma d'anime». Per aiutare il papa in questo compito, Bernardo scrisse il trattato De consideratione, spingendolo a mantenere un equilibrio tra il coinvolgimento necessario nelle questioni terrene, i principali interessi spirituali, e il proprio sviluppo interiore. Nonostante sia «guardiano su tutti» e «a capo dei ministri», il papa non deve imporsi sugli altri o tentare di usare la spada laddove sono falliti i mezzi spirituali; le questioni divine devono essere sempre curate direttamente, ma con la preghiera, piuttosto che con le dispute. Eugenio fu fortunato ad avere un consigliere come Bernardo, ma la portata dell'influenza di quest'ultimo può essere stata esagerata: sebbene spesso dipendesse apertamente dal suo gran maestro e qualcuno alla corte del papa si lamentasse che Bernardo, non Eugenio, era il vero papa, Eugenio spesso agiva in modo indipendente e in certi casi non tenne in considerazione i suoi consigli (O.D.R). Eugenio ritornò in Italia nel 1148, e riuscì a entrare a Roma nel dicembre del 1149, con l'aiuto militare di Ruggero di Sicilia, ma l'atmosfera ostile lo obbligò a ripartire e solo nel 1153 poté riprendervi la residenza. Nello stesso anno firmò un trattato con Federico I Barbarossa (1152-1190), salvaguardando i diritti della Chiesa e promettendo al re la corona imperiale, ma morì dopo poco, l'8 luglio. Fu sepolto in S. Pietro accanto a papa Gregorio III (10 dic.). Un cronista inglese, Roger di Hoveden, scrisse di Eugenio: «Era degno del massimo onore del papato, la mente sempre ben disposta, la discrezione sempre affidabile, gli sguardi non solo allegri ma persino gioiosi». Pietro di Cluny scrisse di lui a S. Bernardo: «Non ho mai conosciuto un amico più sincero, un fratello più affidabile, un padre più dolce [...1. In lui non c'è arroganza, né brama di dominio, né regalità: giustizia, umiltà e ragione accampano diritti sull'intera persona». Presto gli furono attribuiti miracoli grazie alla sua intercessione e subito nacque un culto che fu approvato nel 1872. MARTIROLOGIO ROMANO. A Tivoli nel Lazio, transito del beato Eugenio III, papa, che fu diletto discepolo di san Bernardo; dopo aver retto da abate il monastero dei Santi Vincenzo e Anastasio alle Acque Salvie, eletto alla sede di Roma, si adoperò con impegno per difendere il popolo cristiano dell’Urbe dalle insidie dell’eresia e rinnovare la disciplina ecclesiastica.

nome Santa Landrada- titolo Badessa di Bilsen- nascita VII secolo, Bilzen, Belgio- morte 8 luglio 690, Bilzen, Belgio- ricorrenza 8 luglio- Attributi crocifisso circondato da raggi di luce e nuvole- Patrona di Munsterbilzen, Ghent- Le fonti documentarie che riguardano S. Landrada, pur essendo abbastanza varie e numerose, sono però tutte di scarsa attendibilità. Il monaco Erigero apprese dalla bocca degli abitanti di Winter-Shoven un racconto della ricognizione delle reliquie della Santa e compose una raccolta dei suoi miracoli, ma nessuno di questi due documenti offre informazioni sulla sua vita. Questa fu scritta da un altro monaco, Teodorico di Saint-Trond nel secolo XII, ma anche questa fonte non è che una raccolta di luoghi comuni agiografici. S. Landrada è menzionata anche nelle litanie contenute nei libri liturgici di due chiese di Gand, di una di Troyes e una di Orbais, ma questo genere di testi sacri si limita a riportare soltanto il suo nome dei personaggi commemorati. In sostanza tutto quello che si può dire di lei è che fu discepola di S. Lamberto e che resse come badessa il monastero di Bilsen nel secolo VII e morì probabilmente l'8 luglio del 690. Infatti l'8 luglio si celebra la sua festa principale e l'8 marzo si ricorda l'anniversario della sua traslazione. MARTIROLOGIO ROMANO. A Bilsen in Brabante, nel territorio dell’odierno Belgio, santa Landráda, badessa.

nome San Chiliano- titolo Vescovo e martire- nascita 644 circa, Irlanda- morte 689, Würzburg, Germania- ricorrenza 8 luglio- Attributi bastone pastorale e spada- Patrono di Würzburg, Heilbronn, Kostheim e della regione della Franconia, così come della professione di bottaio. Viene anche invocato contro le malattie degli occhi, la podagra e i reumatismi- Chiliano nacque in Irlanda, forse a Mullagh nella diocesi di Kilmore, in cui si trova una delle pochissime chiese in Irlanda in suo onore. Non si sa nulla della sua vita, fino al momento in cui lasciò l'Irlanda con undici compagni per recarsi in missione in Germania; a quel tempo può darsi fosse già stato eletto vescovo. Il gruppo giunse alla foce del Reno, e risalì il fiume fino a raggiungere il suo affluente, il Meno, e poi la città di Wiirzburg. Chiliano riuscì a convertire il capo pagano del luogo, Gosbcrto, e poi si recò a Roma, forse per ottenere l'approvazione della sua attività di missionario da parte del papa; vi giunse durante il pontificato di papa Conone (686-687), e vi rimase per circa due anni; alcuni resoconti riferiscono che gli fu affidato un breve incarico da parte del papa affinché evangelizzasse la Turingia e parte della Franconia, anche se questo sembra improbabile. Sulla via del ritorno a Wiirzburg scoprì che Gosberto aveva sposato sua cognata vedova; quando Chiliano denunciò questo matrimonio come contrario alle leggi della Chiesa, lei lo fece uccidere assieme a due suoi compagni, Colman e Totnan, probabilmente nel 687 o 689. Può darsi che abbia avuto paura di essere lasciata da Gosberto, o forse lei e Gosberto pianificarono l'assassinio assieme. È storicamente assodato che fu ucciso, ma le circostanze e i dettagli dell'evento sono meno certi. Sembra che il culto di Chiliano sia nato in seguito alla traslazione delle sue reliquie nella cattedrale di Wiirzburg da parte dell'anglosassone S. Burcardo (2 feb.), primo vescovo della città, nel 752. La prima Passio probabilmente risale a questo periodo, e il culto fece parte della documentata trasformazione della città in un importante centro politico e culturale, da cui l'influenza franca avrebbe potuto espandersi in altre parti della Germania. Per questo motivo, la traslazione delle reliquie fu sostenuta da re Pipino e il culto che ne scaturì fu incoraggiato da Carlo Magno. Chiliano è inserito nel calendario di Godescalco (circa 780), secondo solo a S. Bonifacio (5 giu.) nell'opera d'evangelizzazione di quella regione. Il suo martirio fu registrato nel Martirologio irlandese di Tallaght del ix secolo, sebbene i nomi dei suoi compagni fossero differenti e le circostanze diverse, ma non esistono prove di un culto diffuso in Irlanda. I rapporti tra Wiirzburg e l'Irlanda durarono fino al XV secolo, e solitamente vi era una casa di monaci irlandesi in città. Le teste dei tre martiri furono custodite nella cattedrale di Wiirzburg, mentre la tomba di Chiliano si trovava nella cripta di New Minster. Nel 1987, è stato fabbricato un reliquiario d'oro per i suoi resti, e nel 1991 una reliquia è stata donata alla chiesa di Mullagh, in Irlanda. S. Chiliano compare sul sigillo e sulle monete medievali di Wiirzburg, quando divenne il patrono principale della città. Il giorno della sua festa è ancora celebrato annualmente con la cosiddetta Kilianfest, durante la quale si rappresenta all'aperto un mistero sulla vita del santo; rimangono inoltre diversi inni e canti popolari in latino e in tedesco in suo nome. MARTIROLOGIO ROMANO. A Würzburg nell’Austrasia, in Germania, san Chiliano, vescovo e martire, che, originario dell’Irlanda, giunse in questa terra a predicare il Vangelo e per aver serbato con cura gli usi cristiani fu trucidato, consumando così il suo martirio.

nome San Disibodo- titolo Eremita, monaco e vescovo- nascita VII secolo, Irlanda- morte VII secolo, Renania, Germania- ricorrenza 8 luglio- Si hanno pochissime notizie certe di questo santo irlandese. S. Ildegarda di Bingen (17 set.) scrisse una Vita nel 1170, ma contiene pochi dettagli biografici, ed è sovraccarica di osservazioni morali e scritturali personali. I pochi fatti provengono dalla tradizione del suo monastero, ma anche questi non sono interamente attendibili. Si dice sia nato e poi cresciuto in Irlanda, dove alla fine divenne vescovo. Nonostante il suo grande impegno come predicatore, non ottenne risultati, e verso la metà del va secolo lasciò l'Irlanda per la Germania. Con l'aiuto di tre compagni, fondò un monastero sulle colline che sovrastavano la valle del Nahe, vicino a Bingen, conosciuta come Disibodenberg o Diessenberg (da mons. Disibodo), che diventò il centro del ministero apostolico svolto insieme ai suoi compagni con grandi risultati tra la gente del luogo. Il monastero fu ricostruito durante il XII secolo da benedettini di Hirshau, e un edificio annesso fu occupato da una congregazione di monache, con S. Ildegarda in veste di badessa. Soltanto dopo aver trasferito la sua congregazione al Rupertsberg, vicino a Bingen, l'abate di Disibodenberg le chiese di scrivere una Vita del fondatore. Disibodo è citato prima nel Martirologio di Rafano Mauro (4 feb.), arcivescovo di Magonza dall'847 all'856, ma non compare nel Félire di Oengus, in quello di Tallagh, o in quello romano. MARTIROLOGIO ROMANO. Nella Renania, in Germania, san Disibódo, eremita, che, radunati alcuni compagni, fondò un monastero lungo la riva del fiume Nahe.

nome San Pancrazio di Taormina- titolo Vescovo e martire- ricorrenza 8 luglio- Patrono di Taormina (ME), Canicattì (AG), Valdina (ME), Zagarise (CZ)- Pancrazio, secondo il gesuita don Ottavio Gaetani nella sua opera sui santi, era un adolescente quando suo padre, attratto dalla fama dei miracoli di Gesù e desideroso di vederlo, decise di recarsi a Gerusalemme portando con sé il figlio. Pancrazio ebbe così l'opportunità straordinaria di vedere Cristo con i propri occhi. Dopo essere tornato ad Antiochia, Pancrazio ascoltò la predicazione dell'apostolo Pietro dopo l'ascensione di Gesù al cielo. Fu battezzato da Pietro, che lo avviò al sacerdozio e infine lo consacrò vescovo. Nel 40 d.C., durante il regno dell'imperatore Caligola, Pancrazio divenne il primo vescovo della Diocesi di Nardò-Gallipoli. Tuttavia, lasciò questa posizione quando Pietro lo inviò in Sicilia come vescovo di Taormina. In questa città, Pancrazio riuscì a convertire molti pagani, compreso il prefetto locale. Questa attività gli attirò l'ostilità di molti nemici, determinati a eliminarlo. Secondo Gaetani, il promotore del suo assassinio fu Artagato, un adoratore degli dei. Con un gruppo di amici, Artagato tese un agguato a Pancrazio nella sua casa, invitandolo a un banchetto. Durante l'incontro, cercarono di costringerlo a baciare un idolo di legno. Pancrazio, con un segno di croce, ridusse l'idolo in pezzi. Questo gesto gli costò la vita: fu immediatamente aggredito con bastoni, pugni, morsi, pietre e spade. Il suo cadavere fu occultato in un profondo pozzo, ma successivamente fu ritrovato dai suoi discepoli grazie a un segno di luce divina, che lo seppellirono con grande dolore. Gaetani scrive che Pancrazio visse fino a tarda vecchiaia e raggiunse gli inizi del regno dell'imperatore Traiano, salito al trono di Roma nel 98 d.C. Pancrazio al momento del martirio doveva avere circa novant'anni. MARTIROLOGIO ROMANO. A Taormina in Sicilia, san Pancrazio, vescovo e martire, ritenuto primo vescovo di questa Chiesa.

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