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I santi di oggi 2 giugno:
nome Corpus Domini- titolo Sacramento del corpo e sangue di Cristo- ricorrenza 2 giugno e 30 maggio date variabili, domenica dopo la Santissima Trinità e giovedì fra l'ottava della Santissima Trinità- « Così Dio amò il mondo, da darci il suo Figlio Unigenito ». Queste mirabili parole le vediamo brillare sulla capanna dell'Infante di Betlemme ove Cristo nacque su di un giaciglio di foglie. Le vediamo impresse sulla povera casetta di Nazaret ove Gesù lavorò per amor nostro. Le vediamo là nel pretorio di Caifa, di Erode, di Pilato, ove l'innocente Gesù soffrì per amor nostro. Senza dubbio se Nostro Signore ci avesse amato soltanto fino alla croce, fino a dare la vita per noi, sarebbe già stata una prova di immenso amore, ma il Signore volle far più. Il Cuore di Gesù è Cuore divino, e Dio è eterno ed anche il suo amore non può morire: « Io sarò con voi sino alla consumazione dei secoli ». Ma in che modo, o Gesù, resterai con noi? Se tu stesso hai predetto la tua morte, la tua partenza da questa terra. Nella notte stessa nella quale uno dei suoi amici più intimi, un suo apostolo, Giuda, lo tradiva, nella notte in cui i suoi nemici aizzavano la plebe, radunavano falsi accusatori, armavano soldati per la sua cattura, mentre i Giudei gridavano : «Non deve regnare sopra di noi, è degno di morte... dobbiamo toglierlo dal mondo...», Gesù, là, nel Cenacolo, circondato dai suoi Apostoli dà una prova solenne di tutto il suo amore per gli uomini. «Non vi lascerò orfani, esclama, ma sarò sempre con voi». Ancora una volta quel Cuore adorabile, pieno d'amore, si commuove, pensa alle anime che avranno bisogno di nutrimento spirituale; che avranno bisogno di Lui e della sua forza ed allora decide di darsi come cibo. Verso la metà della cena, prese il pane, alzò gli occhi al cielo, lo benedisse, lo spezzò e lo distribuì agli Apostoli dicendo: «Prendete e mangiate; questo è il mio Corpo». Similmente fece del vino che distribuì dicendo: «Prendete e bevete, questo è il mio Sangue; ogni qualvolta farete questo, fatelo in mia memoria». Ecco compiuta l'istituzione del Sacramento dell'amore, l'Eucarestia, il Sacramento che fa vivere in mezzo a noi Gesù, anche dopo la sua ascesa al cielo. I nemici uccisero Gesù, suscitarono persecuzioni di ogni genere, cercarono ogni mezzo per toglierlo di mezzo agli uomini, ma tutto fu inutile. Cristiani, quante volte là da quel tabernacolo Gesù ci invita al banchetto divino! accostiamoci a lui. Rallegriamoci di essere nel numero dei fedeli convitati che il Padrone ha introdotto nella sua casa. Là dimenticheremo le nostre tristezze ed ascolteremo dal Cuore di Cristo i suoi divini consigli, là riceveremo la forza, il vigore per vincere i nostri nemici e camminare più speditamente per la via della virtù. Gesù Eucaristico, sole splendente ed ardente d'amore, brilla nella nostra mente, nel nostro cuore, nelle nostre famiglie, nel mondo intero, e facci amare Iddio sopra ogni cosa e il prossimo come noi medesimi! PRATICA. Accostiamoci sovente al banchetto divino. PREGHIERA. O Signore, che sotto questo mirabile Sacramento ci hai lasciato un ricordo della tua passione, deh, concedici di venerare così i sacri misteri del Corpo e del Sangue tuo, da sentire continuamente in noi il frutto della tua redenzione. MARTIROLOGIO ROMANO. Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo: con il suo sacro nutrimento egli offre rimedio di immortalità e pegno di risurrezione.
nome Santi Marcellino e Pietro- titolo Martiri- ricorrenza 2 giugno- Santuario principale Chiesa dei Santi Marcellino e Pietro, Roma; Abbazia, Seligenstadt- Attributi Rappresentati come uomini di mezza età, con la tonsura, mentre mantengono tra le mani un rotulo o una corona e la palma del martirio; imberbi, affiancati da San Pollione- Patrono di Seligenstadt, Lausdomini, Piedimonte Matese, San Marcellino, Monteodorisio e Luogosano- Marcellino e Pietro appartenevano al clero romano. Il primo era prete, l'altro esorcista. Insigni per virtù e per prodigi, erano ammirati e venerati da tutti i fedeli e nello stesso tempo oggetto di grande odio da parte dei persecutori. S. Pietro venne arrestato per ordine del proconsole Sereno, e consegnato al capo delle carceri Artemio, perchè fosse tenuto in dura prigionia. Ma anche tra le catene il Martire non seppe tacere il nome di Gesù, predicando agli stessi carcerieri. Di notte, mentre riposava nella prigione, venne miracolosamente liberato. Non s'allontanò da Roma, ma si presentò ad Artemio che s'era burlato di lui e della sua fede in un Dio, come egli diceva, incapace di liberarlo dalle sue mani. Ciò non era stato opera dell'uomo e Artemio lo riconobbe, e piangendo credette in Gesù Cristo e con lui tutta la famiglia. La sua figliuola, vessata dal demonio, fu liberata e altre trenta persone e carcerati saputo il fatto si convertirono. Il Battesimo fu loro conferito da S. Marcellino, appositamente chiamato da S. Pietro. Nel frattempo il giudice veniva colpito da grave malattia. Appena guarito, e venuto a conoscenza dell'accaduto, ne fu Più che mai sdegnato. Artemio si interpose, facendogli conoscere la santità della religione cristiana e quanto Dio aveva operato per mezzo dei suoi servi Pietro e Marcellino. Ma ciò inviperì vieppiù il tiranno che condannò Artemio con tutta la sua famiglia a crudelissimi supplizi e citò dinanzi a sè i due Santi. Questi, anzichè venir meno, gli minacciarono i castighi preparati a quanti odiano Dio. Nuovamente condotti in prigione, Pietro fu stretto con ceppi e Marcellino disteso su cocci di vetro. Essi però dovevano ancora compiere del bene. Un Angelo li liberò e si portarono tra i Cristiani, dove per sette giorni confortarono e animarono i fedeli alla perseveranza finale. Presentatisi nuovamente al governatore, furono condannati e dopo essere stati costretti a scavarsi la propria tomba in una foresta vennero decapitati. I loro corpi, trovati da una matrona di nome Lucilla, furono deposti presso il sepolcro di S. Tiburzio che prese poi il nome di Catacombe dei Santi Marcellino e Pietro. PRATICA. Nelle difficoltà non dobbiamo scoraggiarci, ma dobbiamo riporre tutta la fiducia in Dio che è Padre potente ed amoroso e tutto dispone per la nostra santificazione. PREGHIERA. O Signore, che ogni anno ci allieti con la solennità dei tuoi martiri gloriosi Marcellino e Pietro, fa' che il loro esempio ci infiammi sempre al bene. MARTIROLOGIO ROMANO. Santi martiri Marcellino, sacerdote, e Pietro, esorcista, che, come riporta il papa san Damaso, furono condannati a morte durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano; condotti tra i rovi sul luogo del supplizio, ebbero l’ordine di scavarsi il sepolcro con le proprie mani, perché i corpi rimanessero nascosti a tutti, ma la pia donna Lucilla diede degna sepoltura alle loro sante membra a Roma sulla via Labicana nel cimitero ad Duas Lauros.
nome Sant'Erasmo di Formia- titolo Vescovo e martire- nascita III Secolo, Anatolia- morte 2 giugno 303, Formia- ricorrenza 2 giugno- Canonizzazione pre canonizzazione- Attributi Argano, bastone pastorale, palma- Patrono di Ajaccio, Formia, Gaeta, Roccagorga, Santeramo in Colle e altre località; marinai, pescatori, malattie intestinali- S. Erasmo, vescovo e già solitario del Libano, esercitò il suo apostolato nelle vicinanze di Roma, nella Campania e nelle Puglie. La sua vita si può dire un continuo martirio e un continuo miracolo. Preso per ordine di Diocleziano, fu battuto e immerso in una caldaia di olio bollente dalla quale uscì illeso; allora gli stessi pagani si commossero e credettero in Gesù Cristo. Altri tormenti gli furono inflitti in seguito: ma non venne mai meno. Lo Spirito del Signore, di cui era ripieno, lo sosteneva. Morì il 2 giugno a Formia città del Lazio, condottovi da un Angelo che lo aveva liberato dalle catene. Fu martirizzato tramite eviscerazione, gli furono strappati gli intestini, le sue visceri furono legate ad un argano. MARTIROLOGIO ROMANO. Formia nell’odierno Lazio, sant’Erasmo, vescovo e martire.
nome San Nicola il Pellegrino- titolo Devoto pellegrino- nascita 1075 circa, Grecia- morte 2 giugno 1094, Trani, Puglia- ricorrenza 2 giugno, la festa patronale si svolge l'ultimo fine settimana di luglio- Canonizzazione 1098- Santuario principale Basilica minore di san Nicola Pellegrino- Attributi vessillo della croce e bisaccia- Patrono di Trani e dell'Arcidiocesi- Nicola il Pellegrino era un devoto e semplice giovane greco. I suoi genitori disperarono di potergli insegnare alcunché e perciò, all'età di sei anni, lo mandarono a pascolare il gregge. Forse conscio dei suoi limiti gridava continuamente Kyrie Eleison e la madre, pensando che fosse matto, lo cacciò di casa all'età di do dici anni. Pentitasi poi del gesto convinse i monaci di Sterion a prendersi cura del ragazzo. Ben presto anche i monaci si stancarono del suo continuo gridare Kyrie Eleison e lo lasciarono andare ramingo. Così con suo fratello Giorgio visse in una grotta emettendo il suo grido strano e facendo grezze croci di legno. Poiché i preti del luogo gli negavano la santa Comunione pensando che fosse un indemoniato, si decise a partire per l'Italia. Durante il viaggio fu oggetto di maltrattamenti ma alla fine raggiunse le coste dell'Italia meridionale, dove non aveva però né amici né punti di appoggio. Per un po' di tempo visse a Otranto, poi girovagò per la Puglia, vivendo di elemosina. Indossava un abito molto semplice che gli arrivava al ginocchio, e percorreva la regione con una croce nella mano destra ripetendo l'invocazione Kyrie Eleison. Portava con sé mele o altre cose gradite ai bambini che si radunavano attorno a lui nelle strade e facevano eco alla sua invocazione. Una parte della popolazione lo trattava gentilmente mentre altri, pensando che fosse un vagabondo o un lunatico, lo respingevano. Nicola era così sconcertante per una società che nulla sapeva dei ritardati mentali che alla fine l'arcivescovo di Trani decise di vederlo. Il nostro santo arrivò, ripetendo l'invocazione Kyrie Eleison, davanti all'arcivescovo che l'interrogò e lo giudicò persona devota. Durante l'interrogatorio l'attenzione di Nicola si disperse e alla fine se la svignò con i bambini, dimenticandosi dell'alto prelato. Per tre giorni sembrò felice, ma il quarto cadde malato, e morì a 'frani. Dopo là morte fiorirono su di lui molte leggende e fu venerato per i miracoli attribuiti alla sua intercessione. Fu canonizzato da papa Urbano II nel 1098.<br /> Il suo emblema è una croce greca, e nei dipinti appuro circondato da una corona di fanciulli. Lo spazio considerevole che gli dedicano gli Acta Sanctorum riflette le perplessità dei cronisti. MARTIROLOGIO ROMANO. A Trani in Puglia, san Nicola, che, pellegrino nato in Grecia, percorreva tutta la regione portando in mano una croce e ripetendo senza interruzione «Kyrie, eléison».
nome Sant'Eugenio I- titolo 75º papa della Chiesa cattolica- Elezione 10 agosto 654- Fine pontificato 2 giugno 657, (2 anni e 296 giorni)- morte 2 giugno 657, Roma- ricorrenza 2 giugno- Santuario principale Basilica di San Pietro in Vaticano- Il 17 giugno 653 papa S.. Martino I (13 apr.) era stato deposto dall'esarca di Ravenna, il rappresentante dell'imperatore d'Oriente in Italia. Costante II, imperatore, era un sostenitore dell'eresia monotelita, la quale affermava che, benché Cristo avesse due nature, umana e divina, aveva una sola volontà, quella divina. Costante, probabilmente più interessato alla politica ecclesiastica che al dogma teologico, voleva a Roma un papa malleabile. Martino non era disposto a ciò mentre si pensava che Eugenio, un vecchio prete romano mite e santo, fosse disponibile a subire la volontà imperiale. Eugenio fu ordinato successore di Martino I il 10 agosto 654. Si è discusso se Eugenio sia stato un papa propriamente eletto dal clero e dal popolo per prevenire la nomina di un candidato monotelita o un antipapa imposto alla Chiesa dall'imperatore. Fattore rilevante sembra essere l'apparente consenso di papa Martino, mandato in esilio, poiché si ricorda che pregava «per colui che ora governa la Chiesa»; questi fu soggetto a intense pressioni e morì per le vessazioni e la fame il 16 settembre 655. Eugenio fino a quella data non fu formalmente papa. Una volta in carica Eugenio diede prova di una risolutezza inattesa e resistette alle richieste dell'imperatore. Avendo inviati legati a Costantinopoli questi furono rimandati indietro con istruzioni dell'imperatore per il nuovo papa, che si sarebbe dovuto dichiarare in comunione con il patriarca bizantino Pietro, promotore di una politica deliberatamente ambigua riguardo alla formula monotelita. Una lettera del patriarca fu discussa pubblicamente nella chiesa di S. Maria Maggiore: il clero e i laici presenti furono così irritati dal contenuto che non permisero a Eugenio di celebrare la Messa finché non avesse promesso di respingere le proposte. Sfidare l'imperatore era estremamente pericoloso ma in quel caso fortunatamente la sua attenzione era rivolta altrove, essendo impegnato in una campagna militare contro gli arabi. Eugenio riuscì così a resistere fino alla propria morte, avvenuta tre anni dopo. Si pensa che sia stato il papa che ricevette S. Vilfrido (12 ott.), quando giovinetto visitò per la prima volta Roma. MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma presso san Pietro, sant’Eugenio I, papa, che succedette a san Martino martire.
nome Beato Sadoc e 48 compagni- titolo Martiri domenicani- ricorrenza 2 giugno- Nell'anno 1221, nel secondo capitolo generale del suo ordine svoltosi a Bologna, S. Domenico (8 ago.) ordinò ai suoi frati di andare per il mondo a predicare il Vangelo. Un gruppo di missionari fu inviato in Ungheria e nella terra dei tartari, regione dove lo stesso S. Domenico desiderava ardentemente andare. I frati erano guidati da un confratello ungherese di nome Paolo, che fondò la prima provincia domenicana in Ungheria. Tra questi missionari vi era un giovane che ebbe grande successo nella predicazione, di nome Sadoc. Forse anch'egli ungherese, dopo aver predicato in Ungheria si trasferì a Sandomierz in Polonia, dove fondò un priorato di cui divenne superiore. Nel 1260 i tartari assediarono e catturarono Sandomierz. Si racconta che il giorno prima del martirio di Sadoc e dei suoi compagni un novizio postosi nel mezzo del coro per cantare il martirologio dell'ordine alla fine abbia aggiunto: «A Sandomierz la passione di quarantanove martiri». Erano là presenti quarantanove frati. Allora il priore disse a loro di prepararsi a morire. Trascorsero la notte in preghiera e il giorno dopo furono trucidati nella chiesa di S. Giacomo, mentre cantavano il Salve Regina. Solamente un frate, che si era nascosto nel campanile, si salvò e raccontò l'accaduto. Un decreto d'indulgenza concesso da papa Bonifacio VIII nel 1295 parla solo di un massacro avvenuto a Sandomierz, senza far alcun riferimento particolare ai domenicani. Il culto del B. Sadoc e dei suoi compagni fu tuttavia confermato da papa Pio VII (1800-1823), e possiamo presumere che le prove presentate in quella circostanza siano state sufficienti a dire che, almeno a grandi linee, la storia era vera. MARTIROLOGIO ROMANO. A Sandomierz sulla Vistola in Polonia, beati Sadoc, sacerdote, e compagni dell’Ordine dei Predicatori, martiri, che, come si tramanda, furono uccisi dai Tartari, mentre cantavano l’antifona “Salve Regina”, salutando così in punto di morte la Madre della Vita.